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Macerata, inaugurata la mostra che riscopre l’opera sacra di Matisse: quattro inedite casule liturgiche (FOTO e VIDEO)

Macerata, inaugurata la mostra che riscopre l’opera sacra di Matisse: quattro inedite casule liturgiche (FOTO e VIDEO)

Nel pomeriggio di oggi, lunedì 23 giugno, è stata inaugurata a Palazzo Ricci di Macerata una mostra di straordinario valore artistico e spirituale, dedicata al capolavoro sacro di Henri Matisse: la Cappella del Rosario di Vence.

L’esposizione, a cura di Micol Forti, responsabile della Collezione di Arte Moderna e Contemporanea dei Musei Vaticani, è stata fortemente voluta dalla Diocesi di Macerata in occasione dell’Anno Giubilare 2025, in collaborazione con i Musei Vaticani e la Fondazione Carima, che ha ospitato l’evento nella propria sede.

Micol Forti ha sottolineato: “La Diocesi di Macerata in collaborazione con i Musei Vaticani hanno voluto realizzare una proposta espositiva di carattere internazionale attingendo alle grandi collezioni dei musei che possiedono un fondo di opere tutte preparatorie alla cappella di Vence. Abbiamo immaginato di offrire una mostra un po’ particolare e unica nel suo genere perché sono raccolte quattro delle cinque casule che Matisse realizza nel 1950 per quest’opera d’arte totale a cui abbiamo voluto aggiungere una serie di disegni, litografie, bozzetto preparatorio della torre campanaria e le lettere che Matisse si scambia con la madre superiora del convento”.

Alla cerimonia inaugurale erano presenti le più alte cariche religiose, civili e istituzionali, tra cui il vescovo di Macerata Nazzareno Marconi, il cardinale Gianfranco Ravasi, il presidente della Fondazione Carima Francesco Sabatucci Frisciotti Stendardi, il presidente della Regione Marche Francesco Acquaroli e numerose rappresentanze del mondo politico,culturale, civile e militare.

La mostra ripercorre la genesi e la realizzazione dell’unica “opera d’arte totale” di Matisse, che tra il 1949 e il 1951 si dedicò alla progettazione integrale della cappella delle suore domenicane a Vence, nel sud della Francia: dalle vetrate ai pannelli figurativi, dagli arredi liturgici alle celebri casule. Questo straordinario lavoro, che l’artista stesso definì “il mio capolavoro”, fu ispirato dal legame profondo con Soeur Jacques-Marie, novizia del convento e sua cara amica.

Il vescovo Marconi ha evidenziato l’importanza delle opere liturgiche esposte: “Le casule sono particolarmente importanti perché fanno parte delle ultime opere della sua vita che è la Cappella di Vence. Matisse realizzò una chiesa e tutto quello che si può trovare all’interno di quest’ultima; dai dipinti alle pissidi fino alle casule. Sono state donate dagli eredi ai Musei Vaticani: sono la realtà più significativa che può essere vista oppure occorre andare a Vence in Francia. È la testimonianza che il dialogo tra il mondo della fede e il mondo dell’arte continua; basti pensare alle porte di Manzù a Roma”.

Fulcro dell’esposizione sono le quattro casule liturgiche realizzate tra il 1950 e il 1951, qui presentate nella loro prima versione sperimentale, mai indossata, proveniente dai depositi dei Musei Vaticani. Queste vesti sacre – nelle tradizionali colorazioni del bianco, rosso, verde e viola – si distinguono per l’ampiezza e per la forza evocativa dei motivi ornamentali, frutto della tecnica del gouache découpée con cui Matisse costruiva un linguaggio visivo vibrante, fatto di stelle, fiamme, foglie e forme stilizzate. Le casule, realizzate in origine in seta con effetto velluto, furono testate con prototipi in poliestere cuciti dalle suore di Crépieux, specializzate in paramenti sacri, per verificarne l’efficacia estetica e funzionale.

Accanto a queste opere, il pubblico può ammirare litografie, bozzetti, accessori liturgici, fotografie storiche e corrispondenze originali tra l’artista e le religiose del convento, che restituiscono un ritratto intimo del percorso creativo di Matisse. Tra i pezzi più rari, anche il modello in bronzo e ottone della grande croce posta sul tetto della cappella – la Flèche – e i bozzetti preparatori per la celebre immagine della Vergine con il Bambino.

Il cardinale Ravasi ha voluto sottolineare la forza spirituale della mostra e del progetto artistico di Matisse: “Ha una potenza e un’incisività tale che attesta proprio che arte e fede tra di loro venivano considerate come sorelle, perché Paul Klee diceva che l’arte non rappresenta il visibile ma l’invisibile che è nel visibile, e questo si potrebbe trascriverlo per la teologia, per la religione”.

Questa mostra rappresenta un'occasione unica per entrare in contatto con una delle imprese più significative dell’arte sacra del Novecento, raramente accessibile al pubblico a causa della fragilità dei materiali. Promossa dalla Fondazione di culto e religione Vaticano II, con il sostegno della Regione Marche attraverso il Fondo di Rotazione dell’Accordo di Coesione 2021–2027, l’iniziativa intende offrire un ponte tra fede, arte e riflessione spirituale nel cammino verso il Giubileo.

Il presidente della Fondazione Carima, Francesco Sabatucci, ha commentato: “È una chicca che impreziosisce non di poco il nostro museo di arte del ‘900, nata dalla sinergia di forze come sempre capita quando ci si unisce. Palazzo Ricci è sicuramente la sede più adatta per riuscire a contenere queste magnifiche opere e tutto è stato reso possibile grazie a mettere delle piccole gocce nello stesso bicchiere; è un segreto che funziona”.

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