Renato Zero torna a Esanatoglia, l'amico d'infanzia: "Le nostre estati tra Luttazzi e mangiadischi"
"Renato Fiacchini, in arte Renato Zero, è venuto in paese accompagnato da sua cugina Zelinda. In pochi lo hanno visto, neppure il sottoscritto". Questo è l’incipit di una lettera che Bruno Bolognesi, cittadino di Esanatoglia ha inviato alla nostra redazione all’indomani della visita domenicale del celebre artista, avvistato dai fan prima a San Severino Marche e poi proprio a Esanatoglia. La notizia si è subito diffusa a macchia d’olio, attraverso il tam tam di Facebook.
Di seguito il contenuto integrale della lettera di Bruno Bolognesi, indirizzata proprio a Renato Zero:
“In conseguenza di questo inconsueto evento tento di rimettere in moto un qualche neurone per cercare di ricomporre frammenti di gioventù vissuti nel bel mezzo di estati paesane, con i miei compagni di ventura, e con te Renato.
Puff! Un neurone si è finalmente connesso e pian piano le immagini chiare, nitide di un gruppo di ragazzi dalle braghe corte, con le magliette a righe che si divertivano a schiamazzare, a rincorrere una palla sgonfia alle Logge o a Panicale, si affacciano improvvisamente nella mia mente.
In quello sciame variopinto di umanità in continuo movimento, a volte compariva e scompariva "il romano". Sì proprio lui, Renato il cugino di Zeli, quello con i capelli fino alle spalle e tutto vestito di nero, con i pantaloni attillati a zampa di elefante.
Tra battute e discorsi più o meno seri tra noi indigeni e il ragazzo venuto dalla Capitale, la musica, sotto diverse forme si manifestava: un mangiadischi acceso appoggiato su uno scalino, una rivista musicale, l’Hit Parade delle canzoni del momento presentate in radio da Lelio Luttazzi.
Ricordo ancora di un pomeriggio nel mese di agosto, sotto l’arco di Via San Francesco, dove Renato, rivolgendosi a noi, diceva che lui, la musica la voleva fare davvero, ci manifestava le sue ambizioni, parlava di un futuro ormai tracciato che lo avrebbe prima o poi premiato.
Ma che vuoi, in quel mondo lontano, dilatato che a stento conteneva i sogni e le passioni di noi ragazzi, nessuno poteva neanche immaginare che il nostro amico, venuto dalla grande città avesse percorso con successo il suo cammino di artista eccentrico e talentuoso.
Caro Renato, il tempo che fugge, le vicissitudini ci hanno allontanato, ma penso che ogni frammento di vita condiviso nella spensieratezza dell’età verde rimarranno in noi, e pescare ogni tanto nell’acqua azzurra dei ricordi non ci farà altro che bene non credi?
Renato il tuo “0” non è gregario, non come quello che dà valore ad un qualsiasi numero che gli si affianca; il tuo “0” dà un valore pieno, rotondo al talento naturale che la natura ti ha fornito e che tu, con la tua dedizione hai affinato nel tempo. Anch’io ho vissuto la musica a modo mio imbracciando una chitarra e mi è capitato più d’una volta di cantarci sopra una tua canzone, condividendola spesso con i compagni d’avventura che, ai tempi, anche tu hai conosciuto. Ciao Renato".
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