Ussita, il 25 aprile comizio per la "Liberazione dei Sibillini" al ristorante Pizzeria "La mezzaluna"
Per la festa della “LIBERAZIONE” dei Monti Sibillini il 25 Aprile 2019 alle ore 10.00 in Piazza dei Cavallari a Ussita si terrà un comizio per cercare di far prendere coscienza riguardo ciò che accade nei territori flagellati dal terremoto. Di seguito il comunicato stampa relativo ai punti chiave che verranno dibattuti durante l'incontro:
Lo scorso 16 marzo, nei locali del Ristorante “La Mezzaluna Club” di Ussita, si è tenuta una conferenza promossa dalla Guida Alpina, formatore e scrittore Paolo Caruso; sono intervenuti Andrea Imbrosciano, formatore, Guida Ambientale ed esperto in allestimento di itinerari d’arrampicata, e Franco Valentini, politico di livello nazionale in rappresentanza del comune di Sellano. Numerosi gli argomenti trattati con l’obiettivo di sensibilizzare la popolazione locale e le autorità che si occupano del territorio montano dei Monti Sibillini, sia in riferimento ai temi dell’alpinismo e dell'escursionismo sia, più in generale, sulla preoccupante e per alcuni versi gravissima situazione che caratterizza tutto il territorio del Parco Nazionale dei Monti Sibillini.
Con rammarico bisogna sottolineare che, seppure invitati, nessuno dei 6 sindaci della zona, i cui comuni risiedono all’interno del parco, abbia partecipato ai lavori; ma nonostante la loro assenza e la scarsa presenza della popolazione locale, la sala era praticamente al completo, con persone provenienti principalmente da Lazio, Marche e Umbria. La presenza di una limitata rappresentanza della popolazione locale si dovrebbe attribuire a una sorta di assuefazione ad un clima di drammatica rassegnazione.
L’entusiasmo percepito durante tutta la lunga serata però, ha evidenziato la speranza e l'auspicio di riuscire finalmente a voltare pagina, rigettando definitivamente quei sistemi di gestione del territorio che vanno contro i diritti dei cittadini, rendendoli vittime di una società in cui le istituzioni sembra non vogliano tornare a svolgere correttamente il ruolo che gli compete: essere cioè al servizio del cittadino e occuparsi in modo giusto ed efficace della “cosa pubblica”, senza diseguaglianze e nel pieno rispetto del diritto alla vita e al lavoro, così come nel rigoroso rispetto della Costituzione Italiana. A conclusione della serata sono state proiettate alcune immagini e alcune significative parole di Ferdinando Imposimato, Magistrato, Presidente delle Corte di Cassazione e persona illuminata, che suggeriscono come unica possibile via di uscita la Disobbedienza Civile.
Imposimato espresse un concetto importantissimo e fondamentale: salvaguardare la sovranità di principi essenziali come la Giustizia e la Costituzione, ma non certo le leggi-farsa che spesso vengono applicate disattendendoli. Se il cittadino non ha modo di avere giustizia, la Disobbedienza Civile diventa l’unica scelta possibile. Si è pertanto deciso di passare dalle parole ai fatti, dalla teoria all’azione e sono nate alcune idee riassumibili nei 4 punti che seguono:
1. organizzare una manifestazione con adesione massiccia per le aree attualmente vietate dai regolamenti del Parco, come per esempio la Val di Bove, informando anche le autorità, con lo scopo di ottenere la rimozione degli assurdi divieti vigenti. Nessuno, infatti, nè tantomeno un Ente Parco può vietare di andare in montagna in virtù di situazioni di presunta pericolosità oggettiva (caduta sassi) che fanno parte della natura stessa della montagna, come pure dei rischi connessi con la pratica dell’attività escursionistica e di quella alpinistica. Un immotivato allarme potrebbe perfino determinare il reato di “procurato allarme”. Singolare a tal proposito quanto dichiarato dal Presidente di Federparchi che, già nel 2018, in modo puntuale e preciso ha sottolineato la non competenza e non responsabilità degli enti parco in tema di sicurezza.
A evidenziare l’importanza di questo principio, nel convegno proposto da Federparchi-Europarc Italia il 20 marzo 2019 a Roma dal titolo “La sicurezza dei visitatori e il ruolo delle Aree Protette”, viene definitivamente sancito che: “… il motivo naturalistico è ammesso ma quello relativo alla sicurezza non è competenza dei parchi”. Inoltre, è stata sottolineata l’importanza di coinvolgere le guide anche in tema di formazione e di sicurezza dei visitatori.
È pertanto inaccettabile che il Parco Naz. Dei M. Sibillini continui a perseverare in direzione contraria: si richiede che le Autorità dello Stato italiano, prima ancora di quelle intracomunitarie, intervengano prendendo le misure del caso e obbligando l’Ente parco ad assumersi le eventuali proprie responsabilità, sia dal punto di vista penale che civile, provvedendo anche al risarcimento economico nei confronti di tutti i portatori di interesse che sono stati penalizzati in questi anni. Infatti, la Giustizia prevede che i cittadini rispondano in prima persona ad eventuali errori: allo stesso modo, sempre per i principi di Giustizia e di eguaglianza, è fondamentale eliminare i favoritismi e le ingiustizie senza lasciare impunito chi sbaglia reiteratamente, soprattutto nel caso di un ente parco.
I divieti di accesso alle montagne devono essere rimossi immediatamente in modo che i MontiSibillini tornino ad essere delle montagne libere, senza alcuna discriminazione rispetto a tutte le altre montagne d’Italia, d’Europa e del Mondo. Se ciò non avverrà immediatamente, si procederà come da punto successivo per ottenere giustizia e, nel caso, anche a livello europeo; inoltre, appare evidente che l’Ente Parco, ponendosi come garante dell’incolumità delle persone, in particolare nelle aree che non sono oggetto di divieto, sarà tenuto a risarcire i danni derivanti da eventuali incidenti. L’azione relativa al punto 1. vuole evidenziare la necessità di rendere fruibile non solo il territorio montano, ma anche le strade e le aree che dopo quasi 3 anni dal sisma risultano ancora chiuse e impraticabili.
2. promuovere una raccolta di fondi per intraprendere azioni legali al fine di ottenere finalmente risposte dalle autorità a proposito delle tante criticità e contraddizioni, ad iniziare dall’operato dell'Ente Parco Nazionale dei Monti Sibillini anche relativamente ai documenti illustrati durante la serata di Ussita (ed in tante altre città italiane). Nel caso in cui non si riuscisse ad ottenere risposte dalle autorità italiane preposte, relativamente a tali reiterati interrogativi, ci si rivolgerà alla Corte Europea dei Diritti dell'uomo.
3. ipotizzare l’apertura (o il restauro), anche con l'utilizzo del trapano a batteria per il corretto posizionamento di adeguati sistemi di sicurezza, uno o due itinerari di arrampicata nell’area di Casali di Ussita e/o di M. Bicco, per evidenziare quanto il regolamento stabilito dal Parco, di concerto con il Collegio guide alpine Marche, sia vetusto e insensato, anche in considerazione del sisma che ha devastato il territorio.
Incredibilmente, infatti, l’attuale regolamento del parco vieta l’apertura di nuovi itinerari e perfino la necessaria manutenzione di quelli esistenti. Le vie alpinistiche e di arrampicata richiedono invece una costante manutenzione, che dovrebbe essere favorita dal Parco soprattutto nelle aree adatte e meritevoli di essere valorizzate allo scopo, prime fra tutte proprio le falesie di Casali di Ussita e del M. Bicco (oltre 100 itinerari aperti e manutenuti nel corso di decenni con fondi privati e volontariato). Niente a che vedere con la recente e minuscola falesia di M. Valvasseto, nel comune di Bolognola, inutile e particolarmente costosa (autorizzata in questo caso dall’Ente Parco e realizzata con materiali e con modalità discutibili, commissionandone la realizzazione al Collegio regionale delle guide delle Marche: 30.000 euro per 10 itinerari!!!).
Al fine di ripristinare la dovuta sicurezza anche in altre falesie gravemente danneggiate dal sisma, come la falesia del Sasso delle Nocchie di Norcia (Colle delle Cupaie), è necessario abrogare il regolamento del parco e redigerne uno più sensato e attuale che consenta a coloro che hanno ideato gli itinerari di poter intervenire con opportune opere di manutenzione: come è già avvenuto per la strada provinciale, situata immediatamente sotto la falesia, anche gli itinerari di arrampicata devono essere ripristinati in modo opportuno. Non si spiega, dunque, il motivo per cui l’Ente parco debba perseverare con regolamenti discriminatori nei confronti delle attività tradizionali inerenti alla montagna, all’alpinismo e all’arrampicata, certamente di impatto ininfluente rispetto ad altre opere decisamente più imponenti.
Per eliminare rischi superflui e inaccettabili, inoltre, è necessario ripristinare alcune soste che sono state incomprensibilmente schiodate (da un autore noto). Bisogna altresì considerare che eventuali incidenti causati dall'attuale situazione di tali allestimenti, andrebbero a ripercuotersi negativamente, oltre che sulle possibili vittime dei sinistri, anche sull'ambiente naturale: e per un parco questo costituisce un controsenso inaccettabile... In conclusione, la D.D. 384 del Parco deve essere sostituita da un regolamento moderno approvato e condiviso dalla popolazione locale e dalle eccellenze del territorio, finora incredibilmente escluse dall’Ente parco. Il coinvolgimento del Collegio regionale guide Marche, pur opportunamente chiamato in causa quale ente di diritto pubblico, non può certamente rappresentare una soluzione in quanto ha generato forti criticità, palesate a seguito dell’entrata in vigore della regolamentazione attuale che avrebbe invece dovuto dare opportune risposte ai gravi problemi che stanno attanagliando il territorio, i suoi abitanti e tutti i portatori di interesse.
Il fatto che la sede del Collegio regionale guide alpine Marche coincida sia con quella dell'abitazione privata del suo presidente, sia con la sede della ditta uninominale "XWork di Marco Vallesi" (presidente attuale di detto Collegio), indica come talvolta il confine tra l'interesse privato e quello di un Ente di diritto pubblico appaia poco definito.
4. studiare un evento in collaborazione con Guide Alpine, Accompagnatori di Media Montagna (AMM), Guide Ambientali Escursionistiche (GAE), in una zona al di sopra degli 800 m. di altitudine, per evidenziare la palese contraddizione della DGR Marche in cui si vieta alle GAE di operare al di sopra della quota suddetta. Infatti, la DGR in questione va in direzione opposta alla sentenza del TAR del Piemonte del 2018, nella quale si evince la surreale complessità della normativa italiana, che rende comunque impossibile prevedere una tale limitazione, e tantomeno discriminare una categoria nei confronti di un’altra.
È necessario pertanto procedere con semplificazioni normative piuttosto che con illogiche, incomprensibili e ingiuste discriminazioni, tese a limitare la possibilità di sviluppo e di lavoro in un territorio che invece dovrebbe essere aiutato a risorgere dalle macerie, anche alla luce di quanto è successo in altre regioni in cui una tale limitazione è stata abrogata subito dopo la sua introduzione, come ad esempio in Sicilia. Questa iniziativa del punto 4 si svolgerà parallelamente a quella del punto 1.
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