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Ora che la salvezza è realtà, alla Maceratese servono certezze per il futuro

Ora che la salvezza è realtà, alla Maceratese servono certezze per il futuro

Il futuro della Maceratese rimane un rebus. La squadra allenata da Federico Giunti ha guadagnato sul campo il diritto a partecipare anche la stagione ventura al campionato di Lega Pro, ma la dissennata gestione societaria del presidente Filippo Spalletta non lascia nessuna speranza. Di fronte al fuggi fuggi della dirigenza, che si è letteralmente dissolta dopo il Torneo di Viareggio, la Maceratese nelle ultime partite è potuta scendere  in campo solo grazie agli sforzi di tifosi ed appassionati.

 

Chissà se un giorno l’italo-svizzero Filippo Spalletta avrà il buon senso di spiegare alla città cosa è successo, perché ha fortissimamente voluto la Maceratese e poi l’ha abbandonata al proprio destino. I presunti debiti ereditati dalla vecchia proprietà non possono costituire un alibi, perché Spalletta sapeva, quando ha sottoscritto l’atto di compravendita, di non acquisire una società “pulita”.

 

L’avvocato Andrea Bargagna, più volte interpellato al riguardo, ha fatto cadere nel vuoto la domanda. L’amministratore delegato Simone Sivieri, che ha fatto da trait d'union fra lo stesso Bargagna e Spalletta, ha sposato la linea del silenzio.

 

Gli ultimi cinque mesi di vita del sodalizio biancorosso, dal 22 novembre ad oggi, restano avvolti dal mistero. Un po’ come l’identità dei giocatori tesserati dalla SS Maceratese srl dopo l’avvento di Spalletta, mai convocati in prima squadra. 

 

I presidenti venuti da lontano non hanno mai fatto le fortune della Maceratese. Nei primi anni del nuovo millennio si erano succeduti alla guida della Maceratese Mario Bonsignore e Gianni Rovelli. “Sto seguendo il risultato della partita sul televideo Rai” fece Rovelli al telefono, mentre la sua squadra, la Maceratese, era impegnata nello spareggio salvezza a Ladispoli. 

 

Adesso, grazie alle dirette in streaming di Sportube, Spalletta potrà dire di aver seguito tutte le partite della Maceratese. Peccato che si sia dimenticato (tra le altre cose) lui ed i suoi incaricati che la scorsa settimana il procuratore federale a Roma trattava il deferimento Covisoc della Maceratese. Nessuno si era preoccupato di presentare le dovute memorie, né tanto meno di rappresentare in loco il sodalizio biancorosso. La presenza del tutto fortuita “nei paraggi” dell’avvocato Gabriele Cofanelli ha evitato ulteriori figuracce.

 

Per dare un futuro in Lega Pro alla Maceratese sono rimasti due mesi, ma bisogna fare in fretta. Domenica scorsa in tribuna all’Helvia Recina c’era l’ex direttore generale, Stefano Caira. La sua era una presenza interessata, non solo al risultato del campo fra la Maceratese ed il Teramo. Caira non ha fatto mistero che la sua venuta a Macerata lo scorso gennaio sarebbe dovuta servire per fare da apripista a Giorgio La Cava. L’imprenditore perugino resta l’unica ancora di salvezza credibile.

 

Un ruolo cruciale nella trattativa che dovrebbe portare la Maceratese nelle mani di Giorgio la Cava ce l’avrebbe l’ex presidente Maria Francesca Tardella. Avversata da una parte della tifoseria, ma in grado da sola di ridare lustro al calcio maceratese.

 

Spalletta, che si affrettato a smentire qualsiasi contatto con Gaetano Battiloro, a questo punto ha il dovere morale di farsi da parte. Al più presto, senza reclamare alcunché. La Maceratese, i suoi tifosi e la città non meritano questo scempio.

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