Leopardi, share in calo ma comunque in testa: il "Giacomo ribelle" di Rubini divide il pubblico
Mercoledì 8 gennaio, Rai 1 ha mandato in onda la seconda e ultima puntata della miniserie "Leopardi – Il poeta dell’infinito", diretta da Sergio Rubini e interpretata da un cast di primo livello: Leonardo Maltese nei panni del grande poeta Giacomo Leopardi, Cristiano Caccamo in quelli di Antonio Ranieri, e con la partecipazione di Alessio Boni, Valentina Cervi, Giusy Buscemi e Alessandro Preziosi.
Con 3.651.000 spettatori e uno share del 20.54%, la fiction è stata il programma più visto della serata, nonostante un calo rispetto alla prima puntata, che aveva totalizzato uno share del 24.08%. Un risultato comunque significativo, che ha contribuito al successo di una produzione ambiziosa, capace di accendere il dibattito tra pubblico e critica.
La miniserie infatti ha suscitato un acceso dibattito sui social, dove commenti entusiasti e critiche si sono intrecciati. A colpire particolarmente il pubblico è stata la scelta del regista di proporre un Leopardi “pop” e contemporaneo, distante dall’immagine tradizionale del poeta malinconico e recluso. Sergio Rubini, difendendo la sua visione, ha spiegato: “Al posto di una figura grigia, rischiosamente polverosa e respingente, preferiamo tratteggiarne un’altra più brillante, variopinta, trasgressiva e soprattutto piena di fascino”. La rappresentazione ha enfatizzato il genio ribelle di Leopardi, mostrandolo non solo come uomo di lettere, ma anche come individuo capace di vivere intensamente e sfidare le convenzioni sociali dell’epoca.
Tra i momenti più discussi della seconda puntata spicca la scena in cui Leopardi bacia sulle labbra Antonio Ranieri. Una scelta narrativa audace, che ha diviso il pubblico. C’è chi ha apprezzato il coraggio del regista nel sottolineare l’intensità del legame tra i due, e chi, invece, ha criticato quella che considera una forzatura storica. Rubini ha costruito una connessione fisica ed emotiva tra Leopardi e Ranieri, suggerendo un rapporto quasi amoroso, fatto di abbracci, dichiarazioni affettuose (“Anima mia, come sono fortunato ad avere te”) e una complicità fuori dagli schemi dell’epoca. La scelta di Rubini è ancorata a una ricostruzione storica che evidenzia l’amicizia profonda tra Leopardi e Ranieri. I due divennero inseparabili dall’estate del 1828, e Ranieri fu accanto al poeta fino alla sua morte, avvenuta il 14 giugno 1837 a Napoli, durante un’epidemia di colera. Fu proprio Ranieri, successivamente eletto parlamentare, a evitare che la salma dell’amico fosse gettata in una fossa comune.
Leopardi stesso descrisse Ranieri come “un mio amico, anzi compagno della mia vita” e gli riconobbe qualità straordinarie. La miniserie traduce questa relazione in una rappresentazione poetica e appassionata, arricchendo il racconto con momenti di intensa emotività e ipotesi interpretative.
Nonostante le polemiche, "Leopardi – Il poeta dell’infinito" ha lasciato un segno nel panorama televisivo. L’audacia del progetto e la qualità delle interpretazioni hanno conquistato molti spettatori, mentre altri sono rimasti perplessi di fronte a una narrazione volutamente fuori dagli schemi. Una cosa è certa: la fiction ha riportato sotto i riflettori una delle figure più complesse e affascinanti della letteratura italiana, offrendo al grande pubblico un Leopardi nuovo, vibrante e profondamente umano.
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