La Vedova contagia piano piano con la sua allegria il pubblico dell’arena Sferisterio, e vince la non facile scommessa di inaugurare il cartellone della stagione lirica maceratese numero 61. Operazione assolutamente inedita, e dunque a suo modo azzardata, ma che rientra nel mood del revival generale che l’operetta sta vivendo negli ultimi anni in Europa. C’è anche da dire che il nuovo direttore artistico Marco Vinco e la nuova sovrintendente Lucia Chiatti, subentrati lo scorso dicembre, purtroppo per loro (e per noi) non hanno ricevuto in eredità i ventimila milioni della assai consolabile vedova Anna Glawari, ma si sono trovati a costruire, gestire e promuovere in pochi mesi e con pochi soldi una programmazione fatta dai loro predecessori. Intanto, a giustificazione di una scelta tanto insolita, c’è un anniversario importante da festeggiare, ovvero i 120 anni dalla prima rappresentazione a Vienna della Vedova allegra di Franz Lehár, l’operetta in assoluto più famosa e più amata che si è guadagnata di diritto l’ingresso nel “grande repertorio” della lirica: pensate che solo nel 1909 a Parigi, a quattro anni dal suo debutto, si erano succedute più di ventimila repliche, che erano diventate oltre trecentomila nel 1948 alla morte di Lehár. Ma per tornare a tempi più recenti e a luoghi a noi più familiari, ricordiamo la Vedova allegra firmata da Vittorio Sgarbi nel 2015 al Teatro Pergolesi di Jesi (affidata a Valeria Esposito, memorabile Lucia di Lammermoor allo Sferisterio alla metà degli anni Novanta), e quella più recente del dicembre 2024 andata in scena in un tempio della lirica italiana come il Teatro Regio di Parma. E poi le altre due opere in cartellone, il Rigoletto circense e provocatorio di Federico Grazzini e il Macbeth magico e mediterraneo di Emma Dante, sono entrambe delle riprese di produzioni che hanno già debuttato negli anni scorsi sul palco dello Sferisterio e non potevano ambire ad aprire la stagione lirica.
L’allestimento in tre atti, firmato dal regista francese Arnaud Bernard, che collabora con i più prestigiosi teatri lirici del mondo e che torna dopo 25 anni allo Sferisterio dove aveva lavorato come assistente alla regia nella Bohème diretta nel 2000 dal compianto maestro Massimo de Bernart, si preannunciava elegante ma anche frizzante e leggero, grazie alla presenza di un cast giovane, formato da molti under 35, e a una scrittura musicale estremamente raffinata sebbene popolare, in cui valzer lenti si alternano a ritmi più sostenuti, con innesti di reminiscenze melodiche ungheresi, balcaniche e persine mahleriane. Insomma, il mantra ripetuto nella conferenza stampa di presentazione è stato “assolutamente no kitch ma neanche too much chic”: vietato cadere nei cliché della volgarità, vietato strizzare l’occhio a un certo intellettualismo pretenzioso. Bandita l’originalità a tutti i costi, e inseguendo l’idea poetica di un sogno, le intenzioni sono state rispettate, come è stata rispettata la grande tradizione nostrana in questo spettacolo pensato in lingua italiana, che Bernard, alla sua prima Vedova, ha affidato alle cure autoriali di Gianni Santucci, che oltre ad esserne il coreografo è anche un veterano del capolavoro del maestro austro-ungarico, con all’attivo una dozzina di produzioni diverse. Partendo dal testo originale tedesco, si è così arrivati a traduzione italiana semplice, ma con l’introduzione di qualche novità per divertire e far sorridere il pubblico. La più eclatante? La napoletanità del Cancelliere Njegus che fra battute, doppi sensi, sfottò e qui pro quo si inserisce alla perfezione con la sua spassosa verve nella veneranda tradizione comica partenopea.
Il lungo muro dello Sferisterio, che abbraccia un palco sfruttato stavolta in tutta la sua lunghezza, non doveva essere coperto o mortificato, ma reso protagonista. E infatti cantanti, coro e danzatori lo occupano in lungo e in largo affollando per tutta la durata della rappresentazione ogni centimetro del palco, con movimenti ben curati. Se il primo è l’atto del colore nero e dell’eleganza in cui prevalgono le parti recitate (a volte a onor del vero un po’ troppo lunghe, tanto che non si vede l’ora che qualcuno prima o poi ricominci a cantare, perché in fondo siamo qui per questo, per sentir cantare, o no?), il secondo è l’atto del colore bianco e della poesia in cui finalmente il canto riprende il sopravvento (e il pubblico applaude sollevato), mentre il terzo è l’atto del colore rosso e della spettacolarità, dominato dal ballo: un tourbillon di scatenati danzatori che invade il palco fra acrobatici can can e frenetici galop.
Le scene, volutamente essenziali e scarne, ma efficaci nel raccontare un’epoca, sono come un modulo che si ripete nei tre atti, ma che ad ogni atto varia per colore dominante e oggetti-simbolo: gli eleganti divani e i lampioni sfavillanti nel primo atto, intervallati da figurine nere ritagliate che si tagliano sullo sfondo, come neri e brillanti sono gli abiti degli invitati alla festa che fanno tintinnare calici e svolazzare ventagli; le sobrie cabine-ombrellone di tessuto a righe e le figurine ritagliate che nel secondo atto si trasformano in bianche signore con l’ombrellino da sole, abbinate agli eleganti costumi da mare di inizio Novecento tutti rigorosamente anch’essi sui toni del bianco panna o al massimo a righe, bianche e blu o bianche e rosse (qui l’unica eccezione è la Vedova-marinaretta vestita di scuro); infine, nel terzo atto, le figure sullo sfondo diventano quelle colorate di ballerine di can can e i lampioni della festa vengono bardati con bandiere tricolori francesi.
Dall’apertura, con l’ingresso del lungo corteo funebre fra pianti e lamenti per la dipartita del ricchissimo banchiere di corte del piccolo Stato immaginario di Pontevedro, in cui il vento che soffia complice fa respirare alla platea (piena) intense folate di incenso, all’esplosione improvvisa della festa con risa, gridolini e il continuo intreccio di tresche amorose fra nobili gaudenti e dame infedeli consumate dapprima su canapè di velluto rosso (nel primo atto, in un’atmosfera che ricorda tanto da vicino le feste parigine della ormai leggendaria Traviata degli specchi), poi nelle cabine di tessuto in riva al mare in Normandia (nel secondo atto, all’ennesima festa organizzata dalla Vedova), e infine fra l’andirivieni di camerieri stile Che Maxim’s e ballerine stile Moulin Rouge (nel terzo atto, nell’ultima festa patriottica e pruriginosa sempre organizzata dalla ormai quasi ex Vedova per tentare di riconquistare il suo vero e unico amore Danilo), alla chiusura letteralmente col botto con i fuochi d’artificio esplosi sul finale sopra al muro dello Sferisterio, questa Vedova riesce nell’intento ed evita lo scontento. L’amore come sempre trionfa, i milioni ereditati sono salvi e speriamo anche il botteghino per le prossime repliche. E anzi, visto che lo Sferisterio si è piazzato quest’anno al primo posto fra i teatri di tradizione in Italia, vediamo se questa sua Vedova farà tendenza e trascinerà con la sua allegria altri teatri a puntare sull’operetta.
Nel cast di buon livello spicca su tutte l’interpretazione del soprano romeno Mihaela Marcu, perfettamente a suo agio nella parte di Anna Glawari – del resto è un ruolo che ha già calzato svariate altre volte, e si vede –, sia vocalmente (ciò che ci interessa di più), sia nella recitazione (che comunque in un genere ibrido come l’operetta è altrettanto importante). A fianco a lei il tenore Alessandro Scotto di Luzio nella parte del Conte Danilo Danilowitsch, che sfoggia a sua volta una grande dimestichezza con l’operetta e raccoglie un bel successo personale. Apprezzamenti anche per l’ingenuo Barone Mirko Zeta di Alberto Petricca (che è stato un mandarino nella Turandot 2024 allo Sferisterio), per la moglie fedifraga Valencienne del soprano trentenne Cristin Arsenova, per il Camillo de Rossilon del tenore ventottenne romano Valerio Borgioni (già Rodolfo nella Boheme dello scorso anno), lo sfrontato Njegus dell’attore e regista teatrale Marco Simeoli, il Bogdanowitsch del baritono Giacomo Medici (che sarà anche Marullo nel Rigoletto che debutta stasera), il visconte Cascada del tenore Cristiano Olivieri, il Raoul de Saint-Brioche del tenore Francesco Pittari, la Sylviane del soprano Laura Esposito (nel doppio ruolo quest’anno del Paggio della Duchessa nel Rigoletto), il Kromow del tenore Stefano Consolini, la Olga del soprano Federica Sardella, il Pritschitsch del basso Davide Pelissero e la Praskowia del mezzosoprano Elena Serra.
Man mano che il pubblico entrava nello spirito dell’opera, ops dell’operetta, si è fatto coinvolgere in numerosi battimano ritmati a suon di musica, fino a confondersi con gli applausi finali, lunghi e convinti, per il cast al completo, inclusi lo scenografo Riccardo Massironi, la costumista Maria Carla Ricotti, Fiammetta Baldisseri che ha firmato le luci, il coreografo Gianni Santucci, il maestro del coro Lirico Marchigiano “Vincenzo Bellini” Christian Starinieri e le scatenate “grisettes”: Camilla Pomilio (Lolo), Giulia Gabrielli (Dodo), Silvia Giannetti (Jou-jou), Lucia Spreca (Frou-frou), Sara Bacciocchi (Clo-clo) e Roberta Minnucci (Margot). Successo personale anche per la direzione del maestro Marco Alibrando, classe 1987, che ha diretto in prestigiosi Festival e che pochi giorni fa, a fine giugno, ha debuttato al Teatro alla Scala con il Concerto Istituzionale degli allievi dell’Accademia del Teatro alla Scala 2025, ed è stato di recente nominato primo direttore del Deutsches Nationaltheater und Staatskapelle Weimar a partire dalla stagione 2025/2026.
Appuntamento con le prossime recite de La vedova allegra per domenica 27 luglio, sabato 2 e sabato 9 agosto, alle ore 21.
La S.S. Maceratese 1922 annuncia l'arrivo di Samuele Neglia, attaccante classe 1991, che porta in biancorosso un mix di talento, esperienza e qualità tecnica.
Nato e cresciuto calcisticamente nel vivaio della Salernitana, Neglia ha debuttato in Serie D nella stagione 2010/2011 con il Sapri. La sua carriera ha poi preso il volo, con un lungo percorso tra Serie D e soprattutto Serie C, dove ha collezionato quasi 300 presenze e oltre 50 gol, vestendo le maglie di squadre blasonate come Paganese, Melfi, Viterbese, Siena, Bari, Fermana, Reggiana, Audace Cerignola e Virtus Francavilla.
In Serie D, dove ha militato in più fasi della carriera, Neglia ha disputato più di 160 partite, mettendo a segno oltre 50 reti tra campionato, Coppa Italia e playoff. Nell’ultima stagione ha giocato con la Scafatese, realizzando 5 gol in 23 presenze.
Attaccante brevilineo, dotato di fantasia, visione di gioco e senso del gol, si distingue per la sua capacità di leggere le situazioni offensive e di interpretare più ruoli nel reparto avanzato.
Neglia si è presentato alla piazza maceratese con parole chiare e piene di entusiasmo: “Sono molto contento di essere approdato a Macerata e di entrare a far parte di questo progetto. La differenza l’ha fatta la volontà reciproca nel voler iniziare questo percorso insieme. Sin da subito ho avuto sensazioni positive nei confronti del direttore, del mister e del presidente. Ora c’è solo da iniziare”.
No, madama la marchesa: non va tutto bene. La sinistra sempre così puntuale a segnalare episodi di rassismo e fassismo (scritto rigorosamente con la doppia esse perché la zeta dà un’ idea di correttezza formale che non coglie la vis sentimental-polemico-nostalgica di queste espressioni) non si è accorta che la città vive ormai dal 31 gennaio 2018 una sorta di narcosi dell’ordine pubblico.
È come colui il quale punta il dito, ma manca la luna. A Macerata c’è una sorta di conformismo – totalmente bipartisan – per cui deve necessariamente andare tutto bene: non ci sono grandi problemi, non c’è disagio, non c’è crimine, né tensione. È così? Ah saperlo! Di certo tutti provano a raccontarselo. E chi osa sollevare un dubbio che non è di parte, ma è proposto a riflessione comune e dunque a patrimonio collettivo viene censurato.
Non rassissmo e fassismo, ma conformismo e censura. Dopo l’orribile fine di Pamela, la follia di Traini, il molto che ha fatto il questore Antonio Pignataro, che ha pagato di persona il suo impegno subendo la freddezza e la distanza della città da sé medesimo, c’è stato una sorta di tacito accordo al queta non movere. Ci si è auspicati e si è lavorato affinché l’onda lunga del conformismo tutto ricoprisse: le colpe pregresse, le incapacità attuali.
Il centrodestra oggi si mostra inconsapevole che gran parte delle ragioni della sua ascesa al potere stanno nella reazione che la città ebbe all’orrore di Innocent Oseghale; il centrosinistra probabilmente da quello shock non si è più compiutamente ripreso. Ma sia gli uni che gli altri hanno evitato, o forse sono stati incapaci di farla, una riflessione profonda sul come e perché si sia determinato quell’orrore.
Le cause epidermiche sono evidenti: eccesso d’immigrazione e scarso controllo, squilibrio tra la dimensione della città e la presenza dell’alterità, consumo abnorme di droga, mancanza di spazi e di proposta di aggregazione, inclinazione alla misera speculazione abitativa favorendo il proliferare della prostituzione o del caporalato o della clandestinità, necessità di manodopera a basso costo e a zero diritti, progressivo decadimento degli anticorpi sociali verso la delinquenza a torto ritenuta minore.
Ma le cause profonde? Si è in qualche modo lasciato che il tempo rimarginasse le ferite – ma il pus sotto è rimasto e c’è il rischio della cancrena sociale – che i ventiquattro pezzi del corpo di Pamela si ricomponessero in una sorta di liturgia dello sdegno, che le pallottole di Luca Traini piano piano perdessero forza. Tutti, nessuno escluso, hanno concorso a nascondere quella mefitica polvere sotto il tappeto.
C’è un capitolo dell’inchiesta sull’orribile sorte di Pamela Mastropietro che è rimasto (volutamente?) non indagato. C’erano dei complici? E se sì chi sono e dove sono? E ancora: chi è fino in fondo Innocent Oseghale? Dove e perché ha imparato a sezionare un corpo umano con maggior perizia di un chirurgo? Come e dove ha trovato i soldi per pagarsi le spese processuali? E Oseghale era un cane sciolto o, come è giusto domandarsi e forse ritenere, era una pedina centrale nell’organizzazione della mafia nigeriana? Non può essere che gli organi di Pamela stessero in una valigia per essere venduti sul mercato abominevole dei pezzi di ricambio umani? Non se ne è parlato più; meglio non sapere?
Pignataro è stato trasferito, anche in Procura c’è stato un avvicendamento, per non dire del via vai a palazzo del Governo. Ma è possibile che Macerata abbia vissuto una settimana di orrore e follia (Pamela e Traini) senza che null’altro vi fosse e senza che null’altro – a parte il cambio di giunta – accadesse? Questo interrogativo sorge oggi perché al ripetersi a cadenza mensile di risse tra immigrati, al dilagare di una microcriminalità (che tutto è tranne che micro) che inquieta soprattutto il centro storico, al verificarsi di episodi di violenza di genere di cui si cerca sempre di sfumare la portata e i contorni, all’evidentissimo spaccio di stupefacenti si risponde con il silenzio, con la minimizzazione, con una narrazione tranquillante – lontanissima peraltro dalla verità e dal peso dei fatti - che è cambiata negli interpreti, ma non negli argomenti.
Il Centrodestra dice oggi cose e utilizza argomenti che sono esattamente gli stessi che prima usava il Centrosinistra. Rivendica al suo attivo: più telecamere, più controlli, sciorina dati, ma siamo al dito: la luna è molto più lontana. La polemica è riesplosa per la rissa dei peruviani. Non è la prima. Si può fare un lunghissimo elenco. Ce n’è stata una a marzo ai giardini Diaz (chiusi senza sapere quando riapriranno e lì si annida ancora lo spaccio, anzi più comodamente di prima perché senza frequentazione dello spazio da parte dei cittadini chi bivacca nascosto tra il sottopasso e quel capolavoro estetico dell’incementata della terrazza dei popoli ha campo libero!) e sono volati i coltelli, il 6 aprile altre due bande di peruviani si sono affrontate tra via Tibaldi e via Spalato, il 15 novembre scorso 12 extracomunitari si sono sprangati in pieno centro, un anno fa marocchini e albanesi si sono affrontati con scene da guerriglia urbana in via Pallotta.
Sono solo alcuni episodi che rivelano però che c’è una violenza nascosta tra bande rivali in città. Per controllare cosa: caporalato, spaccio, prostituzione, usura? È sciorinando le telecamere istallate che si affronta il problema? È dicendo, come si è sentito in questi giorni, che sono episodi marginali che si comprende il fenomeno? Perché non ci si pongono domande del tipo: ma la moria dei negozi non nasconde forse un giro di usura? Ma la mancanza di spazi e proposte di aggregazione giovanile non pone la popolazione studentesca alla mercè del consumo e dunque dello spaccio di droga? Ma il proliferare di attività edilizie non genera l’occasione di un caporalato e di uno sfruttamento di manodopera? Ma la caduta verticale di residenzialità in centro storico non agevola la penetrazione degli spazi identitari da parte della prostituzione? Ma l’abusivismo abitativo non chiama in involontaria complicità i cittadini che pur sapendo tacciono in una sorta di omertà dell’affitto in nero?
Forse è a queste e ad altre domande che si dovrebbe dare risposta invece che limitarsi a dire che ci sono episodi isolati. Forse gli episodi sono isolati, ma i motivi che li determinano sono, purtroppo, consolidati. La strategia scelta però – e non diversamente da quello che ha fatto per anni il centrosinistra andando poi incontro allo sciagurato e terribile redde rationem di quel 31 gennaio 2018 – è ancora quella mirabilmente sceneggiata da Alessandro Manzoni nel capitolo diciannovesimo dei Promessi sposi. C’è molto di maceratese in quell’episodio.
Il Conte Zio che si può immaginare in capigliatura canuta, incontra il padre provinciale dei Cappuccini che potrebbe ben esser stato un rappresentante del governo in città, per evitare che Fra Cristoforo, che è la maschera di chi indaga, vada troppo oltre nell’individuare responsabilità e carenze magari dei Bravi che potrebbero sedersi ovunque negli spazi e negli incarichi pubblici o affiliati al pubblico. E cosa consiglia il canuto conte zio? “Sopire, troncare, padre molto reverendo, troncare, sopire.” E’ accaduto? Può darsi. Su un episodio definito da chi lo “vissuto” una riedizione – mancata nel senso che non c’è scappata la morta – del caso Mastropietro è sicuro che sia calata la censura.
Sta di fatto che al pronto soccorso dell’ospedale medici e infermieri sono continuamente minacciati nel silenzio più totale. Diversi sono stati gli episodi di violenza di genere in città di cui si è pochissimo parlato. Neppure il consiglio delle donne – dopo la cacciata di Sabrina De Padova che pure era consigliere di maggioranza – è stato chiamato ad occuparsene. Eppure – limitandoci agli ultimi – il 2 aprile un giovane è stato arrestato per aver perseguitato la fidanzata minorenne, il 6 aprile una giovane è stata massacrata di botte in strada, il 12 maggio una ragazza è stata malmenata in casa dal fidanzato e allargando lo spettro alla provincia il 18 giugno a Civitanova 4 maghrebini sono finiti dentro per tentata violenza, il 14 giugno è stata ammazzata a coltellate a Tolentino dal marito Gentiana Hudhra.
Ma c’è un episodio di cui chi sa è costretto a non parlare. Nella notte tra il 27 e il 28 giugno scorso, dunque meno di un mese fa, una ragazza al di sotto dei 30 anni tra corso Cavour, corso Garibaldi e piazza Puccinotti sarebbe stata aggredita e stuprata da almeno tre uomini di colore. L'avrebbero anche presa a morsi. È arrivata al pronto soccorso praticamente in coma. Lei cercava droga e stava per trovare la morte. Lo shock subito è stato così forte che la ragazza è stata affidata ai servizi psichiatrici.
Si sa che si è cercato attraverso i morsi che la ragazza ha sul collo e sulle spalle di ricavare il profilo dell’arcata dentale di uno degli aggressori che – a detta dei criminologi – è come fosse un’impronta digitale e si starebbe cercando di arrivare agli aggressori. Con questa ricerca si giustifica il segreto assoluto! Chi ha assistito la ragazza e conosce la dinamica dei fatti sostiene che si "è rischiata una seconda Pamela Mastropietro". Ma nessuno sa più nulla: né della ragazza, né delle indagini, né se si volesse fare di lei ciò che probabilmente Oseghale voleva fare di Pamela Mastropietro.
È una sorta di codice d’onore della mafia nigeriana non avere rapporti con donne bianche se non a un solo scopo: renderle schiave perché sul mercato della prostituzione le bianche rendono di più. Per adescarle si usa sempre la droga: successe con Pamela, è successo ancora. I morsi potrebbero indicare parte del rito di affiliazione di alcuni “culti” (così si chiamano le cosche nigeriane) che impongono di “mangiare” la vittima.
Ora la domanda: perché di questo caso non si parla? Ha forse ragione Alessandra Mastropietro – la mamma della povera Pamela – a sostenere che i complici di Oseghale sono ancora a piede libero? E se è vero com’è vero che lo spaccio di droga a Macerata è in mano ai nigeriani, se è vero come parzialmente l’inchiesta sull’atroce fine di Pamela ha dimostrato che Macerata è un covo “silente” per la mafia nigeriana possiamo liquidare come episodici gli atti di violenza che quasi quotidianamente turbano la città? E’ giustificato o no che le madri delle ragazze che abitano in centro storico dopo l’aggressione a questa giovane di cui nulla si è voluto far sapere oggi vivano angosciate ogni volta che le figlie tardano?
S’impone un’altra domanda: perché “troncare e sopire” su questo caso? Si ha paura che emergano delle verità scomode e dell’altrettante scomodo omissioni a vari livelli della cosa pubblica e dello Stato? Sarebbe forse il caso che invece di azzuffarsi in baruffe chiozzote nel cortile del consiglio comunale le forze politiche sia quelle di opposizione, ma ancor di più quelle che governano si domandassero se, passato l’orrore di Pamela, è tutto tornato come prima e peggio di prima alla anormalità? Siamo sicuri che le competenze in materia di sicurezza in città siano adeguate alla dirompenza e complessità dei problemi?
È arrivato da pochi giorni il nuovo Prefetto. Si sa che la dottoressa Isabella Fioretto – fino a qualche giorno fa “inquilina” del palazzo del Governo – aveva o forse ha tuttora un rapporto di particolare amicizia con un’assessora della giunta municipale e per questa via una stretta confidenza con il Sindaco. Certamente la dottoressa Fioretto sarà stata avvertita del caso della ragazza stuprata e ne avrà riferito all’amministrazione cittadina, ma nel rispetto delle indagini nulla ha fatto trapelare. E forse per evitare di turbare l’armonia della città si è scelta la strada del silenzio.
Tuttavia per come viene sussurrato questo caso ha tratti di straordinaria gravità e meriterebbe maggiore approfondimento. È sperabile che il nuovo prefetto il dottor Giovanni Signer – al quale va tributato uno speranzoso benvenuto - voglia convocare un vertice sull’ordine pubblico in città e si adoperi anche per capire se in passato ci sono state, e quali e fatte da chi, omissioni. Perché saranno anche tutti episodi isolati, ma qualcosa suggerisce che di episodi isolati è lastricata la strada per l’inferno. E purtroppo Macerata lo ha già conosciuto.
(Foto di repertorio)
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C’è un’elettricità speciale nell’aria di Macerata, una vibrazione elegante che si percepisce già fuori dallo Sferisterio, tra abiti da sera, sorrisi emozionati e sguardi curiosi. È il fascino ineguagliabile dell’attesa, quel fremito che precede il sipario e che fa del debutto un momento quasi sacro. Questa sera, venerdì 18 luglio, si alza ufficialmente il sipario sulla 61ª edizione del Macerata Opera Festival, con l’attesissima prima de “La Vedova Allegra”, per la prima volta nella storia rappresentata nello straordinario scenario dello Sferisterio.
Una serata che segna molte “prime volte”: non solo quella dell’operetta di Lehár nello Sferisterio, ma anche quella del duo Marco Vinco e Lucia Chiatti, rispettivamente direttore artistico e sovrintendente del festival, entrambi al loro debutto in questi prestigiosi ruoli.
«È la prima per me, per la sovrintendente e per lo Sferisterio con La Vedova Allegra – ha dichiarato Marco Vinco –. Non è mai stata messa in scena quest’opera all’interno di questo meraviglioso spazio. Sarà una versione italiana, nel solco della grande tradizione, con un allestimento elegantissimo e una cura dei dettagli anche dal punto di vista musicale. Il teatro è pieno. Non vediamo l’ora di cominciare».
Al suo fianco, Lucia Chiatti ha sottolineato la passione e l’intensità di questo esordio: «È il debutto anche per me in questo ruolo. Sono molto emozionata, ma anche felice del lavoro che abbiamo fatto. La passione è il nostro motore e la nostra vita. Desideriamo che questa energia vitale che l’opera ci trasmette arrivi al cuore di tutti e diventi una calamita per tutta la città di Macerata, e non solo. L’opera ha una forza universale che può raggiungere chiunque, a prescindere da cultura e sensibilità».
E il pubblico ha risposto con entusiasmo: fin dal tardo pomeriggio, le vie attorno allo Sferisterio si sono animate di un’atmosfera internazionale. A confermarlo anche le parole di una coppia di inglesi, intervistata da Picchio News: «È uno dei nostri luoghi preferiti. Siamo venuti lo scorso anno e abbiamo visto tre opere di fila che ci hanno colpito molto, e per questo abbiamo deciso di tornare anche quest’anno per due spettacoli». La moglie aggiunge, sorridendo: «Cosa ci piace di più del Macerata Opera Festival? Gli abiti delle donne, trovo meraviglioso il modo in cui li indossano, oltre ovviamente all’atmosfera, al palco e alla musica. Ho visto La Vedova Allegra un mese fa a Londra, all’Opera Holland Park, quindi alla fine comparerò quella versione con il Macerata Opera Festival… e poi vi farò sapere quale mi è piaciuta di più».
Tra gli ospiti istituzionali, anche il Presidente della Regione Marche, Francesco Acquaroli, ha voluto sottolineare l’importanza della manifestazione: «Una grande emozione vedere tutta questa gente. È la certezza che sarà una grande stagione, non solo per il Macerata Opera Festival ma per tutta la città e per la nostra Regione. Lo Sferisterio è ormai un punto di riferimento nel panorama nazionale e internazionale. Siamo orgogliosi di quanto è stato fatto e vogliamo continuare su questa strada: attraverso la cultura cresce anche il turismo e l’immagine delle Marche».
Un valore culturale riconosciuto anche dal Ministero della Cultura, come ha ricordato Mariagrazia Longoni, rappresentante del MiC nel cda dello Sferisterio: «Lo Sferisterio è un attrattore straordinario per il territorio. Il fatto che oggi sia secondo per qualità artistica ministeriale su 27 teatri di tradizione è una dimostrazione del valore del lavoro svolto. Questo risultato ci stimola a fare ancora di più, per un territorio che merita il meglio».
Dopo la trepidazione dell’attesa, ognuno prende posto in un’arena al limite del sold out. Le luci si spengono. Il brusio si ferma. E la magia, finalmente, ha inizio.
Dopo quattro anni di crescita costante, il settore giovanile dell’Atletico Macerata è pronto a voltare pagina e aprire un nuovo, ambizioso capitolo della propria storia. A partire da settembre 2025, i giovani biancorossi avranno finalmente una sede stabile presso il campo sportivo dei Salesiani di Macerata: una vera e propria casa per allenarsi, crescere e sognare in grande.
Un traguardo importante per una realtà che, fin dalla sua fondazione nel settembre 2021, ha saputo distinguersi nel panorama sportivo cittadino per approccio educativo, inclusività e spirito innovativo. A raccontarlo è Marco Romagnoli, responsabile dell’attività di base e tra i fondatori del progetto: "La nostra idea di calcio giovanile nasce dalla necessità di proporre un'alternativa valida e visionaria rispetto alle realtà già esistenti. Abbiamo sempre messo i bambini e i ragazzi al centro, sia dal punto di vista educativo che tecnico".
Oltre al lavoro sul campo, l’Atletico Macerata ha costruito in questi anni una rete di collaborazioni con enti e associazioni locali: Croce Rossa, Croce Verde, Sert, Admo, oltre agli assistenti sociali del Comune di Macerata, sono partner attivi di un progetto che va oltre il semplice calcio. Inclusione sociale, accessibilità economica, attenzione ai bisogni educativi speciali e attività sportive parallele sono solo alcune delle direttrici lungo cui si muove l’associazione.
Un modello virtuoso, che ha fatto da apripista anche per altre realtà cittadine, come sottolinea Romagnoli: "Siamo stati i primi a introdurre tre allenamenti settimanali già per le fasce più giovani, quattro dagli esordienti in su, mantenendo quote sociali accessibili. Tutto senza compromettere la qualità: i nostri tecnici sono laureati in scienze motorie e qualificati Figc".
Il nuovo quartier generale ai Salesiani rappresenta il tassello mancante per un progetto ormai maturo: oltre al campo sportivo, i tesserati potranno usufruire dell’oratorio e del servizio pomeridiano di aiuto compiti, in un ambiente sano e accogliente. Confermato anche il servizio navetta gratuito per le famiglie che ne faranno richiesta.
Per chi volesse conoscere da vicino l’offerta sportiva dell’Atletico Macerata, l’appuntamento è per lunedì 21 e martedì 22 luglio, entrambe le giornate con inizio alle ore 18. Lunedì sarà dedicato ai Pulcini nati nel 2015 e 2016, mentre martedì toccherà agli Esordienti e Giovanissimi, nati tra il 2014 e il 2011.
Durante gli incontri, i bambini potranno svolgere un allenamento con i tecnici della società, mentre i genitori avranno l’opportunità di confrontarsi con dirigenti e coordinatori per conoscere nel dettaglio filosofia, obiettivi e organizzazione della nuova stagione.
"È possibile che a Macerata, perfino in un caldissimo pomeriggio di fine luglio, alle 15, quando in giro si sentono solo frinire le cicale e non c'è anima viva, un automobilista lasci 3 minuti (dicasi tre minuti cronometrati) l'auto con le 4 frecce, per prendere il pane al volo in un noto negozio di alimentari situato a 10 metri dalle strisce blu, e si veda multare con 9 euro e 40?". È lo sfogo di un automobilista, di passaggio a Macerata, che denuncia, "con rammarico, l'inospitalità della città, perfino in una stagione in cui non abbondano di certo i turisti".
"Ho fatto presente all'ausiliario del traffico che ovviamente era ancora nei paraggi, visti i pochissimi minuti della sosta, che avevo lasciato appositamente le 4 frecce, perché si trattava di una questione di pochi secondi. Peraltro erano da poco passate le 15, orario a partire dal quale il parcheggio torna ad essere a pagamento. Mi ha risposto che le 4 frecce non contano", aggiunge il conducente.
"E si noti che, non solo quasi tutte le altre strisce blu erano vuote, ma che avevo già sostato tutta la mattinata e fino a pochi minuti prima, sempre a pagamento, in un altro parcheggio cittadino. Dovendo andarmene da Macerata, ho pensato, appunto, di fermarmi un attimo a prendere il pane...che mi è costato quasi 15 euro, al netto di tutto. Che dire? Grazie Macerata!", conclude l'automobilista.
Macerata si prepara a vivere una serata speciale: il 18 luglio si apre la 61ª edizione del Macerata Opera Festival con La Vedova Allegra di Franz Lehár, primo titolo di operetta a entrare nel repertorio dello Sferisterio. Una scelta che segna un nuovo capitolo nella storia del festival, e che porta sul palcoscenico non solo un classico del teatro musicale, ma anche una visione creativa e moderna firmata dal regista francese Arnaud Bernard e dal coreografo Gianni Santucci.
Proprio con Santucci abbiamo parlato a poche ore dal debutto, dietro le quinte di uno spettacolo che promette eleganza, ritmo e ironia: “Nelle operette la parte coreografica è molto importante. Praticamente tutti i numeri musicali vengono coreografati, o almeno seguono una linea estetica comune – racconta –. Lavorare a La Vedova Allegra è stato un vero piacere: con i ballerini, con il coro, con gli attori protagonisti. L’obiettivo è dare al pubblico qualcosa che funzioni non solo dal punto di vista coreografico, ma anche artistico e spettacolare”.
Tutto lo spettacolo si muove dentro una coerenza visiva ben precisa: costumi, luci, trucco e parrucco sono pensati in armonia con il gesto coreografico e con l’impianto registico. “Tutto ciò che è spettacolo si avvale di un’estetica – sottolinea Santucci – e quella estetica deve essere condivisa. Carla Ricotti, la costumista, è una collaboratrice storica: ha creato dei costumi davvero straordinari, in linea con tutto il resto. Anche grazie a lei lo spettacolo funziona come un corpo unico”.
Non mancheranno le sorprese. La Vedova firmata da Bernard e Santucci sarà tutt’altro che tradizionale, pur rispettando lo spirito dell’originale. “Il primo atto inizia in modo classico, come ci si aspetta. Il secondo, invece, è una sorpresa. Ci dovrebbero essere delle danze folcloriche, ma io le ho cambiate completamente... non posso dire come. E nel terzo atto? C’è il Can Can, ovviamente. Ma io parlo al plurale: ci sono i Can Can. Ne ho aggiunti diversi, per rendere lo spettacolo ancora più esplosivo. Aspettatevi Fuochi d'artificio”.
Santucci firma anche la nuova traduzione del libretto, mentre il giovane direttore Marco Alibrando guiderà l’orchestra in una lettura che include inattese citazioni musicali: Mahler, suggestioni jazz, e naturalmente Offenbach, per un mix che rinfresca e potenzia i quadri coreografici. La regia di Bernard – tornato a Macerata 25 anni dopo il suo debutto allo Sferisterio – sfrutta al massimo le potenzialità del grande spazio scenico, trasformando l’imponente muro di fondo in un elemento vivo del racconto.
“Sono convinto che il pubblico uscirà contento – conclude Santucci – con il sorriso e con le melodie di questa fantastica operetta ancora nelle orecchie. Dovete venire, perché ne vale davvero la pena per tutto ciò che abbiamo costruito insieme”.
E sotto le stelle dello Sferisterio, La Vedova Allegra si prepara a danzare.
Il centro storico di Macerata si è animato nella serata di giovedì 17 luglio per festeggiare il compleanno del direttore di Picchio News, Guido Picchio. L’evento si è svolto da Verde Caffè, su corso della Repubblica, dove il locale ha allestito una lunga tavolata per accogliere familiari, amici e collaboratori della redazione.
Un’atmosfera elegante e conviviale ha accompagnato la serata, tra buon cibo, brindisi e tanti sorrisi. Il cuore della città si è trasformato, per una sera, in un salotto a cielo aperto, animato dallo spirito di condivisione e leggerezza che ha caratterizzato tutta la festa.
A rendere il momento ancora più speciale, la torta con candeline scintillanti e gli spara coriandoli che hanno lanciato in aria finte banconote da 500 euro, regalando un momento di autentico divertimento. Spazio poi alle foto di rito e al brindisi conclusivo, tra gli applausi e l’affetto dei presenti.
“Siamo riusciti a ricreare una serata in stile Dolce Vita romana, ma a Macerata”, ha commentato il direttore Guido Picchio. “È stata una serata divertente e ringrazio tutti quelli che hanno partecipato e contribuito a renderla tale”.
Dopo gli arrivi di Konè in attacco, Morganti in difesa e Sabattini a centrocampo, la Maceratese continua a costruire con attenzione e strategia la rosa che affronterà il prossimo campionato di Serie D. Un campionato che impone la presenza in campo di tre under: un 2005, un 2006 e un 2007. Proprio da quest'ultima annata arrivano le ultime ufficialità comunicate oggi dal club biancorosso. Si tratta di Federico Perini, Francesco Pio Viscillo e Adriano Guideri, tre giovani di prospettiva pronti a dare il loro contributo nella prossima stagione.
Federico Perini è un giocatore duttile, capace di ricoprire più ruoli. Cresciuto nel vivaio del Portorecanati, ha già maturato esperienza in Eccellenza lo scorso anno con il Chiesanuova. Queste le sue prime parole in biancorosso: “Sono orgoglioso di far parte di una piazza così importante come la Maceratese. Non vedo l’ora di mettermi a disposizione del mister e dei compagni, e di scendere in campo per dare il massimo”.
Francesco Pio Viscillo è un’ala mancina o trequartista, un giocatore di qualità, tecnica e fantasia. Ha mosso i primi passi nel settore giovanile del Foggia, per poi vestire le maglie giovanili di Lucchese e Pescara, prima di tornare in rossonero con la Primavera. Le sue dichiarazioni mostrano subito entusiasmo e voglia di emergere: “Sono onorato di avere l’opportunità di unirmi a questa società! Sono entusiasta di far parte di questo nuovo gruppo, e sono pronto a lavorare sodo, e sudare questa maglia per contribuire al successo della squadra e dei tifosi”.
Adriano Guideri, infine, è un attaccante strutturato che arriva dalla Recanatese, con cui ha giocato nella Juniores nazionale fino all’esordio in prima squadra. Nella scorsa stagione ha sostenuto anche uno stage con la Cremonese. Queste le sue parole al momento della firma: “Sono molto contento di far parte di questa squadra, con una storia importante e una grandissima tifoseria. Darò il massimo per ripagare la fiducia della società e lottare per ciò che merita. Non vedo l’ora di scendere in campo con questi colori”.
I tre nuovi under sono stati accolti con entusiasmo dal club biancorosso, come recita il messaggio pubblicato sui canali della società: “Giovani, motivati e pronti a dare tutto per la maglia biancorossa. Benvenuti alla Rata”.
La Maceratese ha comunicato poi con soddisfazione la conferma, anche per la stagione sportiva 2025/26, di tre giovani calciatori che continueranno il proprio percorso di crescita in biancorosso: Francesco Cilla, Riccardo Borgiani e Mattia Gironella.
Cilla, difensore classe 2007 affidabile e determinato, ha collezionato diverse presenze nella scorsa stagione, prima di essere fermato da un lungo infortunio. Attualmente è quasi completamente recuperato e pronto a rimettersi a disposizione del gruppo.
Borgiani, anche lui classe 2007, è un centrocampista tecnico e duttile, che ha debuttato ufficialmente in Coppa Italia con la prima squadra e ha disputato una stagione di altissimo livello con la Juniores.
Il classe 2009 Gironella, attaccante di grande prospettiva, è il più giovane calciatore ad aver mai debuttato con la prima squadra nella storia della Maceratese. Un traguardo importante che testimonia il suo talento e il lavoro svolto nel vivaio.
I tre calciatori faranno parte dell’organico anche nella prossima stagione, proseguendo il loro percorso di formazione all’interno del progetto biancorosso, con l'obiettivo di continuare a crescere e contribuire ai successi della squadra.
Avvicendamento al comando del Gruppo della Guardia di Finanza di Macerata: il maggiore Francesca Campanaro subentra al tenente colonnello Giuseppe Perrone, che lascia la città dopo quattro anni di intenso servizio per assumere un nuovo incarico a Palermo.
Il tenente colonnello Perrone è stato destinato al nucleo di polizia economico-finanziaria del capoluogo siciliano, dove guiderà il gruppo tutela mercato capitali, reparto specializzato nell’analisi delle operazioni sospette, nella prevenzione del riciclaggio e nell’indagine su reati societari e fallimentari.
Durante il suo mandato a Macerata, Perrone ha diretto numerose operazioni di rilievo che hanno portato a risultati significativi in materia di lotta all’evasione fiscale, contrasto al riciclaggio, tutela della spesa pubblica, sequestri di sostanze stupefacenti e repressione del commercio di prodotti contraffatti o pericolosi.
Tra le inchieste più rilevanti si ricordano “China Style”, indagine che ha coinvolto 33 imprese e portato all’accertamento di circa 20 milioni di euro di basi imponibili evase e alla denuncia di 19 imprenditori. L’operazione “Arredi No Tax” ha permesso di smascherare una maxi frode fiscale da 175 milioni di euro, legata alla commercializzazione di mobili, materie plastiche e materiale informatico, con sei persone denunciate.
Con “China Black” è stato scoperto un complesso meccanismo evasivo basato su triangolazioni e cessioni intracomunitarie tra società create ad hoc in Bulgaria e Grecia, attraverso il quale sono stati sottratti al fisco circa 200 milioni di euro di ricavi. L’operazione “Amnesia & Blueberry” ha portato all’arresto di uno dei principali fornitori di sostanze stupefacenti, con il sequestro di 36 kg di droga e 340 sigarette elettroniche contenenti olio di cannabis ad alto contenuto di THC. Infine, con “Smoking Tax Free” è stata smantellata una rete di commercio illegale di prodotti da fumo, con oltre 537.000 articoli sequestrati, sanzioni per 57 operatori commerciali e la segnalazione di 4 acquirenti.
A prendere il comando del Gruppo di Macerata è il maggiore Francesca Campanaro, 43 anni, originaria del Lazio e laureata in Giurisprudenza presso l’Università La Sapienza di Roma. Arruolata nel Corpo nel 2009, ha maturato un’importante esperienza operativa in diversi incarichi, tra cui comandante della Sezione Imposte Dirette e IVA del Nucleo di Genova, comandante della Tenenza di Fossano (CN), della Compagnia di Ancona e, più recentemente, della Sezione Accertamento Danni Erariali del Nucleo di Ancona.
Il passaggio di consegne è avvenuto nel corso di una cerimonia interna alla presenza del comandante provinciale colonnello Ferdinando Mazzacuva, che ha rivolto un sentito ringraziamento a entrambi gli Ufficiali per l’impegno e la professionalità dimostrati, augurando loro ulteriori successi nei nuovi incarichi.
Un incidente stradale si è verificato questa mattina, intorno alle 7:45, alla rotatoria tra via Mattei e via Pesaro, a Macerata. Coinvolta la conducente di una Volkswagen Up che, per cause in corso di accertamento, ha perso il controllo del mezzo all’altezza dell’incrocio. La vettura è poi andata a schiantarsi contro un palo della segnaletica stradale, situato sullo spartitraffico.
Sul posto è intervenuta una pattuglia della Polizia Locale per i rilievi del caso e per gestire la viabilità. Non si registrano feriti. La conducente dell’auto è stata sottoposta a pre-test alcolemico, risultato negativo.
Il traffico ha subito rallentamenti per alcuni minuti, ma la situazione è tornata rapidamente alla normalità.
L’Università di Macerata si conferma nella top 5 dei piccoli atenei italiani secondo le classifiche Censis 2025, con un punteggio complessivo di 86,7 su 100. Nella classifica generale viene superata da Cassino, ma segna importanti miglioramenti in settori chiave come servizi e strutture, a conferma dell’impegno dell’Ateneo nella cura degli studenti e nella valorizzazione del proprio patrimonio. Il punteggio complessivo è più alto di quello di grandi e prestigiosi atenei come Pisa, Sapienza, Milano Statale, Torino e Federico II.
In particolare, l’indice dei servizi cresce del 4,5% rispetto all’anno precedente (da 89 a 93 punti), mentre quello relativo alle strutture migliora del 5,2% (da 96 a 101 punti). Due voci che riflettono la strategia dell’Ateneo per offrire ambienti di studio accoglienti, moderni ed efficienti, anche nel contesto storico del centro di Macerata, attraverso interventi continui di riqualificazione e ammodernamento degli spazi universitari.
Restano stabili i punteggi relativi a internazionalizzazione e occupabilità, ambiti nei quali UniMC sta investendo con decisione, anche grazie all’appartenenza all’Alleanza ERUA e all’attivazione di nuovi corsi a doppio titolo in collaborazione con prestigiosi atenei europei e extra europei. Tra le novità più recenti si segnalano i percorsi in International Relations con università partner in Germania e Brasile, che arricchiscono ulteriormente l’offerta formativa nei settori del diritto, dell’economia, delle lingue e della filosofia.
“Questi risultati – commenta il rettore John McCourt – premiano il lavoro svolto sul lungo periodo e mostrano che le politiche attivate in questi anni stanno iniziando a dare i loro frutti. È importante ricordare che le classifiche Censis si basano su dati riferiti agli anni accademici 2022/2023 e 2023/2024: è una fotografia unidimensionale di una realtà tanta complessa e del passato, non del presente, e siamo fiduciosi che le scelte più recenti rafforzeranno ulteriormente la nostra posizione nei prossimi anni”.
Sul fronte della didattica, UniMC conferma la propria eccellenza: rientrano nella top ten nazionale i corsi di laurea triennale in Scienze dell’educazione e della formazione, Scienze dei servizi giuridici, quelli a ciclo unico in Giurisprudenza e Scienze della formazione primaria, e le lauree magistrali in Economia, Scienze dei servizi giuridici, Scienze della comunicazione e Scienze politiche. Ottimi risultati anche per gli altri corsi in ambito umanistico e linguistico, che si mantengono nella parte alta delle classifiche.
Intanto, le iscrizioni per il nuovo anno accademico sono aperte dal 15 luglio, e il primo Open Day si terrà mercoledì 23 luglio: un’occasione per conoscere da vicino l’offerta formativa e i servizi dell’Ateneo. Anche per il 2025 sono previste agevolazioni economiche legate al reddito e al merito. Proprio in questi giorni, inoltre, prende il via una nuova iniziativa pensata per valorizzare il talento a 360 gradi: UniMC attiva la Dual Career, il percorso dedicato alle studentesse e agli studenti che praticano sport ad alto livello, offrendo loro la possibilità di conciliare studio e carriera sportiva grazie a piani personalizzati ed esonero totale dalle tasse universitarie.
Architetture storiche, nei borghi colpiti dal sisma, che diventano schermi narranti. Segnali stradali trasformati in opere d’arte. Piazze, vie, scorci che si accendono di visioni contemporanee. È il paesaggio marchigiano, la sua comunità e il suo territorio a farsi medium e materia viva nell’ambito di tre progetti artistici che uniscono arte digitale, sperimentazione tecnologica, spazio pubblico e memoria collettiva. A firmarli è PlayMarche, realtà attiva nella progettazione culturale e nella valorizzazione creativa del territorio.
I tre progetti culturali, che hanno animato dal 30 giugno il capoluogo delle Marche, saranno presentati domenica 20 luglio all’ex Mercato delle Erbe di via Armaroli a Macerata: alle ore 18 è in programma un incontro con gli artisti e i curatori coinvolti, alle 21.30 la performance di videomapping e l’inaugurazione della mostra collettiva multimediale che resterà aperta fino a sabato 6 settembre 2025.
Il primo progetto è l’intervento urbano di Clet Abraham, che ha trasformato Monteleone di Fermo nel primo borgo italiano con una segnaletica interamente interpretata artisticamente. Il secondo è Play Visual - Digital Landscapes, la residenza internazionale che ha coinvolto 16 artisti da tutto il mondo nella realizzazione di una mostra collettiva di arte digitale con installazioni interattive e audiovisive, opere di digital art e proiezioni immersive che trasformano lo spazio in un’esperienza sensoriale.
Tra gli artisti coinvolti: Elodie Poidatz, Jésus s. Baptista, John Tettenborn, Kourtney Lara Ross, Luca Agnani, affiancati dai tutor Javier Riera, Daniel Rossa, Karen Monid, tre indiscussi maestri della luce e del suono. Il terzo, infine, è rappresentato dalle Nuove Visioni Digitali realizzate durante la residenza artistica da 10 giovani artisti italiani under 35: un percorso di installazioni digitali con protagonista territorio e storia maceratese.
MONTELEONE DI FERMO - Per la prima volta, l’intero sistema di segnaletica stradale di un borgo storico viene reinterpretato come intervento organico di arte urbana. A firmarlo è Clet Abraham, maestro riconosciuto della street art applicata alla segnaletica, che ha trasformato ogni cartello stradale di Monteleone di Fermo in una piccola opera d’arte capace di sorprendere, far sorridere e riflettere.
L’obiettivo del progetto, che ha fatto diventare l’intero borgo un museo a cielo aperto, è duplice: da un lato valorizzare il paese e la sua identità, rafforzando l’attrattività turistica e culturale, dall’altro promuovere una nuova visione della segnaletica, non più solo elemento funzionale ma anche occasione di bellezza, dialogo e partecipazione.
Clet Abraham è un artista francese noto a livello internazionale per la sua originale attività di street art, in particolare per gli interventi sui segnali stradali. Nato nel 1966, Clet si è formato all'Accademia di Belle Arti di Rennes e ha iniziato la sua carriera come pittore e scultore, ma è diventato celebre per la sua arte urbana ironica e provocatoria. Il suo lavoro più riconoscibile consiste nell'alterazione creativa dei segnali stradali: attraverso adesivi appositamente studiati, Clet trasforma i cartelli in opere d'arte che giocano con i significati e stimolano la riflessione, senza però compromettere la funzione e la sicurezza stradale.
Le sue opere sono comparse in numerose città europee, tra cui Parigi, Londra, Berlino, Roma e Firenze (dove vive e lavora), diventando simboli di libertà espressiva e dialogo tra arte e spazio pubblico. Con il suo stile immediato, ironico e accessibile, Clet lancia messaggi sulla società, la libertà, il rispetto e le regole, invitando cittadini e visitatori a guardare con occhi nuovi ciò che di solito si dà per scontato.
PLAY VISUAL - Un percorso creativo dedicato all’esplorazione del paesaggio fisico e culturale di Macerata attraverso l'arte digitale. I 16 artisti coinvolti nella residenza artistica, provenienti da 8 diversi paesi, hanno esplorato i linguaggi della projection art e del light design, dell’animazione 2D/3D, della sound art e dell’arte generativa con l’intelligenza artificiale per raccontare il territorio maceratese, i suoi luoghi simbolo e la comunità.
Gli artisti selezionati: Elodie Poidatz, specializzata in video mapping, ha vinto il Grand Prix de la Création della città di Parigi nel 2001. L’artista e videomaker Jésus s.Baptista che lavora con l’acqua e il metallo. Il mothion graphics artist John Tettenborn con base a Berlino, specializzato in projection mapping. Kourtney Lara Ross, musicista, compositrice e sound designer statunitense pluripremiata a livello internazionale: nel 2021 ha vinto con John Tettenborn il primo premio al festival Genius Loci Weimar con un’opera proiettata sulla Bastiglia e sempre con Tettenborn ha realizzato a Tokyo la più grande installazione permanente di projection mapping architettonico al mondo.
Il visual designer Luca Agnani, esperto in animazione e video mapping 3D che ha raggiunto la fama internazionale nella digital art ottenendo il terzo posto al concorso Circle of Light di Mosca nel 2013. E ancora: Amadeo Savio, Francesca Macciò, Sabine Burchand, Svitlana Reinish, Alanis Blondeel, Pauline Katz, Sarah Le Gigan, Nia James, Leire Gamez, Pois, Saskia Rogge, Judith Böye.
Affiancati dai tutor Javier Riera, visual artist che esplora la relazione tra geometria e natura, attraverso interventi reali nel paesaggio con proiezioni luminose. Karen Monid, sound e visual artist pluripremiata. All’attivo collaborazioni con produzioni audio-video in tutto il mondo. Daniel Rossa, art director che lavora con tecniche analogiche, graphic design, proiezioni e sculture di lighting design con l’obiettivo di instaurare collegamenti tra il mondo digitale e la realtà. Hamza Mrabet, coordinatore dei gruppi di lavoro
NUOVE VISIONI DIGITALI - Un progetto formativo per 10 giovani artisti italiani, selezionati tramite bando nazionale, incentrato su video mapping, proiezione digitale e light design, tecniche di animazione 2D/3D, fotografia e videoarte digitale, intelligenza artificiale generativa per l’arte. Una residenza artistica gratuita all’interno dell’ex Mercato delle Erbe, trasformato in un centro di sperimentazione artistica e tecnologica. Obiettivo dell’iniziativa è formare nuovi talenti nel campo delle arti digitali, con un percorso intensivo che unisce formazione teorica, laboratori pratici e creazione di opere originali, che saranno presentate al pubblico al termine della residenza.
Gli artisti selezionati: Martina Stella, Divide Sinapsi Finazzi, Sofia Martello, Luca Montironi, Paola Fiordaliso, Alia Simoncini, Arthur Di Muro, Federico Santinelli, Riccardo Rocchetti, Jacopo de Rosa. Affiancati dai tutor Javier Riera, Karen Monid, Daniel Rossa e Hamza Mrabet.
Edin Ajradinoski è ufficialmente un nuovo giocatore del San Marino Calcio, squadra che milita nel campionato di Serie D. Un innesto di qualità per i Titani che potranno disporre di un estremo difensore affidabile tra i pali. Un gigante biancoazzurro alto ben 190 centimetri. Ajradinoski, portiere classe 2005, di origini macedoni ma nato a Macerata ha iniziato la sua avventura calcistica nel vivaio del Tolentino.
Successivamente è passato alla Fermana dove è stato schierato titolare nella formazione dei Giovanissimi nazionali Under 15, poi negli Allievi nazionali Under 17 ed infine nella Categoria Primavera 3. Nell'ultima stagione è stato protagonista in Eccellenza con il Chiesanuova di mister Mobili dove ha sfoderato prestazioni di alto livello.
Ajradinoski ha già disputato due presenze in Serie D con la maglia della Luparense e collezionato 26 apparizioni con la selezione primavera del Perugia. Continua a prendere forma la rosa del San Marino Calcio che in questa stagione sarà guidato da mister Andrea Malgrati.
(Credit foto: San Marino Calcio)
Importante donazione al Reparto di Radioterapia Oncologica dell’ospedale di Macerata, diretto dal dottor Massimo Giannini. Grazie alla generosità della Onlus AMaRT e del Movimento dei Focolari di San Claudio, è stato acquistato e consegnato un moderno sistema di posizionamento e immobilizzazione per trattamenti stereotassici, destinato a migliorare ulteriormente la qualità delle cure offerte ai pazienti oncologici.
Il dispositivo, altamente tecnologico e di alto valore economico, consente di bloccare il corpo del paziente in modo preciso, delicato e ripetibile durante le fasi più delicate del trattamento radiante, come la TC-simulazione e le sedute all’acceleratore lineare. In questo modo si garantisce una minima esposizione dei tessuti sani circostanti alla zona da trattare, ottimizzando l’efficacia delle radiazioni e riducendo al minimo gli effetti collaterali.
“Si tratta di un immobilizzatore fondamentale per i trattamenti stereotassici – ha spiegato il Massimo Giannini – che consente di trattare volumi molto piccoli con dosi elevate di radiazioni in massima sicurezza, anche in zone ad alta criticità anatomica”.
Le tecniche di radioterapia stereotassica rappresentano oggi una delle frontiere più avanzate nel trattamento di tumori localizzati in singole sedi, e la possibilità di eseguirle in modo sempre più preciso aumenta sensibilmente le opportunità terapeutiche a disposizione dei pazienti.
Il direttore generale dell’AST di Macerata, Alessandro Marini, ha espresso un sentito ringraziamento a nome dell’intera azienda sanitaria: “Grazie a questa importante donazione, il nostro reparto di Radioterapia potrà ampliare ulteriormente l’offerta terapeutica ai pazienti oncologici. Ringraziamo sinceramente l’AMaRT e il Movimento dei Focolari per il concreto e prezioso sostegno”.
L’iniziativa è frutto anche della raccolta fondi realizzata durante una cena di solidarietà organizzata dal Movimento dei Focolari, a testimonianza di un territorio che continua a dimostrare vicinanza e sensibilità verso la sanità pubblica.
Due volti noti tornano a vestire il biancorosso per guidare la formazione Juniores della Maceratese, impegnata nel campionato nazionale Under 19 dopo il ritorno della prima squadra in Serie D. Si tratta di Alessandro Nasini, che assumerà il ruolo di allenatore, e Paolo Siroti, che lo affiancherà come vice.
Nasini, tecnico preparato e in continua evoluzione, ha già fatto parte dello staff biancorosso dal 2020 al 2022. Dopo l’esperienza a Macerata, ha proseguito il proprio percorso professionale guidando l’Under 17 del Perugia e maturando un'importante esperienza in Serie D come collaboratore tecnico dell’Isernia nella scorsa stagione.
Siroti, ex calciatore professionista e allenatore di grande esperienza, conosce bene l’ambiente maceratese. Dopo l’esordio in panchina con la Recanatese, ha ricoperto il ruolo di responsabile del settore giovanile della Maceratese dal 2019 al 2022, rimanendo anche in seguito vicino alla società e ai suoi progetti formativi.
"Per entrambi si tratta di un ritorno in biancorosso – ha commentato la società – a conferma del forte legame con la Maceratese e dell'importanza che il club continua ad attribuire alla crescita del proprio vivaio". La società ha infine augurato a Nasini e Siroti "un buon lavoro, con l’auspicio di una stagione ricca di crescita, entusiasmo e risultati positivi".
Il comune di Macerata ha annunciato una regolamentazione temporanea della circolazione stradale lungo la strada comunale Madonna del Monte – Sambucheto, nel tratto compreso tra l’ingresso del canile comunale e la strada comunale Molino – Acquesalate.
"Le modifiche alla viabilità si rendono necessarie per consentire lavori di scavo affidati alla ditta Eredi Paci di Corridonia, su incarico di e-Distribuzione, e saranno in vigore dal 21 luglio al 29 agosto, 24 ore su 24", puntualizza l'amministrazione in una nota.
Con apposita ordinanza, il comando della Polizia Locale ha disposto un senso unico alternato, regolato da impianto semaforico o da movieri, a seconda dello stato di avanzamento del cantiere. L’uso dei semafori sarà limitato, ove possibile, agli orari di minor traffico, ovvero dalle 08:30 alle 12:00 e dalle 14:00 alle 18:00, per contenere eventuali disagi alla circolazione.
È stato inoltre istituito un limite di velocità massimo di 30 km/h lungo tutto il tratto interessato dai lavori, accompagnato dal divieto di sorpasso. La corsia di marcia sarà soggetta a restringimento e, nei tratti segnalati, a chiusura parziale, con apposita segnaletica di strettoia asimmetrica.
L’amministrazione comunale invita i cittadini "a prestare attenzione alla segnaletica temporanea e a pianificare gli spostamenti in anticipo, soprattutto durante le ore di maggiore traffico".
In una sera d'estate che si preannuncia di singolare suggestione, il palco a cielo aperto dello Sferisterio di Macerata si appresterà ad accogliere, venerdì 18 luglio, un evento di spicco nel calendario lirico italiano.
Per la prima volta nella sua storia, infatti, il teatro maceratese aprirà le sue quinte a "La Vedova Allegra" di Franz Lehár, un'operetta che, con la sua inconfondibile leggerezza e la sua profonda vena malinconica, ha saputo conquistare pubblici di ogni latitudine. Questa produzione, offerta al pubblico in una versione italiana, rappresenta un'occasione per riscoprire un capolavoro del genere in una veste linguistica che ne faciliterà una fruizione ancor più immediata e coinvolgente. A indossare le vesti della figura centrale di Hanna Glawari sarà il soprano Mihaela Marcu, che ha condiviso le sue prime impressioni sull'esperienza maceratese e sull'approccio al suo personaggio.
"Da quando sono arrivata a Macerata mi sono trovata veramente benissimo, è una città molto accogliente e a misura d’artista, ha una poesia. Si respira cultura in ogni angolo, ha quella magia pura che poche città riescono a trasmettere. È una città silenziosa ma allo stesso tempo è anche viva".
In questa cornice di autentica bellezza e fervore culturale, Mihaela Marcu si appresta a un debutto che riveste per lei un significato profondo, nonostante la familiarità con il ruolo.
"Hanna Glawari l’ho cantata molte volte, ma farlo all’apertura della stagione dello Sferisterio è un’emozione unica".
La visione del regista, Arnaud Bernard, sembra infondere una nuova vitalità all'opera, promettendo uno sguardo colto e rivelatore, capace di svelarne nuove profondità senza tradirne l’anima originaria. Ne scaturisce uno spettacolo visivamente impattante e drammaturgicamente cesellato, dove ogni gesto si fa linguaggio.
"La 'Vedova' di questa regia è una vedova che rispetta la tradizione, è una produzione brillante, raffinata e anche sorprendente. Il regista ha saputo valorizzare il fascino dell’‘operetta’: dai brillanti can can fino a mettere in luce l’anima del personaggio, dalla sua vulnerabilità alla sua indipendenza, alla sua forza".
Il soprano sottolinea come il ruolo di Hanna Glawari richieda ben più di una mera esecuzione vocale, ma una completezza artistica che pochi personaggi d'opera richiedono.
"Hanna Glawari è uno dei miei ruoli preferiti che amo di più perché è molto complesso. Rispetto ai ruoli d’opera per i quali occorre focalizzarsi soprattutto sulla tecnica vocale, qui devi essere un’artista molto più versatile, 'completo'. Nell’operetta, a parte la tecnica che prevede un parlato particolare, che è molto diverso da quello delle conversazioni e che va abbinato con il canto, occorre essere anche un attore che sa far capire, trasmettere al pubblico la profondità ".
Questa complessità rende Hanna un personaggio di straordinaria profondità, già esplorato dalla Marcu in diverse declinazioni linguistiche e sceniche.
"Hanna è un ruolo che ho fatto moltissime volte, in più lingue, in italiano con due produzioni a Verona, a Cagliari, Salerno, in tedesco, in francese, in rumeno. È un ruolo che amo perché abbina l’eleganza, l’intelligenza, l’ironia e la profondità emotiva".
La sua analisi del personaggio rivela una fascinazione per la dualità intrinseca di Hanna, una figura che incarna sia la risolutezza sia una sottile fragilità.
"Quello che mi affascina di più di questo personaggio è il suo equilibrio tra la forza e la vulnerabilità del personaggio; è una donna che sa ciò che vuole però che lascia allo stesso tempo lo spazio per l’amore".
Tra i momenti più significativi dell'opera, ve n'è uno che tocca particolarmente le corde emotive dell'interprete, svelando la vera essenza di Hanna.
"La scena a cui sono più legata è sicuramente quella della “Vilja” il momento in cui lei si spoglia della sua maschera di ironia e mostra tutta la sua vulnerabilità; attraverso la Viljia racconta la sua storia, il suo sogno d’amore".
Nella notte tra il 16 e il 17 luglio, presso l'sspedale di Macerata, è stato eseguito un delicato e importante prelievo multiorgano su una donna di 65 anni, di cittadinanza non italiana, deceduta nella struttura sanitaria.
L’intervento, effettuato da un’equipe multidisciplinare con il coordinamento del Centro Regionale Trapianti e del NITp (Nord Italia Transplant Program), ha permesso di donare fegato, reni, cuore, polmoni e cornee, contribuendo concretamente a salvare la vita di più pazienti in attesa di trapianto.
A rendere possibile questo straordinario atto di solidarietà è stata la generosità della donatrice e la sensibilità dei suoi familiari, che hanno acconsentito al prelievo nonostante il momento di grande dolore.
Un ringraziamento sentito arriva dal direttore generale dell’Ast di Macerata, Alessandro Marini, che ha sottolineato l’importanza della cultura del dono: "È importante promuovere la cultura del dono perché permette di salvare vite umane. Desidero ringraziare per la sensibilità e disponibilità dimostrate i familiari della donatrice, la coordinatrice locale della donazione di organi e tessuti, dr.ssa Valeria Zompanti, insieme alla dr.ssa Giorgia Scaloni, responsabile della direzione sanitaria dell'spedale, e tutto il personale coinvolto nella buona riuscita dell’intervento.”
L’operazione è stata portata avanti con grande professionalità e spirito di collaborazione da parte di tutto il personale sanitario, confermando l’elevato livello delle competenze mediche e organizzative dell’ospedale di Macerata. Il gesto della donatrice e della sua famiglia rappresenta un esempio prezioso di altruismo e responsabilità civile, capace di donare speranza e futuro a chi lotta ogni giorno contro la malattia.