Civitanova, la preoccupazione dei No Crem: "Serve fare definitivamente chiarezza"
E' necessario fare definitivamente chiarezza sulla possibilità che venga costruito un forno crematorio a Civitanova Alta. E la nuova convocazione della commissione consiliare dei lavori pubblici alimenta la preoccupazione. Alberto Mobili, presidente dei No Crem, torna sulla questione facendo prima di tutto alcune considerazioni:
"Nonostante che le cremazioni dei residenti non si avvicinino neanche alle 50 unità annue. Nonostante che il cimitero di Civitanova Alta sia sotto utilizzato nelle potenzialità, visto che potrebbe ospitare migliaia di posti, senza allargare di un centimetro l'area cimiteriale, come da relazione redatta dall'Ufficio Tecnico il settembre scorso. Nonostante il forno di Ascoli sia stato riaperto l'estate scorsa. Nonostante San Benedetto aprirà la seconda camera di combustione e quindi raddoppierà a breve la sua portata. Nonostante alla fine dell'estate Fano e Pesaro attiveranno un impianto a carattere extra regionale per circa 3 milioni di utenti. Nonostante il project financing, sia una procedura che universalmente viene ormai riconosciuta come economicamente rischiosa per le pubbliche amministrazioni, esponendole ad un rischio economico elevato. Nonostante l'estrema contrarietà e avversione dei cittadini residenti, ad un'opera che innalzerà l'inquinamento di tutta la città, con la ricaduta di polveri sottili e metalli pesanti e che quindi svilirà il valore culturale, ambientale e turistico di Civitanova tutta e Civitanova Alta in primis. Il Sindaco e la Giunta hanno avviato la convocazione della Commissione consiliare dei lavori pubblici e le procedure per l'approvazione del progetto del forno crematorio, riproposto per la seconda volta con un project financing analogo al precedente, sia nella formula economica che in quella tecnica, cambiando solo l'ubicazione di poche decine di metri. Qualcuno potrebbe obiettare, che non sia stata la Giunta ma una richiesta del consigliere Carassai. Noi che eravamo presenti a quella riunione" dice ancora Mobili "avevamo capito che il consigliere, avesse chiesto lumi sulla destinazione d'uso dell'area ex Beruschi, dove dovrebbe sorgere l'impianto, perché sembrerebbe che sia ancora accatastata come area agricola a nome della famiglia Beruschi. Se questo fosse vero, aprirebbe una serie di interrogativi nell'uso fatto anche recentemente di quell'area, come sito di stoccaggio di materiale speciale proveniente da estumulazioni e sul quale si attende anche un eventuale pronunciamento della procura di Macerata. Speriamo che ora si faccia un po' di chiarezza su una situazione che ormai di chiaro ha ben poco. Nonostante il presidente del Consiglio Comunale, Ivo Costamagna, abbia definito carta straccia la delibera 66 di marzo 2015, questa invece formalmente è ancora in essere, non essendo stata ancora ritirata o sospesa in autotutela o in altra forma decaduta". Il presidente dei No Crem aggiunge altre considerazioni: "D'altra parte invece, se non è stato ancora formalmente respinto o abbandonato il "vecchio progetto", l'ATI ha presentato un nuovo progetto, analogo al primo, con il semplice cambio di destinazione; e che ora essendo stato preso in considerazione dalla Commissione potrebbe generare quindi confusione sulla situazione in essere. In tutto questo, vanno inseriti anche i dubbi emersi da alcune ricerche sulla destinazione d'uso dell'area stessa, cosa sulla quale aveva chiesto chiarimenti il consigliere Carassai e quindi non si capisce come si sia arrivati a proporre il punto 1 "progetto alternativo proposto da Altair srl per un impianto di cremazione". Visto il comportamento tenuto in precedenza da questa amministrazione, che ha presentato il vecchio progetto alla cittadinanza praticamente a cose fatte, abbiamo l'impressione che sia solo un tentativo di incardinare un nuovo iter per il forno crematorio. Per questo invitiamo i componenti della commissione ad esprimersi contro la nuova proposta di forno crematorio, in modo da fare chiarezza definitivamente ed eventualmente assumersi ognuno le proprie responsabilità politiche in merito alla questione. Comunque come promesso, questa mattina abbiamo consegnato le prime 116 adesioni alla diffida al Sindaco e alla Giunta comunale alla costruzione di tale impianto. Saremo presenti ai lavori della commissione, attenti e vigili sulle conclusioni e sulle decisioni prese per verificare se veramente si tratta solo di una richiesta del consigliere Carassai, o se invece si sta cogliendo solo l'occasione per riprendere il discorso lasciato in sospeso e riaprire una procedura per costruire l'impianto. Nel frattempo continuiamo a raccogliere adesioni alla diffida che è stata redatta dal Comitato insieme all'avvocato Paola Rosettani che ci sta fornendo il supporto legale necessario".
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