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Ricostruzione sisma, "Nell'entroterra prosegue la strategia dell'abbandono"

Ricostruzione sisma, "Nell'entroterra prosegue la strategia dell'abbandono"

“Ricostruzione in alto mare, progetti fermi, calcinacci immobili, mancava solo l’attuale indisponibilità di materiali edili a dare il colpo di grazia, con il risultato che molti degli sfollati del 2016 non faranno mai più ritorno in queste terre, con conseguente impoverimento di aree importanti e sovrappopolamento di altre”.

“Il terremoto è stato solo una miccia per far deflagrare un fenomeno voluto, studiato a tavolino, la famosa ‘strategia dell’abbandono’ ovvero l’intento di lasciare un territorio al proprio stato abbandono e degrado, iniziata ben prima perché queste terre bellissime non conviene a nessuno ci viva una popolazione che pretenda investimenti”. Lo afferma, in una nota, Serena Cavalletti coordinatrice provinciale di Sinistra Italiana Macerata che torna sul tema della ricostruzione post sisma e dello spopolamento dell’entroterra.

“Qualcuno deve aver capito – continua Cavalletti - da parecchio tempo che una comunità inesistente o disgregata si domina meglio, l’entroterra che diventa una Disneyland per i turisti è più gestibile come linea per un gasdotto, si stracciano le vesti di meno se le fabbriche delocalizzano, tanto hanno già delocalizzato le persone, si ricollocheranno sulle piane di Jesi per l’hub di Amazon se arriva, se le multinazionali se ne vanno pazienza per quei pochi che ancora ancora ci vivono, s’arrangeranno”.

“Per noi abitanti oltre ai danni parecchie beffe. Non tanto le vignette di pessimo gusto di Charlie Hebdo, quanto i sedicenti politici. Da quelli locali per cui basta portare qualche concerto pop cantautorale sulle piane di Castelluccio per ridare entusiasmo, non si capisce a chi, o slancio all’economia non si sa di chi né come con una serata, al trampolino di lancio per le destre. Chi non ricorda 'Immigrati negli alberghi, terremotati sotto le tende' o le foto di Salvini con nonna Peppina?" – domanda la coordinatrice provinciale di SI - .

“Chi non ricorda come si sono tutti riempiti la bocca per lasciarci un minuto dopo in compagnia dei nostri calcinacci, del vuoto sempre più importante di cubature su cubature e cementificazione altrove. In compenso non sono mancati i sindaci super star, efficienza ostentata inversamente proporzionale all’efficacia reale”.

“Il modello Marche è iniziato in buona parte da qui, dalla rabbia sociale convogliata male e continua con la maldestra realizzazione di promesse elettorali di assessori regionali che tentano di riaprire reparti ospedalieri a Camerino dicendo che in queste terre riportano i servizi”.

“Ma secondo voi io mi trasferisco o torno a Camerino perché c’è cardiologia? Io vado, mi curo e me ne torno da dove sono venuta, qui fanno 40 e passa chilometri per andare a comprare da Ikea, figuriamoci se non li fanno per un ecocardiogramma”.

“In ogni caso, nonostante inerzia e demagogia, continua la vita in queste terre belle e dimenticate o meglio, ricordate a uso e consumo di qualcuno e poi piano piano ci si dimentica, le cose cambiano e i terremoti dopo una pandemia e un’alluvione sono già l’emergenza precedente”.

“Prevenzione non si può fare dicono, ma non è vero. Sappiamo che i terremoti torneranno e dovremmo in ognuna di queste cittadine avere già individuato, preservato da altri usi e attrezzato di potenziali allacci, aree specifiche per le Sae, un fondo d’emergenza per averle quanto prima dopo la prossima scossa e un superbonus per l’adeguamento sismico delle abitazioni”.

Quanto al riscatto il momento è adesso. Il Pnrr è un’opportunità che deve generare opportunità, la sua formula di combinazione digitale e green è ciò di cui abbiamo bisogno qui: comunità energetiche, fibra fin dentro alla grotta della Sibilla, ambienti per lo smart working e il coworking, rigenerazione urbana, distretti del biologico, artigianato e perché no industria etica, servizi di prossimità, incentivi per una nuova politica abitativa, accoglienza”.

“Da tutto questo ci separa la politica che adesso deve scegliere se venderci al prossimo miglior offerente o impegnarsi e amministrare”, conclude Serena Cavalletti.

 

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