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Civitanova, Svetlana chiede aiuto: “Ospito quattro ucraine e due bambini, cerchiamo lavoro”

Civitanova, Svetlana chiede aiuto: “Ospito quattro ucraine e due bambini, cerchiamo lavoro”

Svetlana e sua figlia Irina. Ma anche Virgina e Cristina, mamma di Andrei, bimbo autistico di 3 anni e del piccolo Dmetro, nato lo scorso 30 marzo in seguito a parto cesareo presso l’ospedale di Civitanova Marche. Una grande famiglia ucraina accolta a casa di Svetlana, che in Italia vive da 24 anni insieme al marito marchigiano e ai suoi due figli.

Sono dieci sotto un tetto, troppi anche per chi ha sentito l’esigenza di aiutare i propri connazionali in fuga dalle bombe russe e ha voluto accoglierli nonostante le difficoltà. “I miei due figli di 12 e 13 anni hanno accettato di buon grado di lasciare la loro stanzetta ai nostri ospiti. Ma la situazione dopo quasi due mesi sta diventando insostenibile”.

Ospiti ucraine che prima di essere accolte da Svetlana, sono state per qualche giorno a Macerata a casa di una anziana signora “che non ci dava neppure l’acqua e teneva tutto spento per non consumare l’elettricità”, raccontano. Da lì la chiamata in Prefettura e la richiesta di farle spostare tutte insieme, per non separare la famiglia che era già dovuta scappare in blocco da Leopoli.

Svetlana, che nella vita ha fatto la badante per 12 anni, oggi è costretta a far visita alla Caritas: “Qui, al momento, riceviamo l’unico sostegno possibile per riuscire ad aiutare anche loro. Ma la lingua resta un problema e il reinserimento nel mondo del lavoro utopia. Solo che tra bollette e visite mediche, non possiamo più far fronte alle esigenze di sei persone. E non sappiamo come fare”.

L’abitazione di Svetlana e suo marito, oggi pensionato, si trova nella zona di Santa Maria Apparente, “qui è un problema anche per gli spostamenti - racconta - hanno bisogno della macchina per poter lavorare in prova in qualche ristorante, anche solo come lavapiatti. Ma sono disposta ad accompagnarle anche io all’inizio, se serve. Pur di trovare una soluzione e qualcuno che ci aiuti”.

"Quella che ho sentito di fare per loro, mie compaesane, è stata un'opera di bene: in casa siamo molto cattolici e crediamo nella misericordia. E adesso preghiamo Dio che qualcuno possa darci una mano come noi abbiamo fatto con loro. Hanno lasciato mariti e fratelli a combattere in Ucraina, ma loro in Italia hanno bisogno di un aiuto che non c'è per le cose essenziali anche da parte dello Stato", ha aggiunto Svetlana.

 

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