Verrà inagurata oggi, 7 dicembre, la mostra fotografica “The Ethiopian Way”, nata dal progetto fotografico di Matteo Guzzini e affidata alla curatela del noto critico Denis Curti.
Promossa dalle Missioni Estere dei Cappuccini delle Marche, l’esposizione, che presenta anche alcuni oggetti liturgici e di devozione dei fedeli della Chiesa ortodossa etiope, è realizzata in collaborazione con la Delegazione Pontificia per la Santa Casa di Loreto e la Regione Marche.
La mostra sarà aperta al pubblico con ingresso libero fino al 28 febbraio 2020.
Si svolgerà sabato 7 dicembre 2019 alle 21,30 presso il Teatro Verdi di Pollenza la cerimonia di premiazione della XXII edizione del premio Poesia di Strada. La giuria composta da Maria Grazia Calandrone, Enrico De Lea, Renata Morresi, Eleonora Pinzuti e Alessandro Seri ha individuato i dieci poeti finalisti che sono: Alessio Alessandrini, Luca Ariano, Daniele Barbieri, Matteo Bonvecchi, Marta Chiacchiera, Jacopo Curi, Maria Lenti, Sergio Rotino, Silvia Secco e Stefano Serri. Da questa decina uscirà il poeta vincitore che verrà proclamato e premiato al termine dell’evento. Quest’anno il premio inaugura la collaborazione con il Comune di Pollenza e dopo aver avuto come sedi Colmurano (dove il premio è nato), Macerata e Tolentino; approda nella splendida cornice ottocentesca del teatro Verdi. La novità introdotta dagli organizzatori nel 2019 prevede anche un premio speciale conferito ad uno dei dieci finalisti da una vasta giuria popolare.
Poesia di Strada è oggi uno tra i più importanti premi per poesia inedita in Italia, ideato nel 1998 da Alessandro Seri il concorso sin dalla nascita ha proposto una lettura partecipata dei testi attraverso l'esposizione delle poesie stampate su carta e poi appese ai muri delle vie. Dal 2006 l'organizzazione del Premio è curata dall'associazione culturale Licenze Poetiche la quale ha adottato l'attuale formula dove una giuria di poeti, docenti e critici letterari sceglie dieci micro raccolte e successivamente affida una poesia della silloge ad un artista che a sua discrezione la dipinge su tela, avendo come unico obbligo quello di riprodurre il testo della poesia per intero. Le tele, come ogni anno, verranno inizialmente esposte nel foyer del teatro e poi partiranno per una serie di ulteriori esposizioni tra librerie, biblioteche, gallerie d'arte e sedi di associazioni culturali in tutta Italia. I dieci artisti che per l’edizione del 2019 hanno dipinto i quadri abbinati alle poesie sono: Letizia Ciccarelli, Deborah Coli, Gionata Copparo, Alessia Corsalini, Riccardo Garbuglia, Patricia Lee Nicholls (usa), Elena Kuleshova (russia), Susy Rastelli, Daniela Ripani e Giusy Trippetta.
Durante la serata di premiazione verrà inoltre presentato il libro L’ombra e il davanzale, ultima fatica letteraria della poetessa Anna Elisa De Gregorio, vincitrice dell’edizione 2018 (quella dello scorso anno) di Poesia di Strada.
In ventidue edizioni hanno partecipato al concorso 5.206 autori provenienti da tutte le regioni d’Italia e da diversi paesi esteri quali Argentina, Austria, Belgio, Brasile, Canada, Croazia, Cuba, Danimarca, Francia, Germania, Inghilterra, Irlanda, Libano, Lussemburgo, Macedonia, Marocco, Portogallo, Romania, Russia, Spagna, Svizzera, Stati Uniti, Tunisia e Ucraina e hanno dipinto per il premio 80 artisti provenienti da Argentina, Germania, Giappone, Italia, Romania, Russia, Singapore e Stati Uniti.
Nel giugno del 2018 è uscita per la Seri Editore un’antologia dei primi venti anni del premio. Il volume che raccoglie una selezione di 96 poeti e 38 riproduzioni artistiche è stato inserito dalla Regione Marche tra i libri di particolare interesse regionale.
Dal settembre del 2011, grazie alla collaborazione con l'Adam Accademia e con la professoressa Giuliana Guazzaroni, 60 tele di Poesia di Strada sono state appese in realtà aumentata lungo il perimetro della cinta muraria di Macerata. Questa nuova esperienza legata al premio è stata raccontata sul magazine Wired America dal romanziere e saggista Bruce Sterling (Matrix). A giugno 2012, attraverso la collaborazione dell'associazione NoiL'Aquila e del Comune de L'Aquila altre 20 tele di Poesia di Strada sono state affisse in realtà aumentata ai limiti della zona rossa che circoscrive il perimetro del capoluogo abruzzese ancora chiuso al pubblico dopo il terremoto del 2009.
Sabato 7 dicembre alle ore 17 presso l’Aula magna del Palazzo comunale di Recanati verrà presentato il libro "Recanati in età moderna", che copre altri tre secoli di storia della città, dagli inizi del Cinquecento fino all’età napoleonica. Prosegue così la storia di Recanati, alla quale era stato dedicato il precedente volume Recanati in età medievale.
Anche lo schema del nuovo libro è quello già sperimentato nel volume precedente: nelle cinque parti vengono analizzate la storia politico-amministrativa, la storia economica (distinta in storia dell’agricoltura e del territorio e storia dei commerci e delle manifatture), la storia sociale e la storia religiosa.
Le novità contenute nel libro Recanati in età moderna sono molte; forse la novità più importante è la ricostruzione della grande fiera che ha reso ricca e dinamica la città nei primi secoli dell’età moderna; ma nel libro sono affrontati anche temi del tutto trascurati nelle vecchie storie di Recanati: dal lavoro urbano al sistema annonario, dalla stratificazione sociale al sistema assistenziale, dalla bonifica del territorio comunale all’attività delle accademie e delle confraternite.
Porte aperte, anche a Natale e Capodanno, alla pinacoteca civica “Padre Tacchi Venturi”, al museo archeologico “Giuseppe Moretti” di Castello al Monte. L’assessorato alla Cultura del Comune di San Severino Marche ha reso noti gli orari delle apertura straordinarie ma anche quelli che saranno osservati durante le festività, e in particolare da sabato 21 dicembre 2019 a lunedì 6 gennaio 2020.
La pinacoteca civica, sita in via Salimbeni n. 39, sarà visitabile nei giorni feriali e festivi dalle ore 10 alle 13 il mattino e dalle 15 alle 18,30 il pomeriggio. Il giorno di Natale orario d’apertura dalle 10 alle 13. Mercoledì 1 gennaio 2020 orario d’apertura dalle 15 alle 18,30.
Il museo archeologico “Moretti” sarà visitabile il giovedì e il venerdì dalle ore 15 alle 18,30, il sabato e i festivi dalle ore 10 alle 13 il mattino e dalle ore 15 alle 18,30 il pomeriggio. Il giorno di Natale apertura dalle ore 10 alle 13, il giorno di Capodanno 2020 apertura dalle ore 15 alle 18,30.
Tre eventi a cura della professoressa Amneris Ulderigi metteranno in luce l'Arte bella di Carlo Iacomucci, come incisore e pittore.
Personaggio illustre Carlo Iacomucci, capace di sperimentare percosi che hanno, come denominatore comune, la poetica del segno e i colori. l suoi “percorsi arcobaleno” si muovono dal reale al sognato, dagli occhi del cuore, agli sguardi esterni, ma sempre in luce, in volo verso lo spirituale.
La sua Arte bella, che “specchia i colori dell'anima”, si esprime con suggestive e poetiche creazioni, incisioni e dipinti, mediante un linguaggio armonioso fatto di simboli, segni, che fluttuano tra l’immaginario e il reale, creando sensazioni di movimento.
Ogni creazione é un universo di ricordi, di pensieri, di azioni, di sogni eternati nel segno e nel colore. Il suo vero viaggio emozionale, comincia laddove il cuore sfida il vento della paura, cuore leggero, che vola la libertà di Essere, con il fascino dell’orizzonte senza limiti e con desideri che cambiano sembianza, come le nuvole, al ritmo umorale del suo tempo interiore.
Motivi ricorrenti sono le gocce, il vento, gli aquiloni: tracce giocose, bizzarre, capricciose, che rappresentano la sua inconfondibile impronta.
”Il mio desiderio non é quello di rappresentare cose, ma di penetrare al massimo delle mie possibilità, il mistero delle cose” afferma Iacomucci.
- PRIMO EVENTO: L’ARTE CHE SPECCHIA I COLORI DELL’ANIMA
vernissage 7 dicembre 2019 – ore17.30 Spazio Cultura Art Gallery - Via Roma 31/a - RECANATI. Presentazione di Amneris Ulderigi con la partecipazione delle Persone libro- Ass. Culturale DONNEdiCARTA . La mostra rimarrà aperta sino al 6 gennaio 2020
orario apertura mostra: sabato e festivi dalle 17,30 alle 20.00
- SECONDO EVENTO - Incontro con l’artista dalla “mano ribelle”:
“ CARLO IACOMUCCI SI RACCONTA E RACCONTA LA SUA ARTE tra incisioni e dipinti” 14 dicembre 2019 ore 17. 30 - Spazio Cultura - Via Roma, 31/a - RECANATI
Introduce Amneris Ulderigi
orario apertura mostra: sabato e festivi dalle 17,30 alle 20.00
- TERZO EVENTO “ LA SOTTILE MAGIA DELLE INCISIONI”
vernissage 18 gennaio 2020- ore 17,15 CASA VINICOLA G. GAROFOLI, Via Carlo Marx 123- Villa Musone-CASTELFIDARDO .
Presentazione Amneris Ulderigi con la partecipazione delle Persone libro- Ass. Culturale DONNEdiCARTA . La mostra rimarrà aperta sino al 29 febbraio 2020.
Orario apertura mostra: dal lun. al ven. 8,30-13,00 - 14,30-19.30; sabato 9,00-13,00 - 15,30-19,30
Carlo Iacomucci nasce e studia ad Urbino, vive e opera a Macerata.
Taglio del nastro, sabato, a Recanati della rassegna di fotografia contemporanea curata da Vittorio Sgarbi nei musei civici di Villa Colloredo Mels a Recanati. L'Incanto, lo Sfregio, il Paesaggio Umano, l'Utopia, il Paesaggio Interiore e la Città. Sono le sei sezioni in cui si articola la mostra fotografica Paesaggio Italiano – L'Infinito tra Incanto e Sfregio, a cura di Vittorio Sgarbi, che andrà in scena dal 1° dicembre 2019 al 15 gennaio 2020 al museo civico di Villa Colloredo Mels di Recanati. Il progetto, promosso dall’associazione culturale Lo Stato dell’Arte, organizzato in collaborazione con il Comune di Recanati e Sistema Museo, nasce da un’idea dei suoi storici collaboratori Sauro Moretti, manager, e Nino Ippolito, ufficio stampa. Nell’anno in cui si celebrano i duecento anni de L’Infinito di Giacomo Leopardi, una rassegna di fotografia contemporanea che racconta il rapporto tra uomo e natura, tema leopardiano e attualissimo.
INAUGURAZIONE
Al taglio del nastro erano presenti Vittorio Sgarbi, il sindaco di Recanati Antonio Bravi e l’assessore alle Culture Rita Soccio e la maggior parte dei fotografi che sono stati selezionati per la rassegna fotografica.
"La città dell’Infinito si confronta con la fotografia - dice Sgarbi - anche una poesia è fotografia, come ad esempio i sonetti di Leopardi che ci restituiscono delle immagini ben chiare. Entrambe sono un prolungamento della memori, capaci di fermare il tempo contemporaneamente ritrae un qualcosa che è già passato, che non esiste più. La mostra è un singolare racconto dell’Italia, un progetto bellissimo che ora è a Recanati ma contiamo di portare in giro per il paese".
“Ancora una volta – ha detto l’assessore - Vittorio Sgarbi non ha deluso le nostre aspettative. Quella di Villa Colloredo Mels non è solo una bella mostra ma è anche una riflessione dove si racconta, attraverso immagini e suggestioni, il paesaggio italiano e pezzi della nostra storia. La rappresentazione che gli autori ci propongono restituisce una visione a volte cruda a volte poetica della nostra bella Italia. Ringrazio Sgarbi e a Sistema Museo per aver scelto Recanati Città della Cultura, come sede naturale della mostra nell'anno del Bicentenario dell'Infinito”.
LA MOSTRA
Il paesaggio italiano in mostra viene raccontato attraverso scatti che sono piccole e grandi storie, dalla bellezza al degrado, nelle immagini di 58 fotografi, tra professionisti ed amatori evoluti, i cui lavori sono stati selezionati da Sgarbi tra migliaia di autocandidature arrivate. Sono 91 le foto in mostra, e non è solo la bellezza ma sono soprattutto le storie dei luoghi e le gesta dei suoi abitanti a segnare il paesaggio italiano nelle sue contraddizioni, tra tran tran quotidiano e situazioni straordinarie, in un passato glorioso col futuro ancora da scrivere.
C'è l'Incanto nella fotografia che registra la bellezza che ci circonda, come nella veduta del Cretto di Burri nello scatto di Nino Ippolito, la magia del Monte Tabor e del Colle dell'Infinito nelle immagini di Gianfranco Lelj, grande ritrattista dei divi del cinema, nonché fotografo di scena di grandi registi come Federico Fellini, Ettore Scola e Zeffirelli.
E in mostra c'è anche lo sfregio alla natura, all'architettura, alla salute e alla decenza. Lo sfregio è nell'indifferenza del cittadino alla cosa comune che tutti ci riguarda, come nelle De_Composizioni di Luca Tentorio e Lorenzo Carloni, giovani fotografi che si interrogano sul “cammino” del rifiuto una volta abbandonato al suo destino di prodotto errante. E la testimonianza di un malcostume che ha radici lontane, nella Venezia Sporca di Massimo Bersanetti, che risale agli anni '70 e a quel che resta dopo un mercato sull'acqua.
Sfregio è la fabbrica monstre incapace di mantenere lavoro e salute, i cui danni sono ritratti con inedita delicatezza in due scatti di Florinda Orsini, allieva dei corsi di fotografia di Inforidea e tratti dal progetto collettivo Luci e Ombre curato da Cristina Mura: dell'Ilva di Taranto vediamo i suoi effetti negli sguardi dei vivi e nella polvere rossa che si accumula sulle tombe.
Sfregio sono i piani regolatori demenziali che affumicano interi paesi senza mai trovare una soluzione al traffico, come nel caso di Lastra a Signa e della sua protesta dei lenzuoli, portata in mostra nello scatto “Ero un lenzuolo bianco” di Daniele Pisani. Sfregio sono le bagnarole dei migranti affondate e lasciate a marcire sulle coste del Sud Italia, come testimonia Andrea Imbrauglio, sono gli ecosistemi calpestati per cause di forza maggiore nell'immagine di Enrico Angheben, sono le targhe poste a memoria di chi poteva essere salvato proprio da chi le ha messe lì, ex post, nella foto di Fabiano Anello.
E c'è il Paesaggio Umano, che ci mette davanti immagini che sembrano scattate negli anni '70 e che invece raccontano un presente italiano che di lasciar andare il passato non ne ha la minima intenzione.
C'è il fascino perenne del mangereccio abbordabile delle sagre di paese, incrollabile tradizione italiana (nello scatto “Da Gigina” di Antonio Baratto), ci sono gli umarell annoiatissimi che mai si danno per vinti – gli anziani intenti a fare gli anziani in città – nello scatto milanese del giovane fotografo Alessandro Giugni; le processioni religiose che sembrano un set di Dolce & Gabbana; gli ambulanti che ancora girano di casa in casa con i loro mille prodotti da vendere (Canzio Oricchio, fotografo passeggiatore); le vacanze spiaggiate, immortalate dall'avvocatessa e fotografa Paola Bellomo, con pranzi pantagruelici al seguito che richiedono la fatica di almeno tre generazioni di famigliari per traslocarli fronte mare; chi non ha ancora il condizionatore in casa e corre ai ripari contro il caldo dell'ultima estate micidiale, nello scatto napoletano di Carlo Marchisio: tutte immagini di un'Italia che resiste al contemporaneo e se ne frega, tra lamentele, usi e costumi duri a morire.
Ci sono i senzatetto sfiniti e quelli che resistono, nei ritratti neorealistici di Paolo Cudini; e c'è lo scatto degli allievi del corso di fotografia Inforidea nel carcere di Avezzano, partecipanti dall'interno della prigione al progetto Luci e Ombre – e non si sa chi l'abbia scattata, poiché le macchine fotografiche venivano usate da tutti i detenuti, tra i quali l'ex tesoriere della Margherita Luigi Lusi, anch'egli parte del progetto ed autore certo dell'azzeccato titolo: Insieme (ma non) per forza.
C'è l'Utopia dei non-luoghi, posti che avevano vita e scopi ed ora semplicemente sono lì, senza la speranza di nuova destinazione o di un restauro conservativo.
Ci sono le ex fabbriche colossali, non più cattedrali del lavoro ma personaggi in attesa di Godot, come nello scatto dell'ex tubificio Vianini di Dorotea Rossi; i blocchi in mattone che nascondono ex impianti di lavorazione di concimi chimici, col loro segreto di metalli pesanti e sostanze tossiche che continuano a far compagnia agli ignari bagnanti nello scatto dell'archeologo Matteo Tadolti; le orecchie ormai sorde della guerra fredda che ancora si stagliano nel panorama del Monte Giogo (Emanuele Barbieri); le piscine delle ville abbandonate, ormai regno di vegetazione, ruggine e visioni di ciò che è stato negli scatti glamour di Ulyana Accaramboni. C'è la tragedia annunciata in un'immagine – Vite appese a un filo - che ferma il tempo poche ore prima di una storia nera di omicidio/suicidio che nel 2017 sconvolse la città di Ferrara e che distrusse in un colpo solo l'ultima di una generazione di antiquari e la loro casa, nello scatto premonitore della ferrarese Sara Gazzotti.
Il Paesaggio Interiore, lo stato d'animo che ci portiamo dentro e che va a intaccare anche il paesaggio in cui viviamo, è quello espresso negli scatti di Fabiola Catalano, dove nelle stanze chiuse si manifesta, capovolto, il panorama esterno, come i tormenti interiori dei suoi protagonisti. Può essere una sensazione comune, a chi scatta e a chi guarda, un panorama che si fa ricordo di amori passati, che evoca profumi, odori e canzoni solo a guardarlo, come i resti della camporella di Giuseppe De Berti.
Ma è una debolezza svelata, che si fa conquista del sé e del trauma personale archiviato, non più nascosto e quindi finalmente battuto, un reduce che si porta a casa ferite e vittoria: ed è l'autoscatto con cicatrice nel bosco di Emily Luchini. Ma il Paesaggio Interiore può essere un luogo segnato per sempre dalle vibrazioni di un delitto, che la foto coglie poco prima che accada, come la pagina che precede la scoperta dell'assassino, e questo capita nella pineta de Il Cannibale immortalata dall'avvocatessa e fotografa Annamaria Pinciotti. E c'è la vita da spiaggia che non deve, non può e non vuole essere disturbata nemmeno da una nave che sta oscurando il cielo coi suoi fumi velenosi, nella foto di Laura Ruggiero.
E poi c'è la Città, fonte di ispirazione inesauribile: c'è lo scatto di Ottavio Colosio, La Tonnara - nome in gergo che gli operatori tv danno all'ammassamento convulso dei giornalisti intorno al personaggio del giorno - ripresa a Milano. E nei palazzi delle città, stretti gli uni con gli altri, piano su piano, si esalta anche l'odio più naturale del mondo, quello per i propri vicini di casa che, ne I Blasonati di Giovanni Ruggeri sono esposti per quello che sono: palazzi signorili davanti, orrendi ballatoi fatiscenti di dietro.
Francesco Lettieri vincitore assoluto della 30 esima edizione del Festival Musicultura torna a far emozionare Macerata con un doppio appuntamento, in un incontro con gli studenti dell’Università e in una serata alla Filarmonica Marchigiana presentata da John Vignola di Radio 1 Rai, partner del Festival.
La serata, fortemente voluta dalla Società Filarmonico Drammatica di Macerata e dal suo Presidente Enrico Ruffini, è stata ideata da Musicultura per regalare al pubblico un viaggio nella canzone tra il racconto e la musica. Un’intensa commozione ha attraversato tutto il teatro in apertura quando, con il palco al buio, hanno preso vita le note di Tre amori fa, canzone tratta dall’album Generazione improvvisata, scritta ed interpretata da Piero Cesanelli, il fondatore di Musicultura e socio onorario della Filarmonica scomparso prematuramente lo scorso settembre.
Le canzoni - le sue e quelle degli altri - sono state le protagoniste assolute della vita di Cesanelli e questa prima uscita pubblica del festival dopo la sua scomparsa non poteva che essere un intenso itinerario tracciato fra le pagine più belle del canzoniere della canzone di qualità, con Ezio Nannipieri, storico collaboratore di Cesanelli e nuovo direttore artistico del festival, a tenere il timone della rotta.
Francesco Lettieri ha aperto la serata sulle note de La mia nuova età, la canzone che lo ha fatto entrare nell’albo d’oro di Musicultura nel giugno scorso eleggendolo a vincitore assoluto del Festival, grazie ai voti del pubblico, i piu’ numerosi nella storia dei vincitori in questi trent’anni di Musicultua. Francesco Lettieri, al pianoforte, accompagnato dal violino di Stella Manfredi, ha emozionato il pubblico di Macerata con un’ antologia di brani, da Battiato a Lucio Dalla passando per i brani di Ivano Fossati per poi chiudere con le sue Ho un sacco di voglie e Quando le mie parole parlano.
“E’ stato molto bello ed emozionante ritornare a Macerata, io mi sento in debito con Musicultura e con la città, sento un senso di gratitudine infinito per tutto quello che ho vissuto, per la gioia che mi ha fatto esplodere il cuore e per come mi sono sentito accolto. – ha detto Francesco Lettieri - Sono legato a tutto questo mondo, come se fosse qualcosa che vive ogni giorno con me, come qualcosa di famiglia. E come una persona di famiglia ho vissuto con dolore la scomparsa di Piero Cesanelli”.
Dalla grande vittoria di Musicultura che l’ha reso celebre ad oggi, Lettieri ha continuato a collezionare premi, riconoscimenti e inviti nei più bei ed importanti palcoscenici della musica italiana conquistando sempre più numerosi pubblici e addetti del settore, tra cui il Premio Bindi come migliore autore, Premio Pierangelo Bertoli insieme a Ligabue, nella sezione nuovi cantautori con il brano Ho un sacco di voglie, l’ Arezzo Wave e la sua ultima partecipazione alla Milano music week in Casa AFI e a tante altre iniziative.
“Da giugno ad oggi sono successe molte cose - ha aggiunto Francesco Lettieri - ho fatto numerosi concerti in tutta Italia, ho avuto l’opportunità e il piacere di suonare con tanti grandi musicisti che mi hanno arricchito molto, come persona e come artista e che hanno apprezzato la mia musica e le mie canzoni. È bello quando la musica ti fa viaggiare, è una cosa potente.”
Un’opera del museo civico di Recanati in sciopero per un giorno per il clima. Per tutta la giornata di venerdì 29 novembre, i visitatori di Villa Colloredo non potranno ammirare il dipinto “Leopardi sul letto di morte” (Giuseppe Ciaranfi, 1838-1902), che fa parte del patrimonio leopardiano, perché il museo cittadino aderisce alla mobilitazione “Museums for future”.
Come annunciato già a settembre 2019, all’indomani del terzo sciopero globale per il clima, venerdì 29 novembre il movimento di Fridays for future torna in piazza per il quarto global strike per chiedere che gli obiettivi dell’Agenda 2030 legati ai cambiamenti climatici siano rispettati e vengano prese soluzioni per poter sperare in un futuro degno di questo nome. Una protesta che, per la prima volta coinvolge anche i musei: arte e cultura per una rivoluzione green a sostegno di chi lotta per un futuro migliore. Nasce così #MuseumsforFuture per invitare con degli “scioperi artistici” i professionisti del patrimonio culturale a partecipare alla mobilitazione mondiale.
Il museo di Villa Colloredo Mels ha selezionato l’opera che ritrae Giacomo Leopardi e rimossa dall’esposizione permanente, sostituendola con il messaggio dell’#ArtStrike “Non sai cosa hai fino a quando non c’è più” per supportare i tanti giovani attivisti che venerdì sciopereranno nelle strade per richiedere più azioni da parte dei governi riguardo ai problemi climatici, movimento nato da Greta Thunberg.
Sofia Tornambene approda alla semifinale dei live di X Factor 2019. La sesta puntata porta con sé nuove certezze e qualche piccolo intoppo per la 17enne di Civitanova Marche. L'assegnazione del pezzo di Woodkid "I Love You" da parte del giudice Sfera Ebbasta nella prima manche, è stata probabilmente troppo azzardata e ha lasciato trasparire qualche flessione. L'interpretazione troppo pulita di Sofia l'ha esposta alle prime critiche di questa edizione (il video dell'esibizione).
"Sei sempre forte, ma stavolta di ho sentita più fragile con questo brano - ha commentato la veterana del tavolo dei giudici Mara Maionchi -, mi sei piaciuta meno di quanto mi piaci sempre". Stesso pensiero anche per Samuel, dei Subsonica: "Ti ho trovata un pochino schiacciata da tutta l'impalcatura che hai intorno". Critiche spazzate via nella seconda manche dove Sofia ha riproposto, in chiave ri-arrangiata, il proprio inedito "A domani per sempre". Un'interpretazione che ha coinvonto nuovamente la Maionchi, che l'ha definita come una delle più convicenti tra i concorrenti rimasti in gara. Il video dell'inedito di Sofia è il secondo più cliccato sul sito ufficiale della trasmissione, un successo che lascia ben sperare in vista di un possibile ingresso in finale.
Esposta per cinque anni grazie al comodato d’uso gratuito concesso dalla famiglia Mori, oggi l’opera “Annibal Caro e la Speranza” di Arnoldo Ciarrocchi è stata acquisita a patrimonio comunale e potrà essere ammirata all’ex Sacrario di Civitanova Alta dove domina nella parte centrale della navata. Il 22 novembre, in Comune, è stato espletato l’atto di acquisto alla presenza del sindaco Fabrizio Ciarapica, del segretario generale Sergio Morosi e dei proprietari del quadro, Rinalda e i nipoti Alessandra, Ermanno, Paolo, Vittorio e Lucia Mori, mentre stamattina si è svolta la presentazione ufficiale alla stampa, proprio nella sala Ciarrocchi adiacente alla Pinacoteca comunale Moretti diretta da Enrica Bruni.
“Questa tela è diversa da tutte le altre prodotte durante la lunghissima carriera del Maestro civitanovese (Civitanova Marche, 1916-2004) – ha spiegato Enrica Bruni. Ciarrocchi ha iniziato il lavoro nel 2001 e non lo ha finito per il sopraggiungere della morte. Si tratta di un olio su tavola lignea di grandi dimensioni (cm. 235x175), un’opera unica sia per la mole, sia per il supporto. Il tema è uno di quelli storici e tra quelli trattati con particolare amore, più volte ripreso nella sua lunga e prolifica carriera di pittore e incisore eccelso: Civitanova Alta, la campagna marchigiana, l’Adriatico, Annibal Caro, la moglie Rinalda e il padre Aurelio, tipografo e poeta”.
La tavolozza coloristica è quella squillante che ricorda la pittura dei Fauves francesi i quali, nella prima parte del ‘900, diedero vita a una breve esperienza rivoluzionaria che svecchiò l’Impressionismo così come Ciarrocchi fece dopo la sua malattia, forse involontariamente, prendendo ad usare colori esplosivi resi con vigorose e libere pennellate di pittura pura.
“Annibal Caro e la Speranza” da tempo è in mostra nella Sala Ciarrocchi della Pinacoteca grazie al prestito gratuito della Famiglia Mori e opera così significativa, particolare, densa di significati e messaggi, non poteva che rimanere in Pinacoteca.
Dopo anni di richieste e di negoziati, il Sindaco Fabrizio Ciarapica ha recepito la bontà del progetto e con un fondo istituito ad hoc ha concretizzato l’acquisto dell’opera il 22 novembre 2019.
“Non si tratta solo di un singolo acquisto, ma di un vero e proprio progetto culturale fortemente voluto dalla Giunta – ha detto l’assessore alla Cultura Maika Gabellieri – L‘Amministrazione ha voluto istituire un fondo dedicato proprio all’arricchimento del patrimonio artistico della Pinacoteca e ringraziamo la Bruni per l’impegno e la dedizione e la famiglia Mori per la grande generosità riversata in tanti anni. L’opera incompiuta suggerisce un dialogo con il visitatore che può completarla immaginandola nelle diverse versioni di colore e lascerà spazio anche laboratori con le scuole che ne faranno una lettura iconografica”.
A chiudere la presentazione è intervenuta Alessandra Mori, figlia del compianto capitano che realizzò l’ippodromo e il museo del trotto in contrada Asola: “Sono felice di sapere questo quadro valorizzato nella maniera che merita in questa cornice – ha detto Alessandra Mori – la Pinacoteca della nostra città ha tesori grandissimi, opere di spessore frutto della passione delle famiglie di Civitanova che crearono una comunità artistica e lasciarono donazioni che impreziosiscono il patrimonio culturale della città. Civitanova Alta ha spazi bellissimi e ci auguriamo di poter vedere qui grandi mostre”.
Luca Ward, attore teatrale, cinematografico e televisivo, nonché doppiatore di Russell Crowe ne Il gladiatore, Samuel L. Jackson in Pulp Fiction, Keanu Reeves nella trilogia di Matrix, Hugh Grant nella saga di Il diario di Bridget Jones, è tra le voci più affascinanti del panorama cinematografico italiano. Lunedì 2 dicembre alle ore 21,15 sarà il protagonista, al Politeama di Tolentino, del nuovo appuntamento di Racconti d’Attore dove interpreterà Moby Dick di Herman Melville. Ad accompagnare il racconto sarà Cinzia Pennesi al pianoforte.
Luca Ward è tra i volti e le voci più note e oltre alla lunga carriera di doppiatore ha da sempre portato avanti anche quella di attore di teatro, televisione e cinema. A teatro ha preso parte a musical di grande successo come The Full Monty e Mamma Mia! con Paolo Conticini, My Fair Lady con Vittoria Belvedere, e due versioni di Tutti insieme appassionatamente con la stessa Belvedere e con Michelle Hunziker. In televisione lo ricordiamo nella fiction di Canale 5, CentoVetrine, in cui vestiva i panni di Massimo Forti, e ancora nella fiction in costume di Cinzia TH Torrini, Elisa di Rivombrosa e in Le tre rose di Eva.
Moby Dick, capolavoro della letteratura americana, è insieme un appassionante romanzo d’avventura e una potente allegoria del conflitto primordiale tra l’uomo e le forze misteriose della natura. Sul modello dell'opera settecentesca Tristram Shandy di Laurence Sterne, demistificatore del romanzo anche l'opera di Melville vuole essere fuori dagli schemi tradizionali narrativi: il contenuto enciclopedico e allo stesso tempo fortemente digressivo richiede che la lettura sia accompagnata dall'interpretazione, in quanto l'autore utilizza un gran numero di citazioni di storie epiche, shakespeariane, bibliche che rendono Melville quasi un precursore del modernismo, come quello in particolare di James Joyce.
Racconti d’Attore è un progetto sostenuto da Regione Marche – Assessorato alla Cultura ed è organizzato in collaborazione con Cromia. La rassegna continua il 26 gennaio 2020 con Michele Placido.
I biglietti per lo spettacolo sono disponibili al Botteghino del Politeama, aperto tutti i giorni (escluso sabato e domenica) dalle 17,00 alle 20,00 e da tre ore prima di ciascun spettacolo. Biglietti disponibili anche online all’indirizzo http://www.liveticket.it/politeamatolentino. Il costo del biglietto è di 20 euro+ prevendita.
Sarà presentato ufficialmente venerdì 29 novembre, alle ore 21, al Politeama di Tolentino, il libro scritto da Antonio Migliorisi “La sabbia nella mente” edito da Europa edizioni di Roma. Nel corso della serata musica dal vivo eseguita dal gruppo Notearcinote e open bar.
Antonio Migliorisi, alla sua prima prova da scrittore, presenta un thriller insolito con una trama originale, coinvolgente e piena di colpi di scena, in cui un'intricata macchinazione porterà a una verità scioccante.
Può una disfunzione cerebrale invalidare la mente fino al punto di condizionare un'intera società e costringerla a una regressione? Un interrogativo inquietante, che sorge quando una sconosciuta anomalia al cervello colpisce in maniera improvvisa personalità illustri: le loro menti vengono aggredite e le facoltà cognitive fatalmente compromesse. Il professor Murray, uno dei massimi esperti in neurologia, viene incaricato di scoprirne le cause e trovare i possibili rimedi prima che il fenomeno possa espandersi. Il tentativo di Murray di cercare una terapia efficace si incrocia con un omicidio, che ben presto si rivela un caso equivoco per le modalità di esecuzione e per una serie di stranezze riscontrate nella vittima, un complesso groviglio che lo porterà a una verità sconvolgente. La sabbia nella mente è un thriller con continui colpi di scena, il cui filo conduttore è una sperimentazione scientifica e gli interessi molteplici che si annidano dietro una scoperta dai possibili effetti rivoluzionari.
Antonio Migliorisi, architetto, di origini siciliane, da anni vive e lavora a Macerata. È stato responsabile degli Uffici Urbanistica di diversi Comuni tra cui Tolentino. Personalità eclettica, oltre che scrittore è un valente musicista. Da ritmo con la sua batteria al gruppo musicale Notearcinote. Ingresso gratuito ed aperto a tutti fino ad esaurimento dei posti disponibili.
Chi è Antonio Roberto Migliorisi?
Ha conseguito la laurea in Architettura presso l’Università degli Studi di Firenze. Ha ottenuto incarichi in tema di pianificazione territoriale ed urbana. Ha svolto attività didattica e si è occupato di progettazione di opere pubbliche. Ha indirizzato l’attività verso il settore della programmazione urbanistica, quale momento di recupero e valorizzazione delle caratteristiche architettoniche e delle risorse ambientali. L’acquisizione di particolare competenza e l’esperienza maturata in tali discipline gli hanno consentito di ricevere anche incarichi di consulenza, coordinamento e supervisione per la predisposizione di piani e programmi presso enti pubblici. Ha fatto parte di commissioni giudicatrici d’esami ed in concorsi di idee per la valutazione di progetti relativi ad opere pubbliche o di pubblico interesse. È stato, inoltre, correlatore esterno in esami di laurea ed ha fatto parte della commissione per gli esami di stato per l’abilitazione all’esercizio della professione di Architetto. Relatore in vari convegni inerenti l'urbanistica e l'edilizia, ha tenuto anche corsi di formazione professionale per operatori delle pubbliche amministrazioni.
Tanta emozione venerdì scorso al Centro di Aggregazione Giovanile “Pippo per gli amici” di Corridonia, per la presentazione del libro per bambini ”Carlo Urbani. Una vita per gli altri.” L’evento organizzato dall’Associazione Equilibri che sempre si spende nel promuovere iniziative culturali in favore dei più giovani, con il patrocinio del Comune di Corridonia, ha visto la partecipazione dell’autrice, Ilenia Severini, insegnante di Scuola Primaria e della moglie del medico marchigiano, Giuliana Chiorrini.
Con loro anche il giornalista Rai Vincenzo Varagona, che di Urbani si è occupato in passato scrivendo il libro: “Il medico della Sars”. E proprio Varagona ha aperto questa serata così tanto attesa, raccontando la straordinaria vita di Carlo, rivolgendosi ai bambini presenti, così come agli adulti, parlando anche delle sue tante passioni e soprattutto di quella che lo portò ad abbandonare la sua vita “comoda”, per dedicarsi totalmente agli altri, agli ultimi, ai più bisognosi.
Accoccolati su morbidi cuscini, i bambini hanno ascoltato una storia meravigliosa, fatta di viaggi in terre lontane, in cui portare farmaci e cure per salvare vite umane allo stremo e si sono chiesti quali fossero i loro sogni, quelli veri, quelli per cui vale la pena lottare. Poi l’incontro si è trasformato in un laboratorio. Sullo schermo scorrevano le immagini di Paesi lontani, ambulatori improvvisati, Carlo e i suoi piccoli pazienti, e ancora, con la sua famiglia e poi dalla sua enorme valigia, la maestra Ilenia ha tirato fuori un mappamondo, una teiera, dei cappelli vietnamiti, tutti oggetti che servono a riflettere sulla vita, sul viverla spendendosi per un ideale, per un sogno. Infine l’emozione di ascoltare la testimonianza della moglie di Urbani; il suo racconto, così vero, pacato ed intenso, è arrivato al cuore di tutti.
Prima dei saluti, con gli occhi un po’ lucidi, ma con la consapevolezza di aver ricevuto un grande dono, la signora Chiorrini, ha presentato l’AICU, l’Associazione intitolata a Carlo Urbani, nata, dopo la sua scomparsa, proprio per realizzare i tanti progetti che stavano così tanto a cuore al medico marchigiano.
Un doveroso ringraziamento dunque per questa specialissima serata va a tutti coloro che l’hanno resa possibile: l’Amministrazione Comunale, il Sindaco Paolo Cartechini, e gli Assessori Sagretti Monica e Andreozzi Francesco i presenti all’evento.
Ma i ringraziamenti più preziosi vanno alla famiglia Urbani, che questa storia l’ha donata a tutti, alla maestra Ilenia, che l’ha raccolta e l’ha saputa trasmettere ai bambini e a Vincenzo Varagona, che nonostante i suoi numerosi impegni, si spende sempre volentieri per far conoscere la vita e gli ideali di un Grande Uomo, Carlo Urbani.
Venerdì 29, alle ore 17, si svolgerà a Macerata, presso la Sala Conferenze dell’Hotel Claudiani, la presentazione del romanzo storico di Giuseppe Sabbatini “Sulle tracce di Gregorio”.
Il romanzo ripercorre la vita di Papa Gregorio XII, il veneziano Angelo Correr, che nel 1415 rinunciò all’ufficio di romano pontefice per favorire l’unità della Chiesa gravemente compromessa dallo ‘scisma d’occidente’; dopo le dimissioni, pur essendo molto anziano, il Correr tornò nella Marca come Vescovo di Recanati e Macerata dove era già stato come Legato Pontificio.
Giuseppe Sabbatini ne indaga lo spessore umano e la profondità di fede. “Un personaggio sorprendente – scrive -, aldilà delle aspettative e particolare per come si è mosso e per quello che gli è capitato. Soprattutto più che un Papa credo di aver trovato un Uomo. Mi è riuscito simpatico e talvolta commovente; sono convinto che conoscerlo potrebbe risultare utile anche ad altri per l'esempio di Fede che ha lasciato”.
Interverranno alla presentazione, insieme all’autore, Alessandro Guzzini, Luciano Magnalbò, mons. Pietro Spernanzoni, Maurizio Verdenelli. Coordinerà Angiola Maria Napolioni.
L’iniziativa è promossa dall’Accademia dei Catenati ed ha il patrocinio della Cattedrale di San Flaviano di Recanati, dove Gregorio XII è sepolto, dell’Ordine Avvocati di Macerata, dell’Unione Cristiana Imprenditori e Dirigenti, della Società Operaia di Mutuo Soccorso di Recanati.
Giuseppe Sabbatini, già affermato avvocato maceratese, è autore di numerose pubblicazioni tra le quali “Io e il Professore”, “Vendicar Don Chisciotte, conquistar Dulcinea”, “Ritorniamo al casolare”, “Ieri ero nessuno”, “Focaracci della Venuta” e il romanzo storico “La battaglia dei campi Catalaunici”, dedicato a quello che è considerato “l’ultimo squillo di vittoria dell’Impero romano d’occidente”.
Il pubblico delle grandi occasioni non è voluto mancare all’anteprima mondiale dell’opera di Nicola Vaccaj “Virginia, su libretto di Camillo Giuliani, andata in scena proprio nel Teatro dedicato al celebre musicista tolentinate, in occasione delle iniziative promosse in occasione della Giornata internazionale contro la violenza sulle donne.
Molto curata, seppur in forma scenica, la regia affidata al musicologo Paolo Santarelli che ha anche predisposto le narrazioni storico-musicali che hanno introdotto i vari quadri musicali.
Nel ruolo della protagonista il giovane soprano tolentinate Agnese Gallenzi, con una voce che ha conquistato il pubblico e strappato applausi a scena aperta. Molto bravi tutti gli altri interpreti che si sono cimentati con una partitura certamente non facile; Icilio giovane innamorato di Virginia è stato interpretato dal tenore Tommaso Mangifesta, nel ruolo di Appio Claudio il baritono Davide Bartolucci, Numitoria è stato il soprano Patrizia Perozzi, Virginio il basso Alessandro Battiato e Marco il tenore Massimilano Luciani. Al pianoforte il bravissimo Maestro Concertatore Davide Martelli.
Le scenografie, seppur minimaliste, sono opera degli allievi scenografi del Liceo artistico “Preziotti – Licini” di Fermo che hanno ben contestualizzato la vicenda narrata. Molti applausi anche per le danzatrici e i figuranti del Liceo Coreutico “Filelfo” di Tolentino. A loro va riconosciuto il merito di aver arricchito lo spettacolo con scene di ballo e parate militari, rendendolo ancora più coinvolgente. Costumi storici e direzione artistica sono stati curati dall’Associazione “Incontri d’Opera” di Fermo, organizzazione e logistica dall’agenzia “Eclissi Eventi”.
Una serata e una rappresentazione in epoca moderna che ha creato molto interesse che ha convito il pubblico, anche se in forma “ridotta,” ma comunque apprezzata in termini di allestimento scenico, resa musicale, scelta di voci. La partitura è ricca di passaggi che regalano emozioni, sia nelle parti solistiche affidate ai protagonisti che nelle scene d’assieme, contiene raffinati interventi strumentali e si snoda secondo un disegno drammatico-musicale di grande efficacia. Virginia è un’eroina dei nostri giorni, un personaggio femminile molto ben costruito e che colpisce per la sua forza d’animo e per la sua straordinaria modernità, tanto che per liberarsi della sua tragedia arriva ad accettare il gesto estremo del padre che la uccide per salvarla dalla violenza. Dopo 174 dal suo debutto, Virginia è un’opera ancora capace di appassionare il pubblico e il nuovo allestimento presentato a Tolentino potrà avere successo anche in altri palcoscenici, proprio grazie alla bontà delle scelte del regista e alle capacità dei cantanti, su tutti la giovane soprano Agnese Gallenzi che ha dimostrato ampiamente di essere pronta per ben altri e più importanti ruoli.
Al termine della rappresentazione, con tutti i protagonisti sul palcoscenico, i ringraziamenti da parte del Sindaco Giuseppe Pezzanesi, dell’Assessore alla Cultura Silvia Tatò e del Presidente della Commissione Pari Opportunità Monia Prioretti.
L’evento è stato promosso dal Comune di Tolentino, dalla Commissione Consiliare Pari Opportunità, dallo Sportello di ascolto contro la violenza di genere, dall’istituto d’istruzione superiore Filelfo, dalla Eclissi Eventi e da Incontri d’Opera.
Virginia è l’ultima opera scritta dal celebre compositore-maestro di canto di Tolentino: Nicola Vaccaj, nel 1845. L’opera di argomento storico fu accolta all’epoca con un successo che l’autore stesso definì… “strepitoso”. Virginia debutta al “Teatro Apollo” di Roma - il teatro sorgeva a ridosso del Tevere all’altezza di Castel Sant’Angelo, oggi non esiste più…fu distrutto nel 1888 e mai più ricostruito. Virginia, che ebbe un’unica ripresa a Pesaro l’anno successivo diretta da Vaccaj in persona, è scomparsa dalle scene per oltre 170 anni, per riapparire oggi 25 Novembre 2019 - in anteprima mondiale - proprio a Tolentino, città natale di Vaccaj e proprio nel teatro a lui dedicato.
La vicenda di Virginia, giunge dal passato, dalla Roma Repubblicana, è la storia vera di un amore violato: l’amore tra il giovane Lucio Icilio, tribuno della plebe nel 449 a.C., ed una giovinetta, Virginia di origine plebea, la cui bellezza aveva destato l’interesse del potente Appio Claudio console e decemviro romano. L’episodio di Virginia, lo rileva lo stesso Tito Livio, ricalca da vicino quello di Lucrezia (la giovane violentata dal figlio del re Tarquinio il Superbo, che in seguito al crimine perse il regno e fu cacciato da Roma). La bellezza della musica di Vaccaj si unisce al tema storico e morale in uno spettacolo di alto contenuto artistico e culturale, che non a caso è andata in scena nella giornata internazionale per l'eliminazione della violenza sulle donne.
Una mostra che parla di un incontro di otto secoli fa ma che sembra essere un incontro ancora oggi molto attuale. Una mostra che racconta di un uomo di tutti i tempi, che è anche uomo del nostro tempo. Una mostra che affronta temi come il dialogo interreligioso, la necessità di superare ogni fondamentalismo, l’esigenza di un dialogo e di un confronto, che sono questioni di grandissima contemporaneità.
Fino all’8 dicembre prossimo la chiesa di Santa Maria della Misericordia, in piazza del Popolo, ospita l’esposizione: “Francesco e il sultano 1219-2019. L’incontro sull’altra riva”.
Patrocinata dal Comune di San Severino Marche e allestita grazie al Centro di esperienza e di formazione francescana che ha sede presso il convento dei frati minori cappuccini di San Salvatore in Colpersito, alle Sorelle povere di Santa Chiara, all’Ordine Francescano Secolare e al Centro culturale “A. Tarkovskij”, la mostra è stata inaugurata dal cardinale Edoardo Menichelli e dal sindaco Rosa Piermattei alla presenza, tra gli altri, del presidente del Centro culturale “A. Tarkovskij”, Angelo Cantenne, del responsabile del Centro di esperienza e formazione francescana di San Severino Marche, padre Pietro Maranesi, dell’assessore comunale Tarcisio Antognozzi.
Ad introdurre la visita al percorso espositivo il professor Massimo Ciambotti, membro del direttivo del Centro culturale “A. Tarkovskij”, il quale ha ricordato il legame diretto di San Francesco con il convento dei cappuccini di San Severino Marche, dove soggiornò per due volte.
“La mostra – ha ricordato Ciambotti - parla di un incontro semplice e straordinario, avvenuto nel 1219 a Damietta, città in Egitto situata sulla foce del Nilo: San Francesco incontra il Sultano Al-Malik Al-Kamil, nipote diretto del Saladino. Francesco era arrivato in Siria nel giugno 1219, trentasettenne, partendo con una nave da Ancona. Aveva già provato a fare questo viaggio nel 1212, ma le condizioni avverse del tempo non gli permisero di raggiungere la Palestina e aveva dovuto ritornare ad Assisi, facendo tappa proprio a San Severino presso le pie donne che abitavano il monastero di Colpersito. Ma perché Francesco volle andare di persona in Palestina e in Egitto? Perché volle fortemente incontrare il Sultano, rischiando la vita ovviamente? Perché ne uscì vivo, nonostante fosse un nemico, cristiano? Sono domande a cui la mostra tenta di rispondere”.
La mostra si divide in tre parti: la prima introduce nel tempo di San Francesco e consente di capire quali sono le premesse del viaggio e le ragioni, la seconda è dedicata specificamente all’incontro, a quello che successe e a quello che ne seguì, la terza a ciò che questo incontro insegna oggi. Infine il percorso presenta un’appendice dove si narra del passaggio di San Francesco nel convento di Colpersito.
La tolentinate Samanta Casali si è classificata seconda a “Ver Sacrum” gara itinerante nelle antiche terre picene (tappa di Macerata), indetta dall’Associazione Culturale Euterpe di Jesi.
Cinque sono stati i componimenti declamati dall’autrice tra cui la poesia “Autoritratto d’artista”, particolarmente apprezzata dalla giuria.
Il 2019 è stato un anno proficuo per la poetessa tolentinate poiché altre suo opere sono state selezionate in tre diverse antologie e ha avuto una bella conclusione con il conferimento di questo diploma speciale.
Il Centro di esperienza e di formazione francescana, che ha sede presso il convento dei frati minori cappuccini di San Salvatore in Colpersito, in collaborazione con le Sorelle povere di Santa Chiara, con l’Ordine Francescano Secolare e con il Centro culturale “A. Tarkovskij”, in occasione degli 800 anni dal passaggio di San Francesco nelle Marche, e in particolare nella città di San Severino dove vi giunse di ritorno dall’incontro con il sultano al-Malika al-Kamil, ospita nella chiesa della Misericordia, in piazza Del Popolo, la mostra: “Francesco e il sultano 1219-2019. L’incontro sull’altra riva”.
L’evento culturale, patrocinato dal Comune di San Severino marche, è stato presentato al 40° Festival dell’Amicizia tra i Popoli di Rimini. Era il 1219 quando, in piena Quinta Crociata, il frate Francesco d’Assisi s'imbarcò per raggiungere la Terra santa, e si recò dal Sultano d’Egitto Malik Al Kamil. La mostra conta 30 pannelli cui se ne aggiungono 3 proprio sul passaggio di San Francesco a San Severino Marche. Insieme all’esposizione, che sarà inaugurata domani pomeriggio, sabato 23 novembre, alle ore 18, e che resterà aperta fino all’8 dicembre prossimo, sono già stati previsti anche alcuni momenti di approfondimento con incontri e convegni.
San Severino Marche custodisce il più importante luogo francescano di tutta la regione, il convento di San Salvatore in Colpersito, dove il poverello di Assisi passò per ben due volte. Si tratta di un patrimonio culturale di importante rilevanza per il quale i frati cappuccini si stanno impegnando anche con la creazione di un Centro di esperienza e di formazione di recente aperto.
Oltre ad essere interessante in sé, la mostra è di grande attualità considerato il tempo storico che stiamo vivendo e la fatica di far convivere culture diverse. Quello che essa racconta è uno dei più straordinari gesti di pace nella storia del dialogo fra cristianesimo e islam, che a distanza di otto secoli, non smette di interrogarci e che quest'anno viene ricordato in numerose iniziative.
L’esposizione, promossa da Custodia di Terra Santa, Fondazione Meeting per l’Amicizia fra i Popoli e Ats Pro Terra Sancta, viene presentata in città anche con la collaborazione del CSV Marche e sarà visitabile nei seguenti orari: feriali dalle ore 17 alle ore 19, sabato e domenica dalle ore 10 alle ore 12,30 e dalle ore 16,30 alle ore 19. Il percorso espositivo è curato da Maria Pia Alberzoni, Andrea Avveduto, Caterina Cappuccio e Simone Lombardo.
Proprio una delle curatrici, Maria Pia Alberzoni, sarà anche relatrice di una conferenza, insieme a padre Pietro Maranesi, in programma sabato 7 dicembre alle 17,30 al teatro Italia. “Francesco e il sultano. L'eredità di un incontro”, questo il titolo del convegno, offrirà spunti di riflessione su quali sono gli aspetti fondamentali e straordinari dell’incontro avvenuto 800 anni fa.
Dal primo gennaio parte la nuova stagione della FORM-Orchestra Filarmonica Marchigiana dal titolo Sound Experience - Beethoven 250, dedicata al compositore tedesco per celebrare i 250 anni dalla sua nascita.
La FORM si presenta al nuovo anno con un progetto di comunicazione innovativo, basato su una campagna di arte fotografica che ha prodotto un concept book, i materiali promozionali e il nuovo sito istituzionale. Una veste nuova che abbraccia musica e territorio e che sintetizza la nostra comunità, circondata da bellezze paesaggistiche e artistiche. In questo armonioso scenario, la FORM è l’istituzione fondamentale per lo sviluppo e la diffusione della cultura musicale nel territorio regionale e rappresenta al meglio “la colonna sonora delle Marche”. Come ha scritto Francesco Antonioni nel saggio contenuto all’interno del concept book, mostrato oggi al pubblico per la prima volta: “L’orchestra, quando funziona, è una metafora del mondo come dovrebbe essere: unità e polifonia, che accoglie in sé in maniera coerente e organica le consonanze e le dissonanze, gli unisoni e le divisioni, le tensioni e le convergenze e per tutti trova spazio e condizioni di coesistenza”.
“Sono stato molto colpito dalla proposta della FORM per quest’anno – ha affermato il presidente della Regione , Luca Ceriscioli nella conferenza stampa di presentazione- un’offerta musicale molto particolare, ricca e densa di significati. Pervasa da uno spirito del tempo e del genius loci, insomma una sorta di colonna sonora delle Marche perché collega quasi in maniera filmica l’identità dell’orchestra con il territorio da cui ha origine, nella massima espressione, nei suoi elementi peculiari come i paesaggi non meno della capacità creativa e imprenditoriale che spesso fa sintesi di cultura e prodotto. Un’immersione piena in questa identità rafforzata dentro un messaggio che abbiamo cercato in questi anni di potenziare attorno all’identità delle Marche. E per parlare in termini di web , insomma, sappiamo che molte opportunità ruotano attorno al concetto di reputazione: quindi essere o non essere conosciuti e riconosciuti come territorio, specialmente in un fattore che ci identifica molto come la cultura, fa la differenza. E quanto sia importante la qualità nella spesa culturale , come ci dimostra Symbola. Un’immagine dunque molto fresca e contemporanea di questa Orchestra regionale, un altro modo di aggiungere , in una prospettiva strategica, una spinta verso questa volontà di costruire assieme e raccontare sempre di più la regione con la sua identità, cioè le sue eccellenze in tutti i settori. E la FORM è un’altra eccellenza che può diffondere i valori positivi di questa terra. Certo se fossi un direttore artistico di un teatro del Nord Europa e vedessi questo programma e ascoltassi questo materiale, chiamerei la FORM che si propone come un’istituzione musicale con una mentalità europea, cioè un soggetto che pur sentendo di appartenere radicalmente a un luogo, diffonde valori universali. E anche questo è molto marchigiano. “
Sessanta concerti nei teatri marchigiani che accompagnano il pubblico fino all’otto maggio. La stagione 2020 offre la possibilità di ascoltare i capolavori e alcune opere meno note, ma non per questo meno significative ed apprezzate, di uno dei massimi geni della storia della musica: Ludwig Van Beethoven.
E allora, dopo il tradizionale Concerto per il nuovo anno, si parte con Egmont, musiche di scena per la tragedia di Johann Wolfgang von Goethe, quindi la Quinta sinfonia diretta da Ezio Bosso, il Concerto per violino con Stefan Milenkovich, la Sinfonia n. 9 e l’integrale dei concerti per pianoforte e orchestra.
Spicca sicuramente nella stagione il debutto dell’Orchestra Filarmonica Marchigiana al Musikverein di Vienna che vede l’ensemble impegnato in musiche italiane e di autori marchigiani, sotto la direzione di David Crescenzi e con la presenza di Lorenzo Di Bella al pianoforte: il programma si potrà apprezzare anche a Jesi per una gustosa anteprima.
Di spessore gli artisti che collaborano con la FORM: nel ciclo di apertura si esibiscono la giovane direttrice d’orchestra Beatrice Venezi, Saverio Marconi come voce recitante e il soprano Angela Nisi. Seguono due giovani interpreti per il programma Anima Russa: Čajkovskij - Šostakovich, ovvero la violoncellista Miriam Prandi e il direttore Alessandro Bonato, tra i più interessanti della nuovissima generazione, vincitore del 3° premio assoluto alla The Nicolai Malko Competition for young conductors 2018.
Come anticipato, la Sinfonia n.5 di Beethoven vede la direzione di Ezio Bosso e la presenza nello stesso programma di Francesco Di Rosa, I° oboe dell’Orchestra di Santa Cecilia, mentre Hubert Soudant dirige la sinfonia n.3 di Mendelssohn “Scozzese” con il violinista Jevgēnijs Čepoveckis (che torna a marzo per Nuovi talenti - Beethoven 250), vincitore del Concorso Violinistico Internazionale “Andrea Postacchini” di Fermo. Milenkovich è protagonista di un doppio programma: quello su Beethoven e la ripresa del concerto Da Bach ai Queen proposto a Teramo e Roma.
Si conclude quest’anno il triennio dedicato a Mahler, con la Sinfonia n. 1 in re magg. “Il Titano” (trascrizione per orchestra da camera di Klaus Simon) diretta da Manlio Benzi; mentre Federico Mondelci, in veste di direttore e solista, affronta un interessante repertorio di musiche per il cinema – composte ad hoc o tratte da celebri capolavori classici e contemporanei – di Rota, Morricone, Händel, Ortolani (per un importante omaggio a questo musicista marchigiano) e Šostakovič.
Come sempre la FORM lavora con le realtà più interessanti del territorio italiano: la novità è la collaborazione con una prestigiosa istituzione come l’Accademia Pianistica Internazionale “Incontri col Maestro” di Imola. Si confermano quelle con l’Università Politecnica delle Marche, la Società Amici della Musica “Guido Michelli” di Ancona, il Macerata Opera Festival, la Rassegna di nuova Musica, l’Accademia d’Arte Lirica di Osimo, la Fondazione Teatro della Fortuna di Fano, gli Amici della Musica di Montegranaro, l’Ente Concerti di Pesaro, l’Amat e la Società Filarmonica Ascolana.
L’impegno per i giovani e per i bambini si concretizza attraverso numerose azioni. In primis gli educational e i family concert con “Pierino e il lupo”, “Maggiore e minore: ma che modi sono?” e quindi con il Progetto MARCHE.NEXT.SOUND sostenuto e promosso dalla Regione Marche – Assessorato alla Cultura, rivolto alle nuove generazioni sia come esecutori, direttori e solisti, anche con l’avvio di nuove audizioni e concorsi per individuare talenti, sia come fruitori dei concerti.
La stagione è realizzata con il sostegno del Ministero per i Beni e le Attività Culturali, della Regione Marche e dei Soci Fondatori: Comuni di Ancona, Jesi, Macerata, Fermo, Fano, Fabriano.
La prima domenica di dicembre, le poetesse Giovanna Cristina Vivinetto e Giulia Martini apriranno il ciclo di incontri con Umberto Piersanti organizzati nell’ambito della Scuola di cultura e scrittura poetica “Sibilla Aleramo”, che quest’anno inizia il sesto anno di attività presso la Biblioteca comunale “Silvio Zavatti” di Civitanova Marche, con il sostegno dell’Assessorato alla crescita culturale del Comune di Civitanova, la collaborazione dell’associazione culturale "SibillA" e Biblioteca comunale "Zavatti".
Il programma delle lezioni, che è stato presentato questa mattina nella sala della Giunta dall’assessore Maika Gabellieri alla presenza dello stesso Piersanti, di Annie Seri e di alcuni allievi, è molto ricco e si estende in sei mesi dal 24 novembre al 3 maggio, con laboratori di scrittura, pubblicazioni agli incontri con critici, editori, filosofi di fama. Undici gli ospiti illustri che arriveranno in città quest’anno: Vivinetto e Martini (1 dicembre), Borio e Corbetta (19 gennaio), De Signoribus e Pigliapoco (16 febbraio), Lagazzi (15 marzo), Rimolo e Fantuzzi (7 aprile), Lenti e Stramucci (3 maggio). Negli anni a Civitanova sono stati ospitati i più grandi autori contemporanei.
“Ringraziamo il professor Umberto Piersanti che in questi anni ha messo a disposizione la sua preziosa esperienza per allargare la conoscenza della poesia, soprattutto quella italiana e contemporanea, poco nota nel nostro Paese, attraverso la pratica diretta dei testi, il dialogo e la frequentazione con poeti e critici – ha detto l’assessore Gabellieri. L’Amministrazione comunale è orgogliosa di poter organizzare e favorire la diffusione della cultura sotto ogni forma con persone di alto spessore come il prof. Piersanti”.
Soddisfazione per l’avvio della sesta edizione è stata espressa dal professor Piersanti, che ha sottolineato la risposta entusiasta in una città come Civitanova e lo dimostra 6 anni di attività, realizzate con il supporto di tutte le Amministrazioni che si sono succedute.
“Insisto molto sul binomio cultura e scrittura - ha spiegato Piersanti – perché per scrivere è necessaria la conoscenza dei testi. Un altro aspetto della nostra Scuola è la valorizzazione di autori e editoria marchigiani, perché in questa terra echeggia la tradizione poetica di Leopardi. La scuola ci ha dato tanta soddisfazione anche perché due dei nostri allievi hanno visto realizzarsi un sogno, che è quello della pubblicazione delle loro opere”.
Le lezioni sono a cadenza settimanale, la domenica pomeriggio alle 17,00, fino a maggio 2019, con ospiti di calibro nazionale una volta al mese.
La scuola è aperta a tutti, conta una media di 40 iscritti, previo versamento di quota di iscrizione.
Info: 3202530653 – lascuoladipoesia@libero.it