L'Appennino da rivivere dopo il terremoto nel Centro Italia del 2016, protagonista, oggi, a Fabriano, nella quarta tappa del roadshow di Cia-Agricoltori Italiani, dedicato al progetto il "Paese che Vogliamo".
Secondo format già rodato, il viaggio di Cia, nelle aree interne, arriva a fare il punto tra comuni del cratere con l’appuntamento interregionale delle Cia di Marche, Umbria, Lazio, Abruzzo e Molise. Affidata, dunque, ai tavoli tematici e all’incontro conclusivo per la presentazione del documento di sintesi, la riflessione sui cinque asset strategici, secondo Cia, allo sviluppo dell’Italia e fondamentali per la tenuta e la rinascita delle zone colpite dal sisma.
Infrastrutture fisiche e digitali, governo del territorio, filiere produttive, fauna selvatica, enti locali e politiche europee, gli ambiti da cui ripartire, soprattutto nelle zone terremotate, la cui rinascita, a tre anni dalla prima scossa, è ancora frenata da una ricostruzione lenta e complicata. Sulle vite di 600 mila persone residenti nelle quattro regioni coinvolte, pesano oltre a dolore e amarezza, anche tante macerie (ne restano da smaltire 797 mila tonnellate su 2 milioni, ben 463 mila solo nelle Marche). Pesa sulla quotidianità di 50 mila sfollati, una ricostruzione ferma al 4% nei comuni praticamente distrutti, con oltre il 50% dei danni. Rallentano sciaguratamente, la corsa contro lo spopolamento, in territori già vulnerabili, i ritardi e le inefficienze di una burocrazia rigida e inadeguata all’emergenza. Per ripristinare condizioni sufficienti, ci vorranno 20/25 anni. Nel frattempo, la faccenda conta tre governi, 86 ordinanze, 2 mila provvedimenti attuativi per 138 comuni.
A Fabriano, Cia-Agricoltori Italiani ha ricordato che va gestita un’area, quella che rientra nel cratere, di 8 mila km quadrati con più di 15 mila km di rete stradale (11 mila km di competenza comunale) a servizio di quasi 2 mila centri urbani (131 comuni per 8 province). Emblematico il caso delle Marche, la regione più grande con i suoi 348.473 mila abitanti, 30 mila sfollati (su 49.285 totali) e 15.297 aziende agricole, alle prese con il 75% delle criticità per dissesto idrogeologico causato dal sisma. Un territorio, il cui gap infrastrutturale costa 6 miliardi al Pil annuo regionale e che, con Abruzzo, Umbria e Lazio si divide dal 2016, circa 1 miliardo di euro per 1400 interventi di ripristino e messa in sicurezza delle infrastrutture, come previsto dal Ministero delle Infrastrutture e in buona parte appaltati. Tra i fondamentali, restano i tempi di attuazione, senza dimenticare che la penisola, tra l’altro, è a prescindere, uno dei paesi europei più interessati a fenomeni franosi con il Centro Italia ad alto rischio.
“Non esistono comuni di serie A e di serie B. Occorre tenerlo a mente, soprattutto quando si parla di aree interne e post sisma - ha precisato Dino Scanavino, presidente nazionale di Cia-Agricoltori Italiani -. Il roadshow che stiamo realizzando, lo ribadisce ora, anche in vista del passaggio al Senato del Decreto Sisma. A riguardo, bene la proroga al 2020 dello stato di emergenza, ma vanno superati ancora tanti cavilli burocratici. Si lavori sodo alla messa in sicurezza delle strade - ha concluso Scanavino -. Serve una mappatura scrupolosa per l’accesso di nuovi comuni al fondo dedicato di 5 milioni. Risollevare le regioni terremotate, vuol dire rimettere in sesto l’Italia”.
La tappa marchigiana dedicata all'Appennino ha riunito intorno ai tavoli oltre 100 rappresentanti di istituzioni, enti, organizzazioni e società civile. “È la conferma di una forte volontà di coesione - ha detto Mirella Gattari, presidente di Cia Marche.- È urgente concreta sinergia tra i nostri territori, serve ad accelerare il ricambio generazionale, a trovare benefici fiscali fondamentali per la ripresa dell'economia, a ridurre i gap che li tengono lontani dai grandi centri”. Quindi “chiediamo piani di sviluppo mirati, legge quadro nazionale sull'Appennino e attenzione vera dell'Europa”, ha aggiunto Gattari nella tavola rotonda conclusiva, a nome del coordinamento che -oltre a Cia Marche - ha coinvolto le Cia di Umbria, Lazio, Abruzzo e Molise. Rispettivamente rappresentate dai presidenti regionali Matteo Bartolini, Fabrizio Pini, Mauro Di Zio e Nicolino Potalivo.
All’evento, che ha ricevuto il patrocinio della Rappresentanza in Italia della Commissione europea, sono intervenuti Luca Ceriscioli, presidente Regione Marche; Gabriele Santarelli, sindaco di Fabriano; Mauro Falcucci, sindaco di Castelsantangelo sul Nera; Nando Ottavi, presidente Simonelli Group; Michele Maiani, presidente Uncem Marche; Gino Sabatini, presidente Camera di Commercio Marche.
Con la tappa di Fabriano, arriva online la piattaforma dedicata al progetto Cia “Il Paese che Vogliamo”. Metterà a disposizione documenti e approfondimenti, ma darà soprattutto l’opportunità di contribuire lasciando suggerimenti e proposte.
Il Consiglio Direttivo dell'Associazione Pro.Frontignano ha firmato una lettera aperta in cui si rivolge agli enti e soggetti responsabili, o comunque coinvolti, nell’opera di ricostruzione della stazione turistica di Frontignano di Ussita.
Dall’analisi dell’archivio documentale di pubblico accesso del Comune di Ussita, il Consiglio Direttivo dell'Associazione apprende come "la Regione Marche, già dal 2017, ha messo disposizione del Comune di Ussita uno stanziamento di oltre 8 milioni di Euro, finalizzato alla completa ricostruzione della stazione sciistica di Frontignano di Ussita. Ad esso si aggiunge la disponibilità di un atro finanziamento pari a 490.000 Euro , che risale al 21 luglio 2016, per la realizzazione di tre piste di collegamento tra i due settori della stazione (Saliere e Canalone), opera di grande importanza ed attesa da decenni".
"Tutti gli interventi sono imputati all’anno 2019 nel piano pluriennale delle opere pubbliche del Comune di Ussita - proseguono dall'Associazione -, ma ad oggi nessun cantiere riconducibile agli stessi risulta aperto. Solamente uno di quindici interventi in programma è in fase avanzata di progettazione esecutiva (rifunzionalizzazione degli impianti del settore Saliere), altri tre interventi (accessori al primo) sono alla fase di studio di pre-fattibilità, mentre per i rimanenti undici interventi sembra non esser stata avviata alcuna procedura".
Di seguito il testo integrale della lettera aperta:
"Con questa lettera aperta ci rivolgiamo principalmente al Comune di Ussita, in quanto soggetto attuatore degli interventi descritti, ma anche agli altri soggetti direttamente coinvolti nelle decisioni relative alla ricostruzione degli impianti a fune di Frontignano. Scriviamo a nome delle centinaia di nostri associati, oltre che di migliaia di utenti abituali, con i quali manteniamo contatti attraverso vari canali.
Di fronte agli inspiegabili ritardi descritti, nella comunità c’è fortissima preoccupazione in merito ai tempi che potrebbero essere necessari per poter tornare nuovamente a fruire del comprensorio sciistico nella sua interezza.
In particolare, dai comunicati del Comune di Ussita emerge che oggi si stia lavorando principalmente alla rifunzionalizzazione degli impianti del settore cosiddetto “delle Saliere”, mentre nessuna ipotesi è stata mai avanzata pubblicamente in merito alle sorti o tempistiche di riavvio degli impianti del settore “del Canalone”, quest’ultimo certamente importante grazie alla sua altitudine, e unanimemente riconosciuto come l’elemento che distingue Frontignano da tutte gli altri centri sciistici della regione.
Comprendiamo la complessità della progettazione della ricostruzione del settore “del Canalone”, dovuta a maggiore obsolescenza infrastrutturale, ci auguriamo perciò che un tavolo su questo tema sia stato già aperto.
Gli impianti e le infrastrutture del settore “del Canalone” sono tutti contemplati dallo stanziamento sopra menzionato, e sono stati oggetto di uno studio di fattibilità che dettaglia i singoli interventi e le relative stime economiche, dalle quali risulta una copertura pressoché totale.
Non comprendiamo perché, a distanza di oltre due anni dalla data nella quale i fondi furono messi a disposizione, non siano state avviate nemmeno le fasi preliminari alla partenza della progettazione esecutiva per la rifunzionalizzazione del settore “del Canalone”, che è parte di assoluto rilievo nella stazione turistica di Frontignano.
Invitiamo i responsabili della ricostruzione della stazione turistica di Frontignano, e gli altri soggetti coinvolti, a sedersi urgentemente ad un tavolo, con reale volontà di convergenza verso un obiettivo condiviso: porre le basi per l’avvio della progettazione esecutiva relativa alla rifunzionalizzazione del settore del Canalone".
“Pur essendo state introdotte – dichiarano in una nota il senatore Andrea Cangini e il Commissario di Forza Italia per le Marche Marcello Fiori - alcune norme importanti, a cominciare dalla proroga di un anno dello stato di emergenza, rimangono molte gravi questioni non affrontate e che erano state puntualmente evidenziate da un lavoro accurato di approfondimento da parte dell’Anci. Ne segnaliamo tre sulle quali ovviamente continueremo la nostra battaglia al Senato."
"In primis tutti i Comuni del cratere devono essere inseriti in una ZES (Zona ad economia speciale), da negoziare con l’Europa, per godere dei benefici fiscali ed economici in grado di far ripartire l’economia ed attrarre imprese ed investimenti - spiegano Cangini e Fiori -. In secondo luogo è necessario prevedere la possibilità di una ulteriore proroga di un anno a tutti i contratti a termine per i tecnici sin qui assunti (condividendo la misura con l’Unione Europea e le organizzazioni sindacali) altrimenti a metà 2020 rischieremo di perdere tutto il personale già formato e molto qualificato, che sta dando un contributo fondamentale ai Comuni e agli uffici speciali per la ricostruzione. Infine è indispensabile una deroga alle misure per la demolizione e la ricostruzione della “sagoma” esterna degli immobili privati soggetti a vincolo (basta essere costruiti più di 50 anni fa) altrimenti si paralizzano molte delle attività e non solo nei centri storici."
"La maggioranza non ha voluto accogliere questi emendamenti di assoluto buon senso che noi invece riproporremo al Senato. Le popolazioni dell’Italia centrale sono davvero allo stremo: dopo aver subito un evento drammatico non vedono l’aiuto concreto dello Stato per ricostruire le loro case, le loro attività economiche, la loro vita sociale e affettiva nei luoghi che hanno amato e vogliono continuare ad abitare. Lo Stato faccia lo Stato – conclude la nota di Cangini e Fiori -, si faccia sentire vicino e non si renda protagonista di un delitto di abbandono contro questa popolazione incolpevole e di intere zone meravigliose del nostro Appennino”.
Aula deserta a Montecitorio per la discussione del decreto sisma. La denuncia arriva direttamente da una foto postata su Twitter dal deputato Filippo Sensi.
Alla Camera ieri erano presenti, oltre al rappresentante dem, Emanuele Fiano, Mario Morgoni, Stefania Pezzopane del Pd, Silvia Fregolent (Iv), Paolo Trancassini (Fdl), Simone Baldelli (Fi), Patrizia Patrizia Terzoni (M5S).
Otto deputati su 630 sedeva sui banchi dell'aula ieri, lunedì 25 novembre, durante la discussione sulle “disposizioni urgenti per l’accelerazione e il completamento delle ricostruzioni in corso nei territori colpiti da eventi sismici”.
Una foto che ha scatenato la bufera ed è diventata l’immagine della vergogna.
(In foto l'immagine postata sull'account twitter del deputato dem Filippo Sensi)
"Apprendiamo che la Commissione Ambiente e LL. PP. della Camera dei Deputati ha completato l’esame degli emendamenti e ha licenziato il testo di conversione in legge del decreto legge 24 Ottobre 2019 n. 123 che ha come obbiettivo dare disposizioni urgenti per l’accelerazione alla ricostruzione post sisma del Centro Italia. Il testo ora passa all’esame della Camera e sicuramente non ci saranno possibilità di ulteriori modifiche visto il carattere d’urgenza già dichiarato dal Governo. Durante la discussione del testo originario, approvato dal Consiglio dei Ministri e consegnato all’esame delle Camere, sono state segnalate rilevanti criticità. Esso, infatti, non era sufficiente a sortire effetti per velocizzare i tempi della ricostruzione ma, dall’esame di quello ora modificato in Commissione Ambiente e LL. PP., non si rileva nessun meccanismo migliorativo in grado di imprimere una qualsiasi accelerazione, anzi!". Dopo la denuncia dell'Ordine degli Architetti di Macerata (LEGGI QUI) in merito alle nuove linee guida del decreto sisma, arriva anche una nota stampa della Rete delle Professioni Tecniche.
"Si è sbandierata come “la svolta” il fatto che l’accelerazione si dovesse produrre attraverso l’autocertificazione dei progetti redatti dai professionisti, consegnando, di fatto, a questi ultimi ulteriori responsabilità in una situazione resa immobile e confusa dal quadro legislativo generale che si è concepito in questi anni - continuano -. Tale immobilismo non è responsabilità dei professionisti che per contro si sono sempre resi disponibili fin dal primo decreto terremoto. È ora di dire ai cittadini che se non ci fossero state le maglie burocratiche dettate da clamorosi “tappi” legislativi le pratiche di ricostruzione sarebbero già state presentate e se così non è avvenuto, evidentemente, ciò è riconducibile a circostanze che il legislatore non intende affrontare. Non sarà certo l’autocertificazione, per come proposta nel decreto, lo strumento in grado di accelerare la ricostruzione, perché non è applicabile a tutte le tipologie di danno, perché non si può sottoscrivere nel caso di piccoli abusi e perché si può applicare esclusivamente agli interventi senza accolli per i cittadini. Sarà invece uno strumento inutilizzabile non perché, come taluni hanno provato ad insinuare, i professionisti non vogliono assumersi responsabilità, ma semplicemente perché non è applicabile a meno di una radicale trasformazione delle regole burocratiche di approvazione dei progetti."
"La Rete delle professioni tecniche, con la utilissima collaborazione e partecipazione delle rappresentanze dei professionisti locali, è stata audita dalla Commissione Ambiente della Camera. Abbiamo illustrato e consegnato un documento preciso, dettagliato e motivato, sulla scorta delle reali esperienze dei professionisti avute in questi anni, che conteneva oltre 20 emendamenti, che costituivano una proposta seria e coordinata, che avrebbe consentito, pur nel marasma burocratico della ricostruzione, una soluzione praticabile e necessaria. Tutti i gruppi parlamentari in audizione e dopo hanno elogiato le proposte presentate, hanno chiesto i testi, hanno promesso che le avrebbero sostenute, ma di fatto nessuno di essi compare nel testo emendato - lamentano i professionisti -. Anzi, uno degli emendamenti, presentato identico da sei gruppi parlamentari, sul Supporto Tecnico Nazionale, è stato reso inammissibile perché i professionisti sarebbero stati di intralcio all’attività della Protezione Civile, pur riguardando attività di indubbia utilità sociale, peraltro svolte da anni in aiuto della Protezione Civile. Si pensa davvero che la ricostruzione possa avere impulso senza ascoltare coloro che sono deputati a presentare e amministrare le pratiche? Il pacchetto di proposte che abbiamo suggerito al legislatore è organico, elimina disparità di trattamenti tra i vari cittadini terremotati, affida maggiori poteri al Commissario ed è volto a far risparmiare ingentissime cifre alle casse dello Stato. La Ragioneria ogni mese fa fronte al contributo di autonoma sistemazione e alle provvidenze necessarie alle attività produttive. Solo per fare un esempio. Il legislatore non ha voluto ascoltarci."
"È un fatto gravissimo, che avrà conseguenze enormi demolendo definitivamente le possibilità di accelerare la ricostruzione. Abbiamo dichiarato, a fronte di dati ufficiali, che ci sono sempre meno professionisti disposti a lavorare nelle pratiche sisma dal momento che non percepiscono compensi da tre anni, tutto questo in un quadro generale in cui il settore delle costruzioni è in ginocchio, l’economia delle regioni colpite è a picco e lo spopolamento delle aree interne appare sempre più un fenomeno irreversibile. Non si dica poi che non l’avevamo detto. C’è tempo fino al 24 dicembre per modificare il testo e convertirlo in legge: la Rete chiede quindi al Governo e a tutti i Parlamentari di tornare sui propri passi ed accogliere le sue proposte, nella convinzione di aver dato un contributo essenziale, in adempimento al proprio ruolo di sussidiarietà alla pubblica amministrazione. In caso contrario, occorrerà prendere atto che non interessano il parere dei professionisti ma soprattutto le esigenze delle popolazioni colpite dal sisma, in lunga attesa di riavere le proprie abitazioni" concludono.
Cacciatore in difficoltà in località Cervara di Visso . L' uomo, F.S. di anni 50, era intento a rientrare da una battuta di caccia insieme ad alcuni compagni lungo un versante montuoso impervio della Valnerina.
Il cinquantenne rimasto indietro rispetto ai compagni, si è ritrovato in difficoltà dopo aver sbagliato il punto di rientro. Trovandosi a ridosso di salti rocciosi in una situazione di poca visibilità per il sopraggiungere del buio, è stato costretto a chiamare il 118. Sono intervenute le squadre di Soccorso Alpino della provincia di Macerata ed una squadra sopraggiunta dall'Umbria.L'uomo è stato raggiunto dai soccorritori, imbragato ed accompagnato lungo il pendio dopo essere stato calato su alcuni salti rocciosi, che hanno evitato il dover risalire sul pendio esposto e reso viscido dalle condizioni di forte pioggia presenti durante le operazioni di recupero. Alle operazioni di soccorso hanno partecipato anche i Vigili del Fuoco di Visso e i carabinieri.
"Apprendiamo che la Commissione Ambiente della Camera ha completato l’esame degli emendamenti e ha licenziato il testo di conversione in legge del decreto legge 24 Ottobre 2019 n. 123 che aveva l’obbiettivo di dare disposizioni urgenti per l’accelerazione alla ricostruzione post sisma del Centro Italia. Già nel testo originario erano state segnalate rilevanti criticità tali da non sortire nessun effetto sulla ricostruzione e dall’esame di quello modificato dalla commissione non si rileva nessun meccanismo in grado di imprimere una qualsiasi accelerazione, anzi! Si è sbandierata come la svolta il fatto che l’accelerazione si dovesse produrre attraverso l’autocertificazione delle pratiche in capo ai professionisti, consegnandoci ulteriori responsabilità in una situazione immobile certamente non per nostra responsabilità ma proprio per come è concepito il quadro legislativo generale. È ora di dire ai cittadini che se non vi fossero stati problemi le pratiche di ricostruzione sarebbero già state presentate e se così non è evidentemente, ciò è riconducibile circostanze che il legislatore non intende affrontare." A parlare è l'architetto Vittorio Lanciani, presidente dell'ordine dell'Ordine degli architetti, paesaggisti pianificatori e conservatori della provincia di Macerata.
"L’autocertificazione non sarà, per come ipotizzata nel decreto, lo strumento in grado di accelerare la ricostruzione, perché non è applicabile a tutte le tipologie di danno, perché non si può applicare agli edifici con piccoli abusi e perché si può applicare esclusivamente agli interventi senza accolli per i cittadini - prosegue l'architetto -. Sarà uno strumento fallimentare non perché, come taluni hanno provato ad insinuare, i professionisti non vogliono assumersi responsabilità, ma semplicemente perché non funziona. Il mondo delle professioni tecniche è stato audito dalla Commissione Ambiente e si è presentato con una voce sola, quella della Rete Tecnica. Abbiamo illustrato e consegnato un documento che conteneva oltre 20 emendamenti. Tutti i gruppi parlamentari ci hanno elogiato per le proposte, ci hanno chiesto i testi, ci hanno promesso che le avrebbero sostenute, ma di fatto NESSUNA di esse compare nel testo emendato. Si pensa davvero che la ricostruzione possa avere impulso senza ascoltare coloro che sono deputati a presentare e gestire le pratiche?".
"Il pacchetto di proposte che avevamo suggerito è organico, eliminava disparità di trattamenti tra cittadini terremotati, chiedeva maggiori poteri al commissario ed era volto a far risparmiare alle casse dello stato cifre ingentissime che ogni mese si ripetono, ad esempio, per il contributo di autonoma sistemazione e per le provvidenze necessarie alle attività produttive. Non avete voluto ascoltarci - osserva il presidente dell'Ordine -. Vi abbiamo dimostrato che i professionisti disposti a lavorare nelle pratiche sisma sono sempre di meno, non percepiscono compensi da tre anni, il settore delle costruzioni è in ginocchio, l’economia delle regioni colpite è a picco e lo spopolamento delle aree interne appare sempre più un fenomeno irreversibile. Non si dica più che non ve lo avevamo detto. C’è tempo fino al 24 dicembre per modificare il testo e convertirlo in legge chiediamo quindi al Governo e a tutti i parlamentari di pensarci bene, altrimenti prenderemo atto che non interessano i cittadini e non interessano i professionisti."
"Le professioni tecniche non sono state mai considerate un interlocutore della politica a partire dal Commissario Straordinario Errani per finire al suo successore, il Ministro Paola De Micheli - osservano i professionisti -. Inutili sembrano i tentativi dell’attuale Commissario (a nostro avviso non Straordinario nei fatti) Piero Farabollini schiacciato tra la provenienza dal mondo delle professioni, in quanto già Presidente dell’Ordine dei geologi delle Marche, e l’autonomia praticamente nulla nello svolgere l’incarico rispetto ai poteri concessi agli altri Commissari “veramente” Straordinari che operano nelle altre aree di crisi del paese: di fatto la sua unica colpa è di aver accettato l’incarico a queste condizioni e di non aver rimesso il mandato “per manifesta impossibilità a svolgere l’incarico affidatogli”."
"Non è sufficiente averlo coinvolto per ritenere soddisfatta la categoria dei professionisti dell’area tecnica impegnata nel far funzionare la ricostruzione anche con le assurde norme emanate - concludono -. Nè possono di più gli Ordini professionali interessati, dopo tutte le proposte di modifica inoltrate a chi di dovere e ignorate come anche in questo caso, specialmente quelli che come il nostro sono maggiormente coinvolti non solo dallo svolgimento dell’attività professionale nei territori in cui viviamo, ma dalle implicazioni sociali, culturali e di visione che anche istituzionalmente siamo chiamati ad affrontare. Il nostro compito di magistratura, ad oggi, visto quanto deliberato dal mondo politico, non può, senza ulteriori giri di parole, non partire dal consigliare ai nostri iscritti una preventiva prudenza, nel proseguire con l’accettazione di incarichi nel processo della ricostruzione che sono rischiosi, infidi e pieni di condizionamenti deontologici, per evitare oltre al danno anche la beffa in sede di contenzioso: non è possibile garantire la collettività con queste norme. La politica, tutta indistintamente senza distinguo di appartenenza, dimostra in questo modo che il vero disegno per il nostro territorio non è la rinascita, ma la sua definitiva desertificazione."
Cerimonia di inaugurazione di due stalle a Ussita e ad Amatrice. Sono state consegnate a Silvia Bonomi e ad Amelia Nibi, e affisse nelle due nuove strutture, le targhe di "Alleva la Speranza" con i ringraziamenti ai donatori che hanno sostenuto in modo più significativo la ricostruzione dei ricoveri per i loro animali.
Silvia e Amelia sono le prime due allevatrici che hanno beneficiato della campagna di crowdfunding di Legambiente ed ENEL, sviluppata sulla piattaforma PlanBee, per sostenere le aziende di allevatori del centro Italia dopo il terremoto del 2016.
“Insieme a loro abbiamo sviluppato progetti di raccolta fondi per altre 6 imprenditrici e imprenditori che hanno scelto di continuare a lavorare nelle loro terre, contribuendo così a tenere vive le comunità in cui vivono – ha dichiarato Enrico Fontana, della segreteria nazionale di Legambiente e responsabile della campagna- ed è importante il sostegno ricevuto da cittadini, imprese consorzi, associazioni e gruppi di acquisto solidali. Grazie alle loro donazioni e al contributo di Enel e Legambiente oggi Silvia e Amelia hanno una ragione in più per continuare a resistere, in una situazione difficile anche per i ritardi nella ricostruzione”.
Silvia Bonomi a Ussita, un piccolo comune della provincia di Macerata, alleva pecore sopravissane, una razza preziosa per la sua lana e a rischio di scomparsa. Grazie ai fondi di "Alleva la Speranza" ha fatto realizzare una stalla, secondo criteri antisismici, per proteggere il suo gregge dal freddo e dalla neve dei mesi invernali.
“La rete di solidarietà e il coraggio di questi allevatori sono due elementi fondamentali per ricostruire insieme il nostro Appennino - ha commentato Francesca Pulcini, presidente di Legambiente Marche-. La nostra montagna è indispensabile per la tenuta economica, sociale e ambientale di tutta la regione e solo attraverso il sostegno a imprenditori locali che ripartono dalla gestione del territorio e dalla sua sana valorizzazione saremo in grado di contribuire alla lotta ai cambiamenti climatici”.
Anche ad Amelia Nibi, titolare dell’Azienda Agricola Bio Casale Nibbi di Amatrice, è stata consegnata la targa con i nomi dei principali donatori che hanno reso possibile la realizzazione del suo ricovero per bovini a pochi passi dal caseificio in cui si producono formaggi, mozzarelle e yogurt alla ricotta biologici.
"Raggiunto l'accordo per rimettere in circolo i fondi dell'ordinanza 27 sull'edilizia popolare che non erano stati utilizzati per la mancanza di progetti suoi quali abbiamo concentrato l'azione congiunta di Commissario, Governo e Anac per restituire la possibilità di rientrare nelle proprie case, in primo luogo agli sfollati che si trovano negli alloggi residenziali". Ad annunciarlo è il Commissario Straordinario alla Ricostruzione Piero Farabollini.
"Abbiamo anche implementato la collaborazione con Invitalia per supportare l'attività di ricostruzione e di messa in sicurezza delle imprese del cratere, con circa 30 milioni di euro" - ha aggiunto Farabollini che attende anche la conversione del nuovo decreto legge che snellisce ulteriormente le procedure per le regioni del centro Italia colpite dal sisma.
Una buona notizia ch arriva insieme a quanto annunciato dalla vicepresidente della Regione Marche e assessore all'agricoltura Anna Casini. Le aziende zootecniche del cratere sismico hanno infatti a disposizione 1,085 milioni di euro per sostenere investimenti produttivi. Le risorse stanziate agevoleranno le popolazioni colpite dal sisma e una quota è riservata al rilancio delle attività agricole.
"Un aiuto concreto per ripartire, in un contesto produttivo dove la zootecnia rappresenta un'attività economica importante, alla base di una filiera di eccellenze" le parole della Casini.
Il Festival dei Popoli, tenutosi a Firenze dal 2 al 9 novembre, ha annunciato al cinema “La Compagnia di Firenze” i titoli vincitori della prestigiosa 60esima edizione. Due le sezioni per i documentari iscritti al concorso, presieduto da Vittorio Iervese e diretto da Alberto Lastrucci: l’internazionale e quella italiana. Sette in totale i lungometraggi che sono stati proiettati in prima mondiale, scelti tra numerosi candidati, rappresentativi della migliore produzione italiana 2019.
A “Vulnerabile Bellezza” del marchigiano Manuele Mandolesi è andato il prestigioso riconoscimento Premio “POPOLI doc – CG Entertainment” del Concorso Italiano, che offre al film italiano vincitore l’opportunità di essere pubblicato in Dvd e Digital Download nella collana “Popoli Doc – La collana del Festival dei Popoli”.
Vulnerabile Bellezza è il racconto di una famiglia di allevatori di Ussita, in provincia di Macerata. Michela, Stefano ed i loro figli Diego ed Emma, superano il trauma del sisma attraverso il forte legame che li tiene uniti e che li fa vivere quasi in simbiosi con la loro terra e i loro animali. È uno sguardo discreto quello che racconta la loro storia. La macchina da presa scompare, lascia lo spettatore da solo “in quel momento e in quel luogo” con i protagonisti, facendolo immergere in panorami mozzafiato. I tempi sono quelli della montagna, dilatati e lontanissimi dalla vita che molti di noi vivono ogni giorno.
Il premio è stato assegnato dalla giuria composta da Clara Visintini, Elisa Baldini e Jacopo Sgroi con la seguente motivazione: “per lo sguardo profondo ma allo stesso tempo delicato e discreto con cui cattura la vita post-terremoto di Michela e Stefano, per aver ritratto in maniera suggestiva la bellezza dei paesaggi marchigiani e avere reso testimonianza dell’Italia migliore, che affronta con determinazione e dignità il difficile momento della ricostruzione”.
“Siamo felici per quello che il Festival rappresenta nel panorama nazionale e internazionale. Siamo felici per i protagonisti Michela Paris e Stefano Riccioni. Siamo felici perché questo premio ci aiuta a mantenere viva l'attenzione su ciò che la gente del territorio continua a dover affrontare ogni giorno a tre anni dal sisma.” Queste le parole di Manuele Mandolesi e di Respiro Produzioni che ha prodotto il film.
Un premio che la produzione vuole condividere con quanti hanno sostenuto il progetto. Le aziende Faber, Acqua Nerea, Electri, XL EXTRALIGHT e le persone che hanno lavorato al film: Ufficio Stampa Barbara Olmai, fotografia Gianluca Gulluni, montaggio Fabio Bianchini, musica originale Alessandro Apolloni, color correction Sebastiano Greco, sound design e mix Michele Boreggi, suono in presa diretta Roberto Coilella. Un gruppo di persone che provengono principalmente dalle regioni del centro Italia, tutte motivate a raccontare la “vulnerabile bellezza” dell’Appennino.
Possibilità di rinegoziazione dei mutui da parte dei Comuni compresi nel cratere sismico del Centro Italia. L’emendamento, da inserire, su richiesta dei proponenti, in sede di conversione del “decreto sisma 2019” o nella legge di Stabilità per l’anno 2020, è stato approvato ufficialmente la settimana scorsa nel Consiglio dell’Unione Montana Potenza Esino Musone. Anche l’Unione Monti Azzurri, presieduta da Giampiero Feliciotti, e l’Unione Marca di Camerino, con il presidente Alessandro Gentillucci, hanno appoggiato la proposta. La missiva verrà inviata entro oggi al Presidente della Repubblica e al Governo.
“La richiesta è quella di rinegoziare i mutui perché tutta Italia, a oggi, può farlo a tassi più agevolati rispetto a quelli che i comuni avevano stipulato nell’occasione – ha spiegato il Presidente dell’Unione capofila della proposta Matteo Cicconi -. Attualmente i mutui, nelle zone del cratere, sono sospesi ma quando si ripartirà con il pagamento, grazie a questo emendamento, i cittadini potranno pagare con un tasso più agevolato. La richiesta è stata promossa su istanza dei sindaci del cratere e verrà ora inoltrata al Governo.”
Un emendamento appoggiato anche dall’Unione Marca di Camerino, “in stretta sinergia con gli altri presidenti perché questo è un percorso di unione che ci ha sempre contraddistinto – le parole di Alessandro Gentilucci -. Dovremmo però anche richiedere altri percorsi che certamente sono molto importanti come delle linee guida applicative ben definite, serie e chiare per i tecnici che debbono certificare la ricostruzione.”
“Le tre Unioni Montane sollecitano fortemente l’applicazione di questa rinegoziazione perché altrimenti i comuni si troverebbero all’improvviso a non poter assolvere al soddisfacimento del pagamento – ha aggiunto il presidente Giampiero Feliciotti -. È importante che venga preso in considerazione altrimenti saremmo, come sempre, cornuti e mazziati.”
"I mutui concessi dalla Cassa depositi e prestiti Spa a Comuni inseriti negli allegati 1, 2, 2-bis del D. Lgs. n. 189/2016, trasferiti al Ministero dell’economia e delle finanze in attuazione all’articolo 5, commi 1 e 3, del decreto-legge 30 settembre 2003, n. 269, convertito, possono essere oggetto di operazioni di rinegoziazione che determinino una riduzione totale del valore finanziario delle passività totali a carico degli enti stessi - si legge nell'emendamento che verrà inviato al Governo -, ferma restando la data di scadenza prevista nei vigenti piani di ammortamento. Possono essere oggetto di rinegoziazione i mutui che, alla data del 1° gennaio 2020, presentino le seguenti caratteristiche: interessi calcolati sulla base di un tasso fisso; oneri di rimborso a diretto carico dell’ente locale beneficiario dei mutui; scadenza dei prestiti successiva al 31 dicembre 2022; debito residuo da ammortizzare superiore a 10.000 euro; mancanza di rinegoziazione ai sensi del decreto del Ministero dell’economia e delle finanze 20 giugno 2003, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 144 del 24 giugno 2003; senza diritto di estinzione parziale anticipata alla pari."
"La rinegoziazione avrà effetto dalla annualità in cui riprende il pagamento delle rate sospese dalla normativa applicabile agli enti locali i cui territori sono stati colpiti dagli eventi sismici del 2016. Tale misura consentirebbe ai comuni del cratere sismico, i cui mutui sono al momento sospesi, di accedere alla possibilità di rinegoziazione degli stessi, contribuendo a liberare risorse preziose da destinare ai nostri territori ancora gravemente in difficoltà."
"Ha sempre vissuto a Vallestretta, solo il terremoto e' riuscita a farla andare via''. Con queste parole, Maria Teresa Nori segretario delle Marche di Federcontribuenti, ricorda Marianna Silvestri, detta ''Mariannetta'', morta oggi a 94 anni, mamma di Tonino Totarone, il responsabile degli impianti di Frontignano.
''Mariannetta e' sempre stato un 'mito' per noi ragazzine - racconta Maria Teresa Nori -, la sua forza, il suo sorriso, il suo attaccamento a questa Valle sono stati un insegnamento. Un grazie per tutto quello che ci ha trasmesso e che il suo percorso in cielo sia sereno e con tanto amore''.
Domenica 30 ottobre 2016. Ore 7:40. La terra trema violentemente nel centro Italia con una scossa di magnitudo 6.5 tra i comuni di Norcia e Preci. Nessun morto, contrariamente a quanto era avvenuto invece il 24 agosto, ma danni ingenti con i quali ancora oggi dobbiamo fare i conti. Decine di migliaia gli sfollati, prevalentemente anziani, che hanno dovuto abbandonare le proprie abitazioni.
Picchio News ha deciso, in occasione dei tre anni dalla scossa del 30 ottobre, di ripercorrere con una fotogallery quei drammatici momenti che hanno segnato la storia di ben quattro Regioni.
"Come per il Lazio, con la Legge Pirozzi, chiediamo che i comuni del 'cratere', in base alla legge 'sblocca cantiere', diano la possiblità per i proprietari di seconde case, dichiarate inagibili, che non hanno usufruito del Contributo di Autonoma Sistemazione (Cas), nè sono stati assegnatari di Soluzione abitativa in emergenza (Sae) di installare, fino alla completa ricostruzione dell'immobile, strutture abitative temporanee e amovibili, al fine di scongiurare fenomeni di abbandono e conseguente impoverimento economico''. Lo chiede Federcontribuenti, che ha approvato un documento del segretario regionale delle Marche, Maria Teresa Nori.
''Ci sono già alcuni comuni che lo stanno facendo - spiega Nori - come Visso e Castelsant'Angelo sul Nera, ma noi chiediamo a tutti i comuni interessati che facciano in modo che ai privati sia data l'opportunità di mettere su una casetta temporanea in modo da continuare a vivere il territorio e la montagna. Ovvero dare il via libera ai residenti delle seconde case che nel terreno di loro proprietà vogliano mettere una casetta mobile, in cui alloggiare in quei luoghi nel periodo di vacanza''.
Erano le 19:11 del 26 ottobre del 2016 quando una scossa di magnitudo 5.4, e successivamente, alle ore 21:18, una di magnitudo 5.9, colpirono nuovamente il centro Italia già martoriato dal terremoto del 24 agosto. Ma la terra non si sarebbe fermata lì. Una scossa di magnitudo 6.5, con epicentro tra i comuni di Norcia e Preci, è stata poi registrata quattro giorni dopo, la mattina del 30 ottobre, alle 7:40. Un sisma che il presidente dell'Anci Marche Maurizio Mangialardi ha definito "l'evento più distruttivo dalla Seconda Guerra Mondiale". Cosa è successo nel 2016, cosa sta succedendo oggi, cosa ci dobbiamo aspettare e cosa possiamo (e dobbiamo) fare per prevenire. A queste domande oggi, a tre anni esatti di distanza dalle prime scosse di ottobre, ha risposto il geologo Unicam Emanuele Tondi.
Professore, se da una parte la ricostruzione sembra essere ferma, dall'altra invece le scosse di terremoto, anche se di rado rispetto al primo anno, tornano a farsi sentire. Possiamo quindi supporre che lo sciame sismico (come lei stesso aveva già riferito alcuni mesi fa), non sia mai terminato?
Dopo un evento sismico principale chiamato "mainshock", segue una più o meno lunga sequenza di “aftershocks” (conosciuti come terremoti di “assestamento”), che può dirsi conclusa solo quando i terremoti, sia in termini di frequenza (numero) che di magnitudo (energia), tornano ai parametri pre-“mainshock”. La sequenza sismica in Italia centrale non è terminata. Infatti, anche se non percepiti perché di piccola magnitudo, i terremoti sono ancora più numerosi del periodo pre-24 agosto 2016.
Cosa è accaduto esattamente il 24 agosto del 2016 e poi il 26 e 30 ottobre?
Il nostro Appennino è sottoposto a sforzi tettonici che determinano, nei primi 10-15 km di spessore, la rottura fragile della crosta terrestre. Questa rottura si esplica con la formazione o la riattivazione delle faglie, che altro non sono che fratture degli ammassi rocciosi. Una di queste è la Faglia del Monte Vettore-Monte Bove. Il 24 agosto e poi il 26 e 30 ottobre 2016 la faglia ha ceduto, nel senso che è stata superata la forza di attrito che teneva fermi i due blocchi di roccia poi scivolati l'uno rispetto all'altro lungo la faglia stessa.
Professore, un fenomeno di portata epocale che ha coinvolto quattro Regioni e che qualcuno ha definito la più grande tragedia dalla Seconda Guerra Mondiale. Cosa di dobbiamo aspettare ora e cosa ci dobbiamo aspettare soprattutto a lungo termine. Si può parlare di un vero e proprio cambiamento della geografia del Centro Italia?
Quello che è successo nel 2016-2017 è di portata epocale solo se consideriamo il periodo storico attuale o, al massimo, contemporaneo. Già non lo è più per un periodo di tempo più lungo, in quanto eventi di simile intensità si sono verificati in centro Italia altre due volte nell’ultimo millennio, intorno al 1700 e al 1350. Se poi andiamo a considerare intervalli temporali tipici dei processi geologici diventa un fenomeno comune. La geografia dei territori muta, per fortuna, con “tempi geologici” e questo ultimo evento ne rappresenta solo una piccolissima frazione.
I terremoti non si posso prevedere, questo purtroppo lo sappiamo tutti. Ci sono però delle tecnologie che, in un futuro prossimo, potranno aiutarci nella prevenzione? Se si come? Di che strumenti si tratta?
Cosa si può sapere sui terremoti è più che sufficiente per la prevenzione. Sappiamo dove si possono verificare e con che intensità massima. Quello che manca è la volontà, da parte di tutti. Poi è vero che prima di un evento sismico importante ci possono essere dei fenomeni detti “precursori”, come la variazione della portata delle sorgenti e del chimismo delle acque, fuoriuscite anomale di gas dal sottosuolo, aumento della sismicità, etc. La ricerca scientifica è molto attiva al riguardo, anche grazie alle nuove tecnologie, ma sono fenomeni legati a numerose variabili e ancora non possono essere usati in termini di protezione civile. Nel senso che a volte si verificano questi fenomeni ma non si verifica il terremoto, o si verifica dopo anni. In altri casi questi fenomeni si verificano in un’area e il terremoto in un’altra.
Una domanda che forse ogni cittadino del Centro Italia le avrebbe fatto come prima: dobbiamo aspettarci (sempre rimanendo nel campo delle ipotesi) altre forti scosse?
Per quanto riguarda l'area epicentrale dei forti eventi sismici di tre anni fa, come detto, stiamo ancora nell'ambito della sequenza sismica iniziata il 24 agosto 2016. Generalmente gli “aftershocks” più forti (che possono arrivare fino ad un grado, circa, di magnitudo in meno del “mainshock”) si generano subito e, con il passare del tempo, tendono ad essere sempre più piccoli e meno numerosi. Tuttavia, anche se poco probabile, una ripresa è possibile anche a distanza di anni. Nelle aree esterne a questa zona, si possono verificare eventi importanti sempre, come in tutte le zone in Italia ad alta pericolosità sismica.
I cambiamenti climatici sono dei fattori che possono aggravare la situazione di un Paese che, già da sé, vanta un elevato rischio sismico?
I cambiamenti climatici possono far aumentare il rischio idrogeologico che, sommato al rischio sismico, aggrava sicuramente la situazione.
Professore, ricostruire edifici antisismici e a norma può evitarci il dover parlare, tra alcuni anni, ancora di queste tragedie?
Se ci fosse la volontà di fare prevenzione in maniera efficace il lavoro da fare sarebbe comunque lungo e impegnativo, soprattutto per ridurre la vulnerabilità degli edifici storici ed esistenti. Ma se non c'è nemmeno la volontà, allora diventa impossibile.
IL VIDEO GIRATO DA PICCHIO NEWS LA NOTTE DEL 27 OTTOBRE 2016 A VISSO:
“Quello annunciato da Conte nei giorni scorsi, che sarà firmato dal Consiglio dei Ministri domani, lunedì, se rimarrà quanto previsto nella bozza che circola in questi giorni, sarà l’ennesimo provvedimento redatto senza ascoltare le reali necessità del territorio terremotato, tirato fuori all’improvviso dal cappello di un prestigiatore quasi come per magia – il commento del deputato Francesco Acquaroli sul decreto terremoto che è in arrivo –. Ed è proprio questo che il governo rossogiallo vuole creare nella percezione delle popolazioni colpite dal sisma: un'illusione, l'illusione di non essersi dimenticati di loro, di aver approvato in pochi giorni un decreto ad hoc che verrà presentato in pompa magna domani, ma che in realtà è una scatola vuota che, alla prova dei fatti, tolta qualche miglioria, non saprà imprimere una svolta tanto attesa alla ricostruzione e non risolverà alcun problema”.
"Il governo annuncerà di aver semplificato e velocizzato la ricostruzione dando ai tecnici la possibilità di "Autocertificazione" dei progetti per poter far partire subito i lavori. Forse non lo sanno, ma questo è già previsto per i danni lievi (articolo 8 del decreto 189/2016). E quelli che hanno scelto ad oggi di autocertificare i progetti, su tutto il cratere, si contano sulle dita di una mano - continua il deputato di Fratelli d'Italia -. Questo perché non esistono delle regole certe per il calcolo del contributo di ricostruzione, poiché le ordinanze commissariali non sono chiare e lasciano spazio a continue interpretazioni contraddittorie, molto è lasciato alla discrezionalità degli istruttori che devono stabilire cosa sia ammesso a contributo e cosa no. Quindi ben pochi professionisti si prenderanno il rischio di iniziare i lavori a scatola chiusa, soprattutto per i danni gravi dove gli importi sono maggiori, senza sapere fin da subito se l'entità del contributo corrisponderà alla fine a quanto preventivato, con il rischio di un accollo sulle spalle dei proprietari terremotati."
"Discutibile, poi, il modo nel quale il governo prevede di “sbloccare” il famoso “anticipo del 50% delle parcelle dei tecnici”, che attende da un anno la formulazione di una ordinanza apposita da parte del commissario - continua Acquaroli -. Secondo chi ha scritto questo decreto, il tecnico progettista per avere l’anticipo dovrà dare delle garanzie, sotto forma di fidejussione, e non è chiaro se gli oneri per la fidejussione rientreranno tra le spese ammissibili a finanziamento e saranno scalati dal contributo per la ricostruzione dell’immobile, e comunque tutto si rimanda alle decisioni del commissario, un cane che si continua a mordere la coda. Sarebbe bello inoltre sapere perché oggi, dopo tre anni, con progettualità e cantieri già avviati, si inserisca una norma che impone che le scuole, se prima del sisma erano ubicate nei centri storici, dovranno essere ripristinate o ricostruite nel medesimo sito, e che la destinazione urbanistica delle aree a ciò destinate non può essere mutata. Un’altra assurdità dettata da chi non conosce minimamente i territori sui quali andranno ad incidere questi provvedimenti."
"Non da ultimo, finalmente, sappiamo che fine farà la busta paga pesante. Il decreto prevede la proroga della restituzione e lo scorporo delle rate, che si inizieranno a pagare dal 15 gennaio, e stabilisce che gli adempimenti e i pagamenti di ritenute fiscali, contributi previdenziali e assistenziali nonché dei premi per l’assicurazione obbligatoria nei limiti del 50% degli importi dovuti. Un provvedimento che potrebbe essere un aiuto alla popolazione, ma rischia di fare la fine di quanto accaduto a L’Aquila, poiché questa norma è già stata cassata dall’Unione Europa. Un altro specchietto per le allodole" conclude il rappresentante di Fratelli d'Italia.
Inaugurata oggi la nuova sede dell’Ufficio Postale di Ussita, il paese gravemente colpito dal terremoto del Centro Italia del 2016, alla presenza della vicecommissaria Elisabetta Gasparri in rappresentanza del comune, del comandante della stazione locale dei carabinieri, il maresciallo Lorenzo Librandi, del comandante della stazione dei carabinieri forestali Giulio Burattini, della direttrice della filiale di Macerata di Poste Italiane Beatrice Bacchiocchi e del parroco Don Gilberto Spurio.
“L’inaugurazione odierna conferma la capillarità della rete di Poste Italiane, nonché i valori di inclusione e vicinanza ai cittadini e alle comunità che da sempre contraddistinguono l’azienda” – affermano i rappresentanti di Poste Italiane.
La nuova sede di piazza IV Novembre sarà aperta al pubblico nei giorni di martedì e giovedì dalle 8.20 alle 13.45 e il sabato fino alle 12.45.
“A dimostrazione dell’attenzione dell’azienda verso le realtà locali, Poste Italiane ha dato vita a un piano di interventi a favore dei piccoli Comuni italiani, con il potenziamento dei servizi postali e finanziari e con iniziative di pubblica utilità per contribuire allo sviluppo economico e sociale dei piccoli centri. Come previsto dal programma dei “dieci impegni” per i Comuni italiani con meno di 5.000 abitanti, promosso dall’Amministratore Delegato Matteo Del Fante in occasione dell’incontro con i “Sindaci d’Italia” dello scorso 26 novembre a Roma, Poste Italiane ha avviato un programma di servizi dedicati basato sull'importanza strategica di mantenere aperti tutti gli Uffici Postali situati nei Piccoli comuni italiani sostenendo così la crescita e lo sviluppo dei territori” hanno aggiunto i vertici dell'Azienda-
“L'iniziativa, inoltre, - concludono - è coerente con i principi ESG sull'ambiente, il sociale e il governo di impresa, rispettati dalle aziende socialmente responsabili che contribuiscono allo sviluppo sostenibile del Paese”.
ll film documentario "Vulnerabile Bellezza" di Manuele Mandolesi, è stato scelto nella sezione Concorso italiano alla 60/ma edizione del Festival dei Popoli, il Festival Internazionale del film documentario di Firenze. Sette in totale i lungometraggi che verranno proiettati in Prima Mondiale, rappresentativi della migliore produzione italiana 2019.
Vulnerabile Bellezza è il racconto di una famiglia di allevatori di Ussita, in provincia di Macerata. Siamo nelle Marche. Una parte della regione è alle prese con la ricostruzione dopo i terremoti del 2016 e del 2017. Michela, Stefano ed i loro figli Diego ed Emma, superano il trauma del sisma attraverso il forte legame che li tiene uniti e che li fa vivere quasi in simbiosi con la loro terra e i loro animali.
È uno sguardo discreto quello che racconta la loro storia. La macchina da presa scompare, lascia lo spettatore da solo “in quel momento e in quel luogo” con i protagonisti, facendolo immergere in panorami mozzafiato. I tempi sono quelli della montagna, dilatati e lontanissimi dalla vita che molti di noi vivono ogni giorno.
Il lungometraggio “Vulnerabile Bellezza” della durata di 75 minuti dunque è stato scelto dal principale festival internazionale del film documentario in Italia e parteciperà al concorso Italiano. L’istituto italiano Festival dei Popoli è impegnato da sessanta anni nella promozione e nello studio del cinema di documentazione sociale.
Grande la soddisfazione del regista civitanovese Manuel Mandolesi e di tutto il team di Respiro Produzioni, associazione che si è occupata della produzione del documentario che verrà proiettato il prossimo 3 novembre a Firenze nell’ambito del Festival.
L'Ufficio postale di Ussita torna finalmente nel cuore del borgo martoriato dal sisma. Il vecchio ufficio postale, reso inagibile dal terremoto del 2016, sarà infatti riaperto in una nuova sede in piazza IV Novembre domani, martedì 15 ottobre, alle ore 12.00.
Un segnale importante di ripresa e di rinascita del territorio che segue di pochi giorni la riapertura dello storico ufficio postale al centro de L’Aquila, anch’esso reso inagibile dal sisma e la cui riapertura ha trovato ampia visibilità nazionale.
''Abbiamo fatto presente al Commissario Fraticelli che fino a pochi anni fa Ussita era un'isola felice anche per quanto riguarda l'autonomia amministrativa dovuta in gran parte dagli utili delle centrali idroelettriche che erano quantificati fino a 3.000.000 di euro. Oggi invece questi sono calati del 70% e presto arriveranno a poche migliaia di euro poiché fra un paio d'anni termineranno gli
incentivi del GSE. Vista la situazione particolare in cui versa Ussita abbiamo chiesto al dottor Fraticelli un interessamento presso le autorità competenti per un prolungamento degli incentivi e un contributo per la manutenzione straordinaria delle centrali a seguito del terremoto." È quanto si legge in una nota congiunta degli ex Consiglieri comunali della lista “Ussita 2018 Insieme per la ricostruzione”, Giovanni Marronaro, Guido Rossi e Giulio Bischi, dopo l'incontro di due ore con il Commissario Straordinario di Ussita.
''La Regione Marche - ricordano i consiglieri - il 2 aprile scorso ha adottato gli schemi di atto delle perimetrazioni proposte dal Comune di Ussita. Nell'incontro abbiamo fatto presente al Commissario che il nostro gruppo nell'ultimo Consiglio comunale ha proposto una mozione per un solerte affidamento degli incarichi per lo studio dei piani attuativi delle perimetrazioni e sulla scorta di questo abbiamo sollecitato il Commissario straordinario nell'affidamento di detti incarichi''.
Nella nota si fa presente come ''la stessa attenzione è stata posta verso l'inizio lavori per la messa in sicurezza dei luoghi interessati dal vincolo R4 che preclude il ritorno di quei cittadini aventi le proprie case nelle zone interessate. Naturalmente - scrivono i consiglieri - non poteva mancare l'argomento dell'urgente recupero e ripristino del Cimitero monumentale, luogo custode delle radici della comunità di Ussita''.
È stata infine segnalata al Commissario Fraticelli la mozione presentata dall'opposizione sull'utilizzo di parte dei fondi, provenienti da donazioni con indirizzo sociale, ''bocciata dalla maggioranza, relativa all'acquisto dei giochi inclusivi da disporre nel Parco comunale, luogo che è diventato zona principale di aggregazione, di incontro e di iniziative per i cittadini residenti e non, che amano Ussita''.
''Siamo pienamente soddisfatti dell'esito dell'incontro, della disponibilità e della professionalità dimostrata dal Commissario nei nostri riguardi e dell'attenzione posta nella risoluzione dei problemi che attanagliano Ussita. Ci siamo lasciati con la promessa - concludono Marronaro, Rossi e Bischi - di un prossimo incontro, di un aggiornamento su quanto da noi richiesto e con il nostro impegno nel seguire le varie problematiche presentate agli organi competenti''.