Prosegue il giro promozionale della Presidenta, e con esso l'indottrinamento dei giovani italiani. A Macerata la signora Boldrini, in una chiesa sconsacrata in cui non è stato permesso l'accesso al pubblico, ha tenuto una Lectio Magistralis sull'Europa a ragazzi delle superiori e a vari rappresentanti di ogni potere, dalle forze dell'ordine ai preti. Era previsto un dibattito con gli studenti, ma è rimasto sulla carta (VEDI FOTO 1)
e i ragazzi sono stati riportati nelle classi al volo, dopo la consegna del bouquet d’ordinanza (FOTO 2).
Nessuna possibilità di porre domande, dibattere, riflettere, e sì che si era in una Università. Mi ero preparato una domanda da porle ma mi tocca fargliela ora, per iscritto, sapendo già che non avrà risposta e che non risuonerà neanche nelle mente dei ragazzi, alla quale era in verità indirizzata. Ma vale la pena, prima di farla, raccontare un po' il succo del discorso della Presidenta, magari cominciando dalla fine. La cerimonia, perché di questo si è trattato, si è conclusa con l'apposizione di una spilletta, da parte della Boldrini, sul bavero della giacca del rettore Lacchè (omen nomen) e del professor Mancini, il quale nella sua introduzione aveva timidamente provato a rimestare nel torbido di questa Europa, con una lieve invettiva allo strapotere della finanza. La spilletta consisteva nell'acronimo USE, United States of Europe, che ha ben riassunto l'afflato atlantista della Presidenta. Il Professor Mancini se l'ha lasciata appuntare senza battere ciglio. Il discorso della Boldrini è cominciando con un neologismo di sapore tardo-marxista: Eutopia, la crasi tra Europa e Utopia. Poi, snodandosi tra i sei milioni, Ventotene antifascista, i partigiani, e citando massoni vari, è giunta al consueto succo: non possiamo non accogliere tutti i richiedenti asilo, i migranti. Nessuna distinzione, ovvio, tra profughi ed immigrati clandestini climatici, economici ed altre amenità. D’altronde, e qui l’alta riflessione della Boldrini si è palesata: “cosa possiamo fare noi contro i cambiamenti climatici? Guardate fuori: in Febbraio è già primavera!” No, non è Lercio.it, è la Presidente della Camera.
E da qui a ruota libera: il dogma Schengen è uno splendore e guai a metterlo in dubbio. “Sapete ragazzi quali sono i vantaggi di Schengen? Pensate che quando ero giovane io ci voleva il passaporto per spostarsi in Europa! E poi magari qualcuno si scordava di mettere il visto e non poteva passare, vi rendete conto? Oggi non è più così. Voi siete la generazione Erasmus, ai miei tempi non si poteva andare a studiare fuori (!)”. Non è uno scherzo signori, questa è la grande conquista di Schengen secondo il Presidente della Camera: la fine del fastidio di esibire un documento. E anche qui, vi giuro, non è Lercio.
E poi “l’Europa è la terra dei diritti!”, senza che nessuno potesse ribattere che invece oggi l’Italia europeista è la terra dell’incertezza del diritto, nella quale una pattuglia di polizia ha cinquanta chilometri quadri da coprire, se va bene, e quando, come azzeccando un terno al lotto, arriva ad acciuffare un criminale, il giorno dopo questo è già in giro a continuare il lavoro, spesso soltanto cambiando il supposto cognome da Amed ad Aziz. E poi la solita solfa sul fatto che le nazioni (e i popoli) sarebbero la causa delle guerre, quindi, dicevano i massoni dopo la prima guerra mondiale, perché non eliminare tutti e due, popoli e nazioni, e fare un bell’unico supergoverno dove un unico corpo di polizia orwelliano (o eurogendforesco se volete) placherebbe ogni dissenso?
Poi la Boldrini si è prodotta in una serie di falsità mainstream, come il desiderio di “porre fine alla atrocità delle belve di Assad in Siria” o in inconcepibili attacchi ai popoli che intendono decidere il loro futuro politico, come quello polacco o quello ungherese, fino alla seguente chicca: “L’Inghilterra farà un referendum per decidere se entrare in Europa o no… non si era mai arrivati a questo! Come è successo?”. Senza parole. Ma veniamo alla fase clou, l’emersione del vero intento della Boldrini e degli europeisti: fare del nostro continente un mostro simile agli Stati Uniti d’America: “pensate… anche da noi potrà essere davvero come passare dal Texas alla Louisiana!” Signora Presidenta, glielo chiedo con pacatezza, ma che cazzo c’entra il Texas con noi? C’è più arte e cultura e differenza e ricchezza, che vanno salvaguardate dalla globalizzazione meticciante, nella sola Loreto o a Morrovalle o a Sankt Florian o a Melk che in tutto il Texas. Lo sa questo, presidenta?
E’ inutile che infarcisca il suo discorso di inglesismi, come il più volte riproposto “stop and go”, Presidenta, perché questa esterofilia, e in particolare questa americanofilia, con Giacomo Leopardi a quindici chilometri, ci ripugna!
E poi che orrore le sue proposte maceratesi per il futuro: abolire il tricolore come esclusivo simbolo dell’Italia ed affiancargli la bandiera europea; insegnare a scuola, con degli appositi corsi, la storia dell’unione europea, quando i nostri ragazzi, con sole due ore di storia alla settimana, non riescono nemmeno a conoscere la storia patria; instituire un reddito di cittadinanza europeo, quando i nostri anziani, dopo decenni di lavoro, campano con pensioni ridicole, mentre la sanità, e con essa tutto lo stato sociale, viene smantellata. Pensi agli italiani signora presidenta, e non agli europei, termine nel quale sono certissimo verrebbero designati tutti quelli che al momento o in futuro sarebbero col culo appoggiato sulla nostra terra, chiunque essi siano e da dovunque provengano e indipendentemente dal perché siano qui.
Va be’, me la smetto e faccio la mia domanda, quella che non ho potuto farle, signora presidenta. La ascolti.
Sono note da suoi discorsi ufficiali le sue posizioni sull’immigrazione: i migranti sono “una risorsa”, “un’avanguardia di quello stile di vita che sarà lo stile di vita di tutti noi”, è necessario un loro afflusso, sempre maggiore, per risolvere i nostri problemi: denatalità e invecchiamento, col loro pratico corollario delle pensioni di anzianità. Tutto questo lei lo ripete da anni ormai.
Ora, visto che l’Europa una costituzione non ce l’ha, né alcun politico-cameriere dei banchieri sente il dovere di produrla e faccela ratificare, le leggo quella italiana. Articolo 1: “L’Italia è una Repubblica fondata sul lavoro”; Articolo 35: “Si assegna allo Stato il compito di tutelare il lavoro”; Articolo 31: “La Repubblica agevola con misure economiche e altre providenze la formazione della famiglia… protegge la maternità, l’infanzia e la gioventù, favorendo gli istituti necessari allo scopo”.
Ora la politica europeista lascia entrare milioni di giovani maschi in un territorio nel quale c’è oltre il quaranta per cento di disoccupazione giovanile e “tutela” la capacità di preservarsi dei popoli europei attaccando l’istituto della famiglia naturale, l’unica in grado di produrre giovani, importando giovani non europei. Tutti sanno perché l’elite che governa fa questo. Si tratta chiaramente di un incostituzionale attentanto all’autodeterminazione del popolo italiano, della illegale cessione della sua sovranità!
La mia domanda ora è: signora presidenta, come portavoce dell’agenda mondialista, la stessa che causa le guerre e le conseguenti migrazioni di poveracci che dovrebbero essere lasciati in pace a casa loro, sostiene queste idee e le conseguenti pratiche perché è convinta o ce la pagano a parte?
Concludo con un consiglio ai docenti dell’Università di Macerata, e in particolare dalla Facoltà di Filosofia, nella quale ho studiato: invece di accogliere questa spinta all’esterofilia anglosassone che, a forza di “i” imposte nelle scuole e di pensiero unico, ha distrutto gli studi umanistici, portando le facoltà sull’orlo del collasso, ribellatevi in maniera critica a questo sistema cachistocratico. Se nella facoltà di filosofia le bacheche dei programmi sono mute (FOTO 3),
i ragazzi non circolano più nei locali, se perfino il piano a coda nell’aula magna tace e tutto langue, se gli insegnanti a progetto sono pagati dieci euro all’ora e i ricercatori fanno i burocrati invece che gli studiosi, la colpa è di questo vilipendio alla nostra cultura nazionale e alla nostra specificità culturale, anche come europei, beninteso. Professor Mancini, faccia un gesto significativo, si tolga la spilletta e la calpesti, è una questione di onore e di principio.
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