Giorgia Meloni ed Elly Schlein: la serietà, in politica, è un’altra cosa
La vestale del neoliberismo arcobaleno Elly Schlein ha recentemente tuonato contro Giorgia Meloni, vestale del neoliberismo bluette: "Scenda dal ring, il Parlamento è una cosa seria".
Sul fatto che il parlamento debba essere una cosa seria e che le politiche di Giorgia Meloni tutto siano fuorché serie, non possiamo che essere d'accordo in toto. Il governo di Giorgia Meloni riesce a risultare ogni giorno più giullaresco, come peraltro affiora in forma limpida quanto drammatica dal recente risibile codice della strada: esso rivela come il governo della destra bluette faccia la voce grossa coi deboli, cioè con i cittadini comuni, per poi svolgere la parte di docile cameriere rispetto ai forti, cioè ai padroni di Washington, di Bruxelles e del sistema bancario.
Ci sembra tuttavia discutibile che a richiamare il tema della serietà politica sia proprio Elly Schlein: in effetti, ancora non abbiamo dimenticato, a proposito di grande serietà, le scene della vestale del neoliberismo arcobaleno che ballava scompostamente sulle note di Maracaibo a bordo dei carri dei Pride, tra parrucconi fucsia e uomini camuffati da donne.
Sarebbe questo il modello di serietà propiziato dalla signora Elly Schlein? E in cosa si distinguerebbe, di grazia, da quello di Giorgia Meloni, che si fa i selfie con i soldati in Lituania o che si abbraccia con il guitto Zelensky, attore Nato (l’attore più pagato di tutti i tempi?)? È questa l'idea di serietà politica fatta valere dai nostri politici, sempre più indistinguibili da influencer e da uomini e donne dello spettacolo?
Pensiamo anche solo per un istante alla serietà e alla compostezza di un Aldo Moro, di un Enrico Berlinguer o di un Giorgio Almirante, uomini dalle idee certo diverse, ma accomunati dalla dignità di portamento e di eloquio. Cosa avrebbero in comune con questi politici della prima Repubblica i vari Elly Schlein e Giorgia Meloni, Luigi di Maio e Matteo Salvini?
La risposta naturalmente è già racchiusa nella domanda e chiunque può trarla molto facilmente. Nel tempo del dominio del mercato finanziario e della Tecnica, la politica evapora, lasciando spazio a personaggi dello spettacolo scevri di ogni capacità di decisione e di ogni reale valenza politica.
Come non mi stanco di ripetere, destra e sinistra sono oggi soltanto le due ali dell'aquila neoliberale, i docili camerieri che prendono ordini, con zelo, dal padronato cosmopolitico. È questo, in effetti, il tratto più peculiare della politica al tempo del globalcapitalismo e dell’alternanza senza alternativa della destra bluette e della sinistra fucsia come "maggiordomi" che, con la livrea di colore differente, ugualmente sono al servizio del blocco oligarchico plutocratico neoliberale.
La politica al tempo del neoliberismo si riduce, allora, a continuazione dell’economia con altri mezzi, a "gran teatro" sul cui palco va in scena il non democratico autogoverno dei ceti possidenti, mascherato da procedure elettorali che fanno coesistere l’apparente decisione sovrana popolare con la sua reale neutralizzazione.
L’aquila neoliberale, con il grand récit elettorale dell’alternanza senza alternativa delle sue due ali destra bluette e sinistra fucsia – che, congiuntamente, formano il finto pluralismo del partito unico del capitale e della sua omogeneità bipolare –, egemonizza lo spazio politico: e, dall’alto, vola rapacemente verso il basso, aggredendo ceti medi e classi lavoratrici, popoli e nazioni.
Nemica dell’alternativa reale, l’alternanza unica tra la sinistra fucsia e la destra bluette si conferma la base di tutti i progressi della dominazione neoliberale. E quello che viene osannato come "pluralismo" non è se non la concorrenza totalmente amministrata dalle coercizioni del mercato.
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