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Passo di Treia dice addio alla quercia secolare di San Marco Vecchio: era un simbolo della frazione

Passo di Treia dice addio alla quercia secolare di San Marco Vecchio: era un simbolo della frazione

Nel pomeriggio di ieri, la frazione di Passo di Treia, ha perso uno dei suoi simboli più rappresentativi, la roverella secolare non c’è più. È collassata di colpo sotto il peso dei suoi anni. È stato un albero di tutto rispetto: 30 metri di altezza, 6,5 metri di circonferenza del fusto ed una età stimata di oltre 450 anni.

"Una pianta talmente notevole che nell’anno 2000 è stata dichiarata monumento nazionale", ricorda il cittadino treiese Cristiano Maria Lambertucci. "Da diverso tempo però l’albero non se la stava passando bene e la sua salute è stata seriamente compromessa. Il peso degli enormi rami ha iniziato a schiacciarlo, gli acquazzoni hanno causato delle rotture e l’acqua, che ha iniziato a filtrare dalle cavità interne, ha portato alla marcescenza del legno".

"Per un lungo periodo si è verificata anche la minaccia del cerambix cerdo, normalmente conosciuto come cerambice della quercia, un parassita che ha consumato il legno dall’interno. I tiranti di acciaio installati per sorreggere l’albero non sono serviti ad evitare il tragico epilogo".

"La maestosa quercia - dichiara - è stata sempre amata da tutta la popolazione di Treia, intere generazioni si sono riparate nelle afose estati, sotto le sue fronde per giocare e passare del tempo in tranquillità". "Molti turisti e scolaresche hanno visitato il monumento naturale accompagnati dai personaggi del luogo che non perdevano occasione di raccontare antichi aneddoti e leggende che lasciavano tutti divertiti ed incuriositi".

Nel giugno del 2006, il Circolo Filatelico e Numismatico “Vittorio Corsetti” di Treia, dedicò delle cartoline con annullo postale dal titolo “le quattro stagioni della roverella”. Il boato emesso nel momento dello schianto ha lasciato tutta la cittadinanza attonita. Nessuno avrebbe mai pensato che quel grande capolavoro naturalistico ci avrebbe abbandonato con tanto fragore. 

(Foto di Giuseppe Trivellini)

 

 

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