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'Io apro', 50mila ristoratori alzano la testa con un loro Dpcm: "dal 15 gennaio aperti a cena"

'Io apro', 50mila ristoratori alzano la testa con un loro Dpcm: "dal 15 gennaio aperti a cena"

Dopo il serrato confronto di ieri tra Stato e Ragioni, dove al centro del dibattito c’erano le nuove misure anti-Covid da inserire nell’oramai prossimo Dpcm, il Governo si prepara nuovamente a ‘colpire’ il settore della ristorazione introducendo il divieto per i bar di vendere cibi e bevande da asporto dopo le 18. (leggi l'articolo)

Restrizioni ancora più pesanti quindi per un segmento economico già duramente provato dalle già in atto norme di contenimento del contagio da Coronavirus alle quali si dovrebbe aggiungere anche lo stop alla mobilità tra le regioni, anche tra quelle gialle.

Un inizio di 2021 tutt’altro che felice quindi per i ristoratori che dopo i sacrifici fatti durante le festività natalizie, hanno ora deciso di alzare la testa con una ‘disobbedienza civile’ programmata per il 15 gennaio.

#ioapro1501, ecco l'hashtag che sta rimbalzando sui social e che lancia di fatto il guanto di sfida al nuovo Decreto del Governo Conte. Un’iniziativa nata da un appello sul web lanciato da Maurizio Stara, titolare del pub RedFox di Cagliari e che prevede una protesta pacifica volta a dimostrare la capacità dei ristoratori di ottemperare e far rispettare le regole di prevenzione del Covid-19.

Sono infatti state decine di migliaia le adesioni a questa protesa pacifica che vedrà questo fine settimana bar e ristoranti rialzare le serrande in tutta Italia sia a pranzo che e cena.

Uno scenario che accadrà sicuramente nei locali del ristoratore pesarese Umberto Carriera, balzato agli onori della cronaca dopo aver fatto cenare nel suo ‘La Macelleria’ , all’indomani del Dpcm emanato ad ottobre 2020, circa 90 persone malgrado il lockdown e oggi veste i panni di uno dei promotori del ‘Decalogo Pratico Commercianti Motivati’ (un nuovo dpcm in pratica n.d.r.).

“Noi ristoratori la chiamiamo ‘Obbedienza Costituzionale' - spiega Carriera - siamo partiti con questo tam-tam mediatico che eravamo solo dieci  ed al momento abbiamo raccolto 50 mila adesioni tra bar e ristoranti sparsi in tutta Italia, che dal 15 gennaio saranno pronti a rialzare le serrande per cena. Non si tratta di un open day - specifica il ristoratore pesarese – ma da quella data in poi rimarremo aperti e non si tratta di una protesta ma di un'assoluta necessità di un settore oramai arrivato al collasso“.

“Il Governo da metà ottobre non ci permette più di lavorare al 100% delle nostre possibilità e parallelamente non è stato capace di darci delle direttive da rispettare per premetterci di proseguire – dichiara Carriera - di conseguenza abbiamo diramato un nostro dpcm autonomo dove il messaggio che vogliamo trasmettere è chiaro: ovvero che dal 15 gennaio l'Italia è pronta a ripartire in totale sicurezza”.

Massimo 4 persone ai tavoli , distanziati e con le mascherine: ecco alcune delle regole che i clienti sono chiamati a rispettare nei locali aderenti all’iniziativa.

Abbiamo anche una tutela legale sia per gli esercenti e sia per quanto riguarda i cittadini che decideranno di supportare le nostre attività – annuncia Carriera che aggiunge, inoltre, che le eventuali multe ai clienti saranno gestite dai ristoratori stessi - crediamo che questo sia un giusto monito per far ripartire tutta l'economia in quanto i ristori del Governo non sono sufficienti per cui non possiamo più fare a meno di aprire”.

Una ripartenza che avverrà anche nel rispetto del lavoro delle Forze dell’Ordine che dall’inizio della pandemia sono impegnate nel monitoraggio per il contenimento dell'emergenza epidemiologica: "Loro sono le prime vittime di questo sistema in quanto purtroppo si trovano a dover far chiudere gli esercizi commerciali e controllare persone – incalza il portavoce della protesta che interesserà tutta la penisola - quando arriveranno i controlli, da parte nostra ci sarà massima gentilezza anche perché le Forze dell'Ordine durante l'apertura dei miei ristoranti sono sempre state molto cortesi e anzi mi hanno rivelato più volte che ,senza una divisa addosso, sarebbero lì a mangiare con noi".

"Dobbiamo quindi metaforicamente stringere la mano a queste persone che lavorano e sono obbligate ad elevare multe ma sappiamo bene che sono i primi a non essere d'accordo con le regole contenute nei vari Dpcm” aggiunge Carriera.

Un nuovo anno che si prospetta ancora in salita per tutto il settore della ristorazione costretto più volte a stringere i denti durante tutto il 2020: "Iniziamo in maniera deficitaria nel senso che è vero che è stata dichiarata zona gialla fino a venerdì ma in città come quelle marchigiane la pausa pranzo non è presa in considerazione o comunque riguarda una fetta che si aggira attorno al 10-15% del fatturato di un esercizio - illustra il titolare di ben sei attività ristorative nella provincia di Pesaro Urbino - personalmente ho oltre 35 dipendenti, la maggior parte con figli e mogli a carico, che ad oggi sono tutti in cassa integrazione ecco perchè sostengo che la situazione è terribile".

"Non chiediamo alcun tavolo di confronto al Governo in quanto hanno dimostrato a più riprese che gli interessa poco di noi, non sono in grado  di capire le nostre esigenze perché probabilmente non conosco il lavoro che svolgiamo è di conseguenza non sono in grado di dettarci delle regole da seguire. Ecco perché - conclude Umberto Carrera - abbiamo deciso di aprire in maniera autonoma nel rispetto di tutte le norme compresa quella del coprifuoco tant'è che nel nostro dpcm è inserito il conto al tavolo alle 21.45, per dare modo appunto alle persone di ritornare a casa per tempo”. 

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