Caso affitti Macerata: canoni raddoppiati. Una bolla finanziaria che rischia di mettere in ginocchio una città
Un bagno raffazzonato per 5 persone in una casa da massimo 3 inquilini; un congelatore da un ripiano dovrebbe essere, secondo un locatore, sufficiente per 4 persone che convivono; “stai tranquilla che prima del tuo subentro lo faremo aggiustare” è una delle mille promesse non mantenute da un proprietario di un appartamento affittato a studenti.
Erano i primi anni 2000 quando uno studente universitario, che decideva di trasferirsi a Macerata per studiare, pagava circa 150 euro per una stanza singola. Oggi, più di 20 anni dopo, lo stesso studente spende mediamente dalle 240 alle 280 euro. Senza contare l’ingente spesa per coprire le utenze. Insomma andare a vivere fuori, anche in una città di provincia come Macerata, per una famiglia con uno stipendio medio, può trasformarsi in un calvario economico.
Università di Macerata, meta gettonatissima fra gli studenti che, per la sua vasta offerta formativa, nel 2023 ha registrato più di 9500 iscritti tra matricole e non; quasi diecimila persone che da sole riescono a creare un indotto economico esorbitante. Analizzando i dati, oltre la metà è formata da "fuorisede"; il che significa che questi studenti trasferiscono la loro vita qui (molti di loro arrivano da lontanissimo, come Sicilia, Sardegna etc) e la prima cosa di cui hanno bisogno è proprio una stanza in affitto dove stare.
Ma facciamo un passo indietro.
Un diplomando termina il suo percorso scolastico orientativamente nella prima metà di luglio e, se avesse deciso di iscriversi ad una facoltà di Unimc, la ricerca di una casa dovrebbe iniziare immediatamente. A questo punto lo studente ha due alternative: provare ad ottenere una borsa di studio e, quindi, ricevere un alloggio in una delle strutture preposte dall’università oppure andare alla ricerca disperata di un posto letto in qualche appartamento. Nella prima ipotesi intercorre un fattore potenzialmente discriminante, quello dell’Isee. Questa questione si appoggia comodamente alla frase "in Italia per avere più possibilità devi essere povero".
Nella seconda ipotesi, invece, uno studente senza agevolazioni sa perfettamente, o forse è del tutto ignaro, che la sua ricerca non sarà cosa semplice.
Quello che tutti gli iscritti fanno, è consultare le bacheche online per gli annunci relativi alle case in affitto e qui inizia l’odissea. Si legge di case perfette, messe a nuovo, con foto allegate che confermano quanto scritto; poi però la realtà non sempre è la stessa.
La situazione tipo, che sovente si verifica, è la discrepanza fra prezzo di una stanza e condizioni offerte. Testimonianze ci raccontano di persone che hanno vissuto per lunghi mesi in modo quasi estremo, con muffa sulle pareti, scantinati affittati a prezzi d’attico, appartamenti fuorimano, mobilia sgarrupata. Inoltre, la mancanza di controllo sulle persone alle quali vengono affittate le stanze spesso dà luogo a situazioni spiacevoli in casa perché, per chi affitta, l'unico interesse è il profitto.
Abbiamo ascoltato Alessandra che ci ha raccontato la sua avventura al limite dell’umano: "Due anni fa, appena diplomata, iniziai a cercare una casa a Macerata. Purtroppo, arrivai tardi e mi accontentai di una delle ultime stanze ancora disponibili. Era fra piazza Strambi e via Gioberti, ma più che fra, era sotto. Praticamente era un appartamento sotto il livello della strada dove le uniche finestre erano delle bocche di lupo sigillate con delle grate davanti per evitare che topi e altri animali potessero entrare”.
"Pagavo fin troppo, circa 260 euro per una stanza che a stento garantiva lo spazio per muovermi - aggiunge Alessandra -. Non avevo una vera scrivania ma una semplice tavola di legno inchiodata al muro che dovevo chiudere se volevo muovermi nell'esiguo spazio. L’appartamento era molto umido, con muffa a vista sulle pareti. Ogni mattina mi svegliavo e avevo le lenzuola umide, la condensa che colava sulle pareti e mi sentivo affannata a causa dell’aria viziata che ero costretta a respirare".
"Una situazione così per me era insostenibile dato che sono asmatica. Parlai con il proprietario per chiedergli la possibilità di installare un depuratore dell’aria. Non solo mi disse che non lo avrebbe mai acquistato, ma aggiunse anche che: ‘Questa è la casa, ti devi abituare altrimenti puoi andare via’. Ero disperata, sapevo che non potevo vivere così ma ero anche consapevole che non avrei trovato nulla a novembre inoltrato - sottolinea Alessandra -. L’apice lo toccai quando venni accusata dalle mie coinquiline di essere una che voleva fare solo polemica e che, se me ne fossi andata, avrei creato problemi economici per la divisione delle bollette. Da lì ad una settimana me ne andai di corsa. I due mesi e mezzo più lunghi della mia vita".
Per non parlare del carico che si aggiunge sugli studenti di sesso maschile, ai quali senza apparente motivo, più della metà degli appartamenti disponibili viene negata esclusivamente perché, appunto, studenti e non studentesse. Non è raro, infatti, leggere annunci dedicati solo ad un pubblico femminile. La motivazione data dai locatori: "I genitori preferiscono che non ci siano ragazzi in casa"; si inciampa nella ormai decaduta retorica che una ragazza sia più responsabile di un ragazzo.
E si potrebbe continuare a scrivere per righe e righe di situazioni analoghe. Questo articolo, però, non vuole diventare un elenco di eventi negativi destinati al dimenticatoio. Al contrario, vuole sensibilizzare la comunità dei locatori su una questione che dovrebbe essere scontata; quella di avere a che fare con esseri umani prima che con studenti sui quali si può lucrare. Diversamente, nel giro di poco tempo, tutto finirà in malora, creando dissapori fra i ragazzi che preferiranno sempre di più altre mete rispetto a Macerata.
A questo articolo ne seguiranno altri, perché la situazione affitti della città non riguarda solo gli studenti ma anche famiglie intere e lavoratori.
Commenti