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Il sismologo Alessandro Amato: "L'unica arma che abbiamo per fronteggiare il sisma è prevenire"

Il sismologo Alessandro Amato: "L'unica arma che abbiamo per fronteggiare il sisma è prevenire"

Dopo il Dott. Carlo Meletti (INGV) , intervistato da noi nei giorni scorsi in merito al suo progetto di aggiornamento della carta di pericolosità sismica, ed il Prof. Emanuele Tondi (UNICAM), che più volte ha affidato a Picchio News le sue importanti conoscenze scientifiche, un'altra personalità di rilievo nel settore scientifico ci fornisce importanti informazioni sul tema del terremoto e della prevenzione sismica.

“L’Italia dispone di un’ottima mappa di pericolosità sismica, che ci dice dove dobbiamo aspettarci futuri terremoti, e di quale entità. È una carta, anzi un insieme di carte che ci dicono in particolare con che probabilità nei prossimi anni avremo un certo scuotimento del terreno in ogni zona del Paese”.

Così il Dott. Alessandro Amato, anch’egli come il collega Meletti in forza all’Istituto nazionale di Geofisica e Vulcanologia, interviene in merito alla discussione circa la necessità di aggiornare la carta che indica le zone a maggiore rischio terremoti.

Considerato che l’Italia è un paese prevalentemente sismico e che i terremoti non si possono prevedere dal punto di vista temporale  “Queste carte devono servire come riferimento per le nuove costruzioni e per l’adeguamento di quelle costruite prima delle norme sismiche, che purtroppo sono la maggior parte. Il rischio sismico, ricordiamolo, è il prodotto della pericolosità, che non si può ridurre in alcun modo, per la vulnerabilità e l’esposizione”.

E quanto al tema della prevenzione dei danni generabili dai terremoti afferma senza mezzi termini che

“L’unica arma che abbiamo per fronteggiare il rischio è di agire sulla vulnerabilità, riducendola. Un’impresa che va pianificata su una scala temporale di molti anni, forse decenni. Da qui bisogna partire, non solo nelle zone colpite dagli ultimi terremoti ma in tutte le zone sismiche d’Italia, per far sì che il prossimo terremoto, quando verrà, non farà i danni e le vittime che abbiamo visto lo scorso agosto ad Amatrice e negli altri paesi del centro Italia”.

Scendendo invece nel concreto dell' attuale situazione del centro Italia, conferma l’affermazione del presidente dell’Ingv  Doglioni circa il fatto che "Non sappiamo quanta possa essere l'energia ancora da liberare, ma è più che legittimo dire che non è da escludere un evento più importante, ma non è possibile dire quando".

Così tra l’altro come affermato anche dal geologo Tondi, esperto della sismicità del territorio del centro Italia. 

“Non sorprenderebbe se accadesse nei prossimi mesi, ma non ci avrebbe sorpreso neanche se fosse avvenuto dopo il terremoto dell’Aquila nel 2009, e neanche se fosse avvenuto prima anocora, nei mesi o negli anni precedenti. I tempi di ritorno di uno di questi terremoti su una delle faglie attive dell’Appennino sono tipicamente di molti secoli, spesso di oltre mille anni (ce lo dicono gli studi paleosismologici), ma la regolarità di questi fenomeni è molto bassa, sia nei tempi di ritorno che nella magnitudo. Inoltre, ogni terremoto che interessa una specifica faglia altera le condizioni delle faglie circostanti, e questo complica ulteriormente il quadro. Da questo deriva sostanzialmente la imprevedibilità dei terremoti”.

Quanto sopra quindi ci porta sul tema del tanto temuto fenomeno del “contagio” delle faglie: se cioè, ed in particolare nel caso specifico dei recenti eventi, possa ipotizzarsi la sussistenza di un nesso causale tra le scosse di Amatrice e quella successiva di Campotosto.

“Come accennato sopra, sappiamo che il movimento di una faglia durante un terremoto perturba l’equilibrio delle faglie vicine. Questa perturbazione può essere sia un aumento che una diminuzione della probabilità che una determinata faglia si attivi. Questo dipende dalla posizione e dalle caratteristiche di ognuna di queste faglie rispetto a quella che si è mossa in precedenza. Generalmente, le faglie che sono allineate con quella che si è attivata sono “favorite”, ovverosia un terremoto su una di queste faglie potrebbe arrivare prima di quanto non sarebbe accaduto in assenza del terremoto vicino. In questo senso, quindi, è probabile che ci sia un collegamento tra le varie faglie che si sono attivate da agosto a oggi in tutto il sistema di faglie dell'Italia centrale”.

Un collegamento dunque tra le faglie che si sono risvegliate da questa estate ad oggi esiste con ampia probabilità.

“Quello che non conosciamo con sufficiente precisione è quanta energia abbia immagazzinato nei secoli ciascuna faglia, quale sia la sua resistenza alle spinte geologiche, e a quanto ammonta il contributo del terremoto avvenuto nella faglia accanto”. 

 

* Alessandro Amato è laureato in Scienze Geologiche, Dottore di Ricerca in Geofisica. Ricercatore presso ING 1988-1999 e INGV dal 1999, dove dal 2000 e' Dirigente di Ricerca. Ha diretto il Centro Nazionale Terremoti dell'INGV dal 2001 al 2007. E' stato membro della Commissione Nazionale Grandi Rischi dal 2000 al 2004. Ha diretto numerosi progetti italiani ed europei. E' autore di numerose pubblicazione su riviste internazionali sui principali terremoti italiani e del Mediterraneo, sulla struttura delle zone di faglia e dei vulcani.

 

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