Verrebbe da rispondere “niente”, perché noi tutti – chi scrive e chi legge – abbiamo la fortuna di trovarci dall’altro lato della barricata: quella dove il minimo sforzo richiesto è di fare da spettatori. Che sia attraverso un cellulare, un pc, o la cara, vecchia televisione, l’informazione mediatica gioca a nostro sfavore per almeno due motivi: il fatto di essere costantemente bombardati e, di conseguenza, la linea sottile che separa la cronaca fedele dei fatti dalle fake news confezioniate all’uopo.
Tutto quello che sappiamo oggi è che sì, c’è un conflitto in atto nell’Est Europa da oltre 100 giorni - questo rappresenta di per sé una novità relativa, visto che nel mondo intero se ne stanno svolgendo almeno altri 60 - e che, in qualche modo, si è creato un legame fra questo fatto, i pacchetti di sanzioni elargiti dall’Ue alla Russia e gli sviluppi più recenti della crisi economica.
Non va dimenticato, in tutto ciò, l’impegno a livello umanitario di chi – indipendentemente dalla politica – continua a prodigarsi per sostenere i civili in fuga dai bombardamenti. Perché questa è l’unica certezza, come soleva ricordare il compianto Gino Strada: “ […] La guerra che genera guerra, un terrorismo contro l'altro, tanto a pagare saranno poi civili inermi”.
Una guerra iniziata ufficiosamente nel 2014, quando gli effetti dell’Euromaidan portarono alle proteste di Kiev, quindi alla fine del governo filorusso di Viktor Janukovyč e all’occupazione della Crimea da parte delle truppe del Cremlino. Alla base di tutto, il consueto scontro geopolitico “a freddo” fra l’Occidente americanizzato e quella Russia che Vladimir Putin sogna di riportare agli antichi fasti dell’URSS.
La maggior parte di noi ha ridotto la visione del conflitto alla formula “c’è un aggressore (la Russia) e un aggredito (l’Ucraina)”. A contribuire, in questo senso, è stata anche la figura dello stesso Putin, noto a tutti per il facile uso della forza in caso di dissenso e per un certo tipo di propaganda dal sapore orwelliano.
Tutto questo naturalmente si è riverberato anche sull’Italia, oggi altalenante fra il “vogliamo che torni la pace” e il “la guerra ci costa e abbiamo le bollette da pagare” (caro energia e scarsità di materie prime già alla fine del 2021, ndr). Spostandoci sul piano locale - nel nostro caso la regione delle Marche - ciascuno di noi può rivelarsi testimone di episodi e dichiarazioni più o meno controversi.
Personalmente, è rimasto impresso quando il sindaco di Macerata e presidente della provincia Sandro Parcaroli domandò a telecamere e microfoni spenti “ma prima che scoppiasse ‘sta guerra, voi sapevate cos’era ‘sto Donbas?”. Impreparato sull’argomento per sua indiretta ammissione, sebbene fra le materie prime importate dall’Ucraina risulti il 70% del neon, fondamentale per i microchip e l’elettronica in generale (cui non può sfuggire anche il Med Store fondato dallo stesso Parcaroli e dal 2020 guidato dal figlio Stefano).
Tornando a noi, le riflessioni più opportune dovrebbero spingerci a fare i conti con la personale percezione di una guerra che, questo lo abbiamo capito, richiede a tutti i costi la nostra attenzione. Questo, soprattutto, per la sua estrema vicinanza ai nostri confini, le strategie messe in atto sui vari fronti, le scelte politiche ad ampio spettro che, inevitabilmente, ricadono su di noi semplici spettatori. Se poi includiamo nel pacchetto la deriva informativa che abbiamo raggiunto dopo due anni di pandemia, il caos totale appare altrettanto inevitabile.
Ci siamo ritrovati ad essere dei consumatori di informazioni senza gli strumenti adatti per filtrare, comprovare e, quindi, sviluppare un pensiero critico: con molta più naturalezza si è passati dal coinvolgimento umanitario a quello prettamente opportunistico, in virtù delle ripecussioni economiche che ogni guerra porta con sé. In quanto membri dell’Unione Europea guidata da Bruxelles e cittadini di un’Italia politicamente ed economicamente instabile, non possiamo che accettare questa condizione.
Il che ci aiuta a comprendere anche come progressivamente si siano formati negli ultimi anni piccoli gruppi di dissidenti, che individuano ciclicamente il colpevole nel governo di turno e le istituzioni che gli ruotano attorno. Tutto questo alimentato, a sua volta, da un mare magnum di notizie e informazioni che non ricevendo ufficiale riconoscimento, rischiano di lasciare il tempo che trovano oppure di forgiare nuove – e alle volte, pericolose – ideologie.
Anche recentemente, in occasione dell’ultima "Festa della Repubblica", è capitato a chi vi sta scrivendo di assistere in quel di Macerata alla manifestazione dei rappresentanti del Partito 3 V (candidato a Civitanova con la lista in appoggio di Alessandra Contigiani sindaco), del Fronte del Dissenso Marche, e dei Movimenti Liberiamo l’Italia e l’Appello dei Cento (comun denominatore: la sovranità popolare e le battaglie no vax).
Un'altra occasione nella quale ci si è voluti affidare a figure più o meno autorevoli – medici, giornalisti, politici che diremmo “fuori dal coro” - per dar voce alle rivendicazioni e alle informazioni elaborate a sostegno delle proprie argomentazioni. Un modus operandi, detto altrimenti, valido per chiunque faccia parte oggi di una minoranza, ma anche no. Perché il vero sforzo che si compie, alla fine, è quello di difendere le proprie certezze, seppur scarne.
In virtù di un simile impegno portato avanti all’interno dei nostri confini, quello della guerra si riduce a ennesimo pretesto. Avere piena coscienza di chi sia il buono e chi il cattivo in questa nuova, triste e cupa pagina della storia del 21° secolo ha perso presto la sua importanza, poiché abbiamo ammesso a noi stessi – seppure implicitamente – di non starci a capire davvero nulla di quanto stia accadendo. Se non quello che siamo disposti ad acoltare e trattenere a livello informativo.
Ecco che l’azione più efficace da compiere, a questo punto, torna ad essere quello di imparare a forgiare gli strumenti adatti per costruire ciascuno la propria cultura, il proprio spirito critico, e quindi confrontarlo col rischio “accetabile” di metterlo in discussione. E così, ricominciare. Del resto, affidarsi a dei governanti - presumibilmente scelti - è un atto assolutamente civile e democratico.
Ciò che non dovrebbe mai essere accettata è la passiva fruizione di qualsivoglia messaggio mediatico - notizia specifica o informazione generica che sia - rispetto al quale comunque non possiamo esimerci dal ricevere, per quanto noioso ed esasperante possa essere. Altrimenti non si può parlare di partecipazione alla vita politica e sociale del proprio Paese, ma di puro e semplice intrattenimento del sabato sera.
Finalmente vacanze, finalmente Cusport Estate. Da lunedì 6 giugno il Cus Macerata ripropone il suo camp estivo post scolastico, pensato per i piccoli del capoluogo e delle zone limitrofe.
Un appuntamento fisso, giunto non a caso alla 13° edizione e forse ancor più atteso ed elettrizzante. Già tante le richieste di adesione e partecipazione pervenute in segreteria, da genitori che hanno visto quanto è piaciuto e ha fatto divertire i propri figli in passato, nonché da nuove famiglie che vogliono approfittare di un camp estivo che fonde allegria, socialità e salutare attività motoria.
Il Cusport Estate proseguirà fino a metà luglio, ben più di un mese tutto dedicato ai bambini dai 6 ai 14 ani di età. Gli iscritti potranno praticare negli impianti all’aperto e al coperto di via Valerio svariati tipi di sport: tennis, calcetto, basket, pallavolo, danza, più la novità del judo con il ritorno della collaborazione con Laura Moretti.
Gli orari saranno 7.45-13.30 dal lunedì al venerdì. Tutte le lezioni saranno tenute da istruttori federali e animatori qualificati, ogni giorno una disciplina sportiva verrà alternata da giochi educativi e non mancheranno ulteriori occasioni di svago grazie a momenti ludici, tornei, giochi d’acqua, surprise party, cussiadi, feste a sorpresa.
"Vedere rappresentanti di tutte le forze politiche partecipare ad una stessa manifestazione è un segnale importante del fatto che è ora di mettere la sanità al centro". Così l'assessore regionale alla Sanità Filippo Saltamartini da Piazza Cavour ad Ancona - in contemporanea con le altre di Macerata, Pesaro, Fermo e Ascoli Pieno - per celebrare i 30 anni del 118, insieme a operatori e volontari che nel corso della giornata hanno animato gli stand effettuando dimostrazioni delle principali manovre di primo soccorso e fornendo informazioni sul corretto uso del servizio d'emergenza.
"La riforma della Legge 13 sulla quale si sta aprendo la discussione - ha aggiunto l'assessore - porterà di fatto alla fine dell'Asur, con un ritorno alla centralità delle province ma importanti saranno gli atti aziendali, con la rivisitazione degli organigrammi nelle aziende che terranno conto ad esempio del numero dei medici, degli infermieri, e poi ci sarà il nuovo piano socio-sanitari. Sanità significa diritto alla vita, perché essere soccorsi coi modi e nei tempi giusti può fare la differenza".
L’impresa è fatta: la Maceratese batte 5 a 2 la Palmense e supera alla penultima giornata il Chiesanuova. Prima piazza incontestata da inizio campionato che viene conquistata a una giornata dalla fine: la facile vittoria, maturata soprattuto in un secondo tempo emozionante, regala tre punti inestimabili ai biancorossi.
Primo tempo in controllo della Maceratese che riesce a portarsi presto in vantaggio. Giaccaglia (17') sigla il terzo gol stagionale e mette la partita in discesa.
Nella ripresa i padroni di casa mettono la quinta e blindano il risultato: Tittarelli (49') raddoppia in apertura trasformando dagli undici metri. I maceratesi continuano a spingere e Zandri (56') cala il tris, chiudendo virtualmente la partita. La Palmense trova il gol della bandiera con Carafa (59'), ma Perez (61') ribadisce nuovamente in rete siglando il 4 a 1 che spegne ogni velleità di rimonta. Doppietta anche per Tittagol (76') che sul finale fissa il risultato sul 5 a 1. Cerbone (82') realizza dal dischetto nel recupero per il 5-2 definitivo.
Ora è importante che Trillini e la squadra mantengano alta la concentrazione per uscire vincitori dalla tana dei “lupi” a Monturano. Si giocherà tutto sabato prossimo, nel match in cui la Maceratese lotta per conservare il titolo e ribaltare le sorti di una stagione che sembrava già segnata.
(fonte foto: pagina FB Maceratese)
Anche nel centro storico di Macerata, come in Piazza del Popolo a Pesaro, Piazza del Popolo a Fermo e Piazza del Popolo ad Ascoli Piceno, si sono dati appuntamento oggi gli operatori e i volontari del 118 - insieme a quelli di Anpas, Croce Rossa e della Onlus Confraternita di Misericordia - per festeggiare i primi 30 anni dall’istituzione del servizio pubblico sanitario d’emergenza.
Sono cinque gli stand che da questa mattina animano Piazza della Libertà, con la presenza delle ambulanze e dei sanitari impegnati nelle dimostrazioni delle principali manovre di primo soccorso e nel fornire informazioni sul corretto uso del servizio d'emergenza. A dirigere la squadra il solito Ermanno Zamponi, che nella mattinata ha accolto anche la direttrice di AV3 Daniela Corsi, la presidente della Croce Rossa Rosaria Balzo Ruiti e gli assessori comunali Paolo Renna e Francesca D’Alessandro.
“Abbiamo festeggiato il trentennale dell' stituzione del 118 di Macerata insieme ai nostri preziosissimi collaboratori delle Associazioni di Volontariato,Croce Rossa, Anpas e Misericordia”, ha dichiarato Zamponi. “Abbiamo superato insieme le grosse difficoltà quali terremoto alluvioni pandemia etc..e continuiamo ad essere sempre in prima linea con la solita abnegazione professionalità e passione per il lavoro che svolgiamo e lo spirito di gruppo che ci porta ad aiutare chi ha bisogno di aiuto”.
Ma oltre ai festeggiamenti, si tirano le somme anche sull’attuale situazione del sistema sanitario e del 118 in particolare. “Il nostro servizio oggi – ha sottolineato Zamponi - conta la metà del personale medico necessario in provincia: un problema di portata nazionale che riguarda anche pronto soccorso, guardia medica e altre categorie. Continuiamo a resistere, facendo turni massacranti e rinunciando ai giorni di riposo, ma la situazione è diventata davvero critica”.
“Ora festeggiamo in questa storica giornata – ha concluso il direttore del 118 di Macerata - che ci gratifica e riconosce il nostro impegno e umanità che mettiamo verso chi ha bisogno del soccorso in emergenza. Un grazie particolare a chi ha organizzato questo evento, ad iniziare dalla Regione Marche, Asur, AV3 e Comune di Macerata”.
Giulia Bresciani, Francesca Michieletto e Valeria Pizzolato: la Cbf Balducci saluta tre delle giocatrici che hanno svolto un ruolo essenziale nella storica promozione in Serie A1 della società maceratese. L'addio è legato a motivazioni distinte.
“Ringrazio tutti per aver regalato a me e alle mie compagne questo sogno – ha spiegato Michieletto – . Dispiace lasciare una piazza come questa dopo una stagione così incredibile, ma la possibilità di vagliare altri progetti più vicini a casa mia e all’Università che frequento è stata un treno impossibile da perdere in questo momento. Un grande grazie a tutta la società, lo staff, senza dimenticare il pubblico che ci ha sostenuto in questa fantastica avventura".
Similmente Pizzolato, centrale di Treviso, saluta così l'Hr:''Sicuramente quella di lasciare Macerata è stata per me una decisione sofferta. Questa stagione è stata veramente bellissima, tanto dal punto di vista agonistico quanto da quello umano. Spero che questo non sia un addio ma solamente un arrivederci perché sono stata davvero bene alla Cbf Balducci".
Il libero Giulia Bresciani è riuscita ad attirare, grazie alle sue difese e ai suoi vantaggi, le attenzioni della Igor Novara. "Come dissi ad inizio stagione i conti si fanno alla fine - ricorda -. Quella di Macerata è stata per me un'esperienza indimenticabile, un’isola felice. Una stagione che è stata tutta da vivere in cui abbiamo dovuto solo pensare a giocare".
''Di questo ringrazio tutta la società - conclude -, dalla dirigenza allo staff tecnico, dalle compagne con cui ho condiviso questa bellissima annata a tutti coloro che lavorano nell’ombra per far sì che tutto fili per il verso giusto. Grazie alla Cbf Balducci per avermi dato quest’opportunità e per aver compreso e rispettato la mia scelta'".
(Credit foto: Marco Raponi)
La Med Store Tunit cambia volto per la stagione 2022/2023 e si prospettano novità importanti in tutti i reparti. La squadra biancorossa saluta tre protagonisti che nella passata stagione sono stati tra i cardini della squadra: il capitano Robbiati, lo schiacciatore Lazzaretto e l’opposto Giannotti.
Presentato la scorsa estate, Robbiati è arrivato alla Med Store Tunit con alle spalle una lunga carriera trascorsa in Serie A, durante la quale ha vestito le maglie di Mantova, Milano, Cantù, Lagonegro e Santa Croce, tra le altre. In questa stagione vissuta insieme, un campionato ricco di ostacoli, Robbiati si è preso anche la fascia di capitano e nuove responsabilità, aiutando la Med Store Tunit con tutta la sua esperienza e le qualità messe in campo, per confermare Macerata ai vertici della Serie A3.
Anche quando costretto a fermarsi a causa di un lungo infortunio, Robbiati non ha mai fatto mancare il suo sostegno ai compagni, seguendoli in allenamento, per poi tornare a dare il suo contributo anche in campo dove nel finale di stagione è stato determinante per il terzo posto in regular season.
Lazzaretto lascia la Med Store Tunit dopo l’approdo dalla Delta Group Rico Carni Porto Viro. A Macerata si è preso subito un ruolo da protagonista nel roster biancorosso; grazie all’esperienza maturata in tanti anni di Serie A, come nelle stagioni alla GoldenPlast Potenza Picena, con l’Aurispa Alessano, la Kioene Padova e a Porto Viro, Lazzaretto è stato tra i punti fermi della Med Store Tunit nella stagione da poco conclusa.
Le sue indiscusse qualità e la sua grinta hanno accompagnato la squadra fino alla semifinale di playoff, mentre fuori dal campo Macerata ricorderà la simpatia e disponibilità di Enrico.
L’opposto Giannotti chiude la sua esperienza in biancorosso, iniziata a metà campionato. Arrivato a Macerata con la voglia di confermare tutto il suo valore dopo una difficile esperienza a Brescia, in biancorosso ha trovato lo spazio e l’ambiente giusto per esprimersi.
È riuscito ad inserirsi rapidamente nel gruppo diventandone uno dei leader e aiutando i compagni a conquistare il terzo posto in campionato e a giocarsi i playoff fino all’ultimo respiro, dando spettacolo nella doppia sfida di semifinale contro Aci Castello.
Giannotti ha portato a Macerata la sua lunga carriera in Serie A, iniziata a Padova e proseguita girando l’Italia con maglie importanti come quelle di Spoleto, Bolzano, Monza, Grottazzolina, ma oltre alle qualità sul campo, ha mostrato una grande professionalità e la capacità di calarsi subito nell’ambiente, diventando un esempio per i ragazzi più giovani del roster. Tutta la società e la famiglia biancorossa saluta Gabriele, Enrico e Stefano, augurando loro il meglio per le prossime avventure nella pallavolo.
Si chiude l’anno scolastico e con esso le molteplici attività che hanno coinvolto i ragazzi e i docenti dell’Ite “Gentili” di Macerata. Ad esprimere soddisfazione per le iniziative che sono state svolte a partire dall'autunno scorso è la professoressa Paola Formica, docente di diritto e referente di Istituto per l'educazione civica.
"Abbiamo cercato di costruire una cultura della legalità nel senso più ampio possibile - sottolinea la docente -, affrontando tematiche, incontrando personaggi, organizzando giornate commemorative e incontri con esperti".
La collaborazione degli insegnanti della scuola maceratese è stata sempre attiva e questo ha permesso di sviluppare il progetto “Cittadini esemplari” che si è avvalso del sostegno di docenti di lettere, economia, scienze e religione in una prospettiva di approccio multidisciplinare.
Gli alunni coinvolti hanno così potuto riflettere e lavorare su tematiche di diversa natura: dal rispetto dell’ambiente alla violenza di genere, dal bullismo/cyberbullismo al contrasto alla contraffazione.
Altrettanto importanti poi le riflessioni scaturite dai dibattiti con i protagonisti della lotta alle organizzazioni criminali, come nel caso dell'incontro con il procuratore distrettuale antimafia, Daniele Paci e dell'incontro con il procuratore Nicola Gratteri, in occasione della 'Giornata della Legalità' il 23 maggio scorso.
L’Ite ha, inoltre, partecipato alle varie giornate commemorative come la Shoa, il Tricolore e la recentissima Festa della Repubblica con visioni di film, momenti di riflessione, lettura e analisi di documenti; all’interno di questo contenitore sono state svolte iniziative finalizzate alla formazione di una cultura europea con Eurodesk e Erasmus+.
La stessa dirigente scolastica Roberta Ciampechini sottolinea "l’assoluta importanza di tutte queste iniziative che concorrono all’arricchimento culturale dei docenti e degli studenti, i cittadini del domani".
“Sulla questione della mancata candidatura dello Sferisterio nella lista dei teatri storici delle Marche proposti dalla Regione come patrimonio Unesco, l'assessore alla cultura della Città di Macerata Katiuscia Cassetta è sfortunata, o forse semplicemente impreparata, perché gli atti sono pubblici e consultabili, così come le stesse linee guida di candidatura”. Ad intervenire sulla questione, a gamba tesa, il consigliere regionale del Partito Democratico Romano Carancini.
“Nell'affermare che lo Sferisterio non risponde ai criteri richiesti dalla candidatura stessa afferma una falsità – punge l’ex sindaco di Macerata -. Non sorprende lo ‘sport’ diffuso nelle amministrazioni di destra di utilizzare troppo spesso le sedi istituzionali per veicolare bugie e sperare di confondere i cittadini, come in questo caso, quanto piuttosto la grave scelta dell'assessore alla cultura di schierarsi, di fatto, contro lo Sferisterio e dunque contro la sua città”.
“Appare assolutamente assurda e incoerente la scelta della Regione di escludere uno tra i beni più preziosi e originali del suo patrimonio artistico-culturale – spiega il consigliere dem -, che rientra a pieno titolo nel circuito dei teatri storici delle Marche per le motivazioni che la stessa Regione ha formalmente elencato nella sua relazione di candidatura”. “Una vera e propria incoerenza, nonché un'occasione persa, per la quale chiederò spiegazioni con un'interrogazione in sede di Consiglio regionale”, ribadisce Carancini.
“Il fatto, come dice l’assessore comunale Cassetta, che lo Sferisterio sia stato in origine destinato alla pratica del gioco della palla al bracciale non è una discriminante prevista dall'Unesco. È solo un altro autogol di questa giunta regionale e, soprattutto, l'evidente inadeguatezza amministrativa della giunta Parcaroli che, ancora una volta, ha subìto passivamente l'indirizzo degli amici politici in Regione”, attacca Carancini.
“È il momento che la città di Macerata, attraverso i cittadini, le associazioni, le istituzioni, direi lo stesso sindaco, partecipino per esprimere indignazione e presa di posizione contro questa ingiusta esclusione, frutto di imperdonabile incapacità di governo” conclude il consigliere regionale del Pd.
Dopo Macerata e Camerino, il taser arriva anche in altre località della provincia, andando progressivamente ad interessare tutta la regione Marche. Da lunedì 6 giugno sarà la volta della pistola a impulsi elettrici anche per le forze dell’ordine di Civitanova Marche, oltre a quelle delle zone di Fermo, Urbino, Senigallia.
"Saranno 139 le città italiane – ha dichiarato il sottosegretario all’Interno Nicola Molteni - nelle quali a partire da lunedì verrà introdotta l’arma non letale. Per affrontare in maniera efficace l'evoluzione delle minacce alla sicurezza è necessario aggiornare costantemente gli strumenti messi in campo, e il taser risponde all'esigenza di offrire a polizia, carabinieri e guardia di finanza uno strumento in più a tutela dell'incolumità degli operatori di pubblica sicurezza e dei cittadini".
Dal 23 maggio l'apparecchiatura era già in dotazione a nel Comune di Macerata (leggi qui). "Nelle ultime settimane - prosegue Molteni - si sta confermando l'eccellente potenziale di deterrenza di questo strumento. Stiamo continuando a lavorare nella consapevolezza che la sicurezza è, al tempo stesso, un bene da tutelare e un servizio da offrire. Di più, dalla sicurezza passano poi anche il rilancio del turismo, la ripresa economica e la capacità di attrarre investimenti. Il Governo è quindi assolutamente consapevole della centralità degli investimenti in sicurezza".
La morte di Peppino Impastato ha rischiato di restare intrappolata tra la nebbia che avvolge i misteri italiani. Pareri ufficiali discordanti e menzogne hanno accompagnato la fine di un giornalista libero in terra di Mafia. A ripercorrere i giorni che seguirono l'inchiesta del presunto suicidio il generale dell'Arma, Paolo Piccinelli che proprio in sicilia presterà servizio a pochi anni dalla Strage di Capaci e da quella di Via D'Amelio.
A «Mafiopoli» la vita scorre, giorno dopo giorno, tranquillamente e, come sempre, senza grandi scossoni, tranne le eccezioni che ci sono dappertutto. Solitamente c'è calma, tranquillità; invece, quel giorno c'è movimento, c'è tensione. Tutti sono in attesa dell'importante decisione riguardante il progetto chiamato Z-10 e la costruzione di un palazzo a cinque piani; perciò, il grande capo, Tano Seduto, si aggira come uno sparviero sulla piazza”.
Il 7 aprile 1978 durante la trasmissione radiofonica «Onda pazza» di Radio Aut, Peppino Impastato parla in questi termini del suo paese d'origine, Cinisi, centro costiero a due passi da Palermo e di un suo illustre concittadino. Il Tano Seduto che cita è Gaetano Badalamenti, meglio noto come Don Tano, potente, riverito, temuto, prestigioso esponente della mafia palermitana e siciliana, collocato ai suoi vertici assieme a personaggi destinati ad entrare nella leggenda di Cosa nostra come Stefano Bontate e come Luciano Leggio.
Parlare di mafia, a quei tempi, è un atto di coraggio, ma fare i nomi dei mafiosi e ridicolizzarne i capi pubblicamente è sicuramente un atto temerario. E la cosa non poteva passare sottogamba agli uomini di cosa nostra. Nella notte tra l’8 e il 9 maggio 1978 Peppino Impastato viene fatto saltare in aria sui binari della linea ferroviaria che collega Palermo a Trapani, nel tratto ricadente nel Comune di Cinisi. La scena che si presenta ai carabinieri, poliziotti e magistrati accorsi sul posto è davvero tragica: un pezzo della linea ferroviaria divelta, brandelli del corpo di Peppino sparpagliati per decine di metri.
Una delle prime cose che viene curiosamente effettuata nell’immediatezza è una perquisizione alla sede di Radio Aut e poi alle abitazioni della mamma e della zia di Peppino. Qui, tra il materiale che viene portato via in sacchi neri (oggetto di un improbabile, quanto illecito “sequestro informale”), viene trovata una lettera, risalente ad alcuni anni prima, nella quale Peppino manifestava, alla luce del proprio malcontento politico, l’intenzione di finirla con la propria attività politica e con la vita: trovato il movente! Peppino impastato si è suicidato. O, al limite, è morto mentre stava preparando un attentato lungo la linea ferroviaria.
E tali convinzioni trovano spazio nel rapporto giudiziario del 10 maggio successivo a firma dell’allora Maggiore Subranni, Comandante del reparto Operativo di Palermo, nel quale viene affermato che Peppino Impastato si era suicidato mentre compiva scientemente un attentato terroristico. Tali conclusioni investigative sono state ribadite anche in un secondo rapporto giudiziario, del 30 maggio, in risposta ad una richiesta di delucidazioni chieste del PM Signorino, nella quale peraltro si invitava la polizia giudiziaria a considerare tra le ipotesi investigativa anche quella dell’omicidio.
Tesi queste che resistono anche agli esiti negativi di un grande numero di perquisizioni nei domicili di giovani compagni di Impastato alla ricerca di armi e esplosivi e che resiste anche agli esiti negativi dei rilievi effettuati a bordo della Fiat 850, ove non viene trovata alcuna traccia di esplosivo. Tesi che resiste agli esiti del tutto divergenti, degli esami testimoniali degli stessi amici di Giuseppe Impastato, proseguiti incessantemente fino alla stesura del rapporto del 10 maggio.
Esami che indicavano la matrice mafiosa dell'evento e fornivano evidenti spunti investigativi, evocando con chiarezza i contenuti salienti dell'impegno politico dell'Impastato nella denuncia dell'esistenza di un traffico internazionale di stupefacenti, nella denuncia degli interessi economici e delle attività criminali facenti capo ai mafiosi operanti nella zona.
I due rapporti giudiziari sono stati oggetto di successivi approfondimenti, anche e soprattutto da parte di una Commissione parlamentare appositamente istituita, che ha evidenziato le tante ingiustificate lacune dall’attività investigativa. Basti pensare che il fascicolo fotografico allegato al primo rapporto giudiziario era costituito da sole 9 foto (peraltro di macabri dettagli dei ritrovamenti dei brandelli del corpo di Peppino) senza una didascalia o un ordine.
Basti ancora considerare che non fa quasi cenno al casolare abbandonato, all’interno del quale gli amici di Peppino, accorsi sul posto, trovano una pietra insanguinata. Basti ancora pensare alla mancanza di accertamenti sulla provenienza dell’esplosivo utilizzato (indicato da un perito come esplosivo da cava. E in zona esistevano cave da controllare).In pratica nessun atto di polizia giudiziaria è mai stato indirizzato nei confronti di soggetti a qualsiasi titolo riconducibili agli ambienti mafiosi oggetto delle denunce di Giuseppe Impastato e dei giovani facenti capo a Radio Aut. E ciò anche se, già all'indomani dell'evento mortale, era emerso un quadro netto e distinto dell'importanza dell'opera di «controinformazione» svolta dall'Impastato e del livello delle sue denunzie.
Dovranno purtroppo passare da allora ancora molti anni per conoscere l'entità degli interessi criminali denunziati da Giuseppe Impastato, a partire dal fenomeno del trasporto dello stupefacente a mezzo di corrieri e dall'insediamento territoriale delle raffinerie dell'eroina che a far data dal 1977/78 consentirono a cosa nostra di lucrare centinaia di miliardi l'anno. Nessuna perquisizione nei confronti di mafiosi. Nessuna richiesta di intercettazioni telefoniche.
Né il pubblico ministero, durante i sei mesi in cui tratta direttamente l'inchiesta, effettua o delega approfondimento o un'indagine sulle persone, sui fatti e sulle specifiche circostanze che prima Peppino Impastato e poi i suoi amici avevano avuto il coraggio civile di denunciare. Un ultimo, ma non meno significativo, profilo della ricostruzione delle vicende delle indagini sulla morte di Giuseppe Impastato è dato dai rapporti tra il reparto operativo, e i comandi superiori dell'arma dei carabinieri. E questo aspetto a me, che dall’Arma provengo, fa particolarmente male.
Di fatti il superiore Comando della Legione più volte richiese e sollecitò al reparto operativo informazioni sull'andamento delle indagini. E tali richieste si fecero insistenti e frequenti dopo la formalizzazione del processo contro ignoti per omicidio volontario. Spicca, per il contenuto, la nota a firma del comandante pro-tempore del nucleo operativo, il maggiore Tito Baldo Honorati, indirizzata al comando del gruppo di Palermo dove, tra l’altro si dice: «Le indagini molto articolate e complesse svolte all'epoca da questo Nucleo operativo hanno condotto al convincimento che l'Impastato Giuseppe abbia trovato la morte nell'atto di predisporre un attentato di natura terroristica.
L'ipotesi di omicidio attribuito all'organizzazione mafiosa facente capo a Gaetano Badalamenti operante nella zona di Cinisi è stata avanzata e strumentalizzata da movimenti politici di estrema sinistra ma non ha trovato alcun riscontro investigativo ancorché sposata dal Consigliere Istruttore del tribunale di Palermo. Rocco Chinnici a sua volta, è opinione di chi scrive, solo per attirarsi le simpatie di una certa parte dell'opinione pubblica conseguentemente a certe sue aspirazioni elettorali, come peraltro è noto, anche se non ufficialmente ai nostri atti, alla scala gerarchica.......”. La nota è del giugno del 1984. Il dott. Chinnici era stato ucciso dalla mafia il 23 luglio 1983.
In tutta la vicenda hanno avuto un ruolo determinante i familiari e gli amici di Giuseppe Impastato che intervennero con tempestività ed efficacia sulla scena processuale presentando nel novembre 1978 il «Promemoria all'attenzione del giudice Chinnici» e il Documento della redazione di Radio Aut. Il «promemoria» offriva una serie di suggerimenti investigativi che furono in gran parte espletati dal giudice istruttore, mentre altri, pure molto importanti, risultavano purtroppo superati o impossibili da eseguirsi per il lungo tempo trascorso.
Il primo capitolo processuale termina con la richiesta del Pubblico Ministero di non doversi procedere, quanto all'omicidio premeditato in danno di Giuseppe Impastato, per essere rimasti ignoti gli autori del reato. L'atto conclusivo della prima fase si ha con la sentenza istruttoria del dott. Antonino Caponnetto in data 19 maggio 1984. Nella quale viene tuttavia stigmatizzata la valutazione compiuta dal Pubblico Ministero nella sua requisitoria finale, laddove afferma che le originarie indagini furono «dubbiose» in ordine alla qualificazione della morte di Impastato.
La successiva parentesi della tormentata storia processuale, cioè la riapertura delle indagini disposta dalla Procura di Palermo è avviata, su sollecitazione degli amici e dei familiari di Impastato. Nel giugno del 1986, infatti, il fratello, Giovanni Impastato, e alcuni amici di Peppino chiedono formalmente la riapertura del procedimento. La sentenza di questo secondo filone non portò a risultati concreti per la mancanza di prove consistenti nei confronti Di Tano Badalamenti e degli altri appartenenti alla sua consorteria mafiosa. Ma viene evidenziato il sospetto che ad uccidere Impastato fosse stata la frangia mafiosa dei «corleonesi».
Una formale richiesta di riapertura delle indagini venne avanzata a firma del legale dei familiari e del Centro Impastato in data 9 maggio 1994, atteso il diverso ruolo che, nell'ambito della struttura di cosa nostra sembrava dovesse attribuirsi a Badalamenti sulla base delle risultanze delle indagini scaturite dopo le stragi di Capaci e via D'Amelio ma, soprattutto, con riferimento alle ulteriori dichiarazioni di Buscetta e di altri collaboratori di giustizia, tra cui Salvatore Palazzolo affiliato proprio alla mafia di Cinisi, collaborazione che poteva offrire spunti decisivi per l'accertamento della verità sulla morte di Giuseppe Impastato.
Il 27 maggio del 1997 viene chiesta la custodia cautelare in carcere per Gaetano Badalamenti e gli arresti domiciliari per Vito Palazzolo, indicati come responsabili del delitto Impastato. Il travagliato processo che ne è seguito si è concluso con la condanna, il 5 marzo del 2001, a 30 anni di carcere per Vito Palazzolo, ritenuto esecutore dell’omicidio, e con la condanna, l’11 aprile del 2002, all’ergastolo per Gaetano Badalamenti ritenuto il mandante.
24 anni sono passati dopo quel 9 maggio del 1978 per arrivare ad una sentenza che inchiodasse alle loro responsabilità gli autori di quel terribile delitto. Troppi. Storia costellata di errori, superficialità, e anche depistaggi, che non hanno portato a condanne solo perché sopravvenuto, come troppo spesso accade, il potente scudo della prescrizione. Che cancella l’eventuale pena. Ma non fa dimenticare quello che si è commesso.
L’afa di questi giorni è un anticipo di estate piena e allora anche La Filarmonica riapre i battenti. Con il prologo-rodaggio di mercoledì e la prima notevole affluenza nel giovedì festivo, è stata inaugurata la stagione nella storica piscina all’aperto di Macerata.
Famiglie con bambini ma anche coppie o comitive di ragazzi e adulti, tutti possono tornare a godersi la struttura di via Ghino Valenti, lo “stabilimento balneare del capoluogo”, detta anche la “spiaggia di Macerata”.Per il terzo anno di fila la gestione è stata affidata al Centro Nuoto Macerata, segnale del bel lavoro svolto in precedenza e dell’affidabilità di una associazione che, del resto, da anni cura ed ha saputo rilanciare la piscina al chiuso, la comunale di Viale Don Bosco.
La Filarmonica si ripresenta con la sua vasca da 25 metri per 18, alta un metro e 30, location ideale per nuotare, giocare, divertirsi ma anche per trascorrere un piacevole momento di relax e di sole con vista sui Sibillini. La piscina è aperta e a disposizione tutti i giorni, gli orari di questo mese di giugno sono 9.30-19 dal lunedì al venerdì e 8.30-20 sabato e domenica.
Qui l'igiene è prioritaria grazie al controllo elettronico e automatizzato di tutti i valori, come pure la sicurezza, con la totalità del personale con brevetti Federazione Italiana Nuoto di assistente bagnanti, istruttore e esecutore blsd per l'uso del defibrillatore. Il servizio è completo, perché chi vuole fermarsi a pranzo o per un aperitivo serale avrà a disposizione il piccolo chiosco bar.
Da quest'anno hanno preso il via anche i campi estivi per bambini dai 6 ai 12 anni di età. Dal 13 giugno infine inizieranno anche i corsi di nuoto per i piccoli e le lezioni di acquagym. Per ulteriori info 371 3179147 oppure www.piscinamacerata.it.
Riflettere sugli effetti della pandemia sulla popolazione più anziana e sulle politiche sociali e sanitarie che l’Italia ha implementato e con quali risultati: questo l’obiettivo del seminario promosso dall’Università di Macerata e dal Centro interuniversitario di ricerca sull’invecchiamento sano e attivo, Crisa, “Anziani, salute e politiche socio-sanitarie nella crisi pandemica”.
L’appuntamento è per martedì 7 giugno dalle 15 alle 18 nell’Auditorium Unimc in via Padre Matteo Ricci. Al seminario, patrocinato da Ais Sociologia della salute e della medicina, Inrca e “Rivista delle politiche sociali” sarà possibile partecipare anche a distanza al link https://tinyurl.com/d7t83pcj. Per informazioni: marta.scocco@unimc.it
La presenza di istituzioni del territorio e referenti di centri di ricerca nazionali apre al dibattito in una logica di confronto, di approfondimento e di implementazione. Dopo i saluti istituzionali di Stefano Cecconi, direttore della “Rivista delle Politiche Sociali”, interverranno Gianluca Busilacchi, professore associato di sociologia economica all’Università di Macerata con una relazione su “L’emergenza Covid-19 come stress test per la sanità italiana” e Nerina Dirindin, economista sanitaria, presidente della’Associazione salute diritto fondamentale, docente all’Università di Torino, su “Anziani: diritti e libertà nella crisi Covid e oltre”.
Ne discuteranno: Guido Giarelli, professore ordinario di sociologia generale all’Università "Magna Græcia" Catanzaro; Antonio Domenico Procopio, ordinario di patologia generale e clinica alla Politecnica delle Marche; Giovanni Lamura, direttore del Centro ricerche economico-sociali per l’invecchiamento dell’Inrca di Ancona; Alessia Bertolazzi, associata di sociologia generale di UniMc. Seguiranno al dibattito ulteriori interventi programmati. Introduce e modera Isabella Crespi, docente Unimc di sociologia dei processi culturali.
Aperte le iscrizioni per la seconda edizione di Educamp Macerata, il campo estivo multi-sportivo e multidisciplinare organizzato dall' A.S.D. Yfyt Macerata in collaborazione con il CONI. A partire da lunedì 6 giugno prossimo e fino al 12 agosto, il campo sportivo Anti Stadio Helvia Recina in via dei Velini ospiterà bambini e ragazzi dai 5 ai 14 anni, coinvolgendoli in attività sportive ed educative di ogni genere .
Il programma prevede una vasta serie di attività ludiche, ricreative ed educative: giochi tradizionali, recitazione e disegno sono solo alcuni esempi delle attività proposte dal camping, tutte all’insegna del divertimento, della socializzazione e dell’integrazione tra i più giovani. Un occhio di riguardo anche per la promozione di un corretto stile di vita e di sane abitudini alimentari. "Lo spirito di un vero Educamp è di fare da luogo di aggregazione e confronto - si legge nella nota stampa -, nel quale, grazie al gioco e all’insegnamento di attività didattiche e sportive, ci si può relazionare con gli altri e crescere insieme. "Anche quest’anno la YFIT è il CONI sono riusciti a proporre un programma ricco e qualificato per Educamp!"
Qui il link per la piattofarma per iscriversi. https://yfit.it/centro-estivo-macerata/
Pessime notizie per la capolista: a due giornate dalla fine della stagione regolare, il portiere biancorosso Gioele Carnevali deve concludere la sua corsa a causa di un brutto infortunio: una rottura del legamento crociato anteriore, stando al responso dei medici.
“L'infortunio più brutto della mia carriera è arrivato In una delle stagioni migliori a livello personale (17 gol subiti in 31 partite e 18 clean sheet) e soprattutto di squadra – commenta Carnevali -. Purtroppo nel calcio sono cose che succedono e troverò la forza di rialzarmi, vincendo anche questa sfida. Ora l'unica cosa che conta sono la squadra e la famiglia che siamo diventati, il sogno per cui stiamo lottando. Ora sono costretto ad aiutare i ragazzi da fuori, ma lo farò da tifoso numero 1. Sono convinto che i miei compagni getteranno il cuore oltre l'ostacolo anche per me. Forza Chiesanuova!”.
Benedetta Giovanola, professore ordinario di filosofia morale e prorettrice dell’Università di Macerata, è stata nominata vicepresidente della Società italiana di filosofia morale, Sifm, in occasione del rinnovo del Consiglio direttivo (Roma, 28 maggio), avvenuto a margine del Convegno Nazionale della società.
Si tratta di un riconoscimento prestigioso per l’itera comunità dei filosofi morali dell’Ateneo: Carla Danani, Donatella Pagliacci, Silvia Pierosara, Luigino Alici, Simona Tiribelli, Alessandra Lucaioli, Valentina Carella, Francesco Totaro, già docente Unimc. La Sifm è la società di riferimento dei docenti e ricercatori di filosofia morale in Italia ed è molto impegnata sia nella promozione degli studi nel settore dell’etica, sia nel potenziamento del ruolo pubblico della filosofia morale.
A testimonianza del valore del suo ruolo e del suo contributo, la Sifm ha ricevuto una medaglia alle attività da parte del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, consegnata in occasione del convegno “Etica, conoscenza, spazio pubblico”che ha avuto, tra i suoi relatori, oltre a Giovanola, la senatrice a vita Elena Cattaneo, il presidente dell’Ordine Nazionale dei Giornalisti Carlo Bartoli e Tommaso Piazza dell’Università di Pavia.
Dopo 5 ore di camera di consiglio, la Corte d'Assise di Macerata ha deciso di condannare all'ergastolo Leopoldo Wick (59 anni), l'infermiere ascolano accusato di essere responsabile di 8 omicidi premeditati e 4 tentati omicidi premeditati in relazione alle morti sospette nella Rsa di Offida (AP) tra il 2017 e il 2018 mediante indebita somministrazione di farmaci (leggi qui). Nello specifico, la Corte ha riconosciuto Wick colpevole di 8 dei 12 capi d'imputazione totali.
All'uomo, che si è sempre professato innocente, è stata contestata inoltre l'aggravante di aver commesso i fatti con mezzi insidiosi: somministrazioni di insulina e psicofarmaci. La Corte d'Assise ha stabilito dunque una provvisionale di ristoro per le parti civili, col risarcimento vero e proprio da quantificare in separata sede. Disposto anche l'isolamento diurno a carico dell'infermiere che è stato assolto per un caso di omicidio e per i restanti tre di tentato omicidio.
Salutarsi non è mai facile. Dopo 18 anni, dal minivolley alla promozione in A1 con la fascia di capitano, Ilenia Peretti e la Cbf Balducci Hr Macerata si sono trovati di fronte a un “ciao” difficile da dire.
Una scelta di vita per la palleggiatrice di Macerata. “Non è facile lasciare questa squadra che per me è una seconda famiglia - ha dichiarato Ilenia - Qui è dove ho sempre voluto giocare e dove ho potuto coronare il mio sogno, che era quello di avere un percorso proprio come quello che abbiamo fatto in questi anni e che ci ha portato tante soddisfazioni".
"Dopo 3 stagioni di Serie A2 e dopo la promozione in A1 mi sono resa conto che per me questo non è ancora il momento di affrontare questa categoria. Ora lo studio chiama, c’è una laurea da prendere e quindi ora bisogna valutare quelle che sono le priorità di vita al momento", ha spiegato Peretti.
"Un grande grazie da parte mia va a tutte le ragazze, tutti gli allenatori, tutti i dirigenti che hanno condiviso con me questo percorso. Un grazie particolare a Pietro Paolella, Maurizio Storani e Massimiliano Balducci, inseparabili compagni in questo bellissimo cammino. Il ringraziamento più grande va a Tito Antinori, che mi ha accolto come una figlia e che mi ha fatto innamorare di questo sport. Ci vediamo al Banca Macerata Forum, comunque" ha concluso Ilenia. "Una decisione che la società accetta con profondo rispetto, seppur a malincuore" si legge in una nota ufficiale del club.
Dopo 36 anni di permanenza nella città di Macerata, suo luogo di adozione e di elezione, il Maestro Carlo Iacomucci ha recentemente preso residenza a Monsano, in provincia di Ancona, più nello specifico nella Vallesina. Trasferimento dettato da motivi affettivi e da esigenze familiari che, in seguito alla pandemia, lo hanno visto sempre più spesso spostarsi.
Già nei due anni di pandemia gli spostamenti verso Monsano erano sempre più frequenti: Iacomucci si recava spesso presso la casa della figlia per poter essere più vicino ai nipoti e durante i periodi di permanenza ha iniziato a maturare il desiderio di rimanere stabilmente vicino alla famiglia. Durante la quarantena, il Maestro ha prodotto oltre 60 opere originali, nonostante l'assenza degli strumenti necessari come il suo prezioso torchio calcografico.
Oltre che per rimanre vicino agli affetti, quindi, Iacomucci si trasferisce anche per ritrovare un nuovo slancio artistico e seguire le nuove ispirazioni che hanno riacceso il suo percorso negli ultimi anni. A non cambiare è la predisposizione a dipingere su carta e a stampare le incisioni su carte speciali, caratteristiche derivanti dalla sua formazione giovanile alla Scuola del Libro di Urbino, sua citta' natale e di studi.
Proprio in questi giorni, il Maestro è particolarmente impegnato a sistemare il suo nuovo studio/atelier nei pressi di Jesi, situato in una posizione panoramica che si affaccia su di un bellissimo cortile verde. Lasciando Macerata per trasferirsi a Monsano, Iacomucci ha voluto affrontare una nuova sfida: un viaggio spirituale dentro di sé, per mettere a nudo i sentimenti più profondi dell'animo umano e dar loro vita con la sua colorata poetica. Un lunghissimo viaggio fatto di incisioni, dipinti, illustrazioni, tanti anni di vita vissuta e dedicata all’arte, sia come professore di discipline pittoriche che come artista.
In occasione della Giornata Nazionale dello Sport proclamata dal Coni per domenica 5 giugno, il Comitato Olimpico Nazionale Italiano e il Comune di Macerata organizzano due appuntamenti che vedranno coinvolti i giovani della città in altrettante manifestazioni sportive.
Domenica 5 giugno infatti, a partire dalle 15:30 alle 20, la Terrazza dei Popoli ai giardini Diaz ospiterà il Torneo giovanile Volley S3 promosso dalla SSD Helvia Recina Volley Macerata mentre a partire dalle ore 18:30, presso il campo da basket di Corneto, si terrà il Campionato minibasket promosso dalla Basket Macerata con il derby che vedrà in campo gli Aquilotti Reali Macerata e gli Aquilotti Testa Bianca Macerata.
Durante i due eventi parteciperanno anche operatori del mondo sportivo del territorio. "Ringraziamo il Coni per averci coinvolto in questa lodevole iniziativa che vede protagoniste le associazioni sportive della città, che interessa in particolare i bambini e i ragazzi e che tocca i quartieri di Macerata – ha detto l’assessore allo Sport Riccardo Sacchi -. Questi due appuntamenti si inseriscono perfettamente nel ricco cartellone di Macerata Città Europea dello Sport 2022".
"Ci prepariamo a vivere una grande festa all’insegna di chi ama e pratica lo sport – ha aggiunto Fabio Romagnoli, delegato provinciale Coni -. Siamo certi che lo sport sarà fondamentale per la ripresa del paese in questo momento di ripartenza".