Giovedì 5 maggio si terrà il convegno dibattito "Ricostruire la contemporaneità" al Teatro comunale di Treia.
L’incontro, promosso dall’Ente Disfida del Bracciale di Treia in collaborazione con il Comune di Treia, l’Ordine degli Architetti della Provincia di Macerata, l’Inarch Marche e l’associazione Punto ed a Capo, vuole essere una occasione di confronto e riflessione sulle possibili strategie da adottare per il rilancio e la valorizzazione degli ambiti territoriali marchigiani duramente colpiti dagli eventi sismici dell’Agosto ed Ottobre 2016.
Tema centrale, attorno al quale si svilupperanno i diversi contributi, sarà il ruolo che l’architettura, in tutta la sua ricchezza e complessità, può avere in questo auspicabile orizzonte di sviluppo.
Il dibattito sulla ricostruzione, maturato nell’immediatezza dei catastrofici eventi dell’agosto e dell’ottobre 2016, è apparso spesso superficiale, anacronistico e, a volte, poco informato sulla reale gravità e complessità del quadro generato dal sisma, sia sotto il profilo sociale ed economico, sia sotto quello paesistico ed architettonico.
La “formula” dov’era com’era, è subito apparsa, quantomeno agli occhi dei più esperti, come uno slogan consolatorio, certo degno di approfondimenti rispetto alle reali possibilità di una sua seppur parziale applicazione, ma difficilmente estendibile ad una compagine territoriale e paesistica complessa ed articolata come quella dell’entroterra marchigiano, già segnata da un ventennio di crisi economica e di conseguente spopolamento.
Appare dunque necessario ripensare e riprogettare strategie sostenibili che diano risposte alle molte problematiche già esistenti e gravemente acuite dal sisma, rifuggendo soluzioni superficiali che potrebbero produrre, come esito più probabile, un ulteriore spopolamento dell’entroterra a favore di aree più ricche e sviluppate.
La ricostruzione fisica dei danni e degli immobili danneggiati, attraverso finanziamenti pubblici, se vogliamo di matrice Keynesiana, dovrà essere accompagnata, quindi, da strategie a lungo termine, che intervengano anche su infrastrutture pesanti, viabilità corrente leggera, nuovo impiego del patrimonio edilizio, pubblico e privato, inutilizzato e privo di funzione.
A ciò deve essere affiancata una nuova visione dell’economia locale, incentrata su piccole e medie imprese, in grado di coniugare tradizione ed innovazione, localismo e globalismo, cultura e impresa.
Ruolo centrale deve avere in questo processo di rinascita la cultura artistica.
I piccoli centri marchigiani, di impronta medievale, rappresentano una ricchezza da un punto di vista artistico ed architettonico, ai quali manca però, a tutt’oggi, la consapevolezza del loro potenziale ed allo stesso tempo la capacità di innovarsi di essere in qualche forma attraenti nella contemporaneità.
La situazione delle Marche colpite oggi dal sisma è per certi versi drammaticamente simile a quella dell’Italia uscita dalla seconda guerra mondiale.
In quel frangente l’Italia, anche attraverso errori, seppe essere nazione in grado di dare risposte, contemporanee e in pochi anni a divenire paese moderno, dinamico, attraente, più di quanto lo fosse prima della guerra.
Grande merito, in quel processo positivo di sviluppo, va riconosciuto all’architettura, anche attraverso il grande programma di edilizia residenziale pubblica attuato dall’INA Casa.
Quell’esperienza ha prodotto la costruzione non solo di case e interi quartieri per i meno abbienti, ma anche chiese, strade, opere pubbliche di diversa natura, spazi verdi, una vera e propria visione di nazione che si esplicitava attraverso le necessità dei territori.
Occorre oggi, come allora, un programma generale che interessi tutto il territorio marchigiano, dall’Adriatico all’Appennino, all’interno del quale oltre alla mera riparazione del danno, al restauro del patrimonio edilizio e monumentale, alla conservazione delle identità locali, si preveda la realizzazione di nuovi paesaggi in cui la contemporaneità diviene elemento caratterizzante.
Questo non significa costruire nuovi quartieri e nuove abitazioni, già in eccesso, ma rendere più moderni e funzionali servizi, scuole, ospedali, infrastrutture. In questo campo, urbanistica e architettura devono dare voce alla contemporaneità parlando il linguaggio del nostro tempo.
Questa è la nuova sfida che spetta all’arte del costruire, che mai come in questo presente storico sfugge costantemente al confronto con quelli che sono i suoi naturali campi d’azione.
Due sono i motivi principali di questa rinuncia: da un lato è così assuefatta alla marginalizzazione da provare terrore ogni qual volta si trova ad affrontare temi concreti.
Dall’altro è passata, in maniera volontaria, dalla cultura del fare a quella dell’immagine, adottando prodotti apparentemente vincenti provenienti dagli Stati Uniti d’America e dal nord Europa, soprattutto Olanda.
Questi due principali fattori hanno minato la sua credibilità ed il suo campo di azione, oggi notevolmente ristretto rispetto al passato.
Si è assistito alla proliferazione di una serie infinita di non linguaggi, estremamente eterogenei ed autoreferenziali, che solo in poche occasioni hanno fornito risposte concrete da un punto di vista artistico a problemi sociali. La stagione delle archistar (solo in apparenza star, in realtà schiavi di una società impazzita e schizofrenica), sembra volgere oramai al termine e ci lascia in eredità un modo di fare architettura lontano dalla realtà e privo di una visione condivisa.
La nuova sfida che l’architettura deve affrontare in quella che è oggi definita società dell’informazione è uscire dallo stato di dislessia in cui versa e saper leggere quelle che sono le reali necessità delle società in cui è chiamata ad operare.
Da questo punto di vista le Marche, tragicamente colpite dagli eventi sismici del 2016 e così bisognose di un nuovo rilancio, possono rappresentare un laboratorio, un luogo d’indagine e di sperimentazione dove costruire e ri-costruire la nostra contemporaneità.
Programma della giornata:
Mattino
Modera: Cristina Bevilacqua (Comitato scientifico convegno).
Interventi: Michele Schiavoni (Presidente Punto ed a Capo), Cesare Spuri (Direttore ufficio speciale per la ricostruzione), Massimo Pica Ciamarra (Direttore rivista Le Carrè Bleu), Franco Purini ( Università di Roma La Sapienza), Cristiano Toraldo di Francia (Università degli studi di Camerino).
Conclusioni : Anna Casini (Assessore Urbanistica Regione Marche).
Pomeriggio:
Modera: Cristina Bevilacqua (Comitato scientifico convegno).
Interventi: Carlo Birrozzi (Soprintendente per i beni architettonici e paesaggistici delle Marche), Stefano Lenci (Università Politecnica delle Marche), Gianfranco Franz (Università di Ferrara), Mauro Saracco (Università degli Studi di Macerata)
Tavola rotonda: Francesco Adornato (Rettore Università degli studi di Macerata), Pacifico Berrè (Responsabile settore edilizia e sisma Confartigianato), Franco Capponi (Sindaco Comune di Treia), Matteo Cicconi (Presidente Unione Montana alta valle del Potenza e dell’Esino), Giampiero Feliciotti (Presente Unione Montana dei Monti Azzurri), Enzo Fusari (Presidente Ordine Architetti Macerata), Alessandro Gentilucci (Presidente Unione Montana Marca di Camerino), Sauro Longhi (Rettore Università Politecnica delle Marche), Mons. Nazzareno Marconi (Vescovo di Macerata –Tolentino – Recanati - Cingoli - Treia), Marco Montagna (Presidente IN/ARCH Marche), Giordano Nasini (Direttore federazione provinciale Coldiretti), Luciano Ramadori (Direttore CNA Macerata), Sandro Simonetti (Presidente Gal Sibilla), Andrea Vicomandi (Ufficio speciale ricostruzione Marche).
Conduce lavori tavola rotonda: Marco Maria Sancricca (Comitato scientifico convegno).Conclusioni: Angelo Sciapichetti (Assessore all’ambiente e alle aree interne Regione Marche), Irene Manzi (Deputato, componente VII Commissione: cultura, scienze, istruzione).
Comitato scientifico convegno:
Cristina Bevilacqua, Guglielmo Cervigni, Nicola Pettinari, Marco Maria Sancricca, Michele Schiavoni, Romina Schiavoni, Jonathan Sileoni
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