Sono evidenti gli errori e i ritardi nella gestione dell’emergenza, nella programmazione e nella ricostruzione, da parte della Giunta regionale, a fronte di un terremoto che ha colpito le Marche ormai quasi due anni or sono. Questo il contenuto della denuncia formulata dal consigliere regionale della Lega nord, Sandro Zaffiri, all’indomani della nuova ondata sismica.
“A due anni dagli eventi sismici che hanno colpito il centro Italia e le Marche, solo un numero irrisorio di interventi è stato attuato – afferma Zaffiri – mentre decine di migliaia di edifici restano ancora inagibili o gravemente danneggiati”.
“Nonostante tale evidenza – continua l’esponente leghista – la Giunta regionale che gestisce la ricostruzione continua imperterrita nella propria miope, inefficiente e incondivisa opera”.
“Purtroppo si tratta di un’opera irresponsabile, perché caratterizzata dalla continua creazione di paletti di ordine burocratico, non destinata a risolvere i veri problemi”.
Secondo Zaffiri, quello della Giunta è un atteggiamento “diabolico”, perché si colloca sullo stesso binario della gestione del terremoto del 1997, quando al Governo della Regione vi erano gli stessi partiti del centrosinistra.
Il consigliere leghista invita la Giunta regionale a fare ammissione di colpa, prendendo atto della miriade di errori e sottovalutazioni commesse finora, affinché si possa presto e finalmente imboccare la strada di una vera ricostruzione.
La terra ha tremato ancora. Erano le 15,24 di oggi pomeriggio e la scossa é stata distintamente avvertita in tutto il territorio dell'Alto Maceratese. Non si hanno, al momento, notizie di danni a persone o cose. Lo sciame sismico, a quanto pare, non accenna ad arrestarsi dopo la violenta scossa delle 5,11 di martedì scorso, che ha avuto per epicentro Muccia ed una magnitudo di 4,6.
La scossa delle 15,24 di oggi é stata di entità più lieve (magnitudo 3.6, epicentro Muccia), ma chiaramente ha risvegliato paure mai sopite in una popolazione che non ne può più e che ormai da quasi due anni fa i conti con il dramma del terremoto.
Il TG5 delle 20.00 ha mostrato come i problemi e le preoccupazioni dei terremotati non accennino a diminuire da più di un anno e certamente le tre forti scosse dei giorni scorsi non aiutano a migliorare la situazione
Riccardo è un ragazzo di Muccia e, durante il servizio del TG5, ha messo in evidenza il suo grave problema: "La mia casa è inagibile dalla scossa del 26 ottobre 2016 - ha detto - sono stato tre mesi in roulotte insieme alla mia ragazza incinta da quattro mesi fino a quando è nata nostra figlia e ovviamente non potevamo andare avanti così. Il Comune di Muccia ci comunicò che non avevamo diritto alla SAE perchè non facevamo nucleo familiare al giorno del sisma, quindi il municipio ci disse di costruire una casa sul nostro orto ovviamente dandoci una concessione edilizia".
"La nostra è una casa di 50 mq " - ha continuato Riccardo - "però purtroppo da un mese mi sono arrivate due denunce penali con capi d'accusa come abuso edilizio per non aver presentato le pratiche al Genio Civile. Non ho presentato le pratiche al Genio Civile perchè non dovevo realizzare una costruzione ma solo una casetta d'emergenza e basta. Purtroppo dovrò affrontare un processo penale e se dovessero mettere i sigilli io non saprei dove andare con la mia compagna e nostra figlia che ora ha un anno".
Nello stesso servizio, é stata raccontata anche la storia di Stefano. Allevatore della località Gabbiano di Pieve Torina, ha mostrato le gravi lesioni che hanno colpito la sua casa, la sua stalla e tutte le case della piccola frazione. "Sono rimasto a lavorare solo io a Gabbiano" - ha detto Stefano - "la mia casa è gravemente danneggiata come tutte le case delle frazione. Non so se la località Gabbiano esisterà più. Con il mio lavoro di allevatore cerco di andare avanti come posso, non ho piu la mia stalla ma ho una struttura provvisoria per i miei animali. Andare avanti così è un'impresa ardua. Attualmente vivo con la mia famiglia dentro una SAE in località Piè Casavecchia".
Giovanni M. Pontieri
"È stata necessaria una nuova forte scossa per riaccendere i riflettori sul terremoto. Ed il problema non è (o almeno non è solo) il fatto che qualche mobile all'interno delle SAE sia caduto, quanto il fatto che a quasi 20 mesi dalla prima scossa la 'ricostruzione' non sia praticamente partita" - é l'amaro commento del sindaco di Sarnano, Franco Ceregioli. Il primo cittadino paragona ciò che il territorio sta attraversando ad una vera e propria guerra e si dice convinto che non si possa affrontare una guerra con gli strumenti dell'ordinarietà.
"Burocrazia e procedure, procedure e burocrazia - prosegue Ceregioli - l'apparato pubblico ha partorito un sistema che, alla prova dei fatti, si è dimostrato non adeguato alla soluzione di questa epocale sciagura. Il nostro sisma è stato paragonato, per i suoi effetti, ad una guerra: ed allora non si può affrontare una guerra con gli strumenti e le normative che si usano in tempo di pace". Un paragone che ha il sapore della provocazione, ma che sembra rendere perfettamente l'idea delle difficoltà che stanno vivendo i cittadini del cratere e le amministrazioni dei comuni colpiti, sempre più alle prese con delle normative che si stanno rivelando più devastanti del terremoto stesso. E ad elencare le problematiche principali é ancora Ceregioli, che aggiunge: "Emblematico il caso delle difformità edilizie che bloccano tantissime pratiche di ricostruzione: c'è ancora chi parla, in maniera assurda, di 'abusi', quando invece con un minimo di buon senso (suggerito dagli stessi ordini professionali dei tecnici) la questione potrebbe essere risolta con una specifica norma.
Emblematico il caso di chi si è costruito una casetta di legno di pochi metri ed oggi si trova a dover affrontare un procedimento penale per abuso edilizio, senza pensare che le SAE hanno consumato migliaia di metri quadrati di territorio ed una norma dell'ultima finanziaria le rendono praticamente definitve, in barba alle pianificazioni urbanistiche esistenti.
Emblematico il caso della restituzione delle buste paga pesanti e dei termini per le progettazione degli interventi di riparazione, che con un minimo di buon senso andranno prorogate, ma sulle quali non si sente più alcuna voce.
Emblematico il caso degli indennizzi delle polizze assicurative (per il Comune di Sarnano ammontante a ben 3,5 milioni di euro) sostanzialmente confiscate dallo Stato, penalizzando così i Comuni che in maniera previdente si erano dotati di questa copertura assicurativa: non solo la ricostruzione pubblica non riparte (in proposito, le tempistiche e le relative procedure di affidamento rimangono un mistero), ma non si consente nemmeno ai Comuni più previdenti di poter spendere quanto legittimamente incassato dalle assicurazioni.
L'elenco sarebbe lungo, ma mi fermo qui ...... e così proprio non va!!!"
Uno sfogo, quello del primo cittadino di Sarnano, che sembra fare perfettamente il paio con quelli del sindaco di Camerino, Pasqui, del sindaco di Visso, Pazzaglini, del sindaco di Muccia, Baroni e di tanti altri sindaci che ormai chiedono a gran voce e da tantissimo tempo di prendere in considerazione una prospettiva di più reale e concreta vicinanza ai territori e ai problemi della loro gente.
"Adesso, dopo l'ultima scossa - conclude Franco Ceregioli - tutti torneranno a parlare di terremoto (a proposito, grande risalto si è dato al fatto che la scossa sia stata "avvertita" anche a Roma) ... ma, oltre che a parlarne, cambieranno le cose?? Il terremoto, purtroppo, ha battuto il suo colpo ... sarebbe ora che battesse un colpo anche chi ha il potere (ed il dovere) di fare in modo che questi nostri magnifici territori, troppo spesso utilizzati solo per gli spot pubblicitari, non vadano verso l'oblio, causato, oltre che dal maligno mostro che abbiamo sotto i nostri piedi, anche dall'inerzia di chi sembra aver deciso di non voler decidere".
Forse non erano stati fissati a regola d'arte o più verosimilmente è stata la potenza della scossa a farli staccare dalla parete, ma le foto dei pensili caduti sopra il lavello di una sae (leggi: https://goo.gl/WbjMNq), sono finite su tutti i giornali ed hanno fatto rapidamente il giro della rete, provocando, forse a torto, grande indignazione generale.
In verità, come ha riferito il sindaco di Muccia in diretta al TGR delle 14, il fatto ha riguardato solamente tre casette e considerando che il villaggio si è trovato praticamente sopra l'epicentro, la cosa non sarebbe neppure così strana.
Da una nota pubblicata sulla pagina social della Regione Marche, si apprende che l'intervento di ripristino, per i pensili caduti nelle tre sae (sulle 208) di Pieve Torina, è stato pressoché immediato, con i tecnici che hanno ancorato alla struttura portante della cucina anche quelli delle altre casette.
Intervento invece un po' più impegnativo, preso in carico comunque in tempi strettissimi e terminato nel tardo pomeriggio di ieri, è stato quello per la sistemazione del muretto a secco danneggiato nella stessa zona.
A seguito delle scosse di terremoto di questa mattina, sono in atto le verifiche tecniche da parte delle squadre dei vigili del fuoco nei comuni di Muccia, Pieve Torina e Pieve Bovigliana, prossimi all’epicentro. Al momento non si registrano danni a persone, si segnala un micro cedimento della copertura della chiesa di Santa Maria in Varano nel comune di Muccia.
"Un terremoto fortissimo e la paura si è accentuata con la caduta dei mobili pensili che si sono staccati dalle pareti delle casette dove viviamo". A raccontare all'ANSA gli attimi di terrore vissuti stamani con la scossa di magnitudo 4.6, è Fabrizio Capitani. Lo fa da una località, Costafiore di Muccia, "privilegiata", "visto che ci troviamo a 100 metri dall'epicentro, stando alle rilevazioni". "Un boato - ricorda -, la terra che trema, i mobili che si staccano: come stato d'animo siamo ripiombati indietro di un anno e mezzo, alle scosse del 24 agosto e del 26 ottobre 2016", "Nessuno - sottolinea Capitani - si sarebbe mai immaginato di rivivere a breve distanza di tempo dagli ultimi eventi un'altra notte di paura".
(Fonte Ansa)
Anche a Tolentino sono state avvertite distintamente le scosse di terremoto che stanno interessando Muccia e Pievetorina. Sin dalle prime ore del mattino i tecnici del Comune si sono attivati per controllare gli edifici scolastici e gli uffici comunali. Fortunatamente non è stato riscontrato al problema a persone e cose. Nella tarda mattinata sono stati allertati i Vigili del Fuoco del distaccamento di Tolentino per la rimozione della croce della piccola chiesetta detta della “Stelluccia” in via del Carmelo. Infatti a seguito del ripetersi delle scosse del terremoto la croce di cemento che campeggiava proprio sopra l’ingresso si è inclinata, minacciando la pubblica incolumità e il traffico veicolare.
Per questi motivi sono stati chiamati i Vigili del Fuoco che, in poco tempo, hanno provveduto a mettere i sicurezza la facciata della piccola chiesetta, rimuovendo la croce.
Da segnalare che non ci sono state particolari segnalazioni da parte dei cittadini.
Rimangono chiuse le scuole a Pieve Torina e Fiuminata. Dopo le scosse di questa mattina è stata questa la decisione prima per la sicurezza degli alunni di questi due comuni. Anche a Muccia è stato adottato un provvedimenchiuso che però riguarda esclusivamente l'asilo.
Un messaggio di vicinanza compare in una lavagna di una scuola di Camerino: i bambini esprimono in modo molto tenero il loro sentimento di paura e resistenza nei confronti del sisma.
E' ancora legato alla sequenza del 24 agosto 2016 il terremoto di questa mattina. A dirlo all'agenzia Ansa è il presidente dell'Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (Ingv), Carlo Doglioni.
Il terremoto di magnitudo 4,6 e le repliche, almeno tre delle quali di magnitudo fra 3 e 4, "rientrano nel margine settentrionale della sequenza che si attivata il 24 agosto 2016". Dopo il forte sisma del Centro Italia del 2016, nella zona di Muccia la terra era tornata a tremare con frequenza e intensità già da alcuni giorni. In particolare, il 4 aprile se ne erano registrate una di magnitudo 4 alle 4:19 e una di magnitudo 3.6 alle 20:41. L'epicentro di questa ultima scossa di magnitudo 4.7 stato a 53 km da Perugia, 65 da Terni e 85 dall'Aquila.
Intanto, Trenitalia ha deciso di sospendere a scopo precauzionale la circolazione lungo la linea interna Civitanova Marche-Macerata per effettuare controlli sulla tenuta della strada ferrata. La circolazione dovrebbe riprendere alle 9.
A Muccia crolla un campanile del '600. La scossa di magnitudo 4.7, infatti, ha fatto crollare il piccolo campanile della Chiesa del '600 Santa Maria di Varano. Lo riferisce il sindaco Mario Baroni.
Ora sono in corso accertamenti, spiega il primo cittadino, per verificare se vi siano ulteriori danni sulle poche case rimaste agibili in paese: su 920 abitanti, 550 sono sistemati nelle Sae, 120-130 persone stanno in case agibili e il resto in sistemazione autonoma o da parenti.
Foto Alberto Monti
Un incubo senza fine. Dopo la tremenda scossa delle 5.11 classificata come magnitudo 4.7 da Ingv, si sono susseguite fino alle 6.33 altre dieci repliche di magnitudo superiore a 2.
Due, in particolare, sono state avvertite distintamente: quelle delle 5.46 e delle 6.03, entrambe classificate con magnitudo 3.5 e sempre con epicentro nella zona di Muccia.
E' il fattore tempo a rappresentare, ora, una delle minacce più serie per le comunità colpite dal terremoto. Il tempo, quello per il ritorno alla normalità. Lo sostiene il sindaco di Muccia, Mario Baroni, commentando l'appello del collega di Acquasanta Terme che si è rivolto ai parlamentari alla viglia della nuova tornata di consultazioni: "Vorrei ricordare a tutti questi partiti che si accingono a fare la seconda consultazione che il Centro Italia con i suoi tanti Comuni e territori devastati dal sisma sta morendo. Sono necessari interventi economici speciali da parte del governo! - ha sottolineato Sante Stangoni - Diamoci una mossa andiamo nei luoghi della sofferenza, basta chiacchiere passiamo ai fatti!".
"Il problema è proprio questo, più passa il tempo, più la gente lascia i propri territori perché non può fare diversamente - prosegue il sindaco Baroni - E i nostri paesi si svuotano ancora di più. Come possono rinascere? Per questo è fondamentale che si faccia in fretta, che si investa per ricostruire, servono fondi e misure specifiche e concrete. Ora, subito. L'attesa è un ulteriore pericoloso ostacolo".
Gli ingegneri marchigiani replicano seccamente alle dichiarazioni del commissario alla ricostruzione, Paola De Micheli. Di seguito la nota diffusa da Feding Marche.
“In una recente intervista, l’Onorevole Paola De Micheli, commissario straordinario alla ricostruzione, ha sostenuto che lo Stato pagherà tutte le spese affrontate dai cittadini per la ricostruzione, ma che non sanerà gli abusi e che non ci saranno condoni.
Come è stato a più riprese denunciato dai tecnici marchigiani, uno dei principali problemi che ostacola la presentazione dei progetti agli U.S.R. è che su moltissimi fabbricati si riscontrano difformità edilizie e strutturali, che per essere regolarizzate necessitano di procedimenti lunghi ed incerti.
Questo è un nodo delicato su cui la Federazione Ordini Ingegneri delle Marche intende fare definitivamente chiarezza a scanso di pretestuosi equivoci. La posizione della Federazione, di concerto con i presidenti degli ordini provinciali della nostra regione, è netta e non lascia spazio a fraintendimenti. La realtà è che non si tratta di abusi, e che nessuno di noi ha mai pensato di richiedere sanatorie o colpi di spugna.
Nelle Marche non ci troviamo di fronte a una situazione di illegalità diffusa e i presunti abusi, come l’Onorevole li ha definiti nell’intervista, sono in moltissimi casi lievi difformità, verosimilmente originate in assoluta buona fede.
È infatti frequente che alcune modifiche dimensionali, se di questo si tratta, siano del tutto involontarie e legate anche agli strumenti di misurazione meno evoluti e ai sistemi costruttivi usati nel passato.
È forse possibile parlare di “abuso” se una parete nella realtà è più lunga di qualche centimetro (ma in molti casi anche più corta), di quanto risulta da un disegno ingiallito, o se una finestra o una porta sono spostate di una spanna su un prospetto d’epoca disegnato a mano?
Il sospetto è che sia la parola stessa a evocare fantasmi ideologici che impediscono valutazioni realistiche, assoggettando un territorio intero a un’ansia di legalità che nessuno di fatto ha mai inteso violare.
Prova ne è che dagli ingegneri marchigiani non sono mai venute richieste di condoni, ma solo istanze per l’introduzione di procedure amministrative snelle che si concludano in tempi certi e che permettano di individuare i reali abusi, evitando deleterie e fuorvianti generalizzazioni.
Anche per quanto attiene al pagamento delle spese, la realtà sembra andare ancora una volta in una direzione opposta a quanto affermato dal Commissario.
Dopo il sisma del 2016 si sono susseguite ben 52 Ordinanze che hanno reso e rendono estremamente complesso elaborare un progetto anche solo per la riparazione dei danni lievi.
Basti pensare che servono mediamente circa 40 elaborati tecnico amministrativi, e che molto spesso gli U.S.R. richiedono chiarimenti ed integrazioni, con tutto ciò che questo comporta in termini di dispendio di energie, tempo e denaro nella presentazione delle pratiche.
Per di più, i costi che i tecnici devono anticipare per le prove tecnologiche sui terreni e sulle murature per poter predisporre i progetti, a fronte del pagamento dei compensi a distanza di uno o più anni, stanno mettendo in crisi il sistema con il rischio concreto di far chiudere molti studi professionali. Tra l’altro la normativa attuale prevede “contributi alla ricostruzione”, il che non equivale a copertura totale dei costi, che risultano spesso insufficienti.
Tra le popolazioni colpite si è addirittura diffusa l’ipotesi, essendo difficile arrendersi all’idea di una burocrazia miope e fine a se stessa, che il “mostro” che è stato messo in piedi serva solo a dilazionare l’onere economico della ricostruzione.
Quasi due anni di interlocuzioni a vari livelli istituzionali, di documenti e di proposte da parte degli ordini professionali, hanno avuto una modesta incidenza in qualche raro comma delle solite 52 ordinanze.
Con l’unico risultato di disperdere il patrimonio di esperienza e di professionalità di chi opera sul proprio territorio, conoscendone a fondo le esigenze peculiari e le criticità.
Infine, mentre si continua a discutere di dettagli senza affrontare con adeguata solerzia e incisività le scelte importanti, si fissano scadenze quantomeno improbabili e si erogano i contributi per l’autonoma sistemazione”.
Dopo le ultime forti scosse di mercoledì 4 aprile, le persone delle zone terremotate del maceratese, pur vivendo nelle soluzioni abitative d'emergenza, hanno comunque ancora molta paura.
Lo racconta una pensionata alle telecamere di Mediaset, nel servizio che il Tg5 ha dedicato a questa nuova recrudescenza del terremoto, aggiungendo, con la voce rotta dall'emozione, come dopo aver perso tutto, si senta completamente abbandonata dalla stato. Il sindaco di Muccia, Mario Baroni, che nel suo comune conta il 90% di case inagibili, racconta come queste nuove scosse abbiano riportato indietro il tempo all'ottobre del 2016, con la paura che è tornata ai massimi livelli e le persone che decidono di andare a dormire nelle auto.
Come se non bastasse il terremoto, ci si mette anche la burocrazia cieca che si accanisce contro quelli che, potendoselo permettere, si sono costruiti una casetta di legno e adesso devono sloggiare, perché ritenute abusive. Le telecamere si spostano quindi dentro una di queste casette, con il paradosso del proprietario, che dopo 40 anni di servizio nei carabinieri, da servitore integerrimo dello stato, viene trattato adesso come un delinquente.Il servizio termina con le parole di Emanuele Tondi, sindaco di Camporotondo di Fiastrone, che ricorda come il famoso decreto "Peppina", fatto apposta per sanare le irregolarità di queste casette di legno, in realtà non serva a molto dato che i parametri sono molto restrittivi e sono pochissime le abitazioni provvisorie che vi rientrano.
Una giornata che si avvia a conclusione esattamente per come era cominciata: nel segno della paura. Un'altra scossa di terremoto, ancora una volta con epicentro a Muccia, si è verificata alle 20,45 ed è stata distintamente avvertita su tutto il territorio del cratere. Secondo l'INGV la magnitudo è stata di 3,9, esattamente come la scossa che si è verificata questa notte alle 4,19.
La violenta scossa di questa notte ha fatto ripiombare il territorio nel panico. E le reazioni sono state le più disparate, dalla legittima paura alla rabbia, passando, inevitabilmente, anche per le solite teorie sulla "presunta magnitudo aggiustata". A mettere in ordine i tasselli ci ha pensato, ancora una volta, il geologo di Unicam, Emanuele Tondi, ormai vero e proprio punto di riferimento per il territorio e non solo quando si parla di terremoto. Da un lato, infatti, Tondi ha le competenze scientifiche per spiegare quanto sta accadendo e, dall'altro, ha la sensibilità di chi é anche sindaco e conosce, quindi, le preoccupazioni e le emozioni dei semplici cittadini.
"La magnitudo - spiega quindi Emanuele Tondi - viene calcolata da INGV subito dopo l’evento in maniera automatica e poi rielaborata più volte. Questo è il motivo della variazione del dato, il più preciso è sempre l’ultimo valore comunicato.Come si può vedere dalla mappa allegata (foto), l’evento si colloca all'estremità nord della sequenza sismica del 2016-2017 (Terremoto di Amatrice-Visso-Norcia in legenda). Data la sua localizzazione, può essere considerato un aftershock relativo ai forti terremoti di fine Ottobre 2016. La sequenza sismica nel suo complesso è in diminuzione anche se per brevi periodi (di alcuni giorni) può riprendere attività sia in termini di frequenza che di intensità, in particolare alle sue terminazioni settentrionali (Muccia, Pievetorina, Monte Cavallo) e meridionali (Campotosto, Montereale, Capitignano)". Magnitudo spiegata, quindi,e nessuna nuova faglia, come qualcuno ha voluto intendere nelle ultime ore. Solo un accentuarsi della frequenza di quelli che possono essere considerate scosse di assestamento, con Tondi che aggiunge: "La sequenza sismica potrà dirsi terminata quando la sismicità dell’area tornerà ai livelli precedenti del 24 Agosto 2016. Sequenze associate a terremoti simili hanno avuto una durata anche di 2-3 anni. Nell'ambito delle sequenze sismiche, gli aftershocks più forti possono arrivare fino ad una magnitudo di un grado minore dell’evento principale. Eventualità sempre più improbabile (ma non impossibile) con il passare del tempo".
La scossa delle 4,19 di questa notte, il cui epicentro é stato localizzato in territorio di Muccia ad una profondità di 9 km, è stato seguito fino ad ora da cinque repliche di magnitudo compresa tra 2.0 e 2.5 e diverse di magnitudo inferiore a 2.
"Più volte - prosegue il geologo e sindaco di Camporotondo, ripercorrendo la storia dei terremoti sul nostro territorio - è stata paragonata l’attuale sequenza sismica a quella che si verificò tra Gennaio e Febbraio del 1703 tra Norcia e L’Aquila. Negli anni e decenni successivi, forti terremoti interessarono le zone immediatamente a nord e sud. A nord ricordiamo il terremoto del 1741 a Fabriano, del 1751 a Gualdo Tadino e del 1799 a Camerino. Terremoti di magnitudo stimata tra 5.5 e 6.0, generati da faglie più piccole e profonde rispetto a quella del Monte Vettore-Monte Bove e non visibili in superficie. A sud ricordiamo il terremoto del 1706 della Maiella e del 1805 del Molise, terremoti di magnitudo stimata tra 6.5 e 7.0. In queste zone sono presenti faglie simili a quella del Monte Vettore-Monte Bove, sia per dimensione che espressione superficiale. Per ulteriori informazioni sulla sismicità storica è possibile consultare il catalogo parametrico dei terremoti italiani https://emidius.mi.ingv.it/CPTI15-DBMI15/".
"Non sappiamo quando - conclude Tondi, con una frase che ha il sapore dell'appello verso chi dovrà stabilire regole e metodi per la ricostruzione - ma i terremoti avvengono sempre nelle stesse zone e con caratteristiche simili. Quindi, per stare sicuri e tranquilli occorre abitare o frequentare edifici non vulnerabili rispetto alla sismicità dell’area in cui si trovano".
Il terremoto torna a fare paura. La scorsa notte, alle 4.19, ancora un forte scossa, ancora con epicentro la zona di Muccia, a nove chilometri di profondità. La terra ha tremato per lunghi attimi, un sussulto nel cuore della notte che ha portato la memoria drammaticamente indietro all'estate/autunno del 2016. I dati dell'Istituto nazionale di geologia e vulcanologia parlano di una magnitudo 4.0. A cui hanno fatto seguito altri episodi, una quarantina, con almeno quattro pù significativi, tra il 2.0 e il 2.3 localizzati tra Muccia e Pieve Torina. Già ieri, intorno alle 9, un'altra forte scossa, 3.2, aveva creato allarme e apprensione.
Il terremoto di questa notte è stato distinto chiaramente, oltre che nell'entroterra maceratese, anche in Umbria.
Una scossa di 3.2 si è registrata questa mattina, intorno alle 9, nei pressi di Muccia. L'epicentro del terremoto, secondo i dati dell'Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia, si colloca a 9 chilometri di profondità.
La scoosa è la più forte di una serie di tre che hanno interessato il territorio marchigiano. Alle 2.41, a nord di Monte Cavallo, un evento di 2.0 di magnitudine, a cui ha fatto seguito, alle 7.02, un'altra scossa, magnitudo 2.4, tre chilometri a sud est sempre di Monte Cavallo. La serie, avvertita popolazione, non risulta aver causato conseguenze.
Il Commissario per la ricostruzione Paola De Micheli e il direttore generale dell'Abi Giovanni Sabatini hanno firmato il protocollo sulla sospensione delle rate di rimborso dei mutui sugli edifici inagibili nell'area del cratere del terremoto che ha colpito nel 2016 in centro Italia.
Il Collegato Fiscale alla Legge di Stabilità 2017 ha prorogato fino al 31 dicembre 2018 la sospensione del pagamento delle rate di ammortamento dei mutui sia per i proprietari di prime case distrutte dagli eventi sismici, sia per gli edifici inagibili destinati ad attività produttiva. Inoltre, per gli immobili all'interno delle zone rosse, il termine è posticipato al 31 dicembre 2020. L'accordo definisce dunque i piani di ammortamento dei finanziamenti a rimborso delle rate sospese."La legge - sottolinea De Micheli - prevedeva la sottoscrizione di questo accordo entro il 30 giugno 2018 ma abbiamo ritenuto di accelerare i tempi per dare maggiori certezze ai cittadini.
(Fonte Ansa)