Urbinati, Pd: la macroregione che ho in mente passa per Dante, D’Annunzio e Leopardi
Da Dante a D’Annunzio passando per Leopardi: è questa l’idea che il Vice Presidente del Gruppo consiliare Pd della Regione Marche, Fabio Urbinati, ha della Macroregione in cui potrebbero confluire le Marche.
All’interno del dibattito, che dura da anni, sulla riorganizzazione territoriale il consigliere regionale del Pd apre un nuovo scenario. Se fino a qualche tempo fa si parlava di “Macroregione Adriatica”, cioè della fusione tra Marche, Abruzzo e Molise, recentemente le Marche hanno cominciato a guardare anche ad Est, a una nuova riorganizzazione con Umbria e Toscana. Due orizzonti che Urbinati vorrebbe unire in un’unica macroregione.
“Dopotutto, Marche, Abruzzo e Molise con Umbria e Toscana costituirebbero una macroregione con poco meno di otto milioni di abitanti; più piccoli della Lombardia e simili a Lazio e Campania. - afferma Urbinati - Pensate che bello spaziare da Dante a D’Annunzio passando per Leopardi. Oppure andare dall’Argentario alle Isole Tremiti passando per il Conero ed il Gran Sasso. Il progetto è ambizioso, vale la pena provarci”.
Per Urbinati “l’accorpamento tra Marche, Umbria e Toscana, è affascinante e pienamente condivisibile, ma nel DNA delle Marche è forte anche il legame storico con le popolazioni dell’Adriatico”. Il consigliere regionale sambenedettese ricorda i punti di contatto che le Marche hanno con le regioni a sud del Tronto: “L’Abruzzo ed il Molise sono perfettamente complementari alle nostre necessità, abbiamo economie simili, con ampi margini di crescita, oltre ad avere forti legami territoriali e tradizioni culturali”.
Un legame testimoniato dalla nascita della Macroregione Adriatico-Ionica, dal Forum dei Comuni del bacino Adriatico e dalla creazione del distretto del mare tra Marche, Abruzzo e Molise.
Quella dell’esponente del Pd è una sfida ambiziosa lanciata in un periodo in cui, nonostante diverse fusioni e unioni di Comuni inizino a concretizzarsi anche nelle Marche, resta forte lo scetticismo verso una riorganizzazione territoriale che metta in discussione i confini anche del più piccolo dei Comuni.
Eppure, sostiene Urbinati, “sui Comuni c’è ormai la consapevolezza che il piccolo, se pur bello, non risponde più ad una governance in grado di stare al passo con i bisogni dei cittadini e riduce fortemente la capacità di manovra degli enti locali, soprattutto sugli investimenti”.
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