INTERVISTA - Saldi invernali 2022, Federconsumatori: “È il periodo più buio di sempre, nessuno compra più”
Non sono positive le aspettative sui saldi invernali partiti il 5 gennaio nella Regione Marche, e non solo per la pandemia ancora in corso che nel frattempo sta segnando nuovi record legati alla variante Omicron.
L’idea di base è che a pesare in maniera decisiva negli ultimi vent’anni sia stata la crescente crisi del lavoro, che non solo ha aumentato il numero dei disoccupati ma anche quello dei piccoli consumatori in tutta Italia, oggi sempre più decisi a risparmiare piuttosto che a spendere.
A confermare le deboli previsioni sui prossimi acquisti è stata la presidente regionale di Federconsumatori, Patrizia Massaccesi, che è intervenuta ai microfoni di Picchio News, chiarendo quella che è la situazione del settore in tutto il Paese.
Che idea vi siete fatti rispetto a questi saldi di inizio anno? Saranno dei saldi poveri, visto il problema del lavoro che si sta espandendo sempre di più. La gente ha meno potere d’acquisto, anche per l’incremento delle bollette in questo periodo invernale. Le famiglie non riescono più a soddisfare i loro piaceri.
Questa situazione esisteva già prima del Covid? È progressivamente peggiorata, al di là della pandemia. Una volta i saldi veri si facevano solo a inizio anno e al massimo a fine stagione estiva. Adesso ci si inventa tante altre formule per scontare la merce, quindi l’acquisto conveniente è disponibile un po’ tutto l’anno. Accade in tutta Italia. Paradossalmente, le file ci sono solo per i marchi più prestigiosi e costosi.
Anche le formule come il “Black Friday” hanno sofferto nell’ultimo anno? I negozi fisici sicuramente, le piattaforme online no. La moda del “Black Friday”, è più simile a uno svuota magazzini di merce invenduta l’anno prima, e questo alimenta la diffidenza del consumatore rispetto alla merce e ai relativi prezzi.
C’è un settore che soffre più di altri? Quello dell’abbigliamento soffre sempre più degli altri, soprattutto la fascia medio-bassa. Chi ha già poco preferisce fare a meno di tutto, e i piccoli imprenditori e le famiglie ci rimettono, per paura del futuro: i risparmi degli italiani stanno aumentando, perché tutti si aspettano il peggio. Questo frena anche quel poco di economia, e le Marche stanno facendo molta fatica a riprendersi.
Di chi è la responsabilità? Parliamo di una gestione complessiva del Paese che parte da 20 anni fa. In questo lasso di tempo abbiamo vissuto al di sopra delle nostre possibilità, perché ci è stata data presuntuosamente l’idea di poter avere tutto spendendo poco per macchine, cellulari, televisori e altro. E cosi la gente si è indebitata. La responsabilità è anche di un Governo che ha avuto una visione dell’Italia troppo assistenzialista, invece di impegnarsi di più sul tema del lavoro.
Questo vale indipendentemente dagli ultimi due anni di pandemia? La pandemia ha sicuramente inciso. Ma per esempio anche il discorso delle aziende che chiudono e delocalizzano avveniva già da tempo.
Quale futuro prevede per i consumatori marchigiani? Non basta la buona volontà per far cambiare le cose, bisogna investire. Ora abbiamo una buona possibilità con i soldi del PNRR, ma vanno indirizzati in maniera saggia. Occorre investire nel lavoro, riqualificare il territorio, rilanciare del turismo, valorizzare la manifattura nostrana. Non bastano gli spot pubblicitari, bisogna andare fisicamente nei posti e sapere cosa agire.
Senza lavoro non c’è potere d’acquisto, giusto? Ognuno di noi deve avere la possibilità di vivere bene e del proprio lavoro. Le Marche sono la regione più bella del mondo, ma non è accogliente. Vent’anni fa se se lasciavi un lavoro ne potevi trovare subito un altro. Oggi si finisce in mezzo alla strada.
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