Visso, nella SAE di Giancarlo e Anna. “Addio alla nostra casa: la ricostruzione è ancora lunga” (FOTO e VIDEO)
Dalla piazza nuova – e ancora senza nome – di Visso, la desolazione e il silenzio estivi sembrano quasi compensarsi da soli grazie allo spettacolo mozzafiato offerto dai Monti Sibillini, lì a fare da cornice. Un contrasto che si riverbera ulteriormente se ci si addentra nella zona rossa del centro storico, dove la scena cambia ancora: una città colpita al cuore, testimoni le macerie di case ed edifici (alcuni letteralmente sventrati dal sisma al pari di un bombardamento), le chiese ormai inaccesibili di Sant’Agostino e San Francesco, la piazza e i vicoli fantasma, le attività commerciali che hanno smesso di esistere dopo il terremoto del 26 ottobre 2016.
Il comune di Visso, stretto nell’abbraccio dei fiumi Nera e Ussita, conta oggi a malapena un migliaio di abitanti, la maggior parte della terza età: molti giovani, o almeno quelli che hanno potuto, hanno ormai lasciato la città, in cerca di una prospettiva di vita migliore. Lo sa Giancarlo Carioli (classe 1946), consigliere durante l’amministrazione Pazzaglini e oggi in quella di Gian Luigi Spiganti Maurizi. Con lui abbiamo prima visitato le SAE nella frazione del Fosso delle Rote, dove risiedono circa 70 famiglie; in un secondo momento – dopo aver salutato la moglie Anna e il figlio Giacomo (35 anni) - ci siamo spinti proprio all’interno del centro storico della città marchigiana, dilaniato dal terremoto.
“Quella notte è successo il finimondo – racconta Carioli riferendosi al 2016 – e per più di un anno siamo stati costretti a vivere lontano dalla nostra città. Quando alla fine erano pronte, ci siamo stabiliti in una delle SAE: non è certo casa nostra (dove qualche volta tentiamo di rientrare per salvare i nostri affetti), ma la voglia di appartenenza a Visso supera il confine delle quattro mura. Anzi, tutto sommato a noialtri è andata bene: c’è stato anche chi, avendo perso tutto, non ha resistito alla disperazione e si è tolto la vita”.
“Adesso qui non c’è più niente” – aggiunge Anna Lana. “Si tenta di ricominciare, ma è davvero difficile: la piazza centrale dove ti incontravi con amici e conoscenti, mentre andavi a fare la spesa, è ormai un lontano ricordo. Oggi le persone nemmeno si parlano più: si è perso il senso di comunità di un tempo. La vita e le abitudini di tutti sono cambiate: il Covid poi ci ha dato il colpo finale”.
Giancarlo e Anna non rinunciano ad essere ottimisti, sebbene nelle loro parole aleggi un velo di scetticismo circa i tempi della ricostruzione. “Non abbiamo idea di quanto ci vorrà ancora: sicuramente a noi non basterà quello per rivedere la nostra casa di nuovo in piedi. Forse davvero i nostri governanti hanno fatto tutto il possibile, ma non è dato saperlo per certo. Siamo ancora fermi all’anno zero: i nostri giovani si ritroveranno a fare i conti con un’eredità molto gravosa”.
(Un ringraziamento all’amministrazione Spiganti Maurizi, e in particolare alla consigliera Sara Rizzi, ndr)
Di seguito, il servizio:
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