Siglato il protocollo d’intesa tra l’Amministrazione comunale di Recanati e l’Associazione Inside Marche Live, rappresentata da Enjoy Marche Italy di Greenwich Viaggi Turismo di Ancona, per la valorizzazione e la promozione turistica del territorio, per lo sviluppo di tutta la filiera locale, in collaborazione con l’Associazione degli Operatori Turistici di Recanati e Sistema Museo.
“L’obiettivo è quello di puntare su un turismo etico e rispettoso dell’ambiente, della identità del nostro territorio e delle persone che lo abitano – ha dichiarato il Sindaco Antonio Bravi - e al contempo su un’idea di viaggio che promuova la conoscenza delle nostre bellezze naturalistiche e artistiche che poggiano le basi su una grande storia artigianale tutta da scoprire. Il nostro meraviglioso“borgo antico” che tutta Italia conosce per la grande poesia di Leopardi è pronto a rilanciare turisticamente le sue meraviglie in Italia e in Europa per accogliere i visitatori e dare nuova linfa agli operatori economici e turistici della città".
Un importante accordo per la realizzazione di un sistema integrato di accoglienza e di organizzazione turistica per la valorizzazione territoriale, la divulgazione della tradizione culturale, enogastronomica, sociale locale, per lo sviluppo di un turismo partecipativo, sostenibile e trasformativo.
“Fare rete e lavorare insieme con gli operatori del turismo locali e regionali è sicuramente la carta vincente per una ripartenza culturale, economica e sociale della nostra Città. – ha dichiarato l’Assessora alle Culture Rita Soccio - In questo periodo di fermo forzato non abbiamo mai smesso di progettare e ideare azioni volte alla promozione di tutte quelle che sono le peculiarità del nostro territorio. Con la firma del protocollo d’intesa andiamo a rafforzare il settore del turismo che insieme alla cultura rappresentano un asse fondamentale di crescita economica ma anche del benessere della nostra comunità.”
Attraverso la struttura di Inside Marche Live, con Enjoy Marche Italy quale Associazione di tour operator incoming più rappresentativa della Regione Marche, verranno attivati progetti di marketing, comunicazione e promo-commercializzazione turistica, sia a livello nazionale che internazionale.
L’obiettivo principale è porsi come volano nell’ideazione e strutturazione di iniziative volte al miglioramento ed ampliamento dell’offerta turistica, in connessione con le varie realtà del territorio, per riqualificare i flussi e la loro destagionalizzazione.
Fondamentale è la collaborazione con l’Associazione degli Operatori Turistici di Recanati presieduta da Adriana Pierini, per favorire un recupero del patrimonio naturale, tradizionale, artistico e culturale, con particolare attenzione al recupero della memoria storica dei luoghi e degli abitanti, delle arti e dei mestieri, come insieme dei saperi, creando una sinergia tra tutte le aziende e professionalità locali.
Una strategia integrata di sviluppo turisticoper rendere Recanati, non solo luogo conosciuto grazie ai famosi personaggi storici qui nati, ma quale meta turistica appetibile per varie tipologie di target e durante tutto l’anno.
In occasione della “Giornata mondiale del libro e del diritto d’autore”, la Gemma Edizioni ha organizzato per domani, venerdì 23 aprile ore 16.00, una diretta sulla propria pagina facebook che vedrà la partecipazione di sindaci ed assessori dei Comuni che hanno aderito al progetto “Una città da favola”.
A tal riguardo, si informa che “Una città da favola” è un progetto ideato dalla Gemma Edizioni, destinato ai bambini delle scuole dell'infanzia, delle elementari e delle medie, che, attraverso testi ed illustrazioni, scriveranno un libro raccontando fiabe, favole e filastrocche ambientate nei luoghi caratteristici e, per certi versi, magici della propria città.
Proprio l’attivo coinvolgimento dei bambini che diventano i protagonisti dei racconti ha spinto l’Amministrazione Comunale ad investire risorse sul progetto ottenendo, a fronte delle attività svolte nell’ambito della promozione della lettura, l’ambito riconoscimento 'Città che legge' dal Cepell (Centro per il libro e la lettura), propedeutico ai fini dell’adesione a “Una città da favola”.
Barbara Capponi, assessore all’infanzia, alla famiglia e all’adolescenza, ha dato alle scuole il tema “Civitanova Città con l’Infanzia” sul quale i bambini degli istituti comprensivi “Sant’Agostino” e “Via Ugo Bassi”, scuole aderenti al progetto, potranno sviluppare le fantastiche storie della nostra Città contenute in un libro. Tale libro verrà inserito in una collana che conterrà i volumi di tutte le scuole aderenti al progetto.
L’assessore Barbara Capponi, in rappresentanza di Civitanova Marche, parteciperà alla diretta facebook organizzata per domani pomeriggio.
Si informa che il collegamento all’evento è libero, visionabile da tutti, in particolar modo da presidi, dirigenti, insegnanti, studenti e genitori degli istituti comprensivi ‘Sant'Agostino’ e 'Via Ugo Bassi', che potranno partecipare attivamente (anche specificando l’istituto di appartenenza) con propri messaggi scritti attraverso gli strumenti di facebook.
Proprio in virtù della partecipazione a “Una città da favola”, è stata recentemente pubblicata, all’interno del sito della Gemma Edizioni, una pagina dedicata a Civitanova Marche dove viene presentata la Città attraverso la sua storia, le sue tradizioni, le sue iniziative, i suoi traguardi, la sua alta vocazione turistica tale da offrire le migliori condizioni per ospitare ed accogliere famiglie con bambini al seguito quando le condizioni epidemiologiche lo consentiranno.
Coloro che sono interessati alla lettura della pagina dedicata alla nostra Città, possono accedervi mediante il link www.gemmaedizioni.it/civitanova-marche-una-citta-da-favola
La prossima opera di Carlo Fusco, regista e produttore, sarà girata completamente a Civitanova: "Il film parla di alcolismo e io non sono nuovo a queste tematiche forti, si pensi a The Final Code. Il problema dell'alcolismo mi sta molto a cuore perchè sull'arogmento c'è ancora tanta ignoranza e ci si affida ai luoghi comuni, sottostimando i problemi che stanno alla base come i i disturbi depressivi. E' una vera e propria patologia che va curata e nel film si vedrà come questa cambia la vita non solo di chi è malato ma anche di chi gli sta vicino".
Un film corale con un cast di altissimo profilo inernazionale. La protagonista, interpretata dalla stessa sceneggiatrice Leva Lykos, si trova a precipitare nella dipendenza e solo il personaggio interpretato da Gabriel Garko le resta accanto.
John Malkovich e Nicholas Cage, attori di indiscussa fama mondiale, interpretano i ruoli degli avvocati come "cattivi della storia". Ancora da assegnare il ruolo di un’avvocatessa importante per le dinamiche narrative e a completare la squadra degli interpreti troviamo Eric Roberts, altro nome di spicco. In più sono previste dalle 150 alle 200 comparse per alcune scene di massa che verranno selezionate sul territorio.
Gabriel Garko, sulle scene dopo 4 anni di assenza, si dice davvero felice per il personaggio positivo e stimolante dopo aver interpretato per molti anni il ruolo del 'malandrino': "Avevo voglia di ritrovare me stesso quindi non ho recitato per un pò ma subito il film mi è parso interessante. Tratta una tematica molto sottovalutata mentre vive in tantissime case in Italia e nel mondo e da quel che so l’alcolismo è una patologia più difficile della altre da combattere perché spesso deriva da un problema psicologico".
La sceneggiatrice Leva Lykos prosegue sulla tematica e introduce il suo ruolo:" La dipendenza da alool forse è la peggiore di tutte anche perché è una sostanza reperibile ovunque e spesso sottovalutata. Ci si entra senza accorgersene ed è difficile uscirne. Interpreto una madre che dal pieno splendore passa ad uno stato depressivo e comincia a consumare dell’alcool per poi cadere nell’abuso con continui blackout che tende a disconoscere. Il pesonaggio di Garko è l’unico a sorreggerla. Caduta, tunnel, consapevolezza della caduta e ripresa. Il tutto vissuto da madre, con una bimba di 10-12 anni. L’unica persona che ha è sua figlia. Inizialmente neanche lo psicologo riesce ad aiutarla, sminuendo la dipendenza, e solo quando tocca il fondo inizia il percorso di risalita".
Non può non saltare all'occhio la presenza di intepreti americani eccezionali e Gabriel Garko si è detto tranquillo all'idea di lavorare con loro:"Non cambierò stile o approccio anzi forse sarà più facile di lavorare con chi non è capace. Questo ruolo è un nuovo inizio sotto tanti punti di vista".
Il Giudice minorile Dott.ssa Barbara Montisci, ben consapevole delle dinamiche di cui si parla nel film, gestendole per lavoro ha detto:" Quando mi è stata proposta la collaborazione non potevo che accettare anche perché, di concerto con l’Ordine degli Psicologi, ho pensato che un film così potesse dare un contributo di cultura psicologica. L'alcolismo è considerato una grave malattia ed è davvero molto frequente e spesso si pensa che l'alcool nei momenti di fatica possa servire da rimedio (una sorta di automedicazione) con effetto temporaneo ed effimero che però diventa abitudine e poi abuso, affiancandosi a problemi già preesistenti. Era interessante anche esplorare la rappresentazione di chi sta accanto ai malati e vive con loro il disagio. Nello specifico quando c'è di mezzo un minore si deve sempre trovare un compromesso tra tutela del bambino e salvaguardia del legame e il film racconterà tutto questo".
Rocco Xavi, giornalista d’inchiesta della tv nazionale rumena, da sempre impegnato in ricerche su traffico di persone, pedofilia e altri disagi da dipendeza spiega il perchè della scelta di Civitanova: "Conoscevo il regista, ho scoperto il suo ultimo progetto e dopo aver fatto un salto a Civitanova abbiamo deciso di girare qua - considerazione ripresa da Fusco - ho scelto Civitanova per l’amicizia con Rocco e Barbara Montisci ed è stata un po' una cosa casuale, non dirò che banalmente mi sono innamorato del posto. Passeggianndo posso dire che mi ha colpito molto il borgo ma la scelta non è stata dettata da motivi particolari".
I preparativi sono iniziati, si lavora per definire alcune location e parti del cast. L'inizio delle riprese si ipotizza per il 20 giugno, e proseguiranno per 4 settimane in cui gli attori si alterneranno nei vari ciak.
La Dott.ssa Katia Marilungo, Presidente dell’ordine degli Psicologi della Regione Marche, ha rinnovato la volontà e il piacere di collaborare ad una rappresentazione sul tema: "Come ordine abbiamo deciso di patrocinare subito l’evento. Ci spendiamo ogni giorno su queste tematiche ed operiamo nel pubblico, nel privato e nelle associazioni. La sensibilità dimostrata è un altro motivo per cui confermare l’importanza di patrocinare artisti simili. Teniamo alla tematica psicologia-cinema, infatti, il 22 maggio faremo un webinar proprio su questo".
Sul ruolo delle amministrazioni locali nella realizzazione del film il Regista ha preferito dire che sarebbe stato meglio chiedere direttamente al sindaco.
Il film verrà presentato ai festival internazinali per poi uscire, si spera, nei cinema per coglierne tutte le sfumature che solo la sala conferisce, e successivamente nelle piattaforme streaming.
(Foto: Lucia Montecchiari)
Archeologia, storia e scienze naturali sono gli argomenti trattati negli ultimi libri prodotti dall’Associazione Culturale LAMUSA di Ascoli Piceno. Diretta dal Medievista Furio Cappelli, e attiva in molteplici ambiti culturali dal 2000, la LAMUSA propone tre progetti editoriali costituiti da titoli in parte già editi, ma aggiornati e rivisti, e da elaborati recentissimi.
Il primo volume si intitola "Novamirabilia" ed è costituito da una miscela di archeologia del settore medioadriatico (Dal Paleolitico ai Piceni), storia militare (Battaglia di Lepanto) entomologia (Il fantasmagorico mondo degli Insetti), e uno studio territoriale dedicato alla Montagna dei Fiori.
Il secondo volume, "Orme del Passato", analizza principalmente la storia di Roma, dei Goti e dei Longobardi, con un omaggio all’archeologia della Offida di Guglielmo Allevi.
Il terzo, "Escursionismo e Archeologia", è un agile supporto per la gestione di scoperte fortuite destinato agli escursionisti, soprattutto in relazione alle aree appenniniche. I curatori sono Giuseppe Vico e Flavia Cappelli.
Ricordiamo che i tre volumi sono disponibili presso la ditta che ne ha curato la grafica: CROMOJET di Ascoli Piceno, Edoardo Pierantozzi-Lara Simonaitis (0736-342693; 333-7127005).
Una distesa di campi arati illuminata dal tiepido sole pomeridiano: è ciò che si intravede tra le tende dello studio di Daria Carpineti, vincitrice della XIV edizione del Premio Nazionale delle Arti nella sezione Decorazione.
Non è difficile intuire quale sia l’elemento primordiale o deriva personale della sua ricerca: la terra.
Parlaci un po’ del tuo lavoro
"Innanzitutto penso che un artista non lavora mai scisso da ciò che vive, è un rapporto simbiotico in cui ciò che vivi, osservi, sperimenti, si riflette automaticamente in ciò che presenti. La scelta della terra proviene proprio da questo, perchè provengo da una famiglia contadina, e intorno a me vedo una distesa di materiale infinito: tanti colori, tante varietà da perdersi, e da qui è iniziata tutta la mia ricerca.
Ho avuto il supporto di manuali antichi come il Cennino Cennini, scritto nel Tredicesimo secolo, come di moderni testi di geologia, fino a trovare nella decantazione la tecnica ideale per estrarre il colore. Consiste nel riempire di terra dei grossi contenitori e attraverso più sciacqui con acqua demineralizzata e lunghi periodi di riposo permette la stratificazione del terreno, dal quale poi ricavo lo strato che mi interessa.
Le mie sperimentazioni riguardano terre locali, e nel corso degli anni ho creato un campionario tutto mio con il quale posso dipingere: dalla Terra di Montelupone, alla Terra di Potenza Picena, alla Terra di Treia bruciata per farne alcuni esempi.
Al di là dell’estrazione dei pigmenti la terra prima di tutto però, è materia: ho avuto la fortuna di assistere al restauro del Borgo di Villa Ficana, uno splendido borgo di case in terra cruda nei pressi del centro di Macerata trasformato in Ecomuseo, e ciò mi ha permesso di approfondire la ricerca sulle tecniche utilizzate sperimentando in prima persona attraverso una serie di lavori scultorei.
Si tratta di una tradizione antica ma molto diffusa in questa area, come testimoniano alcuni reperti a Corridonia, e fin da piccola ero affascinata dall’idea che l’uomo dalla terra potesse ergere e modellare la propria casa, che questa necessitasse di continua manutenzione altrimenti sarebbe ritornata dalla terra da cui proveniva.
La terra è un medium che parla da sé; è stratificazione del tempo e assorbe le impronte umane, come testimone delle nostri radici e di come le tradizioni ci uniscano e contraddistinguano allo stesso tempo".
Viviamo in un’epoca in cui il digitale ha preso sempre più piede, come ti poni di fronte ad esso?
"Riconosco che in questo particolare periodo sia indispensabile, perchè è l’unico mezzo al momento che permette di ricevere riscontri da altre persone; tuttavia è necessario secondo me non farsi assorbire completamente dal mondo virtuale, ricordando che è la materia ciò da cui veniamo e le nostre radici a dettare chi siamo.
Mi interessa in particolare l’aspetto del crocevia, un elemento che può essere considerato l’unione tra più strade e allo stesso tempo una diramazione di queste ultime verso altrettanti incroci. Se ora questi crocevia esistono a livello virtuale e si chiamano social network (e potremmo intendere l’intera rete web), fino a pochi anni fa erano le tradizioni locali a creare unione, ad esempio una serie di edicole votive sparse nell’intero territorio che diventavano pretesto di unione: è affascinante pensare come nel mese di maggio, dedicato alla Madonna, le persone raggiungessero l’edicola più vicina a casa alla stessa ora e pregassero dicendo le medesime parole che viaggiavano su tutte le vene della città, creando la connessione di un rito che si estendeva addirittura in tutta Italia. Posso affermare quindi che l’arte è un mezzo per inchiodare memorie".
Cosa sta significando per te questo periodo di chiusura?
"Come per chiunque, bisogna ricalcolare tutto. Questo può essere considerato un punto zero per ricominciare da capo, sia nel pensare le cose che facciamo sia nel come agiamo, come realizzare i nostri progetti. Ho vissuto in prima persona la chiusura di una mostra causa covid lo scorso marzo: vi era uno spiazzamento generale e questo ha portato me, come molti altri, ad una certa chiusura iniziale dettata dall’incertezza, non si riusciva a capire nemmeno se si sarebbe trattato di una sospensione temporanea o che avrebbe comportato tempistiche più durature.
Penso però che la comunicazione con l’esterno sia fondamentale, l’arte ha bisogno di essere divulgata tanto quanto l’artista necessita di un riscontro, una critica, che sia positiva o negativa. Per questo a livello di impostazione i miei progetti hanno anche un aspetto, una fruizione, a livello virtuale".
Quindi per te il “mondo virtuale” è un canale di comunicazione in cui reinventarti ma l’attaccamento al territorio è comunque centrale
"Penso che la creazione di spazi sia stata indispensabile, ma ora non basta più una foto in una mostra virtuale per comunicare con l’arte, deve essere pensata in maniera differente dal principio. Quello che si sta formando è una modificazione del concepimento dell’opera, definibile come “opera mista”, fruibile sia dal punto di vista materiale che digitale.
Potrei dire che sto andando parzialmente controcorrente, perchè tutto il tempo che si passa ora come ora attaccati ad un social network mi porta al contrario a fortificare l’attaccamento alla mia realtà, a vedere una ricchezza che altri non percepirebbero a colpo d’occhio, perchè sento nelle persone attorno a me svanire il ricordo di alcuni antichi riti che caratterizzano il nostro territorio. Il territorio è l’impronta di una storia e l’innovazione ha le sue radici nella tradizione, non dobbiamo mai scordarlo".
Il Pomarancio torna a casa. C’è una data, quella del 28 aprile, per l’atteso rientro della preziosa opera d’arte, uno dei capolavori di Cristoforo Roncalli, nella chiesa di San Rocco.
Ad annunciare il rientro a San Severino Marche della tela la “La Beata Vergine Maria col Bambino e i Santi Rocco e Severino” è stato il sindaco, Rosa Piermattei, nel corso dell’ultima seduta del Consiglio comunale.
L’opera venne requisita dal governo napoleonico nel lontano 1811 per essere portata a Milano e, infine, nella chiesa di Santo Stefano di Osnago. Nel dicembre dello scorso anno la tela da qui era stata trasferita verso un laboratorio specializzato, con sede nel capoluogo lombardo, per un restauro conservativo. Al tempo stesso dalla chiesa di San Rocco era stata smontata anche la cornice che per anni ha incorniciato l’opera. Sottoposta anch’essa al restauro farà ritorno nel luogo di fede dopo essere rimontata nel punto esatto dov’era collocata da Emanuele Ticà, titolare della bottega Mastro T di San Severino Marche che ha eseguito i lavori per la sua conservazione affidati alla Imper Tecno Srl di Roma, società specializzata nel recupero di opere d’arte e diretta da Cecilia Bartoli.
Il Comune di San Severino Marche ha lanciato nei mesi scorsi una campagna di fundraising tra enti, associazioni e privati per riportare a casa il Pomarancio stipulando una convenzione con la Pinacoteca di Brera e la Arcidiocesi, destinata a regolare le condizioni per il trasferimento, il deposito, la custodia e la valorizzazione della prezioso gioiello d’arte. Chi volesse può ancora effettuare una donazione, tramite bonifico bancario, con causale Erogazione liberale a favore del progetto di rientro dipinto Pomarancio, al Comune di San Severino Marche - Servizio tesoreria - piazza del Popolo, 45 - 62027 San Severino Marche. L’istituto di credito di riferimento è UBI Banca Spa, filiale di San Severino Marche Iban IT 28 C 03111 69150 000000007432
Tutte le donazioni effettuate, in quanto erogazioni liberali, saranno detraibili fiscalmente dalla dichiarazione dei redditi.
Si deve all’Arcidiocesi di Camerino - San Severino Marche l’idea di chiedere, e ottenere dalla Pinacoteca di Brera e dalle Sovrintendenze per i beni architettonici e artistici competenti, il trasferimento proprio presso la chiesa di San Rocco del prezioso capolavoro d’arte attribuita al Roncalli.
Musicultura, il Festival della Canzone Popolare e d’Autore, ufficializza oggi i nomi dei 16 artisti finalisti della XXXII edizione del concorso che dal 1990 contribuisce all’evoluzione stilistica e al ricambio generazionale della canzone italiana, garantendo la trasparenza dei criteri di selezione e il profilo artistico dei contenuti. Sedici finalisti, sedici sguardi sulla vita, un caleidoscopio di approcci musicali. Vediamo i nomi ed i rispettivi titoli delle canzoni:
Brugnano (Napoli) - Canzoni da mangiare insieme; Elvira Caobelli (Verona) - Grazie a Dio ne sono fuori; Caravaggio (Latina) - Le cose che abbiamo amato davvero; Ciao sono Vale (Bergamo) -Tutto ciò che vuoi; Elasi (Alessandria) - Valanghe; Henna (Sondrio/Milano) - Au revoir; Lorenzo Lepore (Roma) - Futuro; Luk (Napoli) - Lune storte; Miglio (Brescia/Bologna) - Pornomania; Mille (Velletri, RM) - La radio; Sara Rados (Firenze) - Carapace; Francesca Romana Perrotta (Lecce/Forlì) - Dentro a un bar; Sesto (Trieste) – Sbalzi; Sudestrada (Forlì/Cesena) - Bazar; The Jab (Ivrea, TO) - Giovani favolosi; The Pax Side Of The Moon (Brianza) – Lombardia (dicon tutti che sei mia).
Tutti autori dei loro brani, gli artisti finalisti di Musicultura 2021 si esibiranno dal vivo in un concerto in anteprima nazionale in diretta su Rai Radio 1, la Radio ufficiale di Musicultura, e sui canali social del Festival il prossimo 23 aprile, al Teatro Persiani di Recanati.
“Abbiamo ancora in circolo l’adrenalina delle recenti audizioni live, ma ci sembra importante non rifiatare, dare continuità, pur in un periodo complicato, alla musica suonata e vissuta dal vivo. – Ha affermato Ezio Nannipieri direttore artistico di Musicultura - Alle ragazze e ai ragazzi meritevolemente arrivati fin qui auguro di godersi il concerto, per le loro canzoni ora è tempo di andare tra la gente, buona fortuna! Ma col pensiero vado anche a chi non ce l’ha fatta: quest’anno la quantità di proposte meritevoli è stata particolarmente consistente e per noi più doloroso del solito operare le scelte.”
Sarà uno special di Music Club, il noto programma radiofonico ideato e condotto da John Vignola, ad ospitare dalle 21,05 alle 23,30 la diretta di Rai Radio1, alla quale parteciperanno Marcella Sullo e Duccio Pasqua.
Gli artisti finalisti di Musicultura 2021 escono da un lungo percorso di selezione, iniziato nel mese di novembre dell’anno scorso a partire da 1.123 candidature e dall’ascolto di 2.126 canzoni, per approdare alle 63 proposte convocate a testare il loro potenziale dal vivo nel mese di marzo alle audizioni svoltesi presso il teatro Lauro Rossi di Macerata. Dopo il concerto di presentazione del 23 aprile, i brani finalisti entreranno in programmazione nel mese di maggio su Rai Radio 1, parallelamente saranno sottoposti al vaglio del prestigioso Comitato Artistico di Garanzia del Festival nonché ai gusti e al voto del popolo dei social.
In otto saliranno infine sul podio dei vincitori, due artisti eletti dai social e sei scelti dal Comitato di Garanzia, primi firmatari del quale furono nel 1990 Fabrizio De André e Giorgio Caproni e che oggi è composto da: Claudio Baglioni, Brunori Sas, Diego Bianchi, Francesco Bianconi, Luca Carboni, Francesca Archibugi, Enzo Avitabile, Alessandro Carrera, Guido Catalano, Ennio Cavalli, Carmen Consoli, Simone Cristicchi, Gaetano Curreri, Teresa De Sio, Niccolò Fabi, Frankie hi-nrg mc, Giorgia, Dacia Maraini, Mariella Nava, Gino Paoli, Antonio Rezza, Vasco Rossi, Ron, Enrico Ruggeri, Tosca, Paola Turci, Roberto Vecchioni, Sandro Veronesi, Riccardo Zanotti.
Musicultura 2021 vivrà il suo apice a giugno, nella settimana tra il 14 e il 19, con il ricco programma degli appuntamenti della Controra nel centro storico di Macerata e le serate finali di spettacolo allo Sferisterio, dove gli otto vincitori del concorso condivideranno il palco con gli importanti ospiti nazionali ed internazionali di Musicultura.
Sarà il pubblico dello Sferisterio a decretare il vincitore assoluto della XXXII edizione del Festival, al quale andranno i 20.000 euro del Premio Banca Macerata.
Nella puntata dedicata alla Festa della Liberazione di Passato e Presente, la trasmissione di Rai Cultura condotta da Paolo Mieli, (in onda il 23 aprile alle 13.15 su Raitre e alle 20.30 su RaiStoria), si parlerà del “Battaglione Mario”, una formazione partigiana operante nel maceratese, guidata dal Comandante Mario Depangher.
Il Battaglione Mario era attivo nella zona del Monte San Vicino e nei territori di San Severino Marche, Matelica, Castelraimondo e Gagliole. Era costituito da partigiani italiani, ex prigionieri alleati, jugoslavi, sovietici, ebrei e da somali ed etiopi. Un esempio di formazione partigiana internazionale.
Di esso, nel corso della puntata, discuteranno la professoressa Isabella Insolvibile e Paolo Mieli, che ospiteranno anche un intervento dello storico Matteo Petracci, autore del saggio “Partigiani d’Oltremare. Dal Corno d’Africa alla Resistenza italiana” (Pacini 2019) dedicato proprio alla ricostruzione della storia del Battaglione Mario e alla presenza al suo interno di somali ed etiopi, protagonisti di un’odissea cominciata ancora prima della guerra.
Tutto ha inizio il 9 maggio 1936, quando Mussolini annuncia la nascita dell’Impero. Negli ambienti fascisti si fa strada l’idea di realizzare una Mostra Triennale delle Terre d’Oltremare a Napoli, per esibire la supremazia italiana nei territori del Corno d’Africa. Aree e padiglioni espositivi saranno dedicati all’Albania, al Dodecaneso, alla Libia e all’Africa Orientale. Vengono ingaggiati anche settanta sudditi coloniali, tra eritrei, somali ed etiopi, da esporre in un villaggio indigeno, ricostruito per l’occasione. La Mostra si apre il 9 maggio 1940, in occasione del quarto annuale dell’Impero, ma, poche settimane dopo, l’Italia entra in guerra. I britannici interdicono il passaggio attraverso il canale di Suez e la piccola comunità africana resta bloccata in Italia.
Divenuta un peso per i responsabili della Triennale, la comunità viene trasferita a Villa la Quiete (Villa Spada), a Treia, dove era stato attivo un ex campo di prigionia fascista. Somali, eritrei ed etiopi entrano allora in contatto con la comunità treiese, grazie alla quale assumono informazioni sull’arresto di Mussolini, la caduta del fascismo e poi l’armistizio dell’8 settembre. A quel punto, aiutati dalla popolazione locale, alcuni etiopi scappano diretti verso il Monte San Vicino, dove opera il Battaglione Mario. Qualche giorno dopo il loro arrivo, i partigiani attaccano Villa Spada, per recuperare armi e aprire le porte del campo. Una decina di ex sudditi coloniali decide in quell’occasione di unirsi alla formazione partigiana.
La puntata fornirà un’occasione per gettare luce sull’apporto del territorio maceratese e marchigiano alla lotta di liberazione dal nazismo e dal fascismo combattuta in Italia e in Europa. “Sono molto soddisfatto" - dichiara Petracci – "si tratta anzitutto di un risultato per tutto il territorio e per la sua storia. Per questo vorrei ringraziare Enti, Istituzioni e singole persone che hanno collaborato mettendo a disposizione fotografie, documenti e altro materiale: l’ANPI di Matelica e l’ANPI di San Severino Marche, il Museo storico della Resistenza e del territorio “Don Enrico Pocognoni” di Matelica, il Comune di Treia e l’Accademia Georgica, la Biblioteca Comunale di San Severino Marche, la Biblioteca comunale Mozzi Borgetti di Macerata, la Biblioteca Statale di Macerata, l’Istituto storico della Resistenza e dell’età contemporanea di Macerata, Danilo Baldini, Fabio Grillo e altri ancora.
Al via la digitalizzazione dell’Archivio storico di Recanati, un patrimonio documentario che grazie allo scanner innovativo “BookKeeper” studiato e creato appositamente dall’Università di Camerino, verrà messo in sicurezza e reso facilmente fruibile agli studiosi e alla popolazione.
Il Rettore dell’Università di Camerino Claudio Pettinari ha consegnato oggi al Sindaco di Recanati Antonio Bravi, il nuovo potente scanner nella Biblioteca comunale M.A. Bonacci Brunamonti, alla presenza dell’Assessore alla cultura Rita Soccio, del vice segretario e dirigente del Comune Giorgio Foglia, di un gruppo di studenti dell’Università di Camerino della laurea magistrale in computer science che, diretti dal Prof. Andrea Polini docente di Informatica, ha progettato e realizzato lo strumento: Federico Valeri, Melania Fattorini, Francesco Casoni.
“Ringrazio il Rettore Claudio Pettinari per la preziosa collaborazione nata da tempo e che oggi ci ha portato a dotarci di un importante strumento per la digitalizzazione del nostro Archivio storico – ha dichiarato il Sindaco Antonio Bravi – un patrimonio documentario ricco e importante che conserva atti membranacei e cartacei di notevole interesse storico dal 1202 al 1940 e ricostruisce la storia sociale e istituzionale della città, molto apprezzato da studiosi italiani ed internazionali e che grazie alla digitalizzazione presto potrà essere consultato comodamente sul web da tutti.”
“Il progetto nasce da un’idea integrata dove abbiamo unito il passato con il futuro - ha spiegato il Rettore dell’Università di Camerino Claudio Pettinari - Una tecnologia innovativa sviluppata nei nostri laboratori dai nostri docenti con la collaborazione degli studenti degli ultimi anni, in un’attività di ricerca applicabile immediatamente nella realtà. Un importante progetto di Unicam che ha sviluppato un macchinario adatto a digitalizzare libri soprattutto antichi per mettere in sicurezza il patrimonio culturale italiano e farlo fruire agli studiosi e al pubblico a distanza, cosa che in altri tempi non sarebbe stato possibile.”
La workstation di BookKeeper permette di digitalizzare testi antichi preservandone l’integrità grazie ad un piano di scansione a ‘V’ che non danneggia la rilegatura, uno scanner in plexiglas che tiene aperte le pagine evitando che vengano distese con le dita, due fotocamere Canon che acquisiscono le immagini prive di curvatura, la camera oscura con illuminazione a led e foto su sfondo nero per una perfetta resa fotografica. Grazie all’innovativo software le scansioni non hanno bisogno di post produzione, scatti e ritagli automatici permettono la messa on line diretta delle pagine del libro.
“L'archivio rappresenta un esempio virtuoso di collaborazione tra enti pubblici, un progetto a cui lavoriamo da tempo e che oggi vede il suo traguardo - ha affermato l’Assessora alla Cultura Rita Soccio - grazie all’Università di Camerino, presto il nostro Archivio storico potrà essere consultato da tutti via web. Tra i documenti presenti conservati nel suo interno: le riformanze, gli attuali verbali dei Consigli comunali recanatesi dai primi anni del 1400, i libri giudiziari con rendicontazioni dei processi e delle pene dal 1300 e una ricchissima documentazione del 1500 e 1600 soprattutto legata all’importante fiera che si teneva ogni anno nella cittadina marchigiana.”
“I miei dodici anni in Etiopia nel Corno d'Africa e dintorni”: è il titolo dell’ ultimo libro di Maria Cristina Pasquali, edito da Boing srl. Si tratta di un vero e proprio diario/racconto del periodo trascorso dall’autrice in terra etiope.La scrittrice maceratese si trasferì ad Addis Abeba nel 1998, con incarico del Ministero Affari Esteri, per insegnare lingua inglese presso la locale scuola statale italiana, una delle sette istituzioni scolastiche statali che proiettano la nostra lingua e cultura all'estero. Essendo anche giornalista pubblicista il suo racconto autobiografico si arricchisce di osservazioni e notizie che ben permettono al lettore una visione di prima mano non solo dell'Etiopia, ma anche di altri Paesi in cui l'autrice in quegli anni ha viaggiato.Pertanto da una parte Addis Abeba è il palcoscenico su cui si muovono decine di personaggi che l'autrice incontra e ci presenta in maniera vivace e coinvolgente. Dagli ambasciatori ai missionari, dai cooperanti cubani ai piloti d'aviazione, ma anche un resoconto giornalistico che ci offre uno spaccato di attualità assai più ricco e sfaccettato della solita narrazione stereotipata di Paesi che una volta si definivano esotici. Ad Addis Abeba, in particolare, l'autrice è testimone del profondo cambiamento, avvenuto con il nuovo millennio, quando la capitale africana cominciava a proiettarsi, con un balzo fulmineo, ma contraddittorio, verso un ventunesimo secolo in cui però autostrade e ferrovie, grandi alberghi extralusso ed innumerevoli condomini periferici iniziavano a diventare espressione evidente di una forma di neocolonialismo cinese, di capitali esteri e di uno sviluppo molto poco sostenibile. In generale tutti i racconti costituiscono un inno all'amicizia. Le sue esperienze sono sempre mediate dalla presenza di persone con le quali si è lanciata a capofitto nelle diverse avventure. Il racconto reale degli eventi, che lei definisce spesso curiosi e sorprendenti, si arricchisce di dettagli soffermandosi nelle descrizioni anche a rappresentare metaforicamente i sentimenti, le sensazioni e le impressioni che evocano il caleidoscopico mondo africano e la sua grandiosa natura.Si tratta della seconda opera dell’autrice riguardante il Corno d’Africa, in quanto già nel 2015 aveva pubblicato il libro “Addis Abeba fine di un’epoca”, (ora tradotto anche in inglese) un tentativo di mettere in luce il contributo allo sviluppo da parte degli italiani e di altre comunità storiche straniere presenti nella capitale etiope, una città giovane, che nasce solo alla fine del XIX secolo.Nella giornata di ieri, Maria Cristina Pasquali è stata ricevuta dal sindaco di Macerata, Sandro Parcaroli, il quale ha ricevuto con piacere entrambi i libri.Proprio riguardo al primo cittadino, l’autrice ha raccontato un aneddoto che lo ha visto protagonista, all’epoca , nelle vesti di Ceo della Med Store.“Parcaroli si era recato in Etiopia per sviluppare un suo progetto imprenditoriale – ha illustrato -e nell’occasione, ha assunto 2 ragazzi etiopi che ora risiedono a Macerata per ricoprire il ruolo di programmatori nella sua impresa di Piediripa. Il che significa che ora nella capitale etiope si può ottenere una preparazione qualificata in questo settore".Il sindaco ha inoltre apprezzato il fatto che le Marche sono da anni molto vicine all'Etiopia grazie ad una vasta missione gestita nella regione del Volayta dai Cappuccini di Recanati.Inoltre grazie all'interessamento della professoressa M. Cristina Pasquali è stato realizzato un progetto di costruzione di varie scuole per la missione cattolica di Guagura Bora dalla parrocchia dell'Immacolata della nostra città. Sempre grazie alla Pasquali si è da anni concluso un gemellaggio tra il gruppo Lions di Macerata /Civitanova e il gruppo Lions Cosmopolitan di Addis Abeba che ha realizzato e sta ancora realizzando vari progetti per la Missione Cattolica di Wolisso. Entrambe le località di trovano 100km a sud della capitale
Il libro si puo' acquistare presso la casa editrice:EDIZIONI SIMPLE - Via Trento, 14 - 62100 Macerata. info@stampalibri.it
Approvato il protocollo d’intesa tra il Comune di Recanati e il Comune di Genova per lo sviluppo del patrimonio culturale delle due città che nasce dall’unione tra il Museo dell’Emigrazione Marchigiana di Recanati e Museo del Mare di Genova.
“Un protocollo d’intesa volto a consolidare la conoscenza e l’integrazione tra i nostri due territori, per tutelare, valorizzare e promuovere reciprocamente i patrimoni storici, artistici e culturali delle due città - ha dichiarato il Sindaco Antonio Bravi – partiremo con iniziative di collaborazione e scambio fra i rispettivi musei dell’emigrazione per poi creare insieme progetti per la celebrazione della poesia e della musica e per la promozione reciproca del patrimonio paesaggistico-ambientale.”
Tre i punti cardine sui quali verranno sviluppati progetti comuni di attività culturale e di promozione turistica congiunta delle due città: musica, poesia e bellezze paesaggistiche legate alla tradizione artigianale.
La lirica, grazie alla grande figura del recanatese Beniamino Gigli, spesso ospitato dal teatro Carlo Felice di Genova e che è partito proprio dalla città marinara per raggiungere l’America; la musica più in generale, grazie alla tradizione cantautorale delle due città, Musicultura il Festival della Musica Popolare e d’autore di Recanati e il genovese Fabrizio De Andrè tra i primi firmatari del Festival nel 1990.
La poesia, nelle figure dei grandi Poeti a cui Recanati e Genova hanno dato i natali: Giacomo Leopardi ed Eugenio Montale (di cui quest’anno ricorre l’ anniversario del 40° della morte).
Il paesaggio e la trazione artigianale, commerciale ed enogastronomica punti chiave dello sviluppo turistico delle due città che hanno saputo conservare e valorizzare la loro identità e unicità.
“l protocollo d'intesa con Genova rappresenta sia una grande occasione di promozione e sviluppo culturale/sociale/economico, ma anche un importante riconoscimento del grande lavoro che stiamo facendo per portare Recanati all’attenzione nazionale come “Città della Cultura” – Ha affermato l’Assessore alla Cultura Rita Soccio – “Dobbiamo ringraziare il tenore e cittadino onorario recanatese Fabio Armiliato che ha voluto insieme a noi fortemente questa unione di intenti nel nome della Cultura che genera Ben-essere nell’animo e nel fisico delle nostre comunità.”
“L’idea di poter riuscire ad avvicinare le città di Genova, la mia città natale e quella di Recanati, di cui sono Cittadino Onorario è sempre stata nel mio cuore. – Ha raccontato il tenore Fabio Armiliato - E grazie al mio ruolo di Ambasciatore di Genova nel Mondo, sono orgoglioso e felice che questo mio sogno si stia realizzando. La musica lirica partiva verso l’America all’inizio del secolo scorso salpando proprio dal porto di Genova, dove lo stesso Gigli si imbarcò molte volte, insieme ai più grandi artisti italiani della storia, come si racconta nel Museo dell’Emigrazione di Recanati".
Il 2020 è stato l’anno di celebrazione dei 250 anni dalla nascita di uno dei più grandi geni musicali della storia, Ludwig van Beethoven. Seguendo la scia di altri grandi teatri italiani, condizionati dalla chiusura forzata, il Politeama di Tolentino ripropone quest’anno, nell’ambito del Master Piano Festival Più, una miniserie di concerti in streaming gratuito in onore del grande compositore.
Un percorso musicale nell’opera pianistica e da camera di Ludwig van Beethoven in quattro puntate che saranno trasmesse il 18, 21, 23, e 25 aprile alle ore 21,00 in streaming gratuito sul canale YouTube del Politeama di Tolentino al link: https://youtube.com/playlist?list=PLHhzoKxhI-og_G0RPe1ZSp5VCJjOnHe6B .
Le opere di Beethoven sono generalmente eseguite da orchestre, ma in questa occasione le sue composizioni sono state trascritte per pianoforte e violino per esecuzioni di musica da camera. Ogni concerto sarà preceduto da una presentazione a cura di Piero Di Egidio che illustrerà ogni percorso.
Si alterneranno nelle esibizioni Piero Di Egidio, Marcello Mazzoni, Gianluca Luisi, Andrea Padova al pianoforte accompagnati da Silvia Mazzon al violino.
Compositore noto a tutte le latitudini, artefice di sinfonie, sonate e concerti scolpiti negli annali della musica classica, Ludwig van Beethoven è ad oggi considerato una delle figure più importanti nel panorama della musica di tutti i tempi. La miniserie di concerti a lui dedicata che ripropone il Politeama consiste in quattro momenti musicali beethoveniani, quattro manifestazioni della multiforme anima del genio di Bonn.
Programma:
Domenica 18 aprile ore 21 – Percorso n. 1 Sturm und Drang
Sonata Op. 101Esecutore: Andrea Padova al pianoforte
Sinfonia n. 5 trascritta per Violino e Pianoforte I movimentoEsecutori: Silvia Mazzon al violino e Marcello Mazzoni al pianoforte
_______________________________________________________Mercoledì 21 aprile ore 21 – Percorso n. 2 Musica e Natura
Sonata Op. 109Esecutore: Gianluca Luisi al pianoforte
Sonata Op. 24 “La primavera” I movimentoEsecutori: Silvia Mazzon al violino e Marcello Mazzoni al pianoforte
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Venerdì 23 aprile ore 21 – Percorso n. 3 La beatitudine
Sonata Op. 111 – Secondo movimentoEsecutore: Piero Di Egidio al pianoforte
Sonata Op. 31 n.2 “La tempesta”Esecutore: Marcello Mazzoni al pianoforte
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Domenica 25 aprile ore 21 – Percorso n. 4 Il genio
Sonata Op. 110 – Terzo movimentoEsecutore: Piero Di Egidio al pianoforte
Sonata Op. 27 n. 2 – Terzo movimentoEsecutore: Marcello Mazzoni al pianoforte
Oltre un anno di lockdown, salvo qualche, nemmeno tanto tiepido, raggio di luce tra fine estate ed inizio ad autunno. Il mondo dello spettacolo è ancora nel pieno di una 'zona rossa' prolungata e nonostante le alternanze cromatiche delle fasce di rischio (leggi l'articolo), che consentono la ripartenza di alcune attività, la certezza rimane comunque una: cinema e teatri restano chiusi.
Impossibile immaginare, almeno per ora, una riapertura così come imbastire un minimo di programmazione. Rimangono quindi ancora fermi e con pochi 'ristori' in mano attori, registi, ballerine, scenografi, sarti, truccatori e service audio/video, senza contare tutti quelli che lavorano nelle sale cinematografiche. Tutti pressochè 'invisibili' che da anni si impegnano, in silenzio, nei teatri italiani di prosa e lirica.
Una situazione che coinvolge anche molte realtà marchigiane, come quella del Politeama di Tolentino, una struttura che, nonostante tutto, può anche avvalersi di diversi ambienti attrezzati 'a prova di Covid' per svolgere un’ampia gamma di attività. Tanta energia ed idee generanti una gran mole di lavoro che al momento è in fase di stallo, in attesa di nuove disposizioni da parte del Governo su una possibile data di ripartenza. Proprio di questo abbiamo parlato con il Direttore del Politeama di Tolentino, nonché responsabile marketing del Teatro Sistina, Massimo Zenobi.
Le fasce di rischio condannano a prescindere tutte le realtà della cultura e spettacolo ad un lockdown molto pesante in quanto indipendentemente dai colori cinema, teatri e anche musei rimangono chiusi. Qual è lo stato di salute attuale di questo mondo?
"E' alla canna del gas. Siamo fermi da più di 13 mesi, tolta una piccola finestra tra giugno e ottobre dello scorso anno, che però non è stata sufficiente a dare ossigeno in quanto il nostro mondo ha bisogno di una programmazione e ciò che si è potuto fare in quel periodo è stato davvero esiguo per far lavorare le 800.000 persone facenti parte lo spettacolo dal vivo. Oltretutto nel periodo estivo i teatri al chiuso sono normalmente serrati quindi il pubblico difficilmente va a mettersi tra quattro mura, soprattutto in un momento come quello della scorsa estate, dove eravamo reduci dalla prima ondata pandemica. Teatri come il Sistina non hanno potuto ripartire sia per le restrizioni dovute al numero massimo di persone che potevano entrare in sala sia perché a riaprire in quella stagione, senza possibilità di programmazione per certi spettacoli, non era assolutamente né economico né possibile".
Come Politeama, sono stati tanti i momenti virtuali che avete creato appunto per tenere vive l’interesse degli utenti e le vostre varie attività. Quanto manca la ‘presenza’ del pubblico e in che misure incide sul futuro dei teatri?
"Il Politeama è sicuramente una struttura più agile vista la capienza massima di 170 persone che riesce a consentire un efficace controllo degli accessi . Abbiamo potuto rifare pochi spettacoli tra giugno e ottobre, recuperando alcuni appuntamenti persi durante il primo periodo della pandemia e presentando una stagione limitata a tre mesi in modo tale che, se ci avessero fatto di nuovo chiudere, avremmo potuto in qualche modo avere la possibilità di ripetere. Il 26 ottobre ci hanno chiuso ancora ma abbiamo voluto continuare ad essere vivi programmando alcuni eventi on-line di diverso genere. Personalmente non sono molto d'accordo nel fare teatro in streaming in quanto la formula dal vivo collide con il web. Lo spettacolo dal vivo ha senso proprio perché ha 'il vivo' ovvero il coinvolgimento degli artisti con il pubblico. Lo streaming è un surrogato che può essere valido per alcuni generi di rappresentazioni ma non per tutte, quindi abbiamo fatto poche cose ma misurate mettendo in piedi un ciclo di storytelling sulla cultura di impresa che dal nome 'la storia.com'. Questo mondo non è fatto solo di artisti ma anche di tecnici, impiegati, dirigenti parrucchieri, elettricisti ed altri interpreti che formano una piccola industria. Basti pensare che uno spettacolo al Sistina mediamente impiega tra palcoscenico e dietro circa 50 persone; ecco perchè riaprire anche al 25% della capienza non è assolutamente economico. Bisognerebbe magari prendere spunto dall'estereo come per esempio in Gran Bretagna dove già da un mese hanno dato dei tempi per le riaperture o in Spagna dove i teatri sono aperti, dopo aver fatto degli esperimenti iniziali, con un distanziamento adeguato, mascherine e controlli molto rigidi all'ingresso".
A distanza di un anno la situazione pandemica così come quella del mondo dello spettacolo sembra non essere cambiata in maniera significati. Crede che ad oggi gli aiuti economici siano stati sufficienti e mirati per non far abbassare i sipari di tanti palcoscenici?
"Sicuramente sono stati insufficienti e soprattutto in alcuni casi non sono arrivati a tutti in egual misura. Il mondo dello spettacolo dal vivo è talmente variegato e poco codificabile che è difficile arrivare a qualunque lavoratore stando alle attuali regole vigenti quindi non tutti hanno avuto dei ristori. Comunque chi è riuscito ad ottenerli ha avuto in dote sicuramente delle cifre esigue, inadeguate anche per poter pagare banalmente le bollette. Ricordiamoci che stiamo parlando di una chiusura che oggi ha superato i 13 mesi, ecco perchè questa è veramente una situazione molto grave".
Il sottosegretario al ministero della Cultura Lucia Borgonzoni ha prospettato lo Sferisterio di Macerata come possibile luogo ‘pilota’ per andare verso la riapertura dei teatri almeno il 50%. Stando alla sua esperienza come valuta questa iniziativa?
"Chiaro che la vediamo di buon occhio e come un augurio però oggi è necessario pensare a come e quando si potrà riaprire per poter affrontare una programmazione nel migliore dei modi. I teatri vivono su questo fattore in quanto gli spettacoli devono essere pensati, allestiti e prodotti quindi c'è bisogno di tempi precisi. Ad esempio se al 30 settembre ci dicono che il 15 ottobre si possono riaprire i teatri è chiaro che nessuno può farlo perché non c'è una programmazione già fatta. Questo è il pricipale motivo del perchè ci devono dire oggi se possiamo riaprire, nel caso, ad ottobre. Ci auguriamo che i vaccini possano aiutarci in tal senso ma ci sarà anche un problema legato al possibile timore che la gente potrà avere nel tornare in luogo chiuso che prevede un affollamento di diverse decine di persone, quindi la ripresa purtroppo non potrà essere immediata ma risulterà sicuramente lenta"
Quali sono le iniziative che il Politeama porterà avanti in questa fase, speriamo più transitoria possibile, appunto per non far morire la fame di ‘cultura’ e quello spirito di aggregazione tipico di un gruppo teatrale o di uno dei corsi da voi organizzati?
"Noi siamo particolarmente colpiti perché la nostra missione è mirata a fornire dei servizi culturali e di intrattenimento alla città. Il Politeama, proprio come recita il nome, è un luogo di aggregazione di diverse attività e non facciamo soltanto spettacoli ma ospitiamo anche delle associazioni che svolgono corsi di danza, teatro, canto e recitazione. Inoltre diamo sede alle lezioni dell'Unitre unitamente a convegni e conferenze; tutte attività che oggi sono ferme completamente. Ricordiamoci sempre che la cultura fa aggregazione e non assembramento, perché tutto si può svolgere in sicurezza e non vedo molte differenze tra tante altre situazioni che si verificano come all'interno dei mezzi pubblici o alle chiese dove c'è comunque un numero di persone abbondante. Ovviamente servono delle regole che devono essere rispettate. Noi oggi ad esempio continuiamo a far tenere delle lezioni di danza al mattino al liceo coreutico di Tolentino. E' paradossale che quelle attività possono essere consentite in quanto certificate come laboratori della scuola a differenza dei corsi pomeridiani di danza organizzati dalle associazione private. Dal mio punto di vista bisogna esaminare caso per caso e capire cosa si può effettivamente svolgere in sicurezza e non valutare solo sulla base della funzione perché sono necessariamente valide solo le attività didattiche ma in qualche modo lo sono anche quelle che ci danno un supporto morale".
"L'arte è quella cosa che quando c'è può passare inosservata, ma quando non c'è se ne accorgono tutti".
Non ho idea di chi fosse questa citazione, ma sicuramente aveva visto lungo. Viene spontaneo chiedersi dove sia finita l'arte in questo periodo, tra musei, mostre d'arte, librerie e cinema chiusi, concerti e sagre rinviate a data da destinarsi (perché sì, per noi italiani il cibo è l'arte per eccellenza e la sagra del cinghiale attira più di un free entry al MoMa di New York).
Eppure a mio parere senza che nessuno se ne rendesse conto nel giro di tre lockdown l'arte ha iniziato a uscire dai musei ed entrare nelle case. E come? Facciamo un passo indietro: negli ultimi decenni il ruolo dell'artista e dell'artigiano hanno iniziato a separarsi sempre più, grazie a tanti aspetti come l'inizio della produzione in serie, che ha messo in risalto la differenza tra un oggetto prodotto da una macchina piuttosto che da un uomo, oppure la teorizzazione del design con lo studio e progettazione dell'idea dell'oggetto stesso.
Il divario tra la figura dell'artista e quello dell'artigiano è quindi quello tra chi ha idee ma non ha le competenze per metterle in pratica, e chi ha le suddette competenze di tecniche e materiali ma non riesce a sviluppare idee con le quali metterle in pratica.
È ormai cosa nota che il salto è accentuato al punto che l'idea ha letteralmente spodestato la realizzazione effettiva, basta pensare che tempo fa la foto di un famoso pittore che dipinge un quadro è stata battuta all'asta ad una cifra decisamente più alta rispetto al prezzo del quadro stesso.
Tutto questo discorso per spiegare come tutto giri attorno a un'idea.
Come cantava Ivano Fossati in una vecchia canzone, La mia banda suona il rock:
"Ci vedrete alla frontiera
Con la macchina bloccata
Ma lui ce l'avrà fatta
La musica è passata…"
Ecco, la macchina bloccata è il lockdown, la frontiera è questo virus chiamato covid-19, ma c'è qualcosa di più forte, invisibile e impalpabile che non può essere fermato: il potere delle idee.
Possiamo dire che il primo lockdown era dettato da paura e incertezza, il secondo questo autunno da rassegnazione e raccoglimento, ma ora?
Direi che i numerosi "Un'altra volta no eh!" non sono serviti ad evitare una terza ondata, ma qualcosa hanno fatto, perché ora si respira impazienza (con la mascherina mi raccomando) e bisogna saperla sfruttare per stimolare la produzione di idee, quantomeno per non starsene con le mani in mano di fronte all'ennesima serie di Netflix.
Per questo affermo che reinventarsi è un'arte, imparare a sfruttare il tempo che siamo costretti a passare tra le quattro mura domestiche creando nuovi stimoli per sé stessi e grazie ai social network anche per gli altri. Ecco allora che si moltiplicano in maniera esponenziale video, tutorial, dirette, dibattiti online di qualsiasi genere, su qualsiasi argomento, rivolto a qualsiasi categoria di pubblico: a partire dalla zia che fa i laboratori di pizzette per mamme e bambini, ai corsi e workshop a puntate che spaziano dal web marketing ai programmi Adobe, per finire con le dirette di Bill Gates e Co. su politica internazionale e riscaldamento globale.
Mano a mano che questa situazione si prolunga si è portati a chiedersi come le cose cambieranno una volta che questo cosiddetto incubo sarà finito, cosa rimarrà delle abitudini che abbiamo acquisito e cosa tornerà di quelle che abbiamo perso; ma ora come ora ognuno di noi ha di fronte a sé la possibilità di trasformare e vivere la propria vita come se fosse un'opera d'arte: l'arte di reinventarsi.
Doppio ciak nella suggestiva località di Elcito, il piccolo tibet delle Marche, e nella faggeta di Canfaito, all’interno della Riserva naturale regionale del monte San Vicino e del monte Canfaito. In questi giorni uno dei luoghi più magici della nostra regione ospita, infatti, ben due set cinematografici.
Il primo è stato allestito dalla Berta Film di Stefano Mutolo per le riprese del cortometraggio “Autoritratto con arma”. Un padre di famiglia divorziato, Giuseppe, nella campagna marchigiana all’inizio degli anni Duemila porta il figlio quattordicenne, Giovanni, alla sua prima battuta di caccia. Quel giorno il ragazzo troverà la forza di disubbidire per la prima volta agli imperativi del padre, affermando la sua identità.
Diretto da Giovanni Ortoleva, giovane regista teatrale menzione speciale alla Biennale di Venezia-Teatro, e scritto insieme a Bartolomeo Pampaloni, regista premiato al Film Festival di Roma 2014, il corto è affidato alla produzione esecutiva di Damiano Giacomelli della “YUK! Film”. Nel cast figura anche Giorgio Montanini.
Il film racconta il passaggio verso l’età matura, simboleggiando il faticoso percorso della crescita individuale: attraverso il punto di vista del ragazzo, gli autori vogliono fare di un discorso individuale lo spettro di un mutamento generazionale.
Il progetto anche ha vinto un bando della Regione Marche per l’audiovisivo ed è sostenuto dall’associazione culturale settempedana “Noa Noa”.
E’ ispirato, invece, al romanzo “E tutto iniziò a tremare” di David Miliozzi il cortometraggio che il promettentissimo attore e regista maceratese Simone Riccioni girerà ad Elcito. Una storia a più capitoli che intende dare un messaggio di speranza a chi ha vissuto il terremoto in prima persona e si è rimboccato le maniche convinto che non valesse veramente la pena per nessuna ragione al mondo abbandonare questo territorio così martoriato eppure incredibilmente unico. La macchina da presa, in questo caso, si accenderà subito dopo Pasqua.
L'opera d'arte ideata e realizzata dal pittore Stefano Calisti e il critico d'arte David Miliozzi, dal titolo "Macerata", è stata selezionata da Leonarda Zappulla, storica dell'arte, critica d'arte e curatrice del Premio Sgarbi. "Il vetro del Pd colpito da uno dei proiettili oggi è un'opera destinata a rimanere nella storia" commenta la dott.ssa Zappulla.
"Questo intervento artistico vuole interrompere quel circolo vizioso di violenza che genera altra violenza, vuole sottolineare per non dimenticare, vuole gridare, non in nome della vendetta, ma in nome della verità, della storia, dell'arte".
Presto la conferenza stampa per dare il benvenuto a "Macerata".
"Macerata", come "Guernica", rimarca nel titolo il profondo legame con il luogo che l'ha ispirata. "L'arte cura le ferite, trasformandole in bellezza" aggiunge David Miliozzi. "Ci siamo ispirati al processo di macerazione, fondamentale per estrarre dopo una lunga lavorazione le caratteristiche di alcune sostanze". Grande successo per l'opera, non ancora presentata ai media, e sulla quale sta facendo gli ultimi interventi pittorici Stefano Calisti.
"Lo Sferisterio di Macerata può essere uno dei luoghi pilota per andare verso la riapertura dei teatri con almeno il 50% della capienza": lo ha detto Lucia Borgonzoni, sottosegretario al ministero della Cultura, intervenendo stamani alla conferenza stampa di presentazione del Macerata Opera Festival 2021. "Come ha già fatto il Comune di Verona con l'Arena e come si apprestano a fare altri teatri - ha aggiunto - anche Macerata può chiedere al governo di inserire lo Sferisterio tra quei luoghi in cui sperimentare la riapertura dopo questi mesi di chiusura per l'emergenza Covid".
"Il Paese - ha detto ancora il sottosegretario - deve ripartire dalla cultura che, non dimentichiamo, rappresenta il 17% del Pil".
Borgonzoni ha anche annunciato l'avanzamento dell'iter per il Fondo unico per lo spettacolo, sottolineando "l'esigenza di normare il lavoro degli artisti e degli operatori che ruotano attorno al mondo degli spettacoli".
Nella mattinata è stato presentato il Macerata Opera Festival 2021. Edizione particolarmente sentita per via del centenario. La ricorrenza speciale arriva nel secondo anno di crisi pandemica e affronta dunque tutte le limitazioni del periodo. Ma l'obiettivo dei coinvolti è rendere possibile quello che non sembra esserlo.
Alla conferenza stampa di presentazione sono intervenute figure istituzionali e di rilievo, unendosi in un'unica convinta voce che invoca la ripartenza.
Sandro Parcaroli, Sindaco di Macerata, è il primo ad aprire la discussione ringraziando per il lavoro svolto e sottolineando l'impegno: "Tutte le forze regionali si sono dimostrate unite nel realizzare l'edizione dei 100 anni. Abbiamo lavorato ininterrottamente in questi mesi per dare vita alla 57a stagione lirica. Ricorre l'anniversario di un di un luogo simbolo del nostro territorio. Promozione del territorio e qualità della proposta sono dunque i punti cardine. L'impatto economico del Macerata Opera Festival è preziosissimo e la stagione lirica è esempio di rinascita culturale e sociale."
La Senatrice e sottosegretaria al Ministero della Cultura, Lucia Borgonzoni, ha speso parole di grande fiducia e concretezza sulle ripartenze del settore culturale e sull'indotto territoriale: "Nelle Marche teatri e spettacoli coinvolgono da sempre il tessuto economico e la vita dei cittadini. Cerchiamo di portare la giusta e meritata centralità. Ho chiamato recentemente la Gelmini per anticipare la data di discussione con le Regioni e far arrivare i fondi il prima possibile. Lo Sferisterio è tra i primi a riaprire e stiamo lavorando affichè la riapertura preveda il 50% e oltre del pubblico in presenza. Se non riparte la cultura il paese non riparte. Parliamo di un settore che muove il 17% del PIL e non facciamo riferimento solo a grandi registi e attori, c’è un mondo che lavora".
"L'unico lato positivo della pandemia - evidenzia la Senatrice - è l'aver sensibilizzato sul bisogno di normazione delle maestranze. Spero che lo Sferisterio diventi uno dei luoghi pilota per i progetti di riapertura. I teatri sono sicuri. Le persone vanno riportare agli spettacoli. Esser lì di persona è tutt’altra cosa, c’è empatia, senti veramente la cultura".
"I cento anni dell’opera allo Sferisterio – dichiara Marco Moreschi, direttore generale di Banco Marchigiano – che cadono in un contesto così complicato sono ben più di un anniversario, sono la celebrazione della più alta forma di libertà, la Cultura. Cultura che non si ferma, che unisce, che coinvolge. E in questa circostanza il Macerata Opera Festival riesce altresì a fare sintesi con un programma davvero di livello ed estremamente eterogeneo. Il Banco Marchigiano è un orgoglioso partner del MOF condividendone lo stesso spirito di relazione comunitaria, di unione e sintesi".
Il Presidente della Regione Marche Acquaroli ha parlato del MOF come di eccellenza Marchigiana di ampio respiro internazionale: " Diamo continuità a storia, cultura e tradizione dalle radici profonde. Avremmo preferito un'edizione senza restrizioni ma la pandemia richiede celebrazione più sobria. Lo Sferisterio è unico nel centro Italia, è un'opportunità per turismo e cultura ed intorno a questo dobbiamo riscoprire capacità di attrarre nella regione un numero sempre maggiore di turisti".
Il Vicepresidente dell’Associazione Arena Sferisterio, Antonio Pettinari, rievoca le origini dell'Arena e richiama l'importanza degli investitori privati: "Nato come stadio nel 1921 lo Sferisterio diventa teatro e poi simbolo della città. Ma col tempo sono arrivati sempre meno contributi. Il Ministero ha fatto la sua parte e anche la Regione ma è stato fondamentale l'intervento dei privati che hanno legato al loro marchio i nostri. Lo scorso anno era la volta del coraggio, la gente non voleva sentir parlare di lirica. Quest’anno siamo nella stessa condizione drammatica ma c’è qualche certezza in più: La stagione lirica S’ha da fare!".
Luciano Messi e Barbara Minghetti rispettivamente Sovraintendente e Direttrice artistica del Festival hanno presentato il programma. Si debutta il 23 Luglio e il programma si concluderà il 13 Agosto. Barbara Minghetti commenta così le date in calendario:" Aida rappresenta la storia, ricordando l’edizione del 1921, data simbolica per una comunità che da allora è tornata a raccogliersi dentro l'Arena. La Traviata, nell’allestimento che ha reso celebre lo Sferisterio nel mondo, verrà rivisitata. Il progetto di coinvolgimento dei più piccoli e delle loro famiglie fa un grande passo avanti portando uno spettacolo ispirato al Rigoletto e pensato per un pubblico che desideriamo vedere in teatro sempre più spesso. Stiamo anche lavorando ad altre novità crossover e per Palco Reverse. Non mancheranno in programma specifiche occasioni di coinvolgimento del territorio come di incontro con ospiti che speriamo possano venire da lontano. Unico dispiacere per la conferma di rinvio all'anno prossimo del Barbiere di Siviglia".
"Anche quest’anno – sottolinea il direttore musicale Francesco Lanzillotta – allo Sferisterio possiamo vantare importanti debutti per esempio quello di Maria Teresa Leva come Aida, di Marco Ciaponi come Alfredo e di Sergio Vitale come Germont. Parallelamente ritornano artisti molto amati dal pubblico come Veronica Simeoni, Luciano Ganci, Marco Caria e Claudia Pavone che, dopo il successo nei panni di Gilda di due anni fa, vestirà quelli di Violetta. Proseguiamo il percorso di scoperta e valorizzazione di giovani cantanti sui quali investire: Francesco Auriemma, Alessio Cacciamani, Francesco Fortes, Marco Puggioni, Maritina Tampakopoulou, Valeria Tornatore. Un debutto molto interessante sarà quello del direttore Paolo Bartolameolli, recentemente nominato Direttore Associato della Los Angeles Philharmonic".
Continua il sodalizio con la Filarmonica Marchigiana e torna la grande danza dal vivo con lo spettacolo dell’étoile russa Svetlana Zacharova (sabato 24 luglio) dal titolo “Pas-de-deux for Toes and Fingers” che prevede la partecipazione di un gruppo di primi ballerini del Bolshoi di Mosca e della star del violino Vadim Repin.
Il cartellone propone spettacoli multidisciplinari con l'intenzione di vivere lo Seristerio in maniera nuova. Nel segno dell'accoglienza la decisione di prevedere la LIS (lingua dei segni italiana).
"E' importante sentirci comunità in un momento come questo, la città si stringe attorno al suo simbolo identitario.Tutti gli spazi della città saranno coinvolti così come scuole e l'Università. Dalla particolarità di un teatro aperto speriamo che si possa presto vedere la luce" Ha aggiunto l’assessore alla Cultura del Comune di Macerata Katiuscia Cassetta.
A chiudere la presentazione l'augurio di Parcaroli: "Giovedì prossimo apriremo il nuovo centro vaccinale a Macerata. La speranza è che porti, unitamente al mantenimento dei comportamenti responsabili, a mesi migliori per tornare a godere della musica"
"Il Gioco del Vino" è il nuovo energico singolo de I Brema. Il brano è un dialogo tra sensazioni sonore e immagini visive dettate dal testo, che hanno l’obbiettivo di portare l’ascoltatore a immedesimarsi in quello che è il sentire del protagonista: un ubriaco che girovaga per le vie del centro. La ritmica è decisa ed incalzante, ripetitiva come un mantra, e viene incrementata da vari strumenti più o meno convenzionali, come una bottiglia di vino: la dinamica frenetica richiama in qualche modo lo stato misto di stordimento ed euforia, tipico di quando si è sotto l’effetto dell’alcol. Il testo riflette sull’abitudine delle persone di giudicare frettolosamente gli altri solo per come appaiono:
«Vinicio Capossela in una sua canzone diceva: “Quello che sono mi porto addosso”, ed è proprio questo il senso de "Il Gioco del Vino": ognuno di noi, fortunato o meno che sia, porta con sé le cicatrici del suo passato, la scelta sta poi nel come e quanto volerle mascherare.» afferma la band.
I Brema sono una giovane band di Camporotondo di Fiastrone (Mc) che amalgama un folk-rock energico con testi sentiti e impegnati. Nel dicembre 2017 esce il loro primo disco auto-prodotto, "Nessun Dove", un viaggio nella loro visione del mondo. Il progetto trova fin da subito un notevole apprezzamento, permettendo al gruppo di varcare i confini regionali suonando in importanti contesti in giro per l’Italia e collezionando tra il 2018 e il 2019 un tour con più di 50 date che li porta ad aprire i concerti di band come: Pinguini Tattici Nucleari, Bandabardò, Selton, Bud Spencer Blues Explosion, Lorenzo Kruger (voce dei Nobraino), Meganoidi, Africa Unite, Eva Poles (Prozac+), Rezophonic e tanti altri. Oggi il volto dei Brema è di Tobias Giacomazzi (voce solista, chitarra ritmica e synth) e Michele Grottesi (chitarra solista e seconda voce), con la collaborazione in veste di turnista del batterista Giacomo Diamantini.
Il nuovo singolo, “Il gioco del vino”, è uscito il 18 febbraio 2021.