I segreti per invecchiare bene tra amore e attività fisica: intervista al dottor Giorgio Mancini
L'attuale speranza di vita, molto più lunga rispetto al passato, crea nuove aspettative ed opportunità anche per chi è entrato nella cosiddetta "terza età" il cui limite gli studiosi e i geriatri tendono ad innalzare sempre di più oltre i 65 anni convenzionali.
Negli ultimi decenni, le stagioni sono cambiate, le condizioni atmosferiche e climatiche sono mutate a causa di un impercettibile ma continuo riscaldamento del pianeta che ha prodotto inverni miti, estati torride, autunno e primavera sempre meno spesso connotati dalle loro tipiche caratteristiche.
Al pari delle stagioni dell’anno solare, anche quelle della vita umana stanno mutando con un continuo allungamento della vita stessa e significativi elementi di assoluta novità, impensabili fino a non più di 50 anni fa.
Che ci siano connessioni nell’evolversi dei due fenomeni può essere un’idea suggestiva, benché mancante di un reale fondamento scientifico. Piace però evidenziare il continuo mutamento di tutte le cose, il "Panta rei" dei filosofi greci, che ha avuto la sua riprova nella storia, nei fenomeni fisici tangibili come nello spirito, nella vita nel suo complesso, i cui meccanismi non sono e forse non saranno mai svelati fino in fondo.
Dopo questa premessa speculativa, la nostra pagina vuole occuparsi dell’evolversi delle stagioni dell’esistenza umana, di come si può allungare la vita e, soprattutto, di come viverla bene e con soddisfazione fino alla fine.
L’aumento della speranza di vita dipende da numerosi fattori: l’avanzamento della tecnologia che, tra le altre cose, ha permesso di tutelare l’igiene di un elemento essenziale come l’acqua; la conseguente diminuzione delle infezioni e i grandi progressi strumentali e farmacologici della medicina; le regolamentazioni sociali nel lavoro, la diffusione della cultura della prevenzione nella salute.
La vita media che si allunga, non per tutti ma per molti, pone oggi il problema di individuare il fattore capace di amalgamare tutte le sue stagioni per colmarla di benessere e appagamento in tutte le sue fasi, che renda ogni momento degno e piacevole da vivere sia da giovani che da anziani, ovviamente con le dovute proporzioni.
L’elemento capace di lenire i logorii fisici, psicologici e spirituali può essere anche l’amore. È questo un concetto che racchiude in sé tante immagini, ma, volendo trovare una definizione seppur incompleta e riduttiva, possiamo dire che l’amore è l’insieme di sensazioni in grado di stimolare al massimo le nostre risorse fisiche e mentali, coinvolgendoci in un’attrazione viscerale verso qualcuno o qualcosa.
Durante l’infanzia impariamo a riconoscere l’amore percependo quello che gli altri nutrono nei nostri confronti; chi non ne ha ricevuto da bambino fatica ad elargirne una volta cresciuto. Adolescenza e giovinezza segnano la scoperta dell’attrazione fisica, che ad un certo punto si trasforma in amore verso qualcuno e l’aspetto carnale del sentimento ci scuote fino a rapire e totalizzare la nostra mente.
Poi crescendo l’amore può continuare a rivolgersi ad una persona in particolare ma si espande, in forme diversificate, verso i figli, le persone care, il lavoro, i nostri interessi.
In tarda età solitamente figli e nipoti sono oggetto di amore, o meglio, per restare alla definizione, sono ciò che stimolano le capacità vitali. Ma, parlando dell’allungamento della vita e dei suoi risvolti, una considerazione particolare merita anche l’aspetto sessuale dell’amore. Esso si basa sullo stimolo ormonale innescato dalla natura per indurre la riproduzione della specie.
Tale stimolo va decrescendo nell’uomo, ma può protrarsi fino alla tarda età, anche se l’atto in sé diviene sempre più difficoltoso per questioni "tecniche" dovute all’invecchiamento del sistema circolatorio. Nella donna, invece, l’impulso sessuale subisce un improvviso calo con l’arrivo della menopausa.
Questo almeno era lo schema storicamente accettato, ma già da qualche tempo le cose hanno preso una piega ben diversa. Per l’uomo la farmacologia ha individuato il modo per superare le difficoltà circolatorie garantendo un deciso incremento della vita sessualmente attiva.
Nella donna il meccanismo è decisamente più sottile e sofisticato: una donna in menopausa può sperare di vivere ancora molti anni e ciò la spinge ad attivare una serie di interventi a livello psicologico e comportamentale per piacersi, per piacere, per essere desiderata sempre più a lungo.
Un mix di sensazioni e desideri che va a compensare lo stimolo ormonale venuto a mancare. Anche per la donna comunque la farmacologia sta muovendo i suoi passi per permettere una vita sessuale ancora appagante.
Tuttavia, la possibilità di vivere bene e a lungo la propria silver age è influenzata sia per l’uomo che per la donna da diversi altri fattori che possono essere quelli genetici, le occasioni sentimentali, la conservazione di un buono stato di salute con stili di vita appropriati.
Ne parliamo con il dottor Giorgio Mancini, già direttore dell’U.O. di Geriatria dell’Ospedale di Macerata, oggi consulente del centro medico "Associati Fisiomed" e sempre molto impegnato nella ricerca dei migliori modi per la preservazione della salute degli anziani.
Dott. Mancini, come tutelare la salute delle persone nella terza età ed oltre?
"Bisogna affidarsi anzitutto a quanto la scienza e la medicina hanno messo in campo negli ultimi anni. Da sempre comunque l’attività fisica è la miglior forma di prevenzione e, in alcuni casi di cura. Svolta in forma lieve e moderata, non teme controindicazioni e apporta benefici a tutti gli organi. L’Active Aging è un messaggio molto positivo, eppure solo il 10-15% degli anziani pratica regolarmente attività fisica".
Che tipo di attività fisica consiglia?
"Basta camminare per stimolare tante funzioni vitali, ma vanno bene anche il nuoto, la bicicletta, il giardinaggio, il ballo. Siamo nati per muoverci e, assecondando questa nostra predisposizione in tutte le fasi della vita, possiamo sperare di vivere più a lungo senza disabilità".
E l'attività intellettiva?
"Il Premio Nobel Rita Levi Montalcini diceva 'il cervello non va mai in pensione'. Ogni giorno perdiamo circa cinquantamila cellule nervose, ma ne possediamo miliardi. Quelle che restano mantengono la loro connessione ed efficienza se coltiviamo interessi che ci piacciono: lettura, musica, radio, televisione, computer, teatro, cinema, vita sociale, volontariato.
È bellissimo donare agli altri un po’ di ciò di cui abbiamo usufruito. È importante che gli anziani poi continuino ad interfacciarsi con i giovani, per esempio per trasmettere loro i segreti di tanti mestieri, per consegnare alle nuove generazioni le chiavi per realizzare il loro futuro tra passato e presente, tra esperienza e tecnologia".
E l’amore? È davvero possibile aspirare ad una vita sessualmente attiva anche nell’anzianità?
"Attualmente ci sono molte condizioni che possono dare una risposta affermativa: miglioramento delle condizioni generali degli uomini e delle donne, gli ausili farmacologici sempre e comunque da utilizzare sotto controllo medico, una più grande possibilità di vita sociale ed individuale soddisfacente. Naturalmente l’approccio di ogni persona all’attività più intima della condizione umana è alla base di questa frontiera che non ha preclusioni per l'età".
L’alimentazione è importante?
"Certamente e non solo per gli anziani. Cibi e prodotti semplici e genuini influiscono positivamente sul processo di invecchiamento e sulla prevenzione di gravi patologie come i tumori. La dieta mediterranea, quella autentica dei nostri nonni, è di gran lunga preferibile ad altri regimi, mode e tendenze alimentari. Per vivere più a lungo e bene dovremmo limitare le quantità per non appesantire l’organismo. Cereali, latte, pesce, poca carne, frutta e verdura a volontà e, di tanto in tanto, un buon bicchiere di vino rosso: non serve altro".
Per concludere, dott. Mancini?
"Occorre raggiungere e conquistare un equilibrio interiore, stare in pace con se stessi e con gli altri, realizzare una sintesi di tutte le potenzialità fisiche, psichiche, affettive, intellettive proprie della persona. Quando poi subentrano malattie serie non dobbiamo accanirci su quanto perso, ma piuttosto ricercare le cure più appropriate per sostenere il corpo e le funzioni ancora valide.
Un mio convincimento, che cerco anche per quanto possibile di applicare nella mia vita professionale, è la possibilità che l’organizzazione sanitaria pubblica dia un’assistenza domiciliare quando l’anziano è piuttosto fragile e viene colpito da malanni non tanto gravi.
La tendenza è sempre quella di ricorrere all’ospedalizzazione; si rischia di peggiorare sia lo stato fisico che psicologico del paziente. Se il medico lo ritiene opportuno l’assistenza a domicilio è sicuramente molto preferita ed apprezzata dalla persona fragile. Per gli organizzatori della nostra sanità sia un punto su cui riflettere".
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