Aggiornato alle: 13:10 Sabato, 19 Aprile 2025 nubi sparse (MC)
Varie

I cento fiori recisi dal male turco

I cento fiori recisi dal male turco

Cantavano e ballavano già due ore prima che cominciasse la manifestazione. Erano centinaia, quasi tutti ragazzi, e altre centinaia arrivavano come un fiume da fuori Ankara per la festa della pace, per dire di non combattere i curdi nel paese. Fermare almeno le armi interne, mentre i confini grondano sangue: i mattatoi di Siria e Iraq in un groviglio di formazioni e alleanze, con decine di combattenti dell’Isis che, per alimentare le fila del sedicente Califfato, hanno attraversato proprio la Turchia indisturbati dallo stato di polizia del presidente Erdogan, e centinaia di migliaia di profughi che in cerca di scampo compiono il percorso inverso, spesso annegando sulla via dell’Europa.

Le due esplosioni li hanno falciati alle 10 del sabato mattina, nel sole che illuminava l’allegria di sbandierare l’altra Turchia, quella pacificata e democratica che troverebbe spalancata la via dell’ingresso in Europa, e non sbarrata dall’incompatibilità con i criteri minimi dei diritti civili, la Turchia dove la deriva islamista è stata frenata proprio dal partito d’opposizione filo-curdo Hdp, organizzatore della manifestazione insanguinata dalle bombe. Nelle elezioni politiche di giugno è l’Hdp ad aver tolto al sultano Erdogan la maggioranza assoluta che deteneva dal 2002.

Qualcuno ha voluto trasformare la speranza in un mare di corpi dilaniati. Sotto le loro bandiere colorate, usate per coprirli, i cento giovani di Ankara ricordano un prato di fiori recisi. Erdogan parla di attacco all’unità e alla pace della nazione. Il suo premier Davutoglu indica terroristi curdi o dell’Isis come principali sospetti, visto che contro entrambi è in corso un’offensiva militare. Ma resta l’interrogativo, lanciato dal leader dell’Hdp Demirtas: com’è possibile che alla potentissima intelligence di Erdogan sia sfuggito un allarme attentato così clamoroso?

E così, a tre settimane dalle elezioni anticipate del primo novembre, la peggiore strage della Turchia repubblicana ha il sapore amaro di un fuoco di sbarramento a qualsiasi ipotesi di cambiamento che arriva dai poteri profondi e oscuri del paese. In questa direzione pesano i due attentati analoghi del 7 giugno e del 20 luglio sempre contro l’Hdp. Attorno all’opposizione della sinistra filo-curda si sta cementando gran parte della società civile turca, laica e filo occidentale, quella delle professioni intellettuali e della classe media, che vorrebbe giocare in un futuro di apertura anche i successi economici dello stesso Erdogan che ha triplicato il reddito pro capite.

Proprio di questa componente decisiva del paese erano figli i cento fiori recisi sotto le bandiere della speranza. Un avvertimento di sangue a chi a novembre è in grado di cambiare con il voto le sorti della Turchia.

Commenti

Copyright © 2020 Picchio News s.r.l.s | P.IVA 01914260433
Registrazione al Tribunale di Macerata n. 4235/2019 R.G.N.C. - n. 642/2020 Reg. Pubbl. - n. 91 Cron.
Registration Login
Sign in with social account
or
Lost your Password?
Registration Login
Registration
Comuni