L'INTERVISTA - Discoteche ancora chiuse: la rabbia dei gestori. "Misure scellerate, ci state uccidendo"
L’ultimo vertice del Consiglio dei Ministri ha così decretato: le discoteche, le sale da ballo e i locali notturni non riapriranno prima del 10 febbraio 2022. Un'attesa ancora lunga per i gestori che, a questo punto, sperano non ci sia un ennesimo dietrofront.
Nel frattempo continua la conta dei danni per coloro che, alla vigilia delle festività natalizie, si sono trovati costretti ad annullare tutte le prenotazioni per via delle misure emanate con il dl n.221 del 24 dicembre 2021 («Misure urgenti per fronteggiare l'emergenza epidemiologica da COVID-19»). Come se non bastasse, i famosi “ristori” da distribuire – fra gli altri - alle aziende danneggiate dagli ultimi due anni di pandemia tardano ad arrivare. Ed è solo l’ultima delle ragioni per cui molte attività della provincia di Macerata hanno dovuto chiudere i battenti.
“La nostra è diventata una dittatura scriteriata” ha commentato Daniele Maria Angelini, farmacista e gestore del “Donoma Club” di Civitanova Marche e del “Le Gall” di Porto San Giorgio, alla notizia della ulteriore proroga di 10 giorni rispetto alla riapertura delle discoteche.
Cosa pensa delle misure promulgate in via emergenziale il 24 dicembre scorso? Una scelta scellerata: ci hanno imposto la chiusura praticamente alle ore 21 di quel giorno, con tutto che: avevamo fatto rifornimenti, pagato gli affitti, preparato il personale e predisposto i controlli per accedere.
Come si è dovuto comportare con i suoi dipendenti? Molti contavano sul periodo delle feste per guadagnare qualcosa. Per loro la batosta è stata tremenda, ma ora chi li risarcisce? Oltretutto non sappiamo nemmeno se queste persone saranno nuovamente reperibili al momento della riapertura, perché molti si sono dovuti riciclare in altri lavori per sopravvivere.
Perché solo adesso hanno deciso di farvi riaprire? Credo sia una scelta oggettiva, dettata da un presunto calo dei contagi. Ma questo dimostra che non erano le discoteche il problema: le strutture erano già limitate al 50% della capienza, l’ingresso riservato ai soli possessori del super green pass e il personale sottoposto di volta in volta al tampone. Aveva senso allora crearci questo danno economico?
E che risposta si è dato? È stata una scelta scriteriata, senza alcun valore scientifico. E la politica non ha saputo farsi valere, visto che stiamo ancora aspettando i famosi “ristori”, per riequilibrare un minimo i bilanci. Abbiamo anche fatto appello alla Regione Marche. Ora la riapertura è di per sé un sollievo, ma c’è molta stanchezza psicologica. Non sarà una ripartenza facile.
Come pensa che reagiranno i vostri clienti alla riapertura? In realtà non ne siamo certi, navighiamo a vista. In generale sembra esserci la voglia di tornare alla normalità, di uscire la sera, anche in vista della primavera. Tutto dipende da come si continueranno a gestire i contagi.
Si sarebbero potute adottare altre soluzioni durante le festività natalizie? Quello è uno dei periodi in cui fatturiamo di più, almeno il 30% dell’intera stagione. Dovevano lasciarci aperti, soprattutto perché alla fine chi voleva ha potuto organizzare feste private in casa o in hotel, senza controlli o registrazioni. E così anche il sistema dei tracciamenti è andato a farsi benedire.
Quindi di fondo si è creduto che le discoteche fossero il male assoluto? Sono aziende come le altre, producono degli utili. E la Provincia di Macerata si sa che offre molte proposte per divertirsi la notte. È difficile non pensare a una scelta politica riguardo alle ultime chiusure: i nostri governanti dovrebbero rispettarci maggiormente e capire che le discoteche non sono il demone da sconfiggere.
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