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Disturbi alimentari: quali sono, come riconoscerli e possibili cure. Intervista alla dottoressa Bernacchini

Disturbi alimentari: quali sono, come riconoscerli e possibili cure. Intervista alla dottoressa Bernacchini

Nella nostra rubrica dedicata alla salute abbiamo più volte parlato di un elemento essenziale: l’alimentazione. Se ancora in molte parti del mondo la salute è minata da una mancanza di alimentazione, nel nostro mondo occidentale e di avanzamento economico il problema per la salute è diventato l’iperalimentazione, con la diretta conseguenza di una grande incidenza di obesità. Questa, è dimostrato, è fonte di tante malattie raccolte nella definizione di sindrome metabolica (ipertensione, diabete ecc…).

Oggi, sempre parlando di alimentazione, vogliamo occuparci di un aspetto particolare, il rapporto psicologico con il cibo che a volte può sconfinare in gravi patologie, i cosiddetti disturbi alimentari. Ne parliamo con una biologa nutrizionista specializzata in DCA (disturbi comportamentali alimentari), la dottoressa Valentina Bernacchini, consulente presso il centro medico Associati Fisiomed.

Dott.ssa Bernacchini, quali sono i disturbi alimentari e quali sono le persone più a rischio?

" I disturbi dell’alimentazione più diffusi sono Anoressia Nervosa, Bulimia Nervosa e Disturbo da alimentazione incontrollata (BED). Negli ultimi anni i disturbi del comportamento alimentare sono aumentati, in particolare nel mondo occidentale, dove l’ideale di magrezza e di un corpo ‘perfetto’ sulla base degli standard sociali è sempre più diffuso.

Colpiscono prevalentemente il sesso femminile e insorgono generalmente nell’adolescenza, ma sono in aumento anche i casi di bambini ed adulti diagnosticati con questa tipologia di disturbo, rappresentano un importante problema di salute pubblica. Purtroppo, visto che negli ultimi decenni c’è stato un progressivo abbassamento dell’età di insorgenza, sono sempre più frequenti diagnosi in età preadolescenziale e nell’infanzia, con conseguenze molto più gravi sullo sviluppo.

Un esordio precoce può infatti comportare un rischio maggiore di danni permanenti secondari alla malnutrizione, soprattutto a carico dei tessuti che non hanno ancora raggiunto una piena maturazione, come le ossa e il sistema nervoso centrale, e danneggiare lo sviluppo cognitivo".

Che cosa accomuna i disturbi alimentari?

"Tra i segnali più comuni vi è il pensiero ossessivo del cibo, un controllo spasmodico del peso e la paura costante di ingrassare. Un’altra sintomatologia comune è l’alterazione della propria immagine corporea, ossia una percezione alterata del corpo e dell’immagine vista allo specchio che influenza in modo negativo gli atteggiamenti e pensieri.

Un disturbo del comportamento alimentare compromette drasticamente la qualità della vita di chi ne soffre, ne limita le capacità relazionali, scolastiche, lavorative e sociali: tutto infatti sembra ruotare intorno al cibo e alla percezione corporea. Questi pensieri sono talmente presenti nel corso della giornata che la loro intensità e intrusività compromette tutte le attività giornaliere, portando a comportamenti asociali e di isolamento, tanto da evitare per esempio eventi sociali e pasti fuori casa (ristorante, mensa, compleanni, ecc.)".

Quali sono i segnali che possono aiutare ad identificare un disturbo alimentare?

"Raramente le persone che soffrono di un disturbo dell’alimentazione chiedono aiuto, soprattutto in una fase iniziale della patologia, per questo è importante che i familiari o gli amici intorno alle persone che soffrono di DCA siano capaci di cogliere alcuni segnali che possano portare al riconoscimento della patologia e ad una richiesta di aiuto. Un trattamento tempestivo e veloce è fondamentale perché più si interviene precocemente, tanto più è facile trattare il disturbo e in tempi più brevi. I possibili segnali da tenere in considerazione possono essere:

- Alterazioni veloci del peso;

- Riduzione delle porzioni dei pasti;

- Atteggiamento fobico verso alcuni alimenti e gruppi alimentari, ad esempio evitamento dei dolci, della pizza, dell’olio, della pasta, ecc;

- Identificazione di momenti in cui la persona mente riguardo a quanto e quando ha mangiato;

- Episodi continuati in cui la persona va sempre in bagno subito dopo aver mangiato e quando ritorna sembra rossastra in volto;

- Allenamento eccessivo;

- Evitamento di pasti condivisi (anche con i membri della famiglia) e delle situazioni sociali in cui è previsto il cibo;

- Presenza di rituali del pasto alterati come: taglia il cibo in pezzi molto piccoli o mangia estremamente lentamente;

- Cambia il modo di vivere il proprio corpo, es. indossa vestiti larghi per nascondere la perdita di peso;

- Aumento dell'uso dei social e di pagine inerenti il cibo (es. Nutrizionisti, ricette) e il corpo (Influencer, modelle);

- Aumenta il controllo ossessivo del peso e effettua controlli ripetuti allo specchio (check corporei);

- Aumenta l’asocialità e l’isolamento;

- Presenta sbalzi di umore, scatti di rabbia o irritabilità;

Manifesta alterazioni fisiologiche come stitichezza, insonnia, stanchezza cronica, ecc.

Ricordate che le persone con un disturbo alimentare sono spesso difensive riguardo al loro modo di mangiare ed il loro peso, possono negare di star male e minimizzare il problema. Difatti, è raro che nelle fasi iniziali riescano a capire da soli di avere un disturbo e che chiedano la consulenza di un terapeuta, quindi il vostro ruolo sarà determinante per aiutarle". 

Quali sono i trattamenti possibili in caso di DCA?

"L’approccio terapeutico multidisciplinare è essenziale in questi casi perché permette di lavorare sia sull’aspetto psicologico che nutrizionale, consentendo la gestione dei sintomi, il recupero del peso e il riacquisto di un rapporto sano con il cibo.

Tipicamente il percorso di trattamento include una combinazione tra terapia psicologica, educazione alimentare, monitoraggio medico ed alcune volte assunzione di medicinali o integratori. Spesso i disturbi alimentari sono associati talvolta ad altri disturbi psichiatrici, come la depressione, i disturbi di personalità, il disturbo ossessivo-compulsivo, il disturbo d’ansia. Sono quindi diverse le figure professionali che entrano in gioco: Nutrizionista, Psicologo, Medico di base /Pediatra, Psichiatra/Neuropsichiatra, Endocrinologo. 

Di norma il primo approccio di intervento è un approccio multidisciplinare ambulatoriale, che in caso di fallimento della terapia prosegue verso un approccio residenziale o semi-residenziale in strutture specializzate che si occupano del recupero e del trattamento di persone affette da disturbi alimentari".

 

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