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INTERVISTA – Caritas, boom di famiglie in povertà: “Con la pandemia il numero è triplicato”

INTERVISTA – Caritas, boom di famiglie in povertà: “Con la pandemia il numero è triplicato”

Solo nel 2020 – in pieno lockdown - sono state 1812 le persone nelle Marche che hanno richiesto beni di prima necessità, accoglienza e aiuto. 565 solo a Civitanova Marche. È  questo il quadro che emerge dalla silenziosa strage pandemica. 

Il 2021 ha segnato un ulteriore dato negativo, facendo più che raddoppiare il numero degli indigenti – soprattutto italiani - ritrovatisi improvvisamente senza un lavoro e, nei casi più gravi, senza nemmeno un tetto. Una situazione che ha visto coinvolti clochard, famiglie, tossicodipendenti, persone con patologie psichiatriche.

“La povertà non è solo economica, ma anche isolamento, solitudine, fragilità, paura del futuro, precarietà lavorativa” – hanno dichiarato Barbara Moschettoni, neo-diretttice della Caritas diocesana, e Marco Malacari, responsabile della Caritas di Civitanova Marche.

In quanti si sono rivolti presso la vostra struttura negli ultimi due anni? Dal 2020 il numero di famiglie che aiutiamo qui a Civitanova con i pacchi alimentari sono più che triplicate: da circa 300 nel periodo pre-Covid sono arrivate ad almeno 600. Questo soprattutto perché a seguito del lockdown molti hanno perso il lavoro. Stiamo parlando di circa 3000 persone in tutto.

Quante sono state le persone che avete accolto nel 2021? Abbiamo registrato una media di 450 famiglie e abbiamo chiesto anche l'aiuto della Protezione Civile per la distribuzione dei pacchi, più che triplicata. Già prima della pandemia contavamo più italiani che stranieri. Ad oggi molti non riescono più a pagare neppure l'affitto.

Fra i vari servizi che offrite – mensa, dormitorio, ambulatorio, distribuzione pacchi – è compreso anche il sostegno di tipo psicologico? Di base, viene preposto ai volontari del centro di ascolto. In più, abbiamo anche una psicologa interna che ci aiuta per i casi più seri, e non ultimi i servizi sociali. In questo modo i compiti sono ben distribuiti e possiamo aiutare tutti sotto più aspetti. Fra questi, tante donne vittime di violenza e prostitute che vogliono cambiare vita.

Come riuscite a sostenere i costi di questi servizi? Il Comune ci dà sessantamila euro l’anno, oltre ai buoni. A questo si aggiungono le donazioni, i fondi dell’8x1000 e il sostegno di alcuni privati. Durante il lockdown abbiamo voluto anche intraprendere delle convenzioni con supermercati e ristoranti. Civitanova ha dimostrato di avere un grande cuore.

Quanti volontari ci sono oggi nella Caritas di Civitanova? Prima della pandemia erano un centinaio, ora poco più di una ventina. È un lavoro molto faticoso, e spesso non abbiamo le competenze per gestire casi limite di alcolismo, tossicodipendenza o malattie psichiatriche.

Avete avuto a che fare con molti tossicodipendenti negli ultimi anni? Durante il lockdown sono aumentati, perché avevamo reso possibile il servizio di cibo da asporto senza richiedere più alcun tipo di documento. Normalmente, si tratta di ragazzi che si riforniscono nei supermercati e vivono per strada o nei casolari abbandonati. Con la chiusura dei negozi non si sono più vergognati di venire da noi, ma la situazione adesso è peggiorata.

Cosa riuscite a fare per chi si rivolge al vostro centro? Cerchiamo di creare i presupposti per farli tornare da noi, offrendo magari la possibilità di un posto dove dormire, lavarsi, prestare curare e persino vaccinarsi. L'obbiettivo è intercettare i casi più problematici e monitorarli in modo da poter permettere loro di reintegrarsi nella società, riavvicinarsi alle loro famiglie, pensare ad una prospettiva di vita migliore.

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