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Marco, finanziere bloccato in Ucraina: “Dalle Marche mi aiutano, è la mia ultima possibilità per fuggire dalla guerra” (FOTO)

Marco, finanziere bloccato in Ucraina: “Dalle Marche mi aiutano, è la mia ultima possibilità per fuggire dalla guerra” (FOTO)

Un viaggio disperato e non ancora concluso. Marco Frusca, 49enne finanziere di Ravenna, si trovava nella città di Chernihiv, a 150 km dal confine biellorusso, quando il 24 febbraio scorso le truppe russe hanno cominciato a bombardare. Con lui la compagna Viktoriia. Da allora, è cominciata una corsa contro il tempo per riuscire a fuggire e tornare in Italia.

Il destino o la "fortuna" hanno voluto affidare la vita di Marco, di Vika e di sua sorella (insieme a due nipotine di 12 e 14 anni) alle mani di Paolo, Rosita ed Elena - rispettivamente, gli zii e la cugina di Marco, residenti nel Maceratese - e soprattutto alla loro amica ucraina Tetyana, che dal 1996 vive a Trodica di Morrovalle.

Nell’arco di dieci giorni dall'inizio del conflitto, una fitta rete di contatti si è attivata per cercare di riportare a casa Marco e le sue "compagne di viaggio”, impegnati nel frattempo a spostarsi per evitare di finire in mezzo agli scontri.

Ora Marco si trova a Rivne, una delle pochissime città dove la guerra ancora non è arrivata: e anche ultimo spiraglio di speranza verso la fine di questa drammatica avventura. Nell’attesa di salire sull’ultimo pulmino della Croce Rossa e attraversare il confine polacco, Marco ha voluto raccontare la sua personale battaglia per la sopravvivenza.

Dopo due settimane di guerra, come ti senti? Al momento più sereno, anche se la paura rimane. Le sirene suonano tutto il giorno anche qui a Rivne: i russi stanno arrivando, a 50 km di distanza sentiamo i bombardamenti.

Come definiresti questa tua vicenda? Drammatica e surreale: chi avrebbe mai pensato di finire in mezzo a una guerra? Il 24 febbraio scorso avevo il volo per tornare in Italia, e invece sono rimasto bloccato a Chernihiv, la prima città attaccata. Confesso che nessuno qui si aspettava scoppiasse una guerra. 

Come sei finito da quelle parti? Io e la mia compagna stiamo insieme da tre anni, e da maggio scorso – quando la situazione Covid si è un po’ allentata – ho ripreso a viaggiare ogni due settimane dall’Italia all’Ucraina.

Quanto tempo sei rimasto bloccato a Chernihiv? Per due giorni, poi mi sono spostato in un villaggio poco distante, dai genitori di Viktoriia. Con noi, anche la sorella e le sue bambine.

Poi sono cominciati i primi tentativi per tornare in Italia. Grazie ai miei parenti nelle Marche e a Tetyana che li conosceva, siamo potuti entrare in contatto con alcune persone del posto. La situazione stava rapidamente peggiorando, e stavamo sempre rinchiusi dentro i bunker con almeno altre 40 persone.

Come siete riusciti a muovervi e ad evitare gli scontri? Da giovedì 3 marzo i nostri contatti hanno iniziato ad inviarci le informazioni che ci servivano attraverso le chat: non potevamo percorrere le strade principali, quindi attraversavamo la campagna pregando di non incontrare i carri armati russi.   

Ci sono state altre tappe prima di arrivare a Rivne? Il 5 marzo siamo arrivati a Kiev, ma è stato un 'viaggio della speranza'. La nostra fortuna è stata che dal lato Ovest l’esercito di Putin non avesse ancora sfondato, grazie alla resistenza della città di Kharkiv. A Kiev siamo stati ospiti per una notte degli amici di Tetyana, e il giorno dopo abbiamo fatto tappa a Vinnytsia. Che nel frattempo, però, era stata bombardata.

E poi? Siamo arrivati a Rivne dopo tre giorni di viaggio senza sosta, e passando in mezzo agli scontri delle città di Zaporizhzhya – dove peraltro c’è una delle centrali nucleari - e Mariupol. Ora dobbiamo solo attendere che la Croce Rossa ci aiuti ad attraversare il confine polacco e, da lì, a tornare in Italia. Non avremo altre possibilità per fuggire da qui.

Come mai? La guerra sta arrivando dappertutto, e presto sarà il turno di Rivne e Leopoli. Persino portare gli aiuti è diventato pericoloso: Putin dice di aprire i corridoi umanitari, ma nel frattempo continua a bombardare senza sosta. Vuole prendersi tutta l’Ucraina, non solo le regioni di Donetsk e Luhansk.

C’è stato un momento in cui hai pensato di non farcela? Nel viaggio da Kiev a Rivne. Il rischio di finire in mezzo agli scontri era molto alto, e io avevo paura per la vita della mia compagna, di sua sorella e delle bambine. Non eravamo mai al sicuro, ma volevo fare tutto il possibile per portarle in salvo. Ora voglio essere ottimista e spero di tornare a casa.

 

 

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