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Sport Macerata

La gioia del gioco: un convegno sullo sport e i giovani nel ricordo di Graziano Colotti

La gioia del gioco: un convegno sullo sport e i giovani nel ricordo di Graziano Colotti

Con un’ottima partecipazione di pubblico, nell’Aula Magna dell’ITC “Gentili” di Macerata si è svolto il convegno “La gioia del gioco. I ragazzi di oggi e una passione da ritrovare”.

L’incontro è stato organizzato per ricordare Graziano Colotti, venuto a mancare due anni fa ed indimenticato protagonista di molte attività sportive e culturali nel territorio maceratese.

Per iniziativa di un gruppo di amici, che con lui hanno collaborato ed hanno condiviso il suo impegno soprattutto nel calcio giovanile, a questo secondo convegno è stato invitato mister Ezio Glerean, che, dopo un’ottima carriera da calciatore professionista, ha legato la sua fama di allenatore alle straordinarie stagioni che hanno portato il piccolo Cittadella alla ribalta della serie B, ma ha anche lavorato in altre realtà importanti: Palermo, Padova, Venezia, ecc.

Ma mister Glerean è anche un grande appassionato di calcio giovanile ed un attento osservatore dei cambiamenti che quest’ultimo sta vivendo negli ultimi decenni. Con lui sul palco mister Antonio Lacara, preparatore dei portieri e da sempre suo stretto collaboratore, e Guglielmo De Feis, esperto di calcio ed oggi direttore sportivo.

In platea tanti protagonisti del mondo dello sport giovanile maceratese, allenatori, dirigenti, arbitri, e soprattutto ragazzi, che hanno seguito con grande attenzione il dibattito.

Dopo una breve introduzione, la serata si è aperta con un ricordo di Graziano Colotti attraverso la lettura di un messaggio di saluto di Matteo Marani, già direttore del “Guerin Sportivo” e oggi di “Sky Sport 24”, che con Graziano condivideva un’amicizia nata ai tempi della pubblicazione del libro di Marani su Arpad Weisz (“Dallo scudetto ad Auschwitz”, recentemente riletto da Federico Buffa in uno dei suoi documentari sportivi). Il messaggio di Marani ne ha ricordato l’umanità, la gentilezza, l’intelligenza, l’ironia, ma anche il grande impegno e la particolare capacità di guardare al calcio con occhi diversi, puntando a costruire, soprattutto con i giovani, su basi più solide e su valori più profondi rispetto a quanto si fa nel calcio di oggi: “Loro parlavano di miliardi e lui di vivai. Loro pensavano al business e lui al messaggio che arrivava dai suoi ragazzi, dei quali era sempre fiero e preoccupato per ciò che sarebbe stato”.

Il ricordo si è poi arricchito grazie al contributo di Alferio Canesin, assessore allo sport del Comune di Macerata, che ha portato il saluto dell’amministrazione (che ha patrocinato l’evento) ed ha ricordato Graziano anche come amico personale, sottolineandone il costante impegno non solo nel calcio, ma in tutte le attività sociali del quartiere e della città.

Si è passati poi al tema centrale del convegno e cioè le grandi difficoltà che il calcio e lo sport giovanile affrontano oggi rispetto al passato, nonostante si abbiamo a disposizione strutture più adeguate e professionalità decisamente più preparate. Eppure, e lo si può costatare tutti, troppi ragazzi vivono oggi lo sport senza passione, partecipano in maniera abulica e spesso abbandonano nel pieno della loro maturazione.

Riguardo a tali problematiche, mister Glerean in più occasioni ha sostenuto alcune tesi molto interessanti e le ha poi svolte in maniera chiara e netta nel libro “Il calcio e l’isola che non c’è” (Mazzanti Libri ME Publisher, 2014), in cui ha esaminato la situazione attuale confrontandola con le esperienze vissute in prima persona dalla sua generazione, cioè quelle degli oratori, delle interminabili partite giocate per strada, o quelle sperimentate in altre zone d’Europa, soprattutto in quell’Olanda che all’epoca di Johan Cruijff ha ispirato la sua idea di calcio.

Uno dei primi aspetti toccati è stato la figura dell’allenatore, che senz’altro oggi è messa in secondo piano da tutte le altre che ruotano attorno alle società sportive e spesso attorno ai ragazzi, anche molto giovani. Si verifica sempre più una sorta di delegittimazione del suo ruolo e ciò appare assolutamente sbagliato, poiché il mister, per i ragazzi, è e deve essere una figura di riferimento, certamente come istruttore, ma soprattutto come educatore, anzi come “ispiratore”, come colui che deve fornire loro spunti e strumenti sempre nuovi per appassionarsi al gioco. Se non nasce questa passione infatti, se non c’è emozione nel gioco, per i ragazzi anche le poche ore passate al campo sono una fatica, una costrizione, un “giocare al gioco di altri” e non al proprio.

Secondo Glerean oggi non sono i ragazzi ad essere cambiati rispetto a quelli una volta, ma sono gli adulti che hanno commesso una “invasione di campo” e si sono appropriati del gioco. E tutto ciò non ha dato frutti: i ragazzini hanno meno piacere nel giocare, troppi di loro smettono molto presto, mancano i campioni e mancano idee, anche in coloro che pure avrebbero il compito di monitorare, gestire e difendere la passione che ruota attorno allo “sport nazionale”. Le statistiche sono impietose: oltre il 70% dei bambini maschi si iscrive alle scuole calcio, ma più della metà smette entro i 15 anni. 

E allora bisogna avere il coraggio di cambiare; bisogna che l’allenatore del settore giovanile non si preoccupi più così tanto di tecnica o tattica, ma, come ripete più volte Glerean, si dedichi ad “allenare il cuore”, a far provare ai ragazzi la pura gioia del gioco. Come? Facendoli divertire e lasciandoli più liberi. Spesso invece noi adulti vogliamo istruirli verso una strada, quella della ricerca dei risultati o di altri obiettivi che per loro in quel momento non hanno alcun significato. Il compito dell’adulto deve essere solo quello di far nascere in loro il piacere del gioco.

E questo passa attraverso la competizione. Secondo Glerean i bambini devono poter sentire la competizione come un divertimento, imparando che si può vincere ma anche perdere; e se questo accade non deve essere un dramma ma, al contrario, uno stimolo per crescere e fare meglio. E gli adulti devono lasciare i ragazzi liberi di scegliere, liberi di giocare, addirittura di autogestirsi nelle partite.

A questo proposito sono stati mostrati alcuni filmati relativi ad un progetto che il Sassuolo Calcio sta mettendo in atto, proprio seguendo le proposte di mister Glerean; nella categoria Esordienti del Sassuolo l’allenatore la domenica va in tribuna con i genitori, lasciando ai ragazzi la libertà e la responsabilità di organizzare la squadra, fare i cambi, condurre autonomamente la gara. È una sperimentazione che si sta proponendo anche in altre società (Roma, Juventus) e che soprattutto sta dando risultati positivi: i ragazzi crescono in modo più responsabile, con più personalità, effettuano scelte di gioco, sperimentano il valore della meritocrazia, il senso dell’autogestione; e crescono la passione, la collaborazione, l’impegno di tutti.

Tutto ciò delinea una nuova figura dell’allenatore, che nel corso della settimana dovrà organizzare attività e giochi, in competizione, con classifiche, creando così sempre nuove emozioni, ma poi dovrà poi piano piano mettersi da parte, rimettendo i ragazzi al centro del gioco.

La discussione è poi proseguita, sotto lo stimolo di Guglielmo De Feis e i contributi di Antonio Lacara, su tanti altri aspetti, come ad esempio il ruolo dei genitori, spesso oggi lasciati sulle tribune ad urlare ed inveire e che invece vanno resi coscienti del fatto che al primo posto deve essere sempre messa la soddisfazione dei loro figli, non le loro aspettative; i genitori non vanno allontanati, ma coinvolti nella creazione di un ambiente più sereno e una mentalità diversa da quella attuale.

Non si è parlato di tattiche, e Glerean, sia detto di passaggio, in questo campo è stato un innovatore straordinario con il suo 3-3-4 proposto nei lontani primi anni ’90; un modulo che ha ispirato il film d’esordio alla regia del premio Oscar Paolo Sorrentino, “L’uomo in più”, titolo che deriva proprio da quello schema.

Non si è parlato di strategie di calciomercato, o di tanti altri temi che oggi riempiono giornali e programmi sportivi. Si è discusso invece di quel calcio meno chiacchierato, ma più vero e nettamente più importante sul piano educativo e sociale che tanto piaceva a Graziano Colotti e a cui ha dedicato tanto impegno.

A conclusione della serata, gli organizzatori hanno voluto ringraziare tutti gli intervenuti. In particolare la famiglia di Graziano che ha partecipato con piacere all’incontro; poi ovviamente i relatori, per la competenza e la serietà delle riflessioni che hanno sviluppato e per i tanti suggerimenti che hanno offerto ai tecnici presenti; gli allenatori, i genitori, i dirigenti ed i ragazzi presenti, per l’attenzione con cui hanno seguito e gli interventi che hanno proposto; ed infine i tanti “amici di Graziano” che hanno contribuito all’ottima riuscita della manifestazione e che senz’altro continueranno anche in futuro, nella loro attività quotidiana, a diffondere le sue idee ed i suoi valori. 

 

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