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Carancini e la Maceratese: "Tavecchio non mi ha voluto ricevere. Siamo stati presi in giro"

Carancini e la Maceratese: "Tavecchio non mi ha voluto ricevere. Siamo stati presi in giro"

Dopo 95 anni, si interrompe la storia della Maceratese. Salvo novità dell’ultimissima ora, delle quali ad oggi non c’è sentore nelle sedi preposte, il sodalizio biancorosso non sarà ai nastri di partenza di nessun campionato calcistico.

Prima di mettere la parola fine ad un’annata travagliata, che ha portato ad una nuova sparizione della prima squadra di calcio cittadina, il sindaco di Macerata, Romano Carancini, ha voluto fare alcune puntualizzazioni.

Attraverso una cronistoria dettagliata delle ultime ore che potevano ridare vita ai colori biancorossi, ha elencato le telefonate e gli incontri con l’imprenditore bresciano Alberto Ruggeri e la cordata locale rappresentata da Maurizio Mosca. Poi le comunicazioni con la federcalcio a Roma.

“Carlo Tavecchio non mi ha voluto ricevere” ha affermato Romano Carancini carte alla mano. Una di queste era la seconda risposta inviata dallo stesso Tavecchio al primo cittadino di Macerata, una “non risposta” che lascia e lascerà adito a parecchi dubbi e a tanto amaro in bocca.

“Le procedure federali prevedono norme, di carattere perentorio, che in alcuni casi sono state superate con il consenso di tutti – scrive Tavecchio – Il sottoscritto ha esperito tutte le possibilità sugli organi decisionali locali di provvedere ad accomodamenti ragionevolmente convenienti. Ho incontrato non solo un netto rifiuto ma valutazioni ben chiare sulle vicissitudini che purtroppo la Sua regione annualmente registra e manda riflessi nei campionati dilettantistici. La Lega Nazionale Dilettanti, nazionale e territoriale, ha espresso parere negativo sull’operazione da Lei proposta”.

L’esclusione della Maceratese dalla serie D sarebbe stata decretata dunque anche dal Comitato regionale Marche della Figc-LND.

Quello che appare altrettanto grave è la contraddizione in cui cade lo stesso Tavecchio. Prima parla di perentorietà, per dire che il termine del 3 agosto, data utile per chiedere l’iscrizione della Maceratese in sovrannumero al campionato di serie D, era inderogabile. Poi dice che in alcuni casi tale perentorietà è stata superata con il consenso di tutti.

Insomma, per altri si, per la Maceratese no.

“Quello che scrive Tavecchio è sconcertante – ha detto Carancini – Bisognerebbe sapere se Paolo Cellini ha fatto una lettera. Non è così nitido quello che è successo. E’ grave che il presidente della federazione non abbia il rispetto di ricevere un sindaco. Siamo stati portati in giro, è una cosa indecente quello che ci hanno scritto. Non so se Tavecchio abbia voluto spostare la responsabilità su altri”.   

 “L’inizio della fine è stato il passaggio da Maria Francesca Tardella a Filippo Spalletta, da li sono partite tutte le vicende di una forte gravità per la  Maceratese – ha detto Carancini - Le responsabilità possono essere riconducibili anche alla Lega Pro. Non è stata controllata la serietà e la solvibilità dell’acquirente. Questa è la causa di come ci troviamo oggi”. Lei parla di irresponsabilità senza sapere cosa ha spinto la Tardella a vendere la Maceratese: “Io non giudico le motivazioni, la Tardella ha venduto in maniera legittima. Essendo la Maceratese un patrimonio pubblico in termini di carattere sportivo, personalmente ritengo che la vendita sia stata irresponsabile. Si poteva vendere ad un soggetto diverso”. Che non c’era, ha fatto eco il decano dei giornalisti maceratesi. Qualche attimo di tensione in sala, poi il sindaco ha ripreso la parola: “La Tardella forse non se la sentiva più, aveva fatto peraltro un lavoro strepitoso”. Macerata, lo dimostrano i fatti non ha un tessuto imprenditoriale in grado di sostenere neanche una categoria dilettantistica.

“L’iscrizione ad un campionato diverso dalla serie C andava fatta attraverso il sindaco, Maurizio Mosca mi ha riferito che la cordata maceratese non era riuscita a formulare una proposta. Per loro l’unica strada da percorrere la serie D attraverso Ruggeri”.

E la SS Maceratese 1922 di Crucianelli?

“Io non conosco il percorso che ha fatto Crucianelli nella SS Maceratese 1922, ma se Crucianelli ha letto, come ha letto, la lettera del 21 di luglio della federazione, sarebbe dovuto ripassare per l’amministrazione comunale. Questo non è mai avvenuto”.

E poi tutti quei soldi spesi per mettere a norma l’Helvia Recina due anni fa: “Un milione di euro è costato. C’è una rabbia inimmaginabile rispetto a questa situazione”.

E per la Maceratese?

“Provo umiliazione e dolore. Ma anche frustrazione sotto l’aspetto amministrativo. Ed è forte la rabbia”.  

Il Comitato regionale Marche della LND vedeva con il terrore il fatto che Ancona, Maceratese e Civitanovese potessero essere ammesse tutte e tre nello stesso campionato?

“Assolutamente si. Il presidente Cellini non era contento di vedere Ancona, Maceratese e Civitanovese in Eccellenza. Non solo non era contento, fatevi dire se lui ha fatto un atto formale dopo che la Maceratese ha chiesto di essere ammessa in sovrannumero in serie D”. 

 

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