Fatture false verso la Cina e riciclaggio: frode da 127 milioni, coinvolte aziende marchigiane
Una complessa rete di frode fiscale è stata smantellata grazie alle indagini dei nuclei della guardia di finanza di Pisa e Napoli, coordinata dalla Procura di Napoli. L'operazione ha portato alla scoperta di un sistema di evasione dell'Iva e riciclaggio che ha coinvolto 54 indagati, residenti tra Napoli e Caserta, e una rete di 51 società "cartiere".
Le indagini, condotte dai pm Valentina Maisto e Giuseppe Riccio, sotto la supervisione del procuratore aggiunto Alessandro Milita, hanno portato alla richiesta e all'ottenimento di un decreto di sequestro per equivalente da parte del gip di Napoli. Complessi aziendali, beni mobili e immobili riconducibili agli indagati sono stati sequestrati, per un valore complessivo di oltre 127 milioni di euro.
Le 51 società "cartiere" avevano il compito di emettere fatture false, che venivano utilizzate da 34 aziende di pelletteria e calzature distribuite tra Toscana, Campania, Marche e Veneto per evadere imposte per oltre 46 milioni di euro nel periodo 2019-2021. Parallelamente, il sistema illecito si occupava anche di riciclare oltre 81 milioni di euro, fino al 2024, attraverso circuiti finanziari complessi.
Le fatture false venivano saldate dai clienti con bonifici bancari che i principali indagati trasferivano su conti correnti in Cina. Questi fondi tornavano poi in possesso degli organizzatori grazie all’intervento di cittadini cinesi residenti a Napoli, due dei quali sono tra gli indagati.
Quando le banche iniziavano a monitorare le operazioni sospette, il sistema di riciclaggio veniva adattato. I bonifici venivano prima indirizzati verso due società estere, situate in Albania e Croazia, che poi li trasferivano in Cina. Anche in questo caso, le transazioni non corrispondevano a reali operazioni commerciali, ma servivano a svuotare i conti aziendali, simulare inesistenti importazioni di merci dalla Cina e generare grandi quantità di denaro contante.
Gli investigatori hanno rilevato come la struttura dell’organizzazione, composta da professionisti, intermediari e prestanome, fosse progettata per ostacolare la ricostruzione dei flussi finanziari e delle merci. Le società "cartiere", infatti, operavano come nodi intermedi che complicavano l'identificazione delle responsabilità e degli effettivi beneficiari del sistema.
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