I carabinieri del Comando provinciale di Macerata regalano caramelle ai bambini il giorno di Halloween. “È un'occasione per i bambini di divertirsi e conoscere i militari dell’Arma in un contesto amichevole e informale”, si legge in una nota del Comando provinciale. “L’iniziativa spontanea è volta a promuovere la cultura della legalità e del rispetto delle forze dell'ordine”.
“I carabinieri sono infatti un simbolo di sicurezza e protezione per tutti i cittadini e in special modo dei bambini i quali devono vedere nella divisa un punto di riferimento in qualsiasi occasione, aiutando i bambini a sviluppare un rapporto positivo con loro”. I militari ricordano, infine, il numero unico di emergenza 112 per ogni segnalazione e richiesta di aiuto.
Salgono a quota 482 i saloni in Italia che hanno scelto di affiliarsi al Centro Degradé Joelle, nato nel 1990 a Monte San Giusto e che ad oggi conta, oltre a una partnership trentennale con Wella, 2000 persone tra collaboratori e parrucchieri titolari, per proporre tecniche più sostenibili e durature in linea con i trend del beauty.
Un percorso di successo che ha ispirato il libro "Come e perché ho inventato il Degradé: Tra storia, passione e tecnica", in arrivo questo dicembre su Amazon, scritto dal fondatore marchigiano Claudio Mengoni, che aiuta gli imprenditori a gestire le trasformazioni nel settore dell’hair style.
A dettare la crescita dei saloni, che sono tutti indipendenti ma legati da un'affiliazione al Centro, sono uno stile di management basato sull'innovazione dei servizi, la gestione dei costi dei negozi e una serie di metodologie di lavoro, una su tutte la tecnica "anti-tinta", detta appunto Degradé Joelle, poco invasiva che dimezza gli appuntamenti dal parrucchiere perché più duratura.
Inventata ormai oltre 30 anni fa da Claudio Mengoni, è la tecnica di colorazione più sostenibile presente sul mercato che elimina il problema della ricrescita preservando la natura del capello. Il Degradé è ampiamente adottato nel settore dell’hair care che ne utilizza il nome.
"La transizione sociale alla quale stiamo assistendo, la iper connessione, la quantità di informazioni che ci arricchiscono ma anche ci destabilizzano - spiega Claudio Mengoni, ad del Centro Degradé Joelle - impongono a tutti noi di rivedere comportamenti e inventare nuovi modi di lavorare per permettere alle clienti di vivere il parrucchiere come un consulente di bellezza e non come un mero esecutore".
"A fronte di una clientela più sofisticata, informata che confronta i risultati anche dei concorrenti in tempo reale - continua Mengoni - bisogna prepararsi e lanciare sfide sempre più complesse per stare sul mercato in modo innovativo, mettendo le clienti al centro e facendo crescere il business. Per questo motivo occorre scegliere con attenzione i percorsi di formazione a cui ci si rivolge, prediligendo corsi autorevoli in grado di costruire e ampliare al meglio le competenze, favorendo anche lo sviluppo della creatività personale del parrucchiere".
La tecnica Degradé proposta sempre rinnovata in diverse versioni è basata sul principio di colorazione verticale. "Il Degradé consente di raggiungere un risultato migliore rispetto alle altre tecniche di colorazione - conclude Mengoni - in base all'esigenza si può colorare il 100% dei capelli o il 10%: tutto questo con un utilizzo sapiente dei prodotti per un risultato estremamente naturale e che rispetta il principio della frammentazione della ricrescita. In linea con il trend che vede la sostenibilità al centro della cura dei capelli, un numero sempre maggiore di professionisti si affida ai servizi di consulenza e formazione professionale del Centro Degradé Joelle, che permettono di soddisfare le aspettative delle clienti, ponendo al centro i loro desideri con servizi completamente personalizzati".
Domenica 5 novembre, Peppone, Livio e Margherita si trasformano in novelli Indiana Jones; vanno alla ricerca dei tesori nascosti nella culla del Rinascimento marchigiano: la provincia di Pesaro-Urbino, con Pesaro che sarà capitale della cultura nel 2024 e che però diffonde in tutto il territorio manifestazioni e opportunità di viaggio e di curiosità turistica colta.
Due sono i prodotti protagonisti di questa puntata: la Casciotta d’Urbino, il formaggio di cui era produttore e goloso consumatore Michelangelo Buonarroti che se lo faceva spedire da Casteldurante - oggi Urbania - a Roma mentre creava il capolavoro assoluto della Cappella Sistina e il tartufo di cui sono ricchi i boschi che circondano Acqualagna.
Si tiene proprio agli inizi di novembre la 58° mostra internazionale del tartufo che la capitale indiscussa del “tuber magnatum pico” allestisce condividendo questo primato con altri tre borghi dell’urbinate che le fanno corona: Sant’Angelo in Vado, Cagli e Pergola. Proprio a Pergola si scoprirà uno dei tesori nascosti: sono le statue equestri ricoperte di foglia d’oro risalenti al I secolo avanti Cristo, un unicum tra i ritrovamenti archeologici di epoca romana.
Il viaggio di Linea Verde parte però da un luogo magico: la gola del Furlo. È un canyon scavato nei millenni dal fiume nella roccia calcarea. Da qui – visto che è uno dei pochi varchi agevoli dell’Appennino tosco-umbro-marchigiano – è passata tutta la storia.
Fu Vespasiano a scavare la galleria sotto cui ancora si transita per passare dall’Adriatico al Tirreno. La Riserva statale del Furlo è uno scrigno di biodiversità, un libro aperto per i geologi, uno spettacolo della natura dove fare trekking, mountain-bike, canoa. E i tre conduttori si misureranno proprio con questo modo di vivere il Furlo fino a scoprire le aquile che nidificano su questi monti.
Mentre Margherita esplora la natura, Livio va ad assaggiare la Casciotta, ma prima fa tappa nella rocca, stupenda, di Sassocorvaro. Lì Pasquale Rotondi rifugiò durante l’ultima guerra mondiale oltre 10 mila opere d’arte per sottrarle ai bombardamenti e alle razzie naziste.
Peppone invece va in cerca di tartufi seguendo il profumo della "trifola", ma anche le arie del pesarese Gioacchino Rossini che di questi funghi ipogei era golosissimo. I nostri tre – come i moschettieri di Dumas che disputò a lungo di cucina con Rossini – si ritroveranno a Jesi per un finale a sorpresa. Volete sapere qual è? Beh, basta ricordarsi che Margherita ha fatto le Olimpiadi di fioretto e che a Jesi c’è il Club di scherma più titolato al mondo.
Roma, fine ottobre. Nonostante la piena stagione autunnale, l’aria nella città eterna è ancora tiepida e invita a godersi una cena all’aperto. Tra le innumerevoli opzioni che la capitale offre, una in particolar modo, fin dagli albori, richiama il passo dei buon capitati e li conquista per sempre: la Trattoria Da Luigi, situata nella suggestiva Piazza Sforza Cesarini, a due passi da Piazza Navona, quasi a formare sulla mappa uno speciale ‘triangolo’ con l’altro vertice che è Campo de’ Fiori.
Insieme a Guido Picchio e Don Felice, si è deciso di seguire questo ‘mistico’ itinerario e, sul far della sera, proprio Da Luigi, in un dehors dall’atmosfera intima e sospesa tra l’oggi e la memoria di una Roma felliniana, ci troviamo al tavolo con un ospite che qui è di casa e che della ‘dolce vita’, e non solo, ha immortalato le scene più evocative, passate alla storia: il fotografo e "re dei paparazzi" Rino Barillari.
Davanti a un menù in cui regna la tradizione della miglior cucina romana e italiana, un’altra fortuna è stata quella di poter apprendere la storia di questo luogo-scrigno delle prelibatezze e dei racconti inediti di vite famose direttamente dai fratelli proprietari Giuseppe e Gerardo.
La Trattoria da Luigi è nata intorno al 1957 per volontà del vecchio e omonimo proprietario, come punto d’incontro e di ritrovo tra le persone della zona; infatti, inizialmente, la clientela portava da casa il cibo e veniva in sostanza per conversare e bere, soprattutto birra. Successivamente decise di rendere più grande e strutturato il locale, specializzandosi su alcuni piatti tipici della tradizione romana.
Nel 1979 la trattoria venne rilevata dallo zio di Giuseppe e Gerardo - tutti originari della Basilicata - che ne mantenne lo spirito e lo stile, senza apportare modifiche sostanziali né all’arredo né al menù: un repertorio che va dai tonnarelli cacio e pepe, amatriciana, carbonara, penne all’arrabbiata agli spaghetti al gorgonzola e molto altro fino a una scelta ben selezionata di secondi che, al posto dell’elenco, si invita ad assaporare direttamente dal vivo in tutta la loro bontà.
A partire dal 1984, la gestione diretta passò ai nipoti. Da allora la "Trattoria da Luigi" ha continuato a crescere e ad affermarsi come uno dei ristoranti più rinomati della capitale, non tanto per promozione pubblicitaria quanto grazie al più autentico e intimo ‘passaparola’ dei clienti soddisfatti e alla presenza di numerosi ospiti illustri del jet set nazionale e internazionale, tra cui attori, attrici e personaggi famosi.
A tal riguardo basta fare un giro all’interno della trattoria e osservare le pareti tappezzate di foto: Mel Gibson, Lina Wertmuller, Paolo Poli, Renato Zero… e una lista che potrebbe continuare per moltissimi nomi.
Tornando alla cena, tra una gradevolissima bottiglia di ‘Greco di Tufo’ e un’altra, guardandosi intorno, ci si rende conto che, tra la folta platea di persone sedute ai tavoli, si scorgono qua e là volti noti del mondo del giornalismo, della politica e dello spettacolo tra cui l’ex conduttrice del Tg1 Maria Luisa Busi, Marco Travaglio, l’ex ministro Giuseppe Spadafora e poi... il coup de théâtre, la scena dentro la scena in un gioco di punti di vista e angolature.
Proprio mentre Giuseppe il proprietario racconta la storia del suo locale, all’improvviso, accanto al tavolo passano l’attrice Monica Guerritore e l’attore e regista Gabriele Lavia i quali si avvicinano a Barillari per salutarlo con molto affetto; “Ti voglio baciare anche io” dice la Guerritore.
Non solo, la scena continua in unico piano sequenza che l’infallibile occhio di Guido Picchio filma col telefono: il re dei paparazzi, con una classe unica, sfodera la sua macchina fotografica e inizia a scattare mentre la coppia, abbracciata, cammina in direzione del suo obiettivo concedendosi un bacio finale.
Un finale da piccolo idillio cinematografico, avvolto da una scenografia che solo la città eterna, solo questa trattoria speciale chiamata ‘Da Luigi’, può regalare.
Un record per Acqualagna trovare nello stesso giorno due maxi tartufi bianchi la cui somma arriva a pesare 1 chilo e 700 grammi. I cercatori sono andati presto nel bosco questa mattina, raccontano i commercianti di Acqualagna, Stefania Tofani dell’azienda Tartufi Tofani, con la sua pepita da 1 kg e 20 grammi e Giancarlo Marini di Marini Tartufi, con un tartufo bianco di 700 grammi, aziende storiche che operano da oltre 50 anni. Entrambi hanno dato la notizia al sindaco Luca Lisi. “È un felice auspicio per l’inaugurazione della 58^ Fiera Nazionale del Tartufo Bianco di Acqualagna".
Si tratta di due esemplari di Tuber Magnatum Pico di grande qualità, pezzature dal profumo inebriante che domani saranno esposte e messe in vendita dei banchi in piazza Mattei, in occasione dell’apertura della 58^ Fiera Nazionale del Tartufo Bianco di Acqualagna.
Da piazza Mattei, cuore dell’evento, il profumo inebriante di tartufo darà il via alla lunga kermesse (fino al 12 novembre) dal sapore unico, quello del celebre Tuber Magnatum Pico e dai grandi numeri per un territorio che ha saputo distinguersi al mondo come distretto economico del prezioso fungo.
A conferma dell’alto valore della produzione alimentare della provincia di Macerata quest’anno la Presidenza nazionale dell’Accademia Italiana della cucina, che da anni si fregia del titolo di "Istituzione culturale della Repubblica italiana", ha deciso di premiare due aziende del territorio riconoscendone l’alta qualità dei loro prodotti. Si tratta del Salumificio Monterotti di Sarnano e del Caseificio Di Pietrantonio di Belforte del Chienti.
La premiazione avrà luogo domenica 29 ottobre nel resort "Le Case" di Macerata dove interverranno le autorità del capoluogo, i sindaci di Sarnano e Belforte, i rappresentanti dell'Accademia italiana della cucina oltre al presidente e al segretario generale della Confartigianato di Macerata di cui le due aziende premiate fanno parte.
Dopo il saluto delle autorità, i titolari delle due aziende illustreranno i loro prodotti, il mercato o i mercati di riferimento, l’importanza della materia prima e i momenti più significativi della loro attività. Quindi ci sarà la consegna delle pergamene artistiche che testimonieranno per sempre l’assegnazione del "Premio Dino Villani" al Salumificio Monterotti e del "Premio Massimo Alberin"” al Caseificio Di Pietrantonio. Al termine della cerimonia la dottoressa Caterina Pennesi, esperta di latticini e formaggi, terrà una breve relazione sulla produzione casearia.
Infine ci sarà il momento conviviale che si aprirà proprio con la degustazione dei prodotti Monterotti e Di Pietrantonio proseguendo poi con il menù preparato dal ristorante "Le Case" nel rispetto della più genuina tradizione della cucina maceratese.
A partire dalle ore 18:00 di lunedì 23 ottobre, nel centro di Macerata campeggiano curiosi palloncini a forma di cuore, sopra i quali compare un'espressione "triste". Molti passanti stanno collegando il tutto all’imminente festa di Halloween, ma in realtà si tratta della campagna promozionale sul territorio di "Mostri", il nuovo progetto del giovane e brillante artista di Pollenza Jamie.
Questi singolari gadget, sono apparsi non solo nel cuore di Macerata, ma anche nelle vicinanze di Camerino e Tolentino. In ciascuno di essi è contenuto un qr code che, se scansionato, conduce ad una schermata in cui è possibile visualizzare in anteprima la copertina del brano.
I palloncini neri, che danno vita all'immagine raffigurata sulla cover del singolo, simboleggiano la fragilità umana, la delicatezza di un cuore le cui ombre non si identificano in malignità, ma in una coltre difensiva volta ad allontanare i mostri altrui nell'intento di combattere i propri.
"Mostri", che vede Jamie al fianco del cantautore urban pop per eccellenza in Italia, Ethos, è un'immersione profonda nel cuore e nell'anima dei due giovani artisti che si aprono in modo crudo e sincero, trasformando i “Mostri” interiori in una fonte di ispirazione, un’ancora, una scialuppa di salvataggio che attraversa il tumultuoso oceano del dolore per consentirci di crescere e realizzarci come individui in una società ancora troppo omologata.
Dall'insonnia all'incapacità di amarsi, passando per la forte necessità di venire apprezzati da chi ci circonda, Jamie ed Ethos dipingono in poco meno di 3 minuti una serie di tematiche diverse unite dal filo conduttore del dolore di chi le vive, su una preziosissima tela musicale, suggestiva e malinconica, tessuta e intrecciata dalla genialità creativa di Thierry (già per Piccolo G, Federica, Venz). Fin dai primi accordi, il brano cattura mente ed anima, guidando l’ascoltatore in un'atmosfera che non concede un istante di respiro.
Jamie intraprende il viaggio con rime affilate, raccontando il suo risveglio con un senso di vuoto, un profondo disagio che nei passaggi «Ho amato anche il mio nemico e finisce che mi odia pure mio fratello qui» e «Non dormo nemmeno di notte, ho dei demoni nella mia fronte», dà voce ad un testo che non può non essere scritto con il sangue e cantato con il cuore. L’artista riflette sulle sue battaglie e sull'amore che ha condiviso con i suoi "Mostri”, sottolineando che è giunto il momento di lasciarli andare, riconoscendo a se stesso una sorta di catarsi, di liberazione interiore.
Una redenzione dalla lotta con sé stessi che nella seconda strofa viene ripresa da Ethos, le cui liriche toccanti, riconoscono nel bisogno di affetto e approvazione la chiave per debellare i propri demoni («Non mi sono mai sentito amato, ma non sai quanto mi sono odiato»). Ma nell’elegante fragilità di spogliare la propria anima da maschere e corazze - che si concretizza nella frase «Non sono in grado» -, il pezzo si conclude con una nota di speranza, nel desiderio di essere ricordato e nel riconoscimento del valore dell'amore e dell'amicizia.
Ed è così che tutti quei "Mostri", inizialmente percepiti come subdoli e incurabili, assumono la forma di piccoli e grandi traguardi da raggiungere e superare, perché come gli stessi artisti affermano: «Di fatto, è grazie al dolore che si cresce, anche se a volte preferiremmo non aver bisogno di maturare. Per questo, dobbiamo imparare ad amare anche i nostri stessi demoni, rifugiandoci nelle nostre passioni e nei nostri sogni. Noi, lo facciamo nella musica».
"Mostri" risuona come una dichiarazione d'amore per i propri demoni e, al tempo stesso, come una lettera d'addio ad un mondo che non è stato in grado di proteggerli. La musica si fonde con le parole, creando una dimensione sospesa che abbraccia il dolore per convertirlo in rinascita.
«Sono molto grato ad Ethos ed a Thierry per questo brano – conclude Jamie -. Hanno entrambi contribuito a tirare fuori da me tutto ciò che altrimenti sarei stato costretto a mantenere strozzato nella gola. Voglio dire a tutti coloro che stanno passando un brutto periodo e si sentono rappresentati da questa canzone che non sono gli unici, ma sono unici. Tutti noi lo siamo, con i nostri punti di forza e i nostri “Mostri”».
Quarant’anni e non sentirli: è la storia del bar del Cacciatore di Cesolo, aperto nel maggio del 1983 da Rita Cetoretta e punto di riferimento e di ritrovo per tutti gli abitanti di una delle più popolose frazioni del territorio di San Severino Marche.
L’attività, oggi gestita da Gianna Piantoni, figlia della signora Rita che comunque è sempre presente, è proseguita nel tempo grazie anche all’aiuto dei tanti componenti di una famiglia affiatatissima e che oggi sono arrivati alla terza generazione, rappresentata dalla giovane Sabrina Piantoni. Non a caso alla festa per i 40 anni di attività con la signora Cetoretta e la figlia Gianna c’erano anche i fratelli di quest’ultima: Alberto, Andrea e Gabriele. Con loro i nipoti Beatrice, Marina, Federica, Luca e Roberto e i piccoli Francesco e Tommaso.
Ai festeggiamenti per una delle attività più longeve della città si sono uniti anche il sindaco, Rosa Piermattei, il presidente del Consiglio comunale, Sandro Granata, e l’assessore comunale alle Attività Produttive, Paolo Paoloni.
Nell'elegante cornice di Palazzo Mezzanotte a Milano, dove ha sede la Borsa Italiana, il 19 ottobre scorso si sono svolti i "Le Fonti Awards", prestigioso evento rivolto alle eccellenze italiane nel campo imprenditoriale e consulenziale.
Nel corso della serata sono saliti sul palco a ritirare l'ambito riconoscimento aziende italiane che nel corso dell’anno hanno collezionato importanti traguardi nel loro campo di competenza. Eod Srl, società con sede a Civitanova Marche, attiva nel settore della Consulenza Manageriale per le piccole e medie imprese, altamente specializzata in Finanza di Impresa ed erogazione di servizi di Temporary Management in area strategico-finanziaria ("Cfo Services"), è risultata vincitrice del premio eccellenza dell’anno 2023 nella categoria finanza di impresa e temporary management.
"Siamo onorati di questo risultato, frutto della passione per la gestione aziendale e per la finanza d'impresa che ci spinge alla ricerca maniacale dei dettagli per fornire alle imprese assistite un servizio a valore aggiunto", commenta il fondatore Filippo Peroni (Mba).
"Alta specializzazione, trasparenza e correttezza, nell’interesse sia delle imprese assistite sia degli istituti di credito, ci hanno permesso - in dodici anni di fatiche silenziose - di essere riconosciuti dal mercato quale player affidabile a livello nazionale nelle attività di pianificazione e gestione aziendale", commenta Enrica Cova (Ingegnere Gestionale) cofondatore di Eod.
È nata la terza generazione della famiglia Maccari. La piccola Maria Vittoria figlia di Janet e Lorenzo Maccari, secondogenito di Gaetano e Mara Maccari ha ricevuto l’abbraccio anche degli zii Federico e Miriam, primo e terzogenita dei fondatori di Entroterra Spa.
Il sorriso di papà Lorenzo e mamma Janet, conosciutisi a Milano ai tempi dell’Università e sposatisi a Camerino nel giugno 2022, disegnano la felicità dell’intera famiglia Maccari e di tutti gli oltre 80 dipendenti e collaboratori dell’azienda che produce pasta fresca e secca all’uovo, di semola e di grano antico Hammurabi nel cuore dell’entroterra marchigiano.
La piccola Maria Vittoria Maccari è nata nella notte tra sabato e domenica all’ospedale di Macerata con il peso di 3,8 Kg. La famiglia Maccari ha ringraziato l’equipe del professor Mauro Pelagalli dell’UO Ostetricia e Ginecologia dell’ospedale di Macerata per l’attenzione, la professionalità e l’affetto ricevuti.
Nella piccola chiesetta di Santa Maria Ausiliatrice, nella frazione Villa di Montalto a Cessapalombo, durante la Santa Messa celebrata da Don Marcello Squarcia Ennio Fiastrelli e Maria Tolloni dopo 50 anni hanno rinnovato le promesse di matrimonio; 50 anni di vita insieme contraddistinti dall’amore e dal rispetto reciproco; trascorsi tenendosi per mano, tra gioie ed ostacoli superati insieme
Sono arrivati ad un traguardo ambizioso grazie al loro amore e alla loro forza, che siano da esempio per tutti, questo è quello che si augurano parenti ed amici che insieme alle figlie Luisella e Marica, ai nipoti Lorenzo e Veronica, ai generi Fabio e Andrea, hanno festeggiato Ennio e Maria in questo giorno così importante.
Nozze d’oro, un traguardo prestigioso. Giovanni Turchetto e Wanda Santoncini, Angelo Pezzanesi e Marina Lambertucci, amici da una vita, hanno coronato il loro sogno d'amore il 14 ottobre 1973. Oggi, 21 ottobre 2023, dopo 50 anni, ancora una volta insieme, si sono ritrovati nella chiesa di Santa Teresa di Tolentino davanti a Padre Christian, che ha officiato la messa con parole di stima e di ammirazione, a rinnovare le promesse.
"Siete arrivati a un traguardo ambizioso grazie al vostro amore – scrivono i figli e i nipoti – e alla vostra forza che sono un grande esempio per tutti noi. Buon anniversario". Gianni e Wanda, Angelo e Marina da 50 anni affrontano la vita tenendosi per mano, tra gioie ed ostacoli superati sempre insieme, supportati sempre da una grande e sincera amicizia.
Amici e parenti fanno gli auguri più cari e sinceri alle due coppie ringraziandole per quello che hanno costruito in questi 50 anni di vita.
Questa mattina, nel corso della santa messa celebrata da don Igino Tartabini alla parrocchia SS. Vito e Patrizio di Chiesanuova, Giuseppe Coppari e Giuseppa Marcelloni hanno rinnovato le loro promesse di matrimonio, festeggiando il 60° anniversario delle nozze.
A celebrare il traguardo di diamante sono stati i figli Lorenzo e Lauretta, il genero Daniele, la nuora Isabella, i nipoti Leonardo, Riccardo, Chiara, Tommaso e Silvia. Oltre 60 anni di vita insieme coronati da una famiglia unita e da tante soddisfazioni.
Oggi alle ore 11.30 al Santuario Santissimo Crocifisso, Giovanni Tassi e Giuliana Gagliardini hanno rinnovato le promesse di matrimonio 50° anniversario (Nozze d’Oro) la cerimonia è stata celebrata da padre Luciano Genga.
La coppia si era sposata il 21 ottobre 1973 nella parrocchia San Vito e Patrizio di Chiesanuova di Treia. Gli auguri speciali dai figli Samuele e Barbara, i nipoti Filippo e Ilary, oltre dagli amici e parenti. Dopo la cerimonia tutti, amici e parenti si ritrovano al ristorante Antica Fornace di Treia.
I carabinieri del nucleo tutela patrimonio culturale di Ancona hanno restituito alla città di San Severino Marche, al termine di un’indagine condotta dalla Procura della repubblica di Macerata nel 2022, un registro di contabilità appartenente al pubblico archivio del Comune, risalente agli inizi degli anni Venti, contenente l’elenco dei mandati e degli ordinativi di pagamento dell’ente pubblico. La restituzione è avvenuta nelle mani di una dipendente del comune alla presenza del vice sindaco e assessore alla Cultura, Vanna Bianconi.
"Le Città del Miele", luoghi particolari che raccontano la storia, la natura, i sapori e le tradizioni che accompagnano i tanti e diversi gusti dei mieli italiani (e che nelle Marche sono, oltre a Montelupone, Amandola, Belforte all’Isauro, Matelica, Urbisaglia e Valfornace) sono state premiate dalla stampa turistica italiana per la loro agenda annuale "Andar per miele". A ritirare il premio, nella sua veste di presidente nazionale, il sindaco di Montelupone Rolando Pecora.
Il riconoscimento premia il valore collettivo de "Le Città del Miele", con la loro scelta di promuovere e sostenere il ruolo dell’apicoltura di territorio. La presidenza marchigiana, sin dalla sua nomina (dicembre 2021), ha fortemente privilegiato il ruolo collettivo de "Le Città del Miele" sollecitando anche l'esigenza di evidenziare la missione associativa nel suo migliore sviluppo futuro: attivando una ricerca nazionale sul rapporto 'mondo del miele e consumatori'; ha promosso la nascita nelle Marche del primo patto d’intesa regionale tra 'apicoltura e agricoltura' a fianco dell’Assessorato Agricoltura regionale e il coinvolgimento dei Consorzi Apistici Provinciali e delle maggiori organizzazioni agricole marchigiane; ha sollecitato la messa a punto progettuale nelle Marche de Le Strade del Miele; è impegnata a promuovere la cultura che accompagna lo sviluppo socio-economico del prodotto Apiturismo.
Con la discussione della tesi su "Analisi ed ottimizzazione dell' impatto energetico ed ambientale di un impianto per il trattamento dell'aria" la potentina Sofia Mandriota ha ottenuto la laurea magistrale in Ingegneria Gestionale presso l’Università Alma Mater Studiorum di Bologna.
Dopo la sorella Angela, è il secondo ingegnere di casa Mandriota per la soddisfazione di papà Vito (già brigadiere della stazione carabinieri di Potenza Picena) e della mamma Elisabetta Giacomelli. Alla neo dottoressa vanno, inoltre, le congratulazioni per il traguardo raggiunto e i migliori auguri per una vita di soddisfazioni da parte dell’Associazione Carabinieri di Potenza Picena e Porto.
"Siamo nella più profonda ed estesa miniera di zolfo di Europa. Qui si viene a cercare la materia prima dell’acido solforico, prodotto base dell’industria chimica. Qui la Montecatini viene a cercare l’oro che lo zolfo ricorda anche nel colore, sebbene con un tono più livido".
Queste sono le parole con cui il poeta Gianni Rodari, nel reportage del 1952 "Viaggio sulla terra dei sepolti vivi", descrive la Miniera di Cabernardi, in provincia di Ancona.
Non tutti sanno che oggi in questa frazione di Sassoferrato è possibile inoltrarsi in una passeggiata tra quelli che sono diventati i resti, le ossature di un’archeologia mineraria e industriale che, per circa settant’anni, ha ridefinito il paesaggio fisico e sociale di quest’area. Qui, la suggestione estetica data dalle architetture superstiti si unisce a una presa di coscienza rispetto a un passato economico imperniato sull’attività di estrazione mineraria (zolfo, oro, ferro, carbone) che ha segnato profondamente - e anche drammaticamente - la storia di tutta l’Italia.
Una volta giunti a Cabernardi, la segnaletica annuncia immediatamente la sua identità fondante con la scritta “Benvenuti nel paese dello Zolfo” su uno sfondo giallo che ricorda appunto quello del cosiddetto "oro dei folli". Proseguendo a piedi, l’assetto urbanistico parla, tuttora, di una trascorsa vita sociale e famigliare scandita dal lavoro nel distretto minerario: un piccolo paese fatto di case, ognuna col suo lotto di terra, costruite lungo la strada principale che unisce la miniera di Cabernardi al nucleo antico del paese. Sempre lungo questa via, all’interno delle vecchie scuole elementari, che erano destinate ai figli e alle figlie dei minatori, oggi c’è la sede del "Museo della miniera di zolfo di Cabernardi".
Qui, è possibile acquistare il biglietto per il sito archeo minerario e per l’esposizione permanente, allestita all’interno del museo, con le sue preziose testimonianze fatte di documenti fotografici, articoli di giornale, oggetti del lavoro e di un originale percorso audiovisivo volto a restituire un’idea di quella che poteva essere la vita dei lavoratori.
Venendo alla storia della Miniera di Cabernardi, la scoperta del giacimento di zolfo avvenne verso la fine dell’Ottocento, quando ci si accorse che le giovenche della zona non si abbeveravano più dal corso d’acqua il quale si era tinto di un colore giallognolo ed emanava un forte odore. Dopodiché, intorno al 1870, iniziarono i primi sondaggi e nel 1886 venne ufficialmente aperta la miniera di Cabernardi. Successivamente fu acquistata dalla ditta Trezza-Albani; un passaggio di proprietà che implicò anche un aumento dei lavoratori i quali dai 200 iniziali arrivarono a ben 300.
Una svolta decisiva avvenne con l’acquisto da parte della Montecatini nel 1917 che impresse un’importante innovazione sia in termini di modalità estrattive, sia per quanto concerneva l’organizzazione del lavoro e le condizioni di vita dei lavoratori, non ultimo il paesaggio circostante.
A tal riguardo il percorso attuale all’interno del sito archeo minerario offre la possibilità di osservare da vicino proprio le strutture che testimoniano queste innovazioni. Si può vedere il pozzo "Donegani", dove i minatori scendevano nelle profondità della terra, a oltre 460 mt., per raggiungere le ampie gallerie che si snodavano sotto la superficie.
Si può tuttora osservare la centrale termica e i "calcaroni", dei forni caratterizzati da grandi vasche dove si depositava il materiale grezzo estratto dalle miniere. Qui, grazie a un processo di combustione, lo zolfo veniva separato e raccolto in forma liquida. Si possono inoltre ammirare i cosiddetti forni "Gill", delle strutture in muratura più moderne dei calcaroni, che svolgevano la stessa funzione con una tecnologia più avanzata. Inoltre, si può percorrere una galleria che collega i forni e i calcaroni.
Attraverso uno slancio immaginativo e i documenti fotografici, consultabili grazie al lavoro di archivio che gli addetti al museo hanno compiuto nel corso degli anni, è possibile conoscere la conformazione del paesaggio all’epoca: uno scenario lunare, a tratti avernale, tra una coltre di fumo densa e mefitica e continui rumori metallici di sottofondo.
Riprendendo il filo del racconto circa la nascita e l’evoluzione della miniera, poco dopo, la società Montecatini dà inizio ai lavori per la costruzione del primo villaggio dormitorio destinato ai minatori presso la località di Cantarino, un villaggio eretto dal nulla, tutt’oggi abitato e visitabile, costituito da sei piccoli fabbricati ad un solo piano, divisi in quattro unità, ognuna composta da due stanze, con i bagni esterni in comune.
In seguito vennero eretti gli edifici più alti ai lati; l’ultimo ad essere costruito, nel 1929, è il "Palazzo": una casa che domina le piccole case sottostanti. Le tre vie principali (Corso Tomatis, Via Rostan, Via Boschetti) e la piazzetta (Piazza Mezzena) sono intitolate ai dirigenti della Montecatini. Una realtà che vale la pena di visitare, ammantata da un silenzio suggestivo che avvolge i visitatori e li proietta in un'atmosfera sospesa in una sorta di neorealismo atemporale e che, tuttavia, è carica di storia.
Tornando alla "fucina" dello zolfo, durante la Seconda Guerra Mondiale questo minerale, elemento base della polvere da sparo, divenne ricercatissimo e la miniera conobbe dunque un ulteriore incremento. Nei mesi iniziali del 1952 la manodopera occupata era di circa 1.400 operai con una produzione media di 870 tonnellate di minerale. Per avere un’idea effettiva di tutto il funzionamento della Miniera di Cabernardi e della vita dei minatori, si consiglia di vedere questo suggestivo video muto dell'epoca (1924), ideato dalla Montecatini stessa per pubblicizzare la Società.
Nel dopoguerra, il calo di domanda dello zolfo, la minore disponibilità del minerale della miniera stessa e soprattutto la ricerca di soluzioni più economiche, come l’acquisto diretto dello zolfo dagli Stati Uniti, portarono la Montecatini ad un progressivo calo d’interesse del sito. Infatti, secondo il documento della Società Montecatini del 6 maggio 1952, le risorse minerarie erano in rapida diminuzione e si prevedeva così una netta diminuzione della produzione con la conseguente drastica riduzione del personale.
La scelta dell’azienda provocò grandi proteste da parte dei lavoratori sfociate in scioperi e nell’occupazione della miniera da parte di 337 minatori la sera del 28 maggio del 1952; mentre 176 lavoratori rimasero al 13° livello, 500 metri sottoterra, gli altri 161 vigilavano sulla superficie.
La lotta durò 40 giorni e il 5 luglio i minatori misero fine allo sciopero convinti di aver ottenuto un accordo con la Montecatini. Invece, tornati in superficie, vennero licenziati in tronco. Di lì a pochi anni, la Montecatini chiuse definitivamente i battenti smantellando tutto e calando un pesante sipario sulla vita di tutti gli abitanti, che era fatta sì di sofferenza e miseria ma anche di feste e divertimenti collettivi. Un lottare fino a mettere a repentaglio la propria vita per un lavoro logorante, spesso mortale eppure diventato ragione di vita, d'identità.
Di quel periodo se ne occuparono i media nazionali e nel museo sono riportate le varie pagine dei giornali che denominarono la protesta “Lo sciopero dei sepolti vivi”, dato che molti minatori rimasero per oltre un mese sottoterra, all’interno della miniera.
Non solo la stampa ma anche il cinema se ne occupò; in particolare Gillo Pontecorvo il quale, proprio a Cabernardi, girò il film "Pane e Zolfo" del 1956, che documenta la vita nelle miniere di zolfo delle Marche negli anni Cinquanta e la dura lotta sindacale dei minatori contro la Montecatini. Qui di seguito potete osservarne un frammento:
Dunque passeggiare per questi luoghi significa attraversare il residuale, il resto archeologico che non è l’incompleto ma è la traccia superstite di un vissuto storico ed esistenziale trascorso nel sottosuolo, che chiama la riscoperta. Significa discendere, attraverso uno scarto temporale, nelle viscere della terra, nei meandri rimossi di una coscienza collettiva e privata, per poi uscire a “riveder le stelle”. Visitare Cabernardi è un atto se non dovuto, necessario.
(Foto scattate da Girolamo Filippo Colonna / Foto di repertorio e dall'alto concesse dal Museo dello Zolfo di Cabernardi)
Nuovo set cinematografico a Recanati dove sono iniziate oggi le riprese della miniserie di due puntate sulla vita e le opere di Giacomo Leopardi “Leopardi - vita e amori del poeta” diretto dal regista Sergio Rubini e co-prodotto da Rai Film che andrà in onda presto su Rai 1.
“Abbiamo portato il saluto dell’intera città a Sergio Rubini, un grande attore e regista che sta girando a Recanati una mini serie televisiva che racconterà la vita del nostro poeta in modo profondo, toccando i luoghi cari a Giacomo Leopardi a partire dall’infanzia".- Ha dichiarato il sindaco Antonio Bravi - .
È il terzo film che viene girato quest’anno a Recanati grazie al grande lavoro che la nostra amministrazione sta svolgendo nell'ambito della promozione e valorizzazione turistica e culturale. Siamo certi che anche questo film su Giacomo Leopardi sarà un'occasione di grande visibilità a livello nazionale e ci auguriamo attiri nella nostra città sempre più numerosi visitatori e appassionati."
Via Falleroni e Corso Persiani sono state le prime vie interessate dalle riprese del film e da qualche giorno sono state riportate indietro nel tempo per ricreare le suggestive scenografie dell’800. Nelle zone interessate sono state tolte le segnaletiche moderne, nascosti i campanelli e le cassette delle poste delle abitazioni e realizzati tendaggi e porte anticate per la copertura di portoni e vetrine moderne.
Altri manufatti moderni sono stati nascosti da paglia e terra lungo le vie del borgo. Un’operazione di ricostruzione scenografica dell’epoca di Giacomo Leopardi che ha visto l’entusiasmo dei cittadini che hanno offerto con piacere accoglienza nei loro locali agli attori e agli operatori della troupe cinematografica.
“Questa mattina tanti recanatesi e curiosi hanno assistito alle riprese della nuova produzione su Leopardi. – Ha aggiunto l’assessora alla Culture Rita Soccio – Il regista Sergio Rubini ci ha riferito di essere rimasto molto colpito dalla disponibilità e ospitalità dei recanatesi oltre ad aver ammirato le bellezze della nostra città. Anche l’attore che interpreta il giovane Giacomo, Leonardo Maltese, ha sottolineato la gentilezza e la professionalità degli operatori dove alloggia oltre alla bellezza del luogo. Queste produzioni nazionali e internazionali, che abbiamo saputo attrarre, giocano un ruolo fondamentale nella promozione turistica di Recanati e dell'intero nostro territorio ed è quello che abbiamo presentato alla recente fiera del turismo TTG Travel Experience di Rimini invitati nello stand della Regione Marche".
Il progetto della location Manager Marche della IBC Movie implica una collaborazione logistica, tecnica e amministrativa che sta coinvolgendo diversi settori del Comune per lo svolgimento delle riprese, tra cui l'Ufficio Cultura, la Polizia Locale, l'Ufficio Tecnico, l'Ufficio SUAP e l'Area Gestione Risorse. L'Amministrazione Comunale contribuisce a questo importante progetto cinematografico che porterà ancora una volta la cultura e la bellezza della città sotto i riflettori nazionali.
Successo oltre le più rosee aspettative per "Bosco delle Zuccamiche" svoltosi domenica 15 nella splendida cornice del parco fluviale Santa Croce di Mogliano. I componenti dell'Associazione Amici di Santa Croce, con la collaborazione della Confraternita del SS. Sacramento ed il patrocinio del Comune di Mogliano, sono stati impegnatissimi fin dal mattino, quando il parco è stato "invaso" da oltre 3000 persone provenienti dalla provincia di Macerata, dalle Marche e persino da fuori regione.
Una folla di bambini festosi ha partecipato ai moltissimi giochi, tra cui il percorso dei 5 sensi, la giostra di altri tempi, il truccabimbi e gli spettacoli di magia. Affollatissimi gli stand gastronomici. La sindaca Cecilia Cesetti ha premiato i giovanissimi vincitori, tra gli oltre i 50 partecipanti, che avevano consegnato le loro creazioni con la zucca come protagonista.
Ogni creazione è stata applaudita ed a ciascun partecipante è stato consegnato un attestato: dopo una faticosa scelta, la giuria ha premiato Virginia Paolucci (zucca in cartapesta) Martina Frattari (zucca più fantasiosa) Iris Piccinini (zucca dedicata al parco) ed Amanda Magnaguadagno (zucca simpatia).