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Economia Macerata

Cna Macerata, indagine sulle aspettative delle imprese: una su quattro teme di chiudere nel 2021

Cna Macerata, indagine sulle aspettative delle imprese: una su quattro teme di chiudere nel 2021

 La crisi economica innescata dalla pandemia Covid ha determinato perdite per l’economia italiana di ampiezza inusitata e stimate dall’Istat in una diminuzione del PIL dell’8,9%. Il dato, riferito all’intero sistema economico, cela ovviamente situazioni differenti a livello settoriale e a seconda delle caratteristiche strutturali delle imprese che compongono il nostro sistema produttivo. Diverse appaiono anche le capacità di risalire la china e di recuperare il terreno perduto nel 2021.

 Partendo da questo assunto, la CNA ha realizzato l’indagine “Pensare ad un futuro senza Covid. Le aspettative delle imprese per il 2021”, dalla quale emerge che: nell’anno che abbiamo di fronte la stragrande maggioranza dei rispondenti prevede un recupero del PIL che risulterà però solo parziale;

l’indebolimento generato dalla crisi potrebbe mettere a repentaglio la continuità di una impresa su quattro anche se è ampia la quota di rispondenti che ritiene di potere recuperare le perdite già nel corso dell’anno;

 -quasi l’80% delle imprese ritiene fondamentale che anche nel 2021 il Governo continui a sostenere il sistema produttivo.

 Il Direttore CNA Macerata Luciano Ramadori commenta i risultati.

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 L’eterogeneità delle aspettative non è dovuta ad una ripartizione caratteriale tra ottimisti e pessimisti del campione intervistato, bensì ad una diversa valutazione della situazione che le imprese hanno all’orizzonte e che cambia evidentemente a seconda dei settori. Se il comparto edile, grazie alle speranze riposte nel Superbonus 110% e nelle altre agevolazioni previste per le costruzioni, è per il 47% orientato ad una aspettativa favorevole, i comparti dove la grande maggioranza delle imprese hanno subito danni economici gravissimi, come il turismo, il trasporto ed i servizi alla persona, hanno un più accentuato timore di chiusura (36% di media).

 Due imprenditori su tre, in definitiva, non sono affatto convinti che se ne possa uscire fuori nel breve periodo e i consigli proposti dai nostri imprenditori sono riassumibili in tre ordini: innanzitutto che occorra continuare lungo la strada tracciata dal governo, adottando ancora la diversificazione delle zone a seconda della gravità della situazione sanitaria; poi che l’Italia proceda nel solco degli altri Paesi europei, al fine principale di mantenere invariata la posizione competitiva nazionale; infine, di evitare per quanto possibile nuovi confinamenti.

Alle nostre imprese - prosegue Ramadori -  abbiamo chiesto anche le strategie e le azioni prioritarie che ritengono più efficaci per allentare il morso della crisi. Quasi quattro su cinque (il 78,7%, a essere precisi) ritengono che il governo debba garantire un adeguato sostegno alle imprese, una sorta di grido di dolore che supera il 90% nei servizi per le persone e nel turismo. Le altre priorità indicate da almeno una impresa su tre (la domanda prevedeva risposte multiple, ndr) sono gli investimenti in ricerca e istruzione nonché un massiccio piano di infrastrutturazione materiale e immateriale>>.

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