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La grinta del centrocampista cremisi Tortelli: "Senza il coma non sarei la persona che sono ora"

La grinta del centrocampista cremisi Tortelli: "Senza il coma non sarei la persona che sono ora"

Ai microfoni di Picchio news oggi Paolo Tortelli, centrocampista simbolo del Tolentino che ha giusto di recente festeggiato le 100 presenze con la maglia cremisi. Dopo il grave infortunio di fine 2019 e il conseguente coma, il rientro in campo è stato reso ancora più difficile di quanto non fosse dalla pandemia, dilagata appena dopo la convalescenza e il recupero di Paolo.

Oltre la gioia per i risultati ottenuti quest’anno e le sue opinioni in merito al livello della competizione, il racconto dell’esperienza personale del giocatore del Tole nel rientro in campo dopo la traumatica esperienza.

Stagione andata bene finora, quinto posto alla pausa invernale e a una partita dal giro di boa. Avete raggiunto gli obiettivi prefissati a inizio stagione? Il nostro obiettivo è sempre stato raggiungere la salvezza il prima possibile, poi potremmo provare a divertirci. Avremmo messo la firma per arrivare a questo punto a metà stagione.

Chi sono stati gli avversari più ostici? Il campionato è molto più equilibrato rispetto allo scorso anno, non c’è una squadra che spicca troppo rispetto le altre, nonostante ora la Recanatese sembri aver trovato la giusta quadratura. Sono tutti avversari difficili: dalla Sambenedettese, specialmente dopo questa finestra di mercato, al Pineto, che occupa a mio parere una posizione un po’ anomala considerata la forza della rosa.

Anche il Trastevere fa paura, soprattutto in casa quando possono sfruttare al meglio il campo stretto e punire gli avversari in difficoltà: sanno giocare molto bene sulla seconda palla e come comportarsi in quel campo. In casa hanno una marcia in più, anche se fuori non sono certo da sottovalutare.

Nel futuro ti vedi ancora nel Tolentino?  Se continuano ad esserci le condizioni di questi quattro anni assolutamente sì. Io mi sono trovato bene e i risultati raggiunti sono un bene sia per me che per la società. Mi piacerebbe continuare su questa striscia positiva, sperando che le condizioni rimangano le stesse, e conoscendo la società sono sicuro che sarà così. Mi piacerebbe rimanere.

Come hai vissuto il grave infortunio del 2019? È stata dura tornare a giocare dopo il coma? È stata l’esperienza che mi ha cambiato la vita, e più passa il tempo, più scopro quanto radicalmente lo abbia fatto, dentro e fuori dal campo. La parte più dura è stata proprio tornare a una vita normale. Dopo quello che mi era successo mi era anche stata tolta la patente inizialmente, perché mi ritenevano incapace di guidare: sono passato dall’andare all’università, andare agli allenamenti, fare la vita di un normale ragazzo di 24 anni, a dover star chiuso dentro casa senza patente e senza potermi allenare.

Proprio quando ero riuscito a recuperare e avevo potuto ricominciare ad allenarmi e a guidare, è scoppiata la pandemia ed è ricominciato tutto da capo. Non ti nascondo che è stato difficile da affrontare psicologicamente, però allo stesso tempo mi ha fatto crescere – spiega emozionato – perché senza quell’esperienza non sarei la persona che sono ora. È parte del mio carattere cercare sempre il lato positivo nelle cose, e spesso la mia ragazza mi rimprovera per questo, però sono convinto che quella sia veramente stata un’esperienza positiva per me.

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