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Pieve Torina, la storia di Isabella dal sisma alle SAE. “Restare è una scelta di cuore, voglio dare una casa a mia figlia” (FOTO e VIDEO)

Pieve Torina, la storia di Isabella dal sisma alle SAE. “Restare è una scelta di cuore, voglio dare una casa a mia figlia” (FOTO e VIDEO)

Tentare un’immersione nell’entroterra delle Marche porta con sé il 'rischio' della meraviglia (per i suoi paesaggi), ma anche una buona dose di responsabilità. Quella un po’ tipica del viaggiatore, in cerca di storie da ascoltare e di cui diventare testimone: ma allo stesso tempo, anche quella di documentare determinati fatti e condizioni umane, riportandoli in un secondo momento all’attenzione di altri. Specie di chi potrebbe, ma non fa nulla per aiutare.

Nella provincia di Macerata tutto questo diventa possibile specie durante una stagione estiva come questa del 2022, che si divide fra la voglia di spensieratezza e, su altri fronti, quella di portare avanti la propria forma di resistenza. Quest’ultima, in particolare, di chi – dopo 6 anni – non riesce a (o non vuole) tracciare una distanza tangibile fra quella terra straniera che è il passato (citando L.P. Hartley) e contemporaneamente nutre il desiderio di un lascito dignitoso per i propri figli.

E’ il caso di Isabella (48 anni), cittadina da sempre di Pieve Torina, e residente in una delle SAE - preposte all’indomani dell’ultimo terremoto occorso il 26 ottobre 2016 - insieme al marito Ascanio (41anni ), la figlia Marta (9 anni), i genitori Tonino e Ivana (72 anni). Se le macerie ancora visibili per le vie del centro testimoniano un trascorso che non c’è più, sono senz’altro le persone oggi a farsi carico di una memoria da preservare e della quale servirsi per rivendicare proprio quel diritto alla resistenza (di cui sopra) e alla rinascita.

“Rimanere qui nonostante tutto è per me una scelta di cuore – afferma Isabella, mentre ci accoglie nella sua nuova 'casa' – perché in questa città sono nata e cresciuta. L’ultimo terremoto è un ricordo ancora vivo: la paura, i boati, la casa che sembrava sollevarsi. In pochi secondi abbiamo perso tutto, ci siamo sentiti strappare via la vita. La cosa più preziosa che ho voluto salvare, col rischio di finire sotto le macerie, è stata una scatola di ricordi di mia figlia appena nata”.

“Ora la mia casa in via Aldo Moro – prosegue la donna - è stata demolita: so che Pieve Torina non riuscirà mai a tornare come prima, ma la speranza è di poter restituire alla mia bambina una casa da abitare anche per quando sarà più grande. I lavori, purtroppo, procedono a rilento e ogni volta c’è un problema diverso: sembra quasi che non vogliano ricostruire, ma piuttosto che le persone se ne vadano da sole. Nessuno pensa che nel frattempo persone come me continuano a pagare tasse, assicurazioni e mutui per una casa che non hanno più”.

(Un ringraziamento all'amministrazione comunale di Pieve Torina, in particolare alla responsabile dell’Ufficio Tecnico, Arch. Annarita Luccio, e ai vari collaboratori, ndr).

Di seguito, il servizio:

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