Libertà e tolleranza, un'altra faccia del 25 aprile: i princìpi della salute
L’Organizzazione Mondiale della Sanità ha sancito che la salute dell’uomo non è da ricondurre solo all’assenza di malattia o alla sconfitta della stessa, ma risiede anche nel raggiungimento di un benessere psicofisico che migliori la qualità della vita di uomini e donne.
Perché ciò avvenga, c’è bisogno anzitutto di condizioni sociali favorevoli e, tra esse, fondamentale è la libertà, che, per essere raggiunta, deve avvalersi di un clima di tolleranza fra le persone, in nome dell’aiuto reciproco nella ricerca del benessere ambito.
La Storia che stiamo vivendo non passerà certo senza lasciare un segno sulle generazioni future. Enormemente stimolata da web e social network, la globalizzazione porta ad interfacciarci ogni giorno con notizie, gruppi sociali, giudizi, commenti provenienti da tutto il mondo.
Ci costringe infine a fare i conti con noi stessi, con la certezza che, con un inesorabile meccanismo a caduta libera, siamo sottoposti direttamente o indirettamente al giudizio di tutti, ma, a nostra volta e per lo stesso principio, capaci di poter incidere nei comportamenti altrui.
Azioni e pensieri non sono più protetti nell’intimità del nostro piccolo habitat; chiunque ci ascolti o ci guardi, conoscenti o sconosciuti, amici o avversari, con un semplice smartphone può proiettarci in un istante in tutto il mondo.
Questa specie di miracolo della moderna tecnologia tende naturalmente a svilire le singole storie individuali e collettive, le tradizioni, i comportamenti legati ad antiche radici, puntando invece i riflettori su valori (e disvalori) che razionalmente dovrebbero essere riconosciuti globalmente.
La libertà è un valore insito nella natura dell’uomo. Ognuno di noi, consciamente o inconsciamente, la insegue, ne percepisce la mancanza, la sente nelle futili cose di tutti i giorni e nelle grandi scelte.
Essa consiste nella possibilità di compiere liberamente le proprie azioni senza però ledere la possibilità altrui di fare altrettanto. La libertà, quindi, come valore soggettivo, ma anche oggettivo: parte della nostra libertà risiede proprio nella capacità di saper proteggere quella degli altri, è un valore reciproco!
Andando a scalare, nell’organizzazione sociale il concetto di libertà si traduce in democrazia, nei comportamenti collettivi e, soprattutto, individuali essa sposa l’idea di tolleranza.
Le radici etimologiche e storiche della democrazia affondano nella Grecia antica; sono passati millenni, eppure sono ancora molte le realtà in cui fatica ad imporsi sulla sopraffazione e la violenza, come unica condizione di convivenza in grado di garantire il rispetto dell’individuo.
Nel mondo troppi sono ancora gli spazi in cui la vita di tutti è assoggettata alla forza e all’arroganza di pochi, se non addirittura di una sola persona. Nel corso della Storia, molti sono stati i mezzi utilizzati per contrastare il desiderio di libertà, perfino il timore di Dio, oltre alle tante torture corporali e psicologiche.
La globalizzazione aiuterà l’estendersi dappertutto della democrazia? Verrebbe da dire che non può essere altrimenti, ma, dall’Ucraina all’Iran (solo per citare le situazioni più note dal punto di vista mediatico), sono sotto gli occhi di tutti le reazioni contrarie sempre più violente e radicali.
Forse la via più sicura per la tutela della libertà e per il consolidamento della democrazia sta proprio nel principio di tolleranza che dovrebbe risiedere nei singoli individui. Tolleranza è saper riconoscere i diritti di tutti a tutto tondo, la promiscuità di idee e comportamenti quando essi non ostacolano la facoltà di scelta degli altri.
Le categorie morali che, in un buio passato, sono state inserite ad arte nelle varie culture (eresia, peccato, offesa della morale pubblica ecc…) dovrebbero essere rifondate a partire dal concetto di libertà, intesa come tutela per tutti del diritto di scegliere. Questo dovrebbe poi scivolare naturalmente nel rispetto degli altri, nel reciproco aiuto, in quella società perfetta che, però, forse resterà per sempre un’utopia.
Ma pensate ai benefici per la salute in un contesto del genere! Sparirebbero tante ansie e dolori generati in molte persone dal continuo confronto del proprio modo di essere con il giudizio spesso crudele degli altri; non ci sarebbero più desideri frustrati perché non riconosciuti come diritti dalla società. Una vasta gamma di malattie e disturbi psicosomatici non avrebbe più ragione di esistere.
Che sia rivolta ad etnie e culture diverse, comunità LGBTQ+, diversamente abili, persone fisicamente poco conformi ai classici canoni estetici o, come purtroppo ancora avviene, donne…per ogni società la discriminazione può essere più tossica di alcool, droga e tabacco.
Allora, in vista della Festa della Liberazione, affermiamo la tolleranza come diritto all’uguaglianza nelle rispettive e legittime diversità, come fondamento della giustizia umana, come medicina di una società con tanti mali da estirpare e come forma di prevenzione del disagio, per la salute di tutti gli individui liberi.
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