INTERVISTA - Lo scienziato Antonio Giordano analizza l'evoluzione del Covid-19: "Scettico sul vaccino russo"
Grazie all'amicizia di lungo corso con il direttore Guido Picchio, la Redazione di Picchio News ha nuovamente raggiunto l’accademico napoletano di fama mondiale, il professor Antonio Giordano, direttore dello Sbarro Institute for Cancer Research and Molecular Medicine della Temple University di Philadelphia e rappresentante del Ministero dell'Ambiente italiano.
Al professor Giordano, che in questi giorni si trova nella sua Napoli, abbiamo chiesto di illustrarci l'evoluzione dell’emergenza Covid-19 in Italia e negli Stati Uniti, vista la recente risalita della curva dei contagi nel nostro Paese.
1) Prof. Giordano, Lei che vive tra America e Italia come considera l’approccio nei due diversi Stati?
Il nuovo coronavirus che da Wuhan ha originato la pandemia ha trovato l’intero mondo impreparato. La malattia Covid-19 si è ingannevolmente presentata come una banale influenza. Oggi, purtroppo, sappiamo che Sars-CoV-2 è tutt’altro che una semplice influenza. Parlare a posteriori di eventuali errori è semplice, chiudere tutto, far crollare l’economia globale non è stata e non e’ una scelta facile per nessuno.
Facendo la spola tra Stati Uniti ed Italia ho vissuto due diverse realtà e da subito, da quando cioè la situazione in Italia ha cominciato a precipitare, ho adempiuto ai miei doveri da cittadino, rispettando il contenimento sociale, e da scienziato cominciando studiare le caratteristiche di questo nuovo virus.
Come più volte ho ripetuto in questi mesi, per contrastare il virus c’è bisogno di un approccio globale e unitario, la frammentazione tra i vari Stati, probabilmente, sta rallentando la risoluzione del problema che è imprescindibile dalle misure che adotteranno i governi, ma, anche e, soprattutto dal comportamento della popolazione. Bisogna riprendere a vivere ma con cautela, ricordando che non ne siamo ancora usciti.
2) Non ne siamo ancora usciti, doveroso chiederle cosa ne pensa di Sputnik, il vaccino russo?
Per alcuni giorni Sputinik è stato al centro dell’attenzione mondiale. Personalmente, invito tutti alla cautela e a non cantare vittoria. Per dimostrare la totale efficacia e sicurezza di un qualsiasi prodotto medicinale sono necessari gli studi di fase 3 che prevedono: confronti tra soggetti a cui e’ stato somministrato il vaccino e soggetti a cui, invece e’ stato somministrato un placebo e la suddivisione dei soggetti trattati in maniera randomizzata e quelli trattati in maniera casuale.
In Russia, invece, sono stati trattati 76 soggetti (tra cui una delle figlie di Putin) e pare sia stata saltata la fase 3. Ad oggi, nel resto del mondo, sono in via di sperimentazione circa 200 approcci vaccinali, 4 di essi sono in fase avanzata e ogni step è ben documentato!
3) Che ruolo ha avuto l’inquinamento secondo lei nel caso del covid 19?
La maggior parte delle malattie croniche, incluso il cancro, oggi possono essere associate ad un’origine ambientale, correlate a stili di vita errati e all’esposizione ad inquinanti ambientali. Soffermandoci sulla pandemia possiamo dire che un alto tasso di inquinamento dell’aria può aver contribuito come fattore peggiorativo. L’inquinamento potrebbe essere uno dei co-fattori che, plausibilmente, aggrava la severità dell’impatto di una pandemia che attacca il sistema respiratorio.
Ma per “ambientale” non bisogna solo intendere le esposizioni ad eventuali inquinanti chimici, fisici e biologici, ma anche fattori psicologici. Bisogna considerare vari aspetti dei pazienti oncologici: la loro malattia li obbliga ad affrontare eventi traumatici, per cui è importante, in questo momento, gestire la doppia fatica di questi malati che devono affrontare sia l’ansia della loro specifica patologia e l’ansia della pandemia.
5) Cancro e ambiente sono i suoi interessi principali. Ci parli dei suoi attuali progetti.
La mia attività di ricerca, da quando nel 1993, ho individuato e clonato il gene oncosoppressore RBL2/p130, si è focalizzata sullo studio dei meccanismi di deregolazione del ciclo cellulare nel cancro. Ma oggi è ben noto che il tumore è una patologia multifattoriale e che tra le varie cause dello sviluppo c’è anche l’esposizione ad inquinanti ambientali.
Mi occupo di studiare precise alterazioni molecolari al fine di identificare nuove strategie terapeutiche per il mesotelioma ed il tumore al polmone, la cui eziologia è correlata all’esposizione ad inquinanti ambientali.
Contestualmente, da anni, mi interesso alla situazione campana, meglio nota come “Terra dei Fuochi”, incoraggiando studi di biomonitoraggio, per incentivare attività di bonifica e provare a far ridurre l’incidenza di svariate patologie.
Ancora, valuto le potenzialità benefiche di alcuni alimenti che possono apportare benefici in termini di prevenzione e di miglior efficacia di trattamenti chemioterapici. Infine, mi sto dedicando attivamente allo studio del nuovo virus Sars-Cov 2. Tutti questi studi sono solo apparentemente scollegati tra loro, ma il fine ultimo e comune è di migliorare la qualità della vita dei pazienti e ridurre l’insorgenza di patologie severe.
6) Professore, come mai la ricerca è così differente tra Italia e Stati Uniti, tanto da essere spesso causa della cosiddetta “fuga dei cervelli”?
Coordino vari gruppi di ricerca sia in Italia che in America; i ricercatori italiani sono costantemente in contatto con i colleghi americani. L’America ha capito l’importanza della ricerca, facilita il lavoro dei giovani ricercatori di tutto il mondo per cui molti stranieri, tra cui quelli italiani per poter svolgere velocemente e in modo competitivo la loro passione spesso sono costretti a “fuggire”.
Sforzandoci di trovare un aspetto positivo della pandemia, forse l’unico è che finalmente il mondo intero ha compreso a pieno il fondamentale ruolo della ricerca scientifica. Speriamo che anche in Italia vengano riconosciute queste importantissime figure professionali.
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