Luciano Bozzi, 89 anni e una vita dietro il tornio: "la nostra è un'arte lenta, i giovani non l' apprezzano" (FOTO)
Ci siamo incontrati nella sua bottega artistica ad Appignano, un piccolo borgo tra i centri più apprezzati in Italia per la ceramica, in cui la tradizionale lavorazione risale a prima del 1500.
Sono oltre 3000 gli oggetti artistici riposti con cura sugli scaffali del magazzino di “Ceramiche Bozzi”, che rendono caldo e colorato l’ambiente.
Ad ospitarci è il Sig. Luciano Bozzi, un maestro vasaio del posto molto conosciuto. Mentre inizia a raccontare della sua attività, con uno sguardo nostalgico osserva le sue creazioni che lo circondano; 89 anni il prossimo ottobre, una vita da tornitore, l’ultimo rimasto nella zona che presto chiuderà i battenti del suo negozio artigianale.
Tutto è iniziato nel 1941 quando grazie ai nonni e ad uno zio, il sig. Luciano ha imparato un mestiere che poi è diventato la passione di una vita: “Si andava a prendere la creta in una cava in campagna qui ad Appignano. Portavamo le zolle con un carretto sino alla bottega. Con l’ accetta si rompevano le zolle, si bagnavano e si lasciavano così per ammorbidirle sino alla mattina dopo, quando le riponevamo su banco di legno e con una verga di ferro le intagliavamo per renderle malleabili. L’argilla veniva riposta poi su di un laminatoio e poi si lavorarva con le mani e si passava al tornio. Quindi si metteva ad asciugare e poi in cottura nel forno a legna".
“All’inizio avevamo un piccolo laboratorio in paese per lavorare l’argilla, poi quando il lavoro è aumentato dopo tanti sacrifici, ci siamo ingranditi. Oggi, piano piano, stiamo vendendo gli ultimi oggetti, poi la bottega chiuderà. I miei figli hanno percorso altre strade, io e mia moglie non siamo più giovani come una volta, l’industrializzazione e la lavorazione in serie hanno dato un duro colpo alle botteghe di ceramiche artigianali della nostra zona".
Lo dice con enorme tristezza, Luciano, che racconta di aver vissuto come uno shock il progressivo calo della vista che non gli ha più consentito di portare avanti la sua passione. E’ ancora viva in lui l’emozione di sempre nel vedere un oggetto che dal nulla si forgia e prende forma tra le sue mani ammorbidite dall’argilla.
“Iniziavo il lavoro la mattina presto e terminavo la sera tardi, anche dopo cena. Non ho frequentato bar, circoli, ero sempre in bottega. Per tutta la vita. Ho incontrato mia moglie mi sono sposato ed anche lei ha iniziato a lavorare con me, con la mia stessa passione”.
Un’ arte antichissima quella della lavorazione dell’argilla, nata in età neolitica dall’esigenza di conservare e contenere i cibi, che poi si è evoluta con l’introduzione del tornio e di altre tecniche di lavorazione e cottura, sino alla creazione di manufatti artistici sempre più raffinati.
Un’arte che chissà, si chiede il signor Luciano, oramai i giovani forse non apprezzano più.
Eppure un servizio di piatti artistici, per quanto fragile e delicato da maneggiare, o un soprammobile unico, perchè forgiato a mano dalla creatività di un artigiano, sono oggetti che ancora oggi catturano anche lo sguardo più inesperto, per la loro stupenda unicità.
(FOTO DI LUCIA MONTECCHIARI)
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