Camerino, Conti a Nencini: "Caro Riccardo cosa dobbiamo fare noi cittadini terremotati?"
Riceviamo e pubblichiamo la lettera aperta di Dario Conti, ex sindaco di Camerino, a Riccardo Nencini, segretario Partito Socialista:
Caro Riccardo
ti scrivo questa lettera aperta quale segretario del mio partito e come vice ministro del governo Gentiloni. Governo che mi sembra molto statico ed in grave ritardo sulle problematiche del terremoto che ha colpito l’Italia centrale. Un commissario alla ricostruzione non idoneo. Basta guardare i decreti e le sue ordinanze di difficile lettura, che rimandano sempre ad altri decreti e norme, invece di predisporre un unico testo coordinato. Il nostro territorio è geomorfologicamente diverso da quello dell’Emilia. Quel modello non può essere il nostro. E’ pur vero che la ricostruzione inizia quando finisce l’emergenza. L’emergenza ancora persiste pesantemente e della ricostruzione neppure l’ombra; la terra continua a tremare. Intanto si va verso la smobilitazione della protezione civile, dei corpi dei Vigili del Fuoco venuti da altre regioni. Caro Riccardo cosa dobbiamo fare noi cittadini terremotati? Qui non si vede l’inizio di nulla. Tutto è fermo, promesse non mantenute, solo un chiacchiericcio e nulla di più. Ordinanze e tempi lunghi. Leggi speciali non se ne vedono. Si opera solo con leggi ordinarie. C’è una burocrazia imperante che uccide più del terremoto. I sindaci attendono assai sfiduciati le famose casette. A distanza di più di otto mesi nessuna casetta è stata istallata, solo pochissime e soltanto in alcuni comuni sono state assegnate con il metodo del sorteggio. Per istallarle ci vogliono più di dieci, quattordici passaggi, se tutto andrà bene. Ormai stanno per diventare solo un miraggio. Poche urbanizzazioni sono in corso.
Nel frattempo passano mesi e mesi con il generale inverno che si avvicina. Senza casette e stalle per quella data sarà difficile che i nostri paesi, potranno riprendere vita. Come si fa a riportare i cittadini, molti dei quali sfollati lungo la costa, nei loro territori? Intanto gli sfollati, ospiti nelle strutture ricettive della costa, devono fare le valige per far posto ai turisti. E’ una vera e propria transumanza che un tempo si faceva con il bestiame. Se non si troverà una soluzione per l’inverno, siamo proprio fregati. Le macerie non rimosse. Neppure la ricostruzione leggera è partita, figuriamoci poi quella pesante. L’ufficio ricostruzione è quasi un fantasma.
Nel frattempo si registrano meno iscrizioni, per l’anno scolastico 2017-2018, nelle nostre scuole. Brutto segno. Alcuni comuni rischiano il default se non verranno quanto prima rimborsati delle spese sostenute per la messa in sicurezza e reintegrati per il mancato introito delle entrate tributarie. I ristoratori non ancora del tutto pagati. I soldi per la delocalizzazione delle attività produttive ancora non elargiti. Le attività qui falliscono per crediti e non per debiti.
I pagamenti per l’autonoma sistemazione sono in ritardo. Non si sa che fine abbiano fatto i soldi della solidarietà,che molti italiani hanno fatto per noi. Ci si dice che presto si farà questo e quello,ma ancora siamo al punto di partenza. Si è tentato pure da parte di alcuni parlamentari di presentare un emendamento alla “manovrina” a favore delle aree non toccate minimamente dal sisma solo per danno indotto, a discapito delle vere zone terremotate. Ma quale danno indotto? Per fortuna non è stato nemmeno preso in considerazione.
Siamo stanchi delle promesse che non si concretizzano. Le zone rosse ancora inaccessibili e moltissime verifiche da fare in una lentezza impressionante. Le attività commerciali ed imprenditoriali soffrono. La zona franca e la zona economica speciale non è stata ancora approvata. Quella prevista nel decreto è acqua fresca. La nostra proposta di legge è ferma. Si dice pure che tale iniziativa potrebbe prefigurare, da parte dell’Unione europea, un aiuto di stato. Ma allora chi dovrebbe aiutarci!?
Nell’ultima “manovrina” è stato respinto un emendamento a favore degli studenti universitari terremotati (esenzione delle tasse), preferendo finanziare il golf ed un teatro. La nostra pazienza è giunta a un limite di non ritorno. Nel frattempo si registra qualche suicidio per disperazione.
Alcuni sindaci dei comuni del cratere non sono andati alla sfilata del due giugno in segno di protesta, vedendo dai nostri governanti non venire nulla, ma solo parole. Quelli che ci sono andati almeno avrebbero potuto mettere la fascia a rovescio, in segno di protesta per creare una seria attenzione. Tutti rispettiamo la festa della Repubblica. Se ci fossero stati gli uomini che hanno costruito la nostra Repubblica, forse noi terremotati non ci troveremmo così.
Molti politici di sinistra, di destra e di centro, considerata la loro lontananza dai luoghi terremotati dell’Italia centrale, non hanno la percezione del terremoto e di quello che noi stiamo vivendo. Invece di invitare i turisti a passare le vacanze da noi, perché non vengono loro stessi qui, e viverci per un po’ di tempo, specialmente in autunno e inverno? Così si renderanno conto di quello che stiamo passando. Sicuramente accelererebbero le procedure superando alcuni passaggi, eliminando la burocrazia e facendo leggi speciali. Caro Riccardo mi rivolgo a te, quale segretario del mio partito, perché ti conosco bene. Ci siamo più volte confrontati sulla nostra triste situazione, hai compreso bene, unitamente agli altri nostri parlamentari, lo stato che viviamo, per chiederti di predisporre, come partito socialista, un’iniziativa forte, clamorosa, eclatante che si senta nei palazzi che contano ed in Europa. Forse dovremmo essere noi ad occupare Montecitorio e far sentire altissimo il grido di dolore? La sfiducia e l’esasperazione ci porterebbero a questo. Noi vorremmo rientrare nelle nostre case, nei nostri negozi, entro cinque anni e riprendere così la nostra vita. Si potrebbe, se si eliminassero tanti passaggi burocratici, con leggi speciali e avere più coraggio. Ci mancherebbero pure le elezioni anticipate, così la dimenticanza sarà completa.
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