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"Quel viaggio al centro del mondo con Pelè, Ancelotti e Sacchi": Alessandro Pica racconta 'O Rei'

"Quel viaggio al centro del mondo con Pelè, Ancelotti e Sacchi": Alessandro Pica racconta 'O Rei'

Una foto che racconta un'amicizia oltre il tempo. Alessandro Pica, dirigente maceratese Coni ed ex team manager della nazionale azzurra, ricorda il primo incontro con Pelè e il viaggio "al centro del mondo", compiuto con Ancelotti e Sacchi in Ecuador per visitare l'equatore: l'ultimo saluto a ‘O Rei’, spentosi ieri all’età di 82 anni.

“Nel 1992 ero team manager della nazionale italiana allenata da Arrigo Sacchi e, insieme a Carlo Ancelotti, ci eravamo recati in Sud America per assistere alla Copa América – racconta Pica -. Alloggiavamo nello stesso albergo di Pelé ed è lì che ci siamo incontrati. Siamo stati insieme per circa 15 giorni e, durante uno dei pochi momenti liberi, abbiamo visitato l’Ecuador per raggiungere l’equatore, dove ci siamo scattati quella foto”.

“Carletto – come Alessandro chiama affettuosamente mister Ancelotti - non aveva ancora il patentino ufficiale per poter stare in panchina ed era lì con noi per fare esperienza a livello internazionale. Era con noi anche quattro anni dopo, quando nel 1994 si tennero i mondiali negli Stati Uniti. Con Ancelotti c’è ancora oggi un rapporto di sincera amicizia. Gli ho promesso che in primavera sarei andato a trovarlo a Madrid e non vedo l’ora di rivederlo.”

Non era la prima volta che incontravamo Pelé: due anni prima, in occasione dei mondiali del 1990 in Italia, ricoprivo la carica di segretario del settore giovanile scolastico e lui era testimonial della Fifa - continua -. Fu in quell’occasione che lo conobbi nonostante passavamo il grosso del nostro tempo immersi nel fitto calendario dell’evento”.

Che persona era Pelé fuori dal campo? "Pelé era una persona straordinaria, era un campione dentro e fuori dal campo. Non è mai stato un pallone gonfiato, tutto il contrario: negli anni successivi è anche diventato testimonial dell’Unicef e si è sempre impegnato moltissimo per la solidarietà e la beneficienza. Personalmente trovo irrispettosi i tanti paragoni che in questi giorni invadono i telegiornali: non ha senso tirare in ballo Maradona, ci sono centomila differenze fra i due e non solo sul piano tecnico”.

"Spesso mi capita di veder passare vecchi amici nei programmi televisivi – conclude Pica -. Mi ritengo fortunato per la vita che mi è capitata: ho avuto l’occasione di lavorare nello sport ad altissimo livello e di incontrare persone eccezionali, molto spesso più da un vista umano che meramente tecnico. Mi vengono in mente talmente tanti episodi incredibili da poter riempire un libro".

 

 

 

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