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Civitanova, la difficile convivenza dei residenti con il centro islamico

Civitanova, la difficile convivenza dei residenti con il centro islamico

Il rapporto di alcuni coinquilini con quello che ufficialmente dovrebbe essere un centro culturale islamico, "Faizan e Madina", non è proprio idilliaco. Abbiamo raccolto a proposito la testimonianza di uno di loro che ci ha spiegato alcune cose che accadono nei locali dell'ex ristorante di Corso Garibaldi, in zona stadio.

Tagliamo subito la testa al toro svelando il segreto di Pulcinella di questo centro e probabilmente anche degli altri due in città, che anche se non dichiarato e fatto passare per qualcos'altro, è un luogo dove i fedeli di religione islamica si ritrovano per pregare. Si definisce centro culturale ma è un luogo di preghiera, praticamente una moschea. Il problema con gli abitanti del palazzo però non è principalmente questo. Qualche giorno fa, infatti, alcuni fedeli sono stati visti portare all'interno dei locali un fornellone e una bombola di gas la cui presenza era già nota dopo che anche l'anno scorso, da un sopralluogo degli addetti del Comune, ne erano saltate fuori già diverse.

Un altro problema lamentato è quello del rumore, perché le persone che si riuniscono per pregare, più volte al giorno, vanno dalle 40 alle 60 unità ed è capitato che in qualche caso abbiano usato anche un altoparlante. Se di giorno questa cosa passa quasi inosservata, la sera ad alcuni può dare fastidio, come effettivamente accaduto. C'è poi il discorso della gente che dorme all'interno. Il centro infatti, forse per paura di atti vandalici, non rimane mai vuoto e c'è sempre almeno una persona all'interno, anche se non siamo sicuri se questo fatto sia proprimente legale. Ci sono poi alcune questioni minori, comuni a quasi tutti i condomini, che riguardano i fumi e gli odori della cucina che arrivano ai piani più alti e non per forza graditi agli altri abitanti del palazzo o problemi di rifiuti lasciati dove non dovrebbero essere.

Ricordiamo che i centri culturali presenti a Civitanova sono tre e, oltre al "Faizan e Madina" in questione nella zona stadio, ce n'è un altro sempre in Corso Garibaldi, nelle vicinanze del Donoma e l'ultimo in via Virgilio. La presenza di tutti questi luoghi di incontro per islamici, culturali o religiosi che siano, in una città delle dimensioni di Civitanova non è molto frequente, tanto da essere balzata agli onori della cronaca nazionale qualche anno fa, grazie al titolo del quotidiano Il Giornale, che l'aveva definita la "Mecca italiana". La cosa non sarebbe particolarmente preoccupante ma in considerazione del periodo che stiamo vivendo, con frequenti attentati in giro per l'Europa, le espulsioni di persone ritenute vicine all'estremismo islamico presenti proprio a Civitanova, avvenute nell'aprile 2015 (due pakistani di 37 e 57 anni), nel settembre 2015 (un pakistano di 32 anni) e ad aprile di quest'anno (un marocchino 34enne residente a Recanati), fa vedere il fenomeno da un punto di vista differente e crea per lo meno diffidenza, se non addirittura inquietudine, verso questi luoghi di culto mascherati da centri culturali.

La questione "Luoghi di culto e centri culturali" era stata anche oggetto di discussione durante la campagna elettorale appena conclusa ed è proprio dal programma di Kleos-il glorioso che apprendiamo cosa stabilisce la normativa: i luoghi di culto sono strutture aperte al pubblico, permettono accesso e sorveglianza, hanno planimetria e consistenza fisica adeguata alle peculiarità della confessione. Le chiese e gli altri edifici per i servizi religiosi sono compresi tra le opere di urbanizzazione secondaria al pari di altri servizi di pubblico interesse: devono sorgere in zone urbanisticamente dedicate, atte a sopportarne l’impatto (es. parcheggi), e con criteri edilizi tipizzati (es. parametri igienico-sanitari, di sicurezza, di superfici) e compete alla Regione individuarne percentuali di aree e contributi di urbanizzazione secondaria comunali. Le sedi di associazioni con fini religiosi o culturali devono anch’esse rispettare determinati standard urbanistici ed edilizi: possono aprire in determinate zone e i locali devono essere conformi alle norme edilizie, igienico-sanitarie e ai criteri di sicurezza (sorvegliabilità e normativa antincendio). Sulla base di quanto sopra è facile comprendere come questi centri non siano propriamente regolari.

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