Le parole che restano: il Premio Humanities ricorda Pietro Polverini e celebra il dialogo
Una serata intensa, attraversata da parole, musica e memoria. Così si è chiusa ieri, nella cornice del Macerata Humanities Festival, la terza edizione del Premio Letterario Humanities, dedicato quest’anno al tema “La forza del dialogo. Saperi e pratiche per la vita comune”.
Sul palco si sono alternati studenti, docenti, scrittori e musicisti, in un intreccio di voci capace di dare corpo proprio a quel dialogo che il Festival ha scelto come filo conduttore. A introdurre la cerimonia, la musica di Lorenzo Sbarbati, autore e amico di Pietro Polverini, a cui la serata è stata dedicata. Attraverso le note e le parole di chi lo ha conosciuto, come la poetessa e docente Renata Morresi, il ricordo di Pietro – studente e poeta scomparso nel 2023 – si è trasformato in un ritratto vivo e luminoso che ha accompagnato tutto il Premio.
Il rettore John McCourt ha aperto ufficialmente la serata, ricordando l’importanza di creare spazi in cui le nuove generazioni possano esprimersi e confrontarsi con la parola scritta, che non è solo un esercizio estetico, ma un modo per confrontarsi con se stessi e con gli altri. Poi, la voce dell’attore Andrea Pierdicca ha restituito al pubblico i versi di Polverini, alternando letture e riflessioni dell’amico Edoardo Salvioni, in un momento di forte partecipazione emotiva.
Da lì, spazio ai protagonisti: i giovani autori e autrici delle categorie Poesia e Narrativa, suddivise tra studenti universitari e delle scuole superiori, premiati da una giuria composta da Renata Morresi, Evita Greco, Costanza Geddes da Filicaia e Fabiola Branchesi. Sono state 70 le domande pervenute con proposte di spessore che hanno reso difficoltosa la selezione finale.
Per la poesia universitaria, il primo posto è andato a Melanie Bolognini (Università di Macerata, Filosofia), seguita da Lucilla Fantini e Claudia De Palma. Nella categoria dedicata agli istituti superiori, ha conquistato il primo premio Giulia Carloni dell’Istituto “Varano-Antinori” di Camerino, seguita da Giada Pietrogiovanna e Lucia Giovagnotti.
In mezzo alle premiazioni, ancora le parole: quelle delle poesie di Pietro, tornate a vibrare nella voce di Pierdicca, e quelle di Catherine Dunne, ospite speciale del Festival, che ha condiviso con il pubblico una riflessione sulla centralità del dialogo, a partire dalla pacificazione raggiunta in Irlanda dopo decenni di tragici conflitti e oggi l’atteggiamento nei confronti dei migranti.
“Decenni di colloqui difficili. Le lezioni sono chiare. Non arrendersi. Insistere. Parlare con chi si disprezza. Il dialogo non è mai sprecato. È una lezione che dobbiamo continuare a imparare, a ricordare”, ha sottolineato la scrittrice irlandese.
Per la narrativa universitaria, si è imposto Marco Mariani (Storia e Archeologia per l’Innovazione), seguito da Maria Sofia Proserpio e Alessio Bracciatelli. Tra gli istituti superiori, il primo premio è andato alla classe 4A del Liceo “Stella Maris” di Civitanova Marche, rappresentata da Viola Clariond, seguita da Alice Petrozzi e Camilla Novelli.
La cerimonia si è conclusa con la lettura di Angela Polverini, che ha portato al pubblico le parole di ringraziamento di Maria Grazia Cegna, madre di Pietro. Poi, ancora una volta, la voce e la musica si sono intrecciate: Pierdicca ha letto il testo di “Il filo di Sofia”, accompagnato dal sottofondo di Sbarbati, che ha chiuso la serata con la canzone “Leggi di gravità dell’amore”.
Un finale che ha unito ricordo, poesia e speranza, restituendo al pubblico il senso più profondo del Premio Humanities: dare spazio alle parole che sanno unire, ascoltare e generare futuro.
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