Si è conclusa con successo la settima edizione de I Fumi della Fornace, che dal 27 al 31 agosto ha trasformato l’ex fornace di Valle Cascia in un luogo di attraversamento collettivo, rito condiviso e laboratorio poetico. Con oltre mille presenze da tutta Italia, il festival ha visto una partecipazione calorosa e costante, nonostante le difficoltà legate al meteo che in alcune giornate hanno messo alla prova la tenuta degli eventi. La comunità del pubblico ha però risposto con entusiasmo e vicinanza, dimostrando quanto il festival sia ormai un appuntamento atteso e riconosciuto.
Guidata dal tema “Il Ma e la Contraddizione”, l’edizione 2025 si è distinta per una varietà di proposte che hanno reso vivo il tema ispirato alle parole di Giovanni Prosperi. Gli artisti, filosofi, poeti e curatori in un dialogo continuo tra linguaggi e prospettive hanno acceso il dibattito sul nostro tempo, segnato da polarizzazioni e urgenze.
All’ombra dell’installazione KT1 - Kavallo di Troia, a cura degli architetti Michele Anelli-Monti e Margherita Fiorini, la rassegna Isola e Isole, curata da Giuditta Chiaraluce, ha dato vita a un arcipelago di voci poetiche e filosofiche, mentre il Parco della Poesia ha offerto recital e concerti con protagonisti come Luigi Lo Cascio, Simone Perotti, Roberto Paci Dalò, La Gang e Canio Loguercio, Rossella Or, fino al live di Ciuma Trio che ha chiuso il festival con un concerto culminato in una danza che ha coinvolto il pubblico presente.
Apprezzate anche le installazioni Occupazione visiva (Come fare il cielo) di Luca Luchetti a cura di Matilde Maria Luzi e la mostra Uscire nella pupilla – Cose viste scritte parlate di Patrizia Vicinelli curata da Andrea Bailietti, Gloria Falasco e Roberto Capozucca ha restituito la voce di una delle poetesse più libere e sperimentali del Novecento
Questa edizione ha visto anche la conclusione della trilogia de L’ufficio delle tenebre con il III Movimento “L’edera s’arrampica sulla storia”, spettacolo di Giorgiomaria Cornelio e Danilo Maglio ambientato tra le rovine della fornace. Lo spettacolo, che intreccia personaggi umani e animali riflettendo sul passato ma anche sul presente storico, su macerie e germogli che si insinuano sulle rovine per guardare al futuro, si traduce anche in un deposito scritto, edito da Edizioni Tlon, assieme ai precedenti capitoli della trilogia.
Non sono mancate, nella programmazione, le proposte dedicate all’arte performativa e visiva racchiuse nella rassegna Diffusa curata da Giulia Pigliapoco che ha quest’anno abbracciato il tema della nostalgia declinandolo col linguaggio coreografico. I lavori di Natalia di Cosmo, Francesco Corsi, Jacopo Jenna, Gaetano Palermo e Michele Petrosino, Laura Pante hanno indagato con la danza e la performance gli spazi della periferia, dialogando con essi e rendendo parcheggi, ville e capannoni della frutta palcoscenici temporanei della contemporaneità.
Anche Domenico Antonio Mancini, che ha firmato il manifesto del festival, ha accompagnato il pubblico in una passeggiata-performance itinerante alla scoperta del minimo comune denominatore del territorio - i mattoni della fornace - mentre Giacomo Lilliù e Davide Tidoni nelle loro performance hanno riflettuto su alcuni degli elementi portanti dello spettacolo dal vivo: il buio e il suono. Il tema di Diffusa è stato esplorato anche dal gruppo PoEM – Potenziali Evocati Multimediali, in un laboratorio di pratiche performative basato sul metodo “Schiera”, una pratica d'attenzione che allena alla consapevolezza di sé, degli altri, del tempo e dello spazio.
Ogni notte, infine, la rassegna Universo a Sonagli curata da Simone Doria ha acceso il paese con nuove energie grazie alle realtà musicali marchigiane, prolungando la festa fino a tarda notte.
Il “Ma” filo conduttore del festival si riallaccia anche a una riflessione sulla comunità e sul territorio di Valle Cascia. In periferia il “ma” è un concetto, una congiunzione che si ripete spesso e che riflette tutte le contraddizioni della vita nei territori marginali. Su questo si è interrogata la ricerca di Abbecedario dei paesaggi, curata da Valentina Compagnucci ed Elisa Michelini, in collaborazione con il Dipartimento DICEA dell’Università La Sapienza di Roma. Il progetto si basa su incontri pubblici e pratiche che intrecciano territori e teatralità. Al festival è stato significativo il dialogo con Bruna Gambarelli di Laminarie / DOM - La cupola del Pilastro e Marco De Marinis incentrato proprio su teatro e periferie.
Il calore del pubblico affezionato ha trasformato ogni momento in una condivisione viva, con tavoli comunitari, laboratori e spazi di incontro che hanno contribuito a consolidare l’identità del festival come luogo di prossimità e di ascolto reciproco. Nonostante le incertezze del tempo, il successo di questa edizione conferma I Fumi della Fornace come un appuntamento imprescindibile per la scena culturale marchigiana e nazionale, capace di fondere sperimentazione artistica, riflessione sociale e rigenerazione di luoghi dimenticati.
L’associazione Congerie, insieme alla direzione artistica di Giorgiomaria Cornelio, Valentina Compagnucci, Giulia Pigliapoco, Elisa Michelini e Luca Luchetti, ringrazia i comuni patrocinanti (Montecassiano, Appignano, Filottrano, Loreto, Macerata, Montelupone, Petriolo, Porto Recanati, Recanati, Tolentino e Treia) la Regione Marche, l’Accademia di Belle Arti di Macerata, l’Università di San Marino, Si ringrazia inoltre per la collaborazione Edizioni Volatili, Catap, Borgofuturo, Inabita, FUIS, Federintermedia e Rai Radio 3 e Usma Radio (media partner). Un ringraziamento anche agli sponsor BCC Recanati e Colmurano, Fiduciaria Marche, Bar Bonnie & Clyde, per il generoso contributo Findomestic, Associati Fisiomed, Tombesi, Unione Montana dei Monti Azzurri e tutte le realtà che hanno reso possibile il festival.
La fornace ora si spegne, ma resta accesa la comunità che in questi giorni l’ha abitata con passione. I Fumi della Fornace torneranno il prossimo anno con una nuova edizione, ancora nel segno della ricerca, della poesia e della condivisione.
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