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Controllo siti archeologici subacquei: immersioni alla ricerca del relitto “Torquato Tasso”

Controllo siti archeologici subacquei: immersioni alla ricerca del relitto “Torquato Tasso”

Il nucleo Carabinieri Subacquei di Pescara ha effettuato un sopralluogo presso la foce del fiume Tronto a San Benedetto, per documentare e verificare lo stato di conservazione del relitto “Torquato Tasso”, detto anche “della Sentina”.

Alle operazioni, che sono state coordinate dal dott. Stefano Finocchi - funzionario archeologo e responsabile dell’archeologia subacquea della Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio delle Marche - hanno preso parte  i Carabinieri del Nucleo Tutela del Patrimonio Culturale di Ancona e della Compagnia Carabinieri di San Benedetto del Tronto.

Le immersioni hanno avuto come finalità quella di documentare e verificare lo stato di conservazione del relitto per definire le più opportune misure di tutela e di considerare iniziative di valorizzazione e strategie di ricerca. Il natante affondato era già noto a pescatori e appassionati di immersioni subacquee.

IL RELITTO - Il relitto della Pirofregata “Torquato Tasso”, collocato in un tratto di mare a nord/est della foce del fiume Tronto su un fondale di circa 8 metri a circa 800 metri dalla foce, è pertinente a una nave da guerra varata nel 1856 a Castellamare di Stabia per la Real Marina delle Due Sicilie.

La nave aveva il compito di perlustrare la costa “pontificia” adriatica per contrastare uno sbarco di Garibaldi: pesava 1.450 tonnellate, aveva 178 uomini a bordo e dieci o dodici cannoni.

LA STORIA - Nel febbraio del 1860 fu colta da un violento fortunale nei pressi della foce del fiume Tronto e si arenò. Fu tentato di rimetterla in mare, ma un’ennesima tempesta, il 5 marzo 1860 ne causò la perdita definitiva.

La nave fu liberata da tutto l’equipaggiamento e tutti gli uomini a bordo furono tratti in salvo. La nave era realizzata con uno scafo in legno con carena ramata, oltre ad essere sospinta da un motore a vapore costruito nel Real Opificio Meccanico di Pietrarsa (provincia di Napoli, ndr) nel 1856: una rarità per l’epoca, in quanto i motori delle navi erano di fabbricazione inglese. 

Il nome “Torquato Tasso” dell’imbarcazione deriva dalla polena che raffigura il poeta: polena che è stata esposta alla 37esima mostra navale di Genova.

I RISULTATI - Il Relitto non era mai stato oggetto di ricerche specifiche da parte delle Istituzioni preposte alla sua tutela. Una discreta visibilità ha consentito di riprendere parte della poppa, e della macchina a vapore con assi e ruote, oltre a svariati altri pezzi di difficile interpretazione. 

I resti della macchina sono completamente ricoperti da mitili che non hanno consentito di valutarne lo stato di conservazione, ma future immersioni potranno avere lo scopo di rimuovere questo strato e consentire un piano di valorizzazione della macchina a vapore.

Durante le immersioni sono stati recuperati dei frammenti delle lastre metalliche applicate al fasciame dell’opera viva dell’imbarcazione e un elemento in ferro, forse dell’alberatura. 

Nell’ambito del medesimo servizio  è stato valutato - da parte dei subacquei - un tratto di mare posto a Nord dove dovrebbe trovarsi un relitto di una nave romana mai individuata, ma presente sovente nei racconti di alcuni anziani pescatori tramandati dai loro avi. 

 

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