Lo scotano, una coltura tradizionale da recuperare: se ne è parlato all'Università di Camerino
Oltre alla ricostruzione fisica degli edifici, nelle zone del maceratese colpite dal sisma è necessaria anche la ricostruzione del tessuto economico. Un’economia che, per la verità, non attraversava un buon momento nemmeno prima del terremoto. Per arginare l’accentuarsi dello spopolamento delle aree interne sono pertanto indispensabili progetti innovativi soprattutto nel settore primario, predominante in queste zone.
È con queste premesse che è stato presentato ieri, giovedì 27 aprile, presso il polo di biologia dell’Università di Camerino, il progetto “La sostenibilità dello scotano”, risultato tra i più meritevoli e innovativi nel bando della misura 16.1 del Piano di Sviluppo Rurale della Regione Marche.
L’idea è di recuperare una forma colturale tradizionale come lo scotano (cotinus coggygria), una coltura alternativa assai più redditizia e sostenibile per le aziende agricole, e utilizzarla per un’antichissima pratica di lavorazione, in auge nel distretto camerinese fino al XIX secolo, che utilizzava i tannini estratti dal legno e dal fogliame per conciare le pelli.
Lo stesso Nazareno Strampelli, agronomo e genetista di riconosciuta fama internazionale per essere stato il precursore della “rivoluzione verde”, ne aveva riconosciuto la grande importanza e nell’introduzione de “Il Rhus cotinus e sua coltura” del 1896 affermava: “…il desiderio di parlare di cose del paese natio mi invogliò a descrivere il modo di coltivazione del Rhus cotinus, usato dai nostri montanari... il giudicarla non priva di una certa importanza, per qualche speciale industria, m’incoraggiò vieppiù a parlarne colla speranza che tale coltura si estenda e si propaghi ulteriormente”.
Ed è con soddisfazione che nell’incontro di presentazione del progetto il Pro Rettore vicario, professor Claudio Pettinari, ha salutato il “ritorno” di Strampelli a Camerino dove “iniziò la lunga e proficua carriera come assistente del professor Fabrini nel 1890, impegnandosi nello studio della miglior produzione vitivinicola di Serrapetrona. Ancora oggi da lui riusciamo a trarre importanti risultati per il nostro territorio”. Il professor Pettinari ha usato le stesse parole di Strampelli per incoraggiare il gruppo di lavoro impegnato in questo innovativo progetto: “Se vogliamo costruire un futuro, dobbiamo partire da ciò che abbiamo, dalle nostre tipicità, perché queste non saranno mai delocalizzabili altrove, nessuno ce le potrà mai portar via”.
La riattivazione della filiera produttiva legata allo scotano sarebbe oggi aggiornata con i sistemi di produzione e commercializzazione moderna e potrebbe svolgere un ruolo importante se valutato tenendo a debito conto il punto di vista dei costi/benefici ambientali e l’imprescindibile fattibilità agronomica e merceologica. Il risultato del processo di concia vegetale è, infatti, un pellame completamente naturale che si adatta perfettamente a qualsiasi tipologia produttiva. La pelle conciata al vegetale non contiene sostanze tossiche - coloranti azoici, nichel, pentaclorofenolo, cromo - nocive per l'uomo e per l'ambiente ed è ben tollerata dalle persone allergiche, grazie all'assenza di prodotti sintetici e metalli pesanti.
“Negli ultimi anni – ha sottolineato Pettinari in un appassionato saluto agli intervenuti – molti produttori del settore pellettiero e calzaturiero si sono rivolti ad Unicam chiedendo un aiuto nella ricerca di nuovi materiali e nell’innovazione e, grazie anche a questo progetto, oggi possiamo proporre loro di investire in un’idea moderna e sostenibile da tutti i punti di vista”.
Di sostenibilità ecologica dello scotano hanno parlato anche i professori Silvia Zamponi e Andrea Catorci, che ne hanno ribadito l'importanza “sia nella protezione del suolo per l’ottima prevenzione del rischio idrogeologico che questa pianta ha nelle sue caratteristiche, sia nella conservazione del paesaggio tipico dell’alto maceratese, con l’inconfondibile rosso porpora dovuto proprio a questo arbusto che in autunno colora di rosso le nostre splendide colline”.
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