Perché la benzina costa così tanto? Molte tasse, poca guerra
Nel corso delle ultime settimane il costo delle materie prime sul mercato è schizzato alle stelle mettendo in ginocchio diverse aziende nel Maceratese e i cittadini che in bolletta si sono trovati a dover fronteggiare spese più che raddoppiate rispetto ai mesi precedenti. Ma perché la benzina costa così tanto? E quali fattori influenzano l'ondata di aumenti?
Il prezzo dei carburanti staziona a livelli record, con picchi ai distributori in città fino a 2,404 euro al litro. Un'impennata dipendente da mesi di rialzi e che ha costretto molti gestori a chiudere le pompe di benzina e mettere in cassa integrazione i dipendenti per arginare la contrazione nelle vendite.
Uno shock dipendente da molteplici fattori tra i quali percentuali di estrazione e domanda sui mercati. Ma quanto sta pesando davvero la guerra in Russia sulle tasche dei contribuenti? Colpa delle accise di Stato che stanno mettendo in ginocchio l'economia o di una speculazione in atto, come denunciato da parte del ministro Cingolani?
I timori delle grandi compagnie risiedono nell'imprevedibilità delle conseguenze della guerra tra Russia e Ucraina e aumentano per i timori di una contrazione della domanda cinese legati anche a possibili nuovi lockdown causati dal Covid. Ma non basta. Il prezzo della benzina reagisce più lentamente all'oscillazione delle quotazioni di mercato.
Questo significa che le compagnie petrolifere stanno al momento facendo pagare al consumatore finale possibili variazioni di prezzo del greggio che avrebbero effetto su scorte future, non su quelle che sono attualmente distribuite e che sono state acquistate dalle stesse compagnie in contrattazioni precedenti all'inizio del conflitto.
Da qui la "truffa" denunciata del ministro Cingolani e l'apertura di fascicoli presso le procure della Repubblica di mezza Italia. Sotto la lente dei riflettori, secondo il ministro, andrebbero poste le percentuali applicate sul prezzo finale da parte delle singole compagnie. Uno scarica barile - sarebbe il caso di dire - che dimentica però il ruolo dello Stato in questa situazione.
Entrando nel dettaglio della benzina e stando alle rilevazioni settimanali del Ministero per la Transizione Ecologica, il 13 dicembre scorso l'"oro verde" si attestava su un prezzo medio di 1725,35 euro al litro, arrivando a toccare tre mesi dopo i 2184,54, pari a un rialzo del 26,6%. Su 2184,54, il peso delle accise e dell'IVA ammonta in totale al 51%: se non ci fossero le tasse, la benzina costerebbe la metà.
Sono 19 in totale le accise che concorrono all'aumento del costo della benzina arrivando ad incidere in modo significativo sul prezzo finale: 0,728 centesimi al litro. Un decreto legislativo del 1995 ha fatto chiarezza in merito alla correlazione del versamento delle accise e la loro destinazione finale: benché presenti spese del passato nella lista delle 19, queste non vengono finanziate dai ricavi odierni.
Una cattiva gestione della macchina amministrativa da parte della classe politica che, negli anni, ha dato fondo all'aumento delle accise nell'impossibilità di reperire altrove risorse utile ai bilanci pubblici. Solo nel periodo compreso tra il 2004 e il 2014, le accise inserite a bilancio ammontano a 0,3779 centesimi al litro, circa la stessa cifra stabilita tra il 1936 e il 2004.
Sono nel frattempo sul tavolo del Governo possibili riduzioni delle accise per attenuare l'aumento della benzina e per evitare un blocco dell'economia. Step non dipendenti solo dall'Italia quanto dall'Unione Europea e dall'esigenza di un compratore unico sui mercati. Mentre con il rilancio delle fabbriche a carbone, la transizione ecologica in Italia sembra allontanarsi sensibilmente.
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