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Corridonia, Giorgio Cacchiarelli e i 'mestieri di una volta': "Fiero di essere tra gli ultimi artigiani"

Corridonia, Giorgio Cacchiarelli e i 'mestieri di una volta': "Fiero di essere tra gli ultimi artigiani"

Inauguriamo oggi la nuova rubrica di Picchio News intitolata "I mestieri di una volta", in cui presenteremo quei lavori fondamentali che purtroppo, nella società contemporanea, stanno perdendo valore e riconoscimento. L'appuntamento cade una volta a settimana, il sabato

In questo puntata inaugurale parleremo della figura dell'artigiano, attraverso i racconti di un protagonista d'eccezione come Giorgio Cacchiarelli, falegname e restauratore di mobili. 

Quando lo andiamo a trovare nella sua bottega a Corridonia sta lavorando a due enormi zanzariere per una casa in campagna: "Questa falegnameria è sempre stata qui, prima era della famiglia Marcelletti, una famiglia importante che aveva negozi e ditte e per cui lavorarono tutti gli artigiani della zona, poi la comprò mio padre. Mi son congedato dal servizio militare nell'arma dei carabinieri il 27 luglio del 1978 e subito dopo morì mia madre, dunque in questo lavoro mi ci sono trovato dentro senza potermi guardare attorno, me lo son dovuto far piacere altrimenti avrei fatto un corso di 3 anni per essere programmatore elettronico". 

"Dovrei andare in pensione a 65 anni (oggi ne ha 63, ndr), le articolazioni iniziano a cedere, fare le scale pesa ma finchè ho la forza continuo, non saprei che fare a casa. Nasciamo come restauro mobili ma per sopravvivere mi sono adattato a fare altro. Sopravvivere, non guadagnare.

Mantenersi con questo lavoro infatti, è sempre più difficile: "Corridonia è un paese piccolo - sottolinea Giorgio -, vado avanti grazie ai clienti abituali e con il passaparola a volte ne arrivano di nuovi, ma l'artigianato sta morendo. Lo Stato non ha interesse nel tutelarci, in più non c'è una scuola che insegni ai giovani come fare. Una volta i genitori mandavano i loro figli in bottega per imparare ma oggi la prima cosa che chiedono è - quanto mi dai? -, cercano un posto fisso quando, così inesperti, sarebbero solo d'intralcio ad un professionista".

"I ragazzi non possono più permettersi di sporcarsi le mani. Io ho due figli ma non li voglio con me, preferisco che cambino mestiere e quando io me ne andrò appenderò fuori un cartello con scritto -l'artigianato è morto!-, venderò la bottega" aggiunge sconsolato Giorgio. 

"A rendere ancora più complicata la situazione ci si mettono alcuni pensionati che fanno questi lavoretti senza pagare le tasse - puntualizza -, tirando così giù il prezzo, oltre alle regolamentazioni troppo severe".

"L'unica cosa bella è che faccio come voglio: se non ho da fare chiudo e vado a passeggio!" afferma con un sorriso. 

Anche la domanda dei clienti è cambiata: "Sebbene il mercato dell'antiquariato resista, la maggior parte dei mobili antichi sono considerati semplicemente vecchi oggi. I mobili dell'800', che prima andavano a ruba, non si cercano più per l'arredamento, anche perchè gli appartamenti di oggi sono talmente piccoli che se metti un comò non c'è spazio per altro. Le persone preferiscono prendere mobili semplici a poco prezzo come quelli dell'Ikea, a me tirano sempre sul prezzo, vogliono risparmiare."

La bottega è composta da due grotte antiche, la dura roccia rende l'aria fredda: "Se avessi più spazio potrei fare lavori più grossi ma poi non saprei dove metterli. E' un mestiere che se non hai fantasia non puoi farlo ed è necessario anche avere ordine, devi trovare le cose subito. La cosa più pericolosa è lavorare con le macchine, se non stai attento ti porti via le dita, io sono fortunato che le ho ancora tutte! Ma una volta lavorando con il toupie (utensile a motore elettrico, ndr) la mano ha toccato il ferro ed è partito un pezzo di dito, fortunatamente pizzicava e me ne sono accorto subito. Ho provato a medicarlo da solo ma non smetteva di sanguinare così dopo due giorni sono andato all'ospedale.".

Le sue mani, ruvide e salde, portano i segni di 40 anni di duro lavoro. 

Per la redazione di Picchio News a Civitanova Marche ha realizzato un'originale e simpatica sedia - cestino personalizzata che abbiamo apprezzato molto. Giorgio crede nel suo lavoro e si nota, ma lo sta vedendo scomparire. E' con gli occhi lucidi che dice: "Sono comunque molto fiero di essere fra gli ultimi".

Tocca ai cittadini valorizzare la manodopera locale ricercando pezzi di qualità, affinchè queste botteghe possano continuare ad esistere. I giovani invece potrebbero raccogliere la sfida e riscoprire questi lavori: fare quello che sembra un passo indietro è in realtà, al giorno d'oggi, un enorme passo avanti. 

(Foto di Lucia Montecchiari)

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