"Mosca olearia e antracnosi, una tempesta perfetta per l’olivo": Gino Pasquali sull'annata nera dell'olio (VIDEO)
È un anno nero per l’olivicoltura marchigiana, e in particolare per il Maceratese. A spiegarne le motivazioni è Gino Pasquali, agronomo esperto del territorio, che abbiamo intervistato sul campo per comprendere le cause della drastica riduzione del raccolto di olive e, di conseguenza, della produzione di olio.
“Quest’anno è andata molto male,” spiega Pasquali “perché i parassiti dell’olivo si sono "messi d’accordo" per fare il massimo dei danni”. Il riferimento è in particolare alla mosca olearia e alla lebbra dell’olivo, o antracnosi: due minacce che, unite alle condizioni climatiche avverse, hanno devastato la produzione.
Pasquali mostra i segni visibili del disastro: olive cadute prematuramente a terra, altre ancora sulla pianta ma già mummificate, piene di spore fungine. “Le trupe (olive) malate non sono più utilizzabili per fare l’olio. Se anche si tenta, l’olio ottenuto diventa rosso e puzza: è completamente compromesso”.
L’antracnosi ha colpito duramente: si manifesta con macchie necrotiche sulla drupa e porta rapidamente alla sua caduta o mummificazione. Un terreno pieno di frutti infetti diventa un focolaio per le stagioni successive, se non vengono raccolti o interrati. A peggiorare il quadro, la mosca olearia, che deposita le sue uova anche sulle olive già infette, amplificando il danno.
Secondo i dati previsionali per la campagna olearia 2025/2026, il calo stimato della produzione si aggira intorno al 50%, con zone in cui la raccolta è stata addirittura annullata.
Alle problematiche fitosanitarie si somma anche il classico anno di “scarica”, tipico dell’olivo, che alterna naturalmente annate più produttive ad altre meno generose. Tuttavia, sottolineano gli esperti, ciò che ha reso il 2025 particolarmente difficile è stata la combinazione di fattori climatici e fitopatologici: alte temperature, poche piogge e un’allegagione difficile hanno impedito una corretta fruttificazione".
Pasquali non nasconde la preoccupazione anche per il prossimo anno: “Dove sono cadute migliaia di trupe malate, il rischio è che la malattia si ripresenti se non si interviene in modo adeguato. Servono trattamenti tempestivi a partire dal risveglio vegetativo, come la poltiglia bordolese o l’uso di sistemi biologici”.
Nel frattempo, la scarsità di olive ha costretto molti frantoi a rimanere chiusi o a lavorare solo per pochi giorni, con una disponibilità di olio ridotta al minimo. Questo comporterà inevitabilmente un aumento del prezzo dell’olio extravergine, in un mercato già sotto pressione, dove l’Italia si trova a competere con paesi che non seguono gli stessi standard qualitativi né le stesse restrizioni normative.
“Chi ha raccolto prestissimo o ha seguito tecniche agronomiche rigorose si è salvato” aggiunge Pasquali, “ma per la maggior parte dei piccoli produttori, questa è stata una stagione da dimenticare”.
Un invito quindi ad investire in prevenzione e monitoraggio fitosanitario, per non lasciare il settore olivicolo – fondamentale per l’economia agricola locale – in balìa degli eventi.
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